Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 106 dell'8/2/2007
...
LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
tutte le sigle sindacali rappresentate nella ASL Taranto/1 (CGIL-FP, CISL-FPS, UIL-FPL, Confsal, Conf Sindacati Indipendenti), e l'intera RSU, hanno prodotto un documento durissimo nei confronti dell'attuale Direzione Generale dell'ASL, affidata al Dr. Marco Urago, nella quale denunciano, tra l'altro:
a) «tutta l'esasperazione per le condizioni di lavoro impossibili» in cui «ai ritardi nelle applicazioni contrattuali» si aggiungono «ritardi ed interruzioni inspiegabili agli approvvigionamenti anche di materiali fondamentali e di larghissimo uso per le cure e l'assistenza come farmaci, materiale sanitario, vaccini, cancelleria, ricambi eccetera...»;
b) «i tempi di svolgimento degli iter interni dei procedimenti amministrativi come le richieste di materiale superano addirittura i tempi delle liste d'attesa»;
c) «scadimento dei servizi e demotivazione del personale che stridono fortemente con la "sanità di facciata" che con la sovraesposizione mediatica (tutta da approfondire anche negli atti deliberativi che la sostengono...) e con le operazioni strumentali si tenta di affermare»;
d) «una conduzione dell'Azienda Usl di Taranto che sta procurando uno scadimento pericoloso dei servizi, dei livelli di assistenza, dell'efficienza delle strutture, delle liste di attesa così come gli operatori dipendenti e l'utenza ormai toccano con mano»;
e) «una gestione organizzativa ed amministrativa che in questo anno e mezzo si è rivelata sconclusionata e nociva per il funzionamento dell'Azienda, arroccata com'è su posizioni di intransigenza, chiusura, prepotenza e presunzione che hanno isolato l'intera Direzione dal resto del contesto dirigenziale e dei funzionari»;
f) «scelte discrezionali ed unilateriali sostanziate da atti deliberativi e da
provvedimenti assunti dalla Direzione in dispregio continuo delle relazioni sindacali e dei contenuti dello specifico protocollo d'intesa regionale, di Contratti di Lavoro, spesso di norme dello Stato, di Codici (Civile e Penale) su cui è forse giunto il momento che il Collegio dei Sindaci Revisori dell'ASL, la Magistratura contabile e penale e soprattutto la Regione pongano la loro giusta attenzione»;
g) «deliberata gestione del personale con mobilità esterne ed interne illegittimamente autorizzate per dirigenti e dipendenti»;
h) «uso discrezionale ed arbitrario della formazione professionale sia nella scelta delle società di formazione, con in alcuni casi anche affidamenti diretti di appalti, sia nella scelta degli operatori da formare e soprattutto in assenza completa di un piano condiviso»;
i) «assenza di trasparenza negli atti che vengono negati anche al legittimo diritto di accesso dei sindacati»;
l) «gran parte della dirigenza e del personale del comparto, ma anche le stesse organizzazioni sindacali, sono oggetto di una inconcepibile campagna di denigrazione e delegittimazione senza precedenti condotta con mortificazioni professionali, attacchi al ruolo ed alle attività sindacali e, come se non bastasse, viene messa in discussione ed alla gogna addirittura attraverso gli atti deliberativi una storia decennale di donne e uomini che sui posti di lavoro e nel sindacato hanno lavorato e lavorano per una sanità migliore»;
m) «la complessa problematica degli appalti di forniture e servizi esternalizzati affrontata dalla Direzione ASL con impreparazione e superficialità condite da annunci stampa ad effetto, minacce di tagli occupazionali e illazioni che hanno prodotto, a distanza di un anno e mezzo, solo pochi capitolati di gara mai discussi e confrontati con i sindacati nei quali mancano del tutto le tutele previste per la salvaguardia dei livelli occupazionali degli operatori addetti»;
n) «un approccio alla delicata questione degli appalti che dietro l'abbaglio dei super e costosi consulenti manifesta tutto il suo bluff visto che i pochi capitolati più importanti appena pubblicati sono gli stessi di due anni or sono, anzi forse peggiorati visto che non contengono nemmeno la clausola sociale di salvaguardia dei livelli occupazionali così come già definito nel tavolo attivato presso la Prefettura di Taranto. I capitolati non contengono nessun elemento qualitativo innovativo visto che anche l'analisi del fabbisogno non è stata aggiornata né rivista né discussa con i dirigenti delle strutture, con l'utenza ed i suoi rappresentati, con i Sindacati. Questo mette in forse il futuro di centinaia di posti di lavoro in una realtà jonica già martoriata dalla disoccupazione e dalla crisi di importanti Enti Locali e mette in serio pregiudizio il livello di servizi essenziali per il funzionamento delle strutture sanitarie aziendali»;
il documento, sinteticamente su esposto, di per sé ampiamente sufficiente per un adeguato intervento superiore, è peraltro anche soltanto l'ultimo di una lunga serie di proteste di analogo tono (e per i prossimi giorni se ne preannunciano altre ancora più dure), rivenienti dalle amministrazioni locali raccolte e da una durissima ed ultimativa presa di posizione della Conferenza dei sindaci, dalla classe medica e dalle sue rappresentanze sindacali, da organizzazioni della società civile come da singoli cittadini, di cui soltanto una parte è stata dall'interpellante ripresa, alla quale sono seguiti, in relazione alla gestione della ASL TA/1, molti altri eventi, di cadenza praticamente quotidiana, di gravità non minore rispetto a quelli in tale interrogazione segnalati -:
se siano a conoscenza della situazione e se il ministro del lavoro non intenda attivare i propri poteri ispettivi in relazione alle situazioni denunciate.
(2-00361)
«Frassinetti, Moffa, Angela Napoli, Lamorte, Murgia, Patarino, Amoruso, Buonfiglio, Lisi, La Russa, Taglialatela, Bellotti».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
per oltre 20 anni la Società Serco Spa ha detenuto un contratto di facility management e servizi informatici, denominato «I.D.», presso l'ESRIN, lo stabilimento italiano dell'Agenzia spaziale europea (ESA), situata in Frascati (Roma);
nella gestione del contratto sono attualmente impegnati oltre 80 lavoratori dipendenti che hanno garantito all'ente committente un'elevata qualità del servizio;
a seguito di una nuova gara d'appalto, che si è svolta nel luglio 2006, tale servizio è stato affidato ad un consorzio guidato dalla Società EDS Spa nel quale sono presenti anche imprese italiane come Vitrociset, Atos origin ed altre del gruppo Finmeccanica;
l'ESA non si è assolutamente preoccupata di garantire i livelli occupazionali e non ha previsto nessuna forma di tutela e salvaguardia dei lavoratori che per molti anni hanno consentito un alto standard di prestazione nella gestione delle attività commissionate;
la Serco Spa, che ha attualmente 280 dipendenti in tutto il territorio nazionale, nel corso del 2005-2006 ha già aperto due procedure di mobilità ed ha, anche recentemente, effettuato licenziamenti. Alla luce del piano industriale, presentato alle parti sociali il 3 gennaio 2007, non sembrerebbe possibile la ricollocazione dei lavoratori all'interno dell'azienda;
ai lavoratori dipendenti della società Serco Spa è applicato il CCNL del commercio categoria servizi, che non consente il percepimento dell'indennità di mobilità per i lavoratori licenziati;
è anche interesse dell'ESA e del consorzio aggiudicatario dell'appalto garantire continuità di occupazione a dipendenti di alte capacità professionali e che vantano un esperienza pluriennale nella gestione del servizio -:
quali iniziative intenda assumere in previsione del 30 giugno 2007, data di scadenza del contratto, per garantire l'occupazione dei lavoratori dipendenti Serco impiegati all'ESRIN di Frascati ed impedire le drammatiche ripercussioni sociali ed economiche che altrimenti verrebbero a determinarsi.
(2-00362)
«Rugghia, Pettinari, Sanga, Samperi, Rusconi, Pedulli, Pertoldi, Ottone, Marino, Laratta, Servodio, Fluvi, Fogliardi, Cialente, Cinzia Maria Fontana, Lionello Cosentino, Codurelli, Crisci, Gambescia, Frigato, Froner, Lomaglio, Franci, Motta, Stramaccioni, Amici, Volpini, Falomi, Tolotti, Tocci, Nicchi, Sasso, Spini, Vico, Musi, Carra, Buglio».
Interrogazione a risposta scritta:
GALANTE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la Nogara Spa (Ex Nut) è una storica ditta di confezioni tessili di qualità con sede a Creazzo (Vicenza) che, recentemente, è stata dichiarata fallita;
la famiglia Nogara, proprietaria della fabbrica, ha ceduto tempo fa l'area dove sorge la fabbrica e l'azienda;
la suddetta famiglia proprietaria della ditta, infatti, ha ceduto il terreno e i fabbricati della ditta, e la produzione a soggetti diversi;
la produzione, a quanto risaputo, è stata ceduta alla cifra simbolica di 10 euro ai nuovi proprietari che si sono fatti carico del debito dovuto dal TFR dei lavoratori;
nei mesi successivi si susseguono gli annunci del trasloco della fabbrica in altre aree, vengono predisposti «investimenti» per il rilancio della ditta, si acquistano auto aziendali e macchinari in leasing; si
chiedono alle maestranze sacrifici e ulteriore impegno lavorativo per garantire il rilancio dell'azienda;
molti sono le lavoratrici e i lavoratori considerati «esuberi» e messi in mobilità o in cassa integrazione. Alcuni vengono riassorbiti tramutando poi il rapporto di lavoro, di fatto, da stabile a precario;
intanto la CIGS promessa ai lavoratori non arriva secondo i tempi prestabiliti ed i salari non vengono corrisposti con regolarità creando notevoli disagi e difficoltà;
nel 2006 esasperati dalla precaria e umiliante condizione di lavoro gli operai della ditta scrivono una lettera all'amministrazione comunale nella quale, denunciando la grave situazione di sfruttamento e di precarietà che stanno vivendo, chiedono di sospendere il cambio di destinazione d'uso dell'area dove sorge la fabbrica almeno fino al ricevimento dei salari spettanti;
il 15 giugno 2006 il Consiglio Comunale di Creazzo «discute» sul destino della fabbrica, ma dal dibattito consiliare non emerge alcuna delucidazione anche riguardo a chi siano i veri proprietari dell'area, dell'immobile e della produzione;
tutti questi fatti sono avvenuti nell'indifferenza degli organi di stampa locali;
oggi, a distanza di circa un anno dalle vicende sopra riportate, le lavoratrici e i lavoratori della Nogara Spa, attendono ancora i compensi dovuti, la CIGS e il TFR;
da qualche giorno per portare a conoscenza all'opinione pubblica la propria situazione drammatica e per riuscire a ottenere quanto dovuto, lavoratrici e lavoratori sono costretti a pacifiche dimostrazioni davanti ai cancelli della fabbrica -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se il Ministro, secondo le proprie competenze, non ritenga opportuno attivarsi per un eventuale rilancio della storica azienda, chiusa dopo 60 anni per fallimento in circostanze e secondo modalità che appaiono all'interrogante del tutto pretestuose e arbitrarie, nonché per mettere in atto le opportune misure di salvaguardia degli operai attualmente fuori dal ciclo produttivo.
(4-02532)