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Allegato B
Seduta n. 111 del 19/2/2007
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AFFARI ESTERI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nel corso del 2006 il Dipartimento di Stato a Washington DC ha ospitato alcuni seminari ai quali hanno partecipato funzionari dell'Internal Revenue Service (IRS), ovvero l'Ufficio del Fisco Federale, e rappresentanti di ambasciate, consolati e altre organizzazioni internazionali europee con sede negli USA per uniformare le modalità di pagamento delle imposte all'IRS da parte degli impiegati di dette istituzioni;
in data 17 novembre 2006, nel corso di uno di tali seminari, l'IRS ha delineato un piano di condono fiscale secondo il quale gli impiegati delle suddette rappresentanze diplomatico-consolari inadempienti possono presentare la dichiarazione dei redditi o un emendamento della dichiarazione già presentata, relativa agli anni 2003, 2004 e 2005, così come previsto dalla normativa locale per tutti coloro che producono un reddito negli USA;
inoltre, l'IRS si attende che, dal prossimo 15 aprile 2007, gli impiegati presentino una «corretta» dichiarazione dei redditi a partire dall'anno 2006, mentre per gli anni precedenti al 2003 non sarà effettuato alcun accertamento;
le penali, inoltre, sarebbero calcolate su un solo anno, quello con l'imponibile più alto;
il «condono» prevede, inoltre, che le deduzioni dal lordo per gli accantonamenti pensionistici privati (IRA) vengano riesaminati e che qualora questi accantonamenti (SEP/IRA) superino il tetto previsto per i lavoratori dipendenti, la differenza sia restituita;
in data 5 dicembre 2006 l'Ambasciata italiana in Washington ha diramato un messaggio a tutte le sedi esponendo la proposta di condono e i singoli impiegati sono stati informati nel corso delle settimane successive;
la data di scadenza di questo «condono» fiscale è stata fissata per il 20 febbraio 2007;
gli impiegati a contratto in servizio nella rete diplomatico-consolare italiana negli Stati Uniti hanno profili diversi: cittadini italiani con visto A2, cittadini italiani in possesso di Alien registration card (permesso permanente, comunemente chiamato green card), doppi cittadini (italiani e statunitensi), cittadini statunitensi, cittadinanza diversa;
alcuni prestano servizio all'Ambasciata, altri alla Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Nazioni Unite, altri presso i Consolati e altri ancora presso gli Istituti di Cultura;
gli impiegati in servizio presso i Consolati sembrerebbero protetti da una Convenzione tra gli Stati Uniti d'America e il Regno d'Italia siglato nel 1878, tuttora in vigore, che prevede che l'impiegato paghi le tasse nel paese in cui l'imposta è più favorevole, ma questo accordo non si applicherebbe ai dipendenti dell'Ambasciata e della Rappresentanza ONU;
alcuni hanno un contratto regolato dalla legge italiana, altri dalla legge locale;
nessuno, al momento dell'assunzione, ha avuto istruzioni sulle convenzioni bilaterali vigenti tra i due Stati, nessuno ha firmato documenti (scheda I 508) che li esonerava dal pagare negli USA, rischiando la perdita di permesso di soggiorno permanente (green card);
gli impiegati di sola cittadinanza italiana hanno pagato le tasse in Italia, trattenute alla fonte dallo stesso Ministero affari esteri (MAE); mentre altri hanno pagato le tasse al fisco statunitense con scadenza trimestrale come liberi professionisti (self-employed), altri come dipendenti;
la proposta di condono fiscale comporta che i singoli dipendenti debbano sborsare cifre che potrebbero superare, per alcuni, i 75 mila dollari. Naturalmente, una volta innescato il meccanismo della IRS, bisogna anche anticipare che i singoli stati potrebbero pretendere imposte locali, in percentuale diversa tra loro, e senza garanzia, in questo caso, di un «condono»;
il 25 gennaio scorso gli impiegati a contratto in servizio negli USA hanno avuto la possibilità di partecipare a un incontro all'Ambasciata italiana in Washington. Nel corso dell'incontro è stata fatta presente la volontà dell'Amministrazione italiana di far valere il principio della reciprocità tra i due Stati (section 893 Internal Revenue Code) dato che gli impiegati statunitensi in servizio presso l'Ambasciata USA a Roma, ai Consolati,
la NATO, università americane, scuole e enti diversi pagano le tasse all'IRS e non in Italia;
anche la situazione dei connazionali in Canada presenta delle similitudini: infatti, l'UNSA/SICIS-MAE (Sindacato degli impiegati contrattualizzati italiani e stranieri del Ministero degli affari esteri), dopo aver dovuto affrontare un problema fiscale nel Canada che tocca direttamente un alto numero di impiegati del MAE, è stato chiamato a dipanare una nuova vertenza causata dalla totale inosservanza della normativa in campo fiscale che ormai regola i rapporti fra gli Stati e le persone titolari di redditi non provenienti dai Paesi di residenza;
il citato sindacato, dopo aver valutato le proposte di soluzione attraverso un «condono fiscale» penalizzante per la maggior parte dei nostri connazionali, ha fermamente respinto tale proposta ritenendo le condizioni del condono offerto dalla IRS accettabili;
dopo alcuni incontri tecnici, la nuova Convenzione è stata siglata a Ottawa il 27 maggio del 1999. In effetti non si tratta di un nuovo Accordo, ma di una serie di modifiche apportate alla Convenzione attualmente in vigore;
essendo questa una Convenzione interministeriale, è stato necessario ottenere una serie di relazioni da parte dei ministeri tecnici di ambedue gli Stati (sia Finanze che Esteri);
malgrado il parere positivo il Ministero dell'economia e finanze (MEF), in un secondo momento - e a ratifica già avvenuta da parte del Parlamento canadese - ha valutato una perdita per l'erario italiano di circa 600.000 euro in seguito a una eventuale ratifica del predetto accordo;
il Canada ha ratificato la Convenzione nel 2002;
anche il personale a contratto impiegato presso gli Uffici diplomatico-consolari italiani in Canada versa in una situazione analoga per l'errata applicazione da parte del MAE dell'accordo attualmente in vigore tra l'Italia e il Canada e l'attesa della ratifica, da parte del Parlamento italiano;
malgrado l'articolo 19 dell'Accordo attualmente in vigore preveda il pagamento delle tasse in Canada, il MAE - quale sostituto d'imposta - ha prelevato, e continua a prelevare, l'importo relativo alle tasse del predetto personale direttamente alla fonte, eludendo, di fatto, la Convenzione in essere e, più gravemente, mettendo gli impiegati a contratto della Rete diplomatico-consolare nella imbarazzante situazione di «evasori» di fronte all'erario canadese;
la situazione è molto più grave per un dipendente che ha subito un controllo da parte del Fisco canadese e che, tra arretrati, multe e interessi, si trova nella gravosa situazione di avere accumulato un debito di circa 400.000 euro con lo Stato canadese -:
se non ritenga di dover assumere iniziative e attivarsi affinché: sia applicato il principio della reciprocità; sia di conseguenza rinviata la data di scadenza del 20 febbraio 2007 negli USA in virtù del lungo iter per il negoziato tra i due Paesi; sia eventualmente concordato un accordo più favorevole alle parti, eliminando l'aspetto retroattivo; sia ratificata la Convenzione con il Canada del 1999; lo scambio di note verbali tra il Governo italiano e quello statunitense faccia chiarezza nei rapporti tra il fisco italiano e l'IRS per tutti gli impiegati a contratto; venga esclusa, nell'ipotesi di un «condono», l'applicazione di arretrati, multe, penalità e interessi; venga prevista l'assunzione dell'onere del pagamento di eventuali conguagli al Fisco USA, nell'eventualità che non si riesca a negoziare accordi tra i due Paesi in tempi utili, considerando che l'Italia e gli Stati Uniti sono i responsabili oggettivi della mancata ottemperanza alle clausole previste dalla Convenzione del 1985.
(2-00377)«Cassola».
Interrogazioni a risposta scritta:
VENIER. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite ha diramato un appello di raccolta di fondi all'inizio del 2007 che segnala l'emergenza dei rifugiati iracheni nei paesi limitrofi (Siria, Turchia, Giordania) e nelle zone di confine interne;
la gravità della situazione era già evidente negli scorsi anni ma dalla metà del 2006 si è ulteriormente aggravata. Secondo le stime U.N. sono 2 milioni i rifugiati iracheni nei paesi limitrofi ed 1 milione 700 quelli dislocati all'interno dell'Iraq. Viene anche segnalato che nel 2006, fra i rifugiati il 40 per cento sono cristiani. Non esistono programmi di accoglienza né protezioni internazionali;
la maggior parte dei rifugiati rimane senza risorse e non ha possibilità di lavoro. C'è stato un notevole aumento delle domande di visto anche verso i paesi europei. La situazione rischia di rimanere totalmente ignorata -:
se non ritenga di adoperarsi presso gli organismi internazionali preposti al fine di prediporre un intervento rapido e urgente in favore delle popolazioni interessate;
quali interventi intenda adottare presso la comunità internazionale, e in particolar modo i paesi dell'Unione europea al fine di promuovere un intervento di denuncia che dia il giusto rilievo all'emergenza e ponga le necessarie priorità politiche e umanitarie per affrontare la questione.
(4-02630)
MENIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nello scorso mese di gennaio il Ministro degli esteri si è recato in visita ufficiale in Slovenia ove ha tenuto una serie di incontri diplomatici su diversi aspetti inerenti i rapporti Italia-Slovenia e tra questi la questione dei «beni abbandonati dagli esuli italiani»;
a quanto si è appreso dalle agenzie di stampa, la controparte slovena ha richiesto incredibilmente la «restituzione dei beni artistici trafugati durante l'occupazione fascista della seconda guerra mondiale tra il 1939 e il 1940, da Capodistria, Isola, Pirano e dal litorale»;
va detto in proposito che si tratta di capolavori della scuola veneta dovuti ai Carpaccio, Vivarini, Tiepolo e altri autori che furono spostati (non certo «trafugati») dall'Istria a Roma, all'inizio della seconda guerra mondiale per preservarli dai pericoli del conflitto;
va da sé che si tratta di patrimonio artistico italiano, spostato legittimamente all'interno dell'Italia (che non poteva «fascisticamente» occupare l'Istria, visto che già era parte all'epoca del Regno d'Italia) e che, tra l'altro Isola, Pirano e Capodistria vennero cedute alla Jugoslavia solo con il trattato di Osimo del 1975;
nulla peraltro hanno gli sloveni da recriminare visto che Carpaccio, Tiepolo, Vivarini, non appartengono alla cultura degli sloveni ed ancor meno dei serbi, dei bosniaci, dei mussulmani che oggi, dopo la guerra fratricida del 1991, abitano i centri storici di Pirano, Isola e Capodistria -:
quali siano le intenzioni del Governo a proposito delle sopra citate opere d'arte istriane;
se, in particolare, si voglia comunque fornire rassicurazioni al mondo degli esuli, e comunque a chi vuol tutelare il patrimonio artistico nazionale, in ordine al mantenimento delle opere d'arte istriane citate in Italia.
(4-02634)