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Allegato B
Seduta n. 103 del 5/2/2007
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la magistratura milanese ha concluso con l'archiviazione l'inchiesta relativa ai cinquantatre interventi di interruzione di gravidanza con il Methotrexate eseguiti dal professor Umberto Nicolini presso l'ospedale Buzzi di Milano;
il pm Marco Ghezzi nella richiesta di archiviazione avrebbe fatto riferimento a delibere regionali, in particolare, secondo quanto pubblicato dall'agenzia Ansa: «... l'aborto farmacologico con l'MTX ricalca la prassi seguita in Emilia Romagna e Toscana (in quel caso con la RU486), dove la pratica è autorizzata dalla stessa autorità regionale»;
non esiste alcun protocollo autorizzato da un ente di controllo, in nessun paese, sull'uso abortivo del Methotrexate e l'Organizzazione Mondiale della Sanità ne sconsiglia l'uso;
il Consiglio Superiore della Sanità si è espresso con chiarezza sul problema del ricovero per l'intervento abortivo effettuato con il metodo chimico. Secondo il verbale relativo alla seduta del 18 marzo 2004: «alla luce delle conoscenze disponibili, i rischi dell'interruzione farmacologia della gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione avviene in ambiente ospedaliero». Sulla base di questo parere, il direttore generale del ministero, dottor Nello Martini, stabilì nel luglio 2004 che la sperimentazione della Ru486 allora in atto all'ospedale Sant'Anna di Torino fosse conforme alla legge 194 solo se svolta «in ambito ospedaliero fino a completamento dell'aborto e delle cure del caso» -:
se sia a conoscenza e quali siano le delibere regionali cui fa riferimento il pm Grezzi;
se sia a conoscenza della documentazione scientifica ed i dati prodotti dal consulente del pm Grezzi in base ai quali si è potuto affermare che il Methotrexate è una tecnica abortiva sicura per la salute delle donne;
se non ritenga estremamente grave l'uso di strutture pubbliche per la somministrazione di metodi abortivi con farmaci non approvati dall'ente farmacologico italiano e senza avvertire il comitato etico dell'ospedale in cui opera;
se ritenga ancora valido il citato parere del Consiglio Superiore della Sanità, e se sì, perché il parere venga abitualmente disatteso dalle regioni dove si adopera la Ru486, come Emilia-Romagna e Toscana, dove le donne in larghissima maggioranza non restano fino a completamento dell'aborto, e perché non sia stato rispettato nemmeno dal professor Nicolini all'ospedale Buzzi;
quali interventi intenda adottare per impedire in futuro che RU486, Methotrexate e Misoprostol siano utilizzati a scopi abortivi senza la garanzia di un protocollo autorizzato dall'Aifa o dall'Emea, quindi valido per il nostro Paese, soprattutto in riferimento alle recenti norme sull'utilizzo off label dei farmaci.
(2-00350)
«Volontè, Capitanio Santolini, Lucchese».
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO, FRASSINETTI e GERMONTANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si apprende per l'ennesima volta della morte di un cavallo e del ferimento di un altro nell'ambito di un Palio;
ci si riferisce al Palio di Buti (Pisa) nel cui ambito si sono scontrati violentemente i due sfortunati quadrupedi;
nel 2004 nella stessa località si registrò un'altra morte di un cavallo durante la corsa-Palio;
evidentemente il percorso è pericoloso ed inadatto ad una corsa veloce e paradossalmente il Palio è dedicato a S. Antonio, protettore degli animali;
l'elenco dei Palii mortali è sempre più lungo e basterebbe ricordare; Ferrara, Feltre (Belluno), Avola (Siracusa), Piazza Armerina (Enna), Fucecchio (Potenza);
il Sottosegretario al Ministero della Salute Patta (con delega al benessere animale) aveva annunciato un provvedimento legislativo ad hoc -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per eliminare il fenomeno in oggetto.
(5-00658)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro per i diritti e le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia di stampa Dire ha pubblicato, il 1o febbraio 2007, la notizia secondo la quale alcune donne islamiche, prima di arrivare alla celebrazione del matrimonio, ricorrerebbero ad interventi di ricostruzione dell'imene per ritornare alla verginità, senza la quale può essere negato il consenso alle nozze;
secondo la Presidente delle donne marocchine in Italia, Souad Sbai, la principale motivazione alla base di questa operazione, praticata da molte donne musulmane, risiede nella richiesta di molti uomini musulmani di produrre un certificato di verginità prima delle nozze, documento non richiesto però in tutti i consolati in cui si celebrano i matrimoni;
la veridicità della notizia è stata confermata dalle testimonianze del dottor Stefano Dalla Valle, direttore sanitario del Naga (Associazione volontaria di assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri e nomadi) di Milano, e del dottor Arsenio Spinillo, direttore incaricato della clinica ostetrica e ginecologica del policlinico S. Matteo di Pavia, struttura inserita nel servizio sanitario nazionale, i quali hanno dichiarato di essere a conoscenza di molteplici richieste formulate a diversi colleghi, da parte di donne musulmane, al fine di operare una ricostruzione totale dell'imene;
tali episodi, se accertati, oltre a costituire dei gravi condizionamenti alla libera determinazione delle donne musulmane a contrarre matrimonio, sostanziano altresì gravi offese alla loro dignità umana, investendo direttamente il rispetto che il genere femminile riceve all'interno delle diverse comunità islamiche presenti nel nostro Paese -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza delle circostanze come sopra esposte;
se abbiano cognizione di ulteriori particolari dei quali vogliano informare la Camera dei deputati;
se non si ravvisi la necessità di definire un'ispezione che accerti se gli interventi descritti siano operati all'interno di strutture afferenti il servizio sanitario nazionale o da personale da esso dipendente anche in altre strutture;
se non sia necessario programmare delle campagne di sensibilizzazione, anche in lingue diverse dall'italiano, per informare le donne musulmane degli strumenti che l'ordinamento giuridico italiano offre per garantire un corretto esercizio dei diritti civili e umani nel nostro Paese.
(4-02447)
PEDICA. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 2 gennaio 2007, il Signor Ennio Valetti, dipendente della ASL di Brescia, al rientro dal congedo ordinario ha trovato una nota nr. 0173282, a firma del direttore distrettuale, nella quale gli veniva comunicata la variazione dell'assegnazione
provvisoria senza peraltro illustrare le motivazioni di una tale decisione;
il signor Valetti ha ricevuto spesso note ufficiali e ufficiose ed ha subito frequenti trasferimenti;
sembra che ciò sia avvenuto a causa delle denunce fatte dallo stesso Valetti contro il malfunzionamento dell'amministrazione, in particolare in occasione del trasferimento dell'Ufficio scelta revoca del medico, presso il quale presta servizio, che sarebbe stato caratterizzato da abusi che avrebbero provocato l'ennesima interruzione di pubblico servizio e conseguentemente anche uno spreco di denaro pubblico;
anche in seguito ad una aggressione da parte di un cittadino extracomunitario il signor Valetti, pur avendo vinto il processo penale, ha subito un trasferimento;
a causa delle azioni punitive nei suoi confronti, il Valetti è stato sottoposto ad una condizione di rapporto lavorativo estremamente difficile che può configurarsi come un vero e proprio mobbing, come tra l'altro emerge anche dalle diverse denunce da lui stesso fatte e tutte riconducibili a questa fattispecie;
rispondendo alla nota del direttore distrettuale, il signor Valetti ha manifestato la ferma intenzione di non accettare il trasferimento punitivo per non perdere nuovamente la professionalità acquisita nel corso degli anni in un lavoro che svolge con passione -:
se il Ministro non ritenga di dover attivare i suoi poteri ispettivi per verificare la situazione descritta in premessa al fine di far cessare i comportamenti lesivi della personalità e della professionalità del dottor Valetti da parte dell'Autorità della ASL di competenza;
quali iniziative intenda mettere in atto affinché si ristabilisca un riconoscimento dei diritti fondamentali della persona e il dottor Valetti possa espletare la propria mansione senza subire ulteriori arbitrii.
(4-02450)
CATONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Direzione Generale di una delle A.S.L. più grandi della Regione Abruzzo, quella di Avezzano-Sulmona, ha, con un provvedimento, sospeso improvvisamente la riabilitazione domiciliare per circa 1.500 persone diversamente abili, provocando un'indescrivibile danno a loro ed alle loro famiglie;
questo provvedimento, che tra l'altro ha lasciato senza stipendio anche decine di fisioterapisti, ha prodotto effetti sociali gravissimi, basti pensare che le persone diversamente abili danneggiate hanno patologie tra le più gravi, tra le quali la paraplegia, l'alzheimer e il parkinson;
suddetto provvedimento, assunto tra l'altro senza il preventivo parere del Comitato Ristretto dei sindaci come previsto dal decreto legislativo del 19 giugno 1999 n. 229, che ha provocato una grande piaga sociale, è stato motivato citando una legge finanziaria del 1993 che alla data del provvedimento di revoca 7 giugno 2006 era stata gia abrogata con legge del 12 aprile 2006 n. 163;
le conseguenze che tutto ciò sta provocando sono innumerevoli: per molti è stato necessario un ricovero, facendo aumentare la spesa sanitaria prevista per tali prestazioni di circa dieci volte; per altri si è verificata una grave regressione di motilità e dei miglioramenti ottenuti -:
se non ritenga che siano stati compromessi i livelli minimi di assistenza;
se non ritenga opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, su un settore così nevralgico della nostra società, facendo riattivare al più presto un servizio pubblico che deve essere garantito e che sino ad oggi resta sospeso, causando uno stato di abbandono delle persone diversamente abili coinvolte e il licenziamento dei fisioterapisti impiegati nella loro riabilitazione.
(4-02462)
AMORUSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 26 gennaio 2007 i carabinieri del Nas, nel corso di un controllo presso l'ipermercato Ipercoop di Andria, hanno sequestrato numerosi generi alimentari sfusi le cui date di scadenza erano state alterate;
i due dipendenti dell'ipermercato colti in flagrante durante l'operazione di rietichettatura hanno detto di obbedire a «disposizioni impartite dalla direzione» (cfr. La Gazzetta del Nord Barese - inserto della Gazzetta del Mezzogiorno - del 28 gennaio 2007, pag. 2);
questo episodio ha comprensibilmente allarmato i consumatori di Andria e dei centri limitrofi, tanto più sorpresi perché negli ultimi anni la grande distribuzione alimentare ha preso sempre più piede anche sulla scorta dell'idea che essa, pur a scapito dei prodotti più tradizionali delle varie regioni italiane, dovrebbe assicurare i migliori standard igienici e di sicurezza alimentare -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere perché le catene della grande distribuzione siano sottoposte ad un costante e continuo controllo in modo da evitare il ripetersi di episodi gravi e causa di allarme nei consumatori come quello di Andria;
se, nel corso di altri controlli dei Nas, siano state riscontrate irregolarità analoghe in altri centri di grande distribuzione pugliesi.
(4-02465)