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Allegato B
Seduta n. 111 del 19/2/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
MENIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio 2007 si è svolto a Cagliari il corteo-fiaccolata (come avviene ogni anno da quando è stato istituito il Giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe e degli esuli giuliano-dalmati) organizzato dal Comitato «10 febbraio» e regolarmente autorizzato dalla questura;
nei giorni precedenti al corteo, sono stati affissi nelle scuole e nelle facoltà, manifesti annuncianti una manifestazione antifascista, prevista in concomitanza con il corteo, presso la piazza Gramsci, adiacente il Parco Martiri delle Foibe;
appena avuta notizia della preannunciata manifestazione antifascista lungo il percorso del corteo, i responsabili provinciali del Comitato «10 febbraio» hanno immediatamente provveduto ad informare la questura e a chiedere di intervenire preventivamente affinché non fosse permessa quella che, ad avviso dell'interrogante costituisce una vera e propria provocazione, anche perché risultava che non fosse stata chiesta alcuna autorizzazione. Ciò nonostante, la polizia ha consentito che questi provocatori si radunassero, allontanandoli soltanto di una cinquantina di metri dal percorso del corteo;
come era prevedibile, all'arrivo della testa del corteo si sono levate le solite ingiurie e minacce che fanno parte del repertorio dell'estrema sinistra, rivolte ai partecipanti alla fiaccolata, come «fascisti carogne tornate nelle fogne; uccidere un fascista non è reato; 10 100 1000 Nassiriya; Tito ce l'ha insegnato, infoibare non è reato; a morte i paracadutisti» e così via;
a capo dei circa venti facinorosi era il famigerato ex brigatista rosso Deroma, già noto alla questura per i suoi innumerevoli precedenti criminosi;
il funzionario di polizia addetto al mantenimento dell'ordine pubblico, indifferente alle sollecitazioni degli organizzatori del corteo che chiedevano un intervento da parte delle forze dell'ordine per far cessare l'indegna provocazione, si è limitato a disporre un cordone di agenti, non riuscendo ad impedire che gli estremisti
rossi continuassero nella loro provocazione. Da tenere presente che alla manifestazione hanno aderito il comune di Cagliari, con la partecipazione di un assessore con la fascia tricolore, numerose associazioni d'Arma con i loro labari, la Croce Rossa Italiana, l'Associazione dei Profughi Giuliano Dalmati, parenti di Martiri delle Foibe, rappresentanti delle Istituzioni come il senatore Delogu e diversi cosiglieri regionali e comunali, oltre ai tantissimi cittadini;
solo per il senso di responsabilità dei partecipanti, il corteo si è potuto concludere con una commovente cerimonia presso il Parco Martiri delle Foibe, culminata con la deposizione di una corona d'alloro accompagnata dall'inno nazionale;
a conclusione della cerimonia, mentre la folla defluiva, un militante di Alleanza Nazionale che tornava al proprio circolo con la bandiera tricolore è stato aggredito da alcuni facinorosi senza alcun intervento della polizia che non aveva provveduto a scortare i giovani che tornavano alle proprie sedi -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra descritti;
se la «manifestazione antifascista» sia stata autorizzata ed in questo caso per quale motivo essendo evidente che lo scopo era quello di disturbare la celebrazione del Giorno del Ricordo, voluto dal Parlamento, provocando confusione e incidenti;
ove non sia stata autorizzata, se risultino denunce o comunque indagini nei confronti dei partecipanti alla stessa per avervi dato luogo senza l'autorizzazione prevista dalla legge;
come comunque si giustifichi il comportamento ed avviso dell'interrogante eccessivamente tollerante delle forze dell'ordine nei confronti dei facinorosi contestatori;
se la presenza di un ex brigatista rosso a capo della citata manifestazione non debba indurre un particolare approfondimento da parte dell'autorità di pubblica sicurezza.
(4-02633)
MENIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio 2007 si è celebrato il Giorno del Ricordo in tutto il Paese;
in diverse località del Triveneto, da Trieste a Chioggia, da Gorizia a Padova, sono stati affissi, nei pressi dei luoghi in cui si svolgevano dette celebrazioni, dei manifesti che avevano come titolo «Un fascista morto rimane pur sempre un fascista» il cui contenuto era di stampo negazionista e apologetico dei massacri delle Foibe;
in calce ai suddetti manifesti è riportata la dicitura: «S.i.p. via Porzus 5 Gorizia»;
tale vicenda, oltre comunque ad integrare gli elementi di una fattispecie di reato, appare pericolosa per il messaggio di violenza ed intolleranza che trasmette, tanto più perché si registra proprio in quelle zone che sono oggi al centro del fenomeno della rinascita delle Brigate Rosse -:
se sia appurato da chi o per conto di chi siano stati stampati tali manifesti;
se risultino avviate indagini a proposito della sopra segnalata vicenda.
(4-02635)
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nello scorso novembre 2006 in occasione della richiesta di rinnovo del passaporto, il Dottor Giuseppe Agrimi, nato a Viareggio il 19 novembre 1952 ha vissuto una esperienza piuttosto spiacevole;
dopo i 15 giorni dalla richiesta e poi dopo ancora una settimana, tornato al Commissariato e non avendo trovato il suo
passaporto rinnovato, l'interessato si è recato alla Questura di Massa per avere delucidazioni;
presso la Questura la pratica non era ancora giunta e a questo punto la persona in questione ha presentato richiesta scritta di spiegazioni al Prefetto dal quale ha immediatamente ricevuto una cortese risposta con cui si spiegava il ritardo del rinnovo - passaporto con l'esigenza di indagini supplementari a causa di una vecchia denuncia a carico dell'interessato per resistenza a pubblico ufficiale nel 1971;
la persona in questione, già nel 2001, alla richiesta di rinnovo del passaporto aveva avuto una analoga esperienza ed aveva rischiato di non poter partecipare ad un importante congresso negli Stati Uniti;
all'epoca dei fatti la denuncia fu direttamente archiviata dal giudice istruttore che la dichiarò infondata e non seguì alcun procedimento penale, infatti per 30 anni il signore in questione ha rinnovato il suo passaporto senza mai incontrare difficoltà;
sorge il dubbio che la persona di cui si parla possa essere stata inserita in liste di sorveglianza e schedatura politica solo negli ultimi anni a causa delle sue idee;
il comportamento delle Autorità nei confronti della persona in questione ha in certo modo danneggiato la sua immagine a sua insaputa oltre ad avergli provocato notevole perdita di tempo -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire per garantire il miglior funzionamento delle istituzioni democratiche e per difendere anche il diritto alla libertà di pensiero onde evitare il verificarsi di episodi come quello riportato in epigrafe.
(4-02642)
BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 14 febbraio 2007 il quotidiano la Gazzetta di Reggio Emilia ha pubblicato la notizia secondo cui due cittadini algerini - il 41enne Omar Frendi e il 42enne Noureddine Gaci - avrebbero intrecciato misteriosi rapporti nella città di Reggio Emilia, fino al momento del loro arresto avvenuto il 19 gennaio a Parma;
la Digos starebbe svolgendo delle approfondite indagini in considerazione delle misteriose circostanze che avvolgono il transito di questi due stranieri sul nostro territorio;
i due clandestini sono entrati in Italia con false identità: Gaci con documenti riportanti le generalità del fratello Ismail, Frendi con l'identità di un connazionale che vive a Reggio peraltro risultato estraneo alla vicenda;
l'inchiesta è scattata immediatamente quando i due sono stati individuati con dati anagrafici certi: si tratterebbe di mujaeddin (cioè «combattenti») fuoriusciti dalla Bosnia e quindi legati a pericolosi ambienti di integralismo islamico;
gli inquirenti dubitano che i due clandestini si muovessero, lungo la direttrice della via Emilia, con nomi risultati falsati per mascherare un curriculum fatto di addestramento, uso di bombe e kalashnikov, in sostanza possibili «dimostratori» di tecniche da guerriglia apprese in terra bosniaca dove sono stati «formati» tanti islamici poi andati a combattere in Iraq;
il Frendi è stato trovato in possesso di una tessera che la Digos ha considerato relativa ad un partito italiano battezzato P.I.E.R. e sul quale si sta indagando;
i due algerini al momento del loro arresto avevano con sé audiovisivi, numeri telefonici, alcuni fogli scritti in arabo (si tratterebbe di sermoni), agendine, attraverso i quali gli investigatori stanno cercando di ricostruire i contatti allacciati a Reggio Emilia;
le indagini sono indirizzate anche a fare chiarezza sul loro passato in Bosnia
dove sarebbero giunti a metà degli anni Novanta -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se sia a conoscenza di ulteriori particolari di cui voglia informare la Camera dei deputati;
se il Governo non intenda intervenire, per fare luce sul preoccupante insediamento, sul territorio dell'Emilia Romagna, di cellule criminali presumibilmente collegate al movimento integralista islamico;
se il Governo intenda assumere iniziative, per controllare e verificare che le numerose attività commerciali, presenti sul territorio dell'Emilia Romagna e gestite da cittadini extracomunitari, non celino funzioni ed obiettivi diversi da quelli per cui sono state aperte.
(4-02646)
ASCIERTO, LAMORTE, PROIETTI COSIMI, SANTELLI, BELLOTTI, GIORGIO CONTE, CONTENTO, PEDRIZZI, CASTELLANI e ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le cronache degli ultimi giorni in merito all'arresto di numerosi neobrigatisti, hanno palesato chiare collusioni, soprattutto nella città di Padova, tra i nuovi terroristi ed i centri sociali;
forte è oggi la preoccupazione per quanto sta accadendo e per quanto, fortunatamente, non è accaduto, ed il sentimento dei cittadini è quanto mai chiaro: richiede e pretende il rispetto della legalità e delle istituzioni;
non è più tollerabile quindi che le città italiane debbano soffrire, talvolta nell'indifferenza delle amministrazioni comunali e delle istituzioni locali, la presenza di centri sociali, per la maggior parte occupati illegalmente, che non solo partecipano al degrado di intere aree urbane ma, come abbiamo visto emergere dalle recenti vicende, rappresentano pericolosi focolai di attività eversive e criminali;
il centro sociale di Padova «Gramigna» sorto negli anni `90, asceso in questi giorni alla cronaca per aver dato asilo a molti dei neobrigatisti arrestati, è noto da tempo alle forze dell'ordine per la propria attività, ad avviso degli interroganti, spiccatamente criminale e per essere centro di aggregazione di appartenenti alla sinistra extra parlamentare animati dall'odio sociale e da intenzioni eversive;
esponenti del Gramigna sono infatti stati segnalati per aver partecipato attivamente ovunque si sono verificati fatti di violenza politica negli ultimi anni:
alle violenze del G8 di Genova;
agli scontri con le forze dell'ordine in Piazza delle Erbe a Padova nel giugno 2004;
a ripetuti assalti al gazebo elettorale dell'ex sindaco di Padova Giustina Destro;
al pestaggio del parlamentare europeo della lega onorevole Borghezio durante le violenze per le manifestazioni anti TAV del dicembre 2005;
agli infami cori: «10, 100, 1000 Nassirjya» scanditi a Roma nel corso del corteo organizzato dai partiti della sinistra;
alle sassaiole, alle barricate ed ai roghi d'auto consumati l'11 marzo 2006, a corso Buenos Aires a Milano;
agli scontri di piazza con le forze dell'ordine durante un sit-in organizzato in solidarietà dei detenuti nel carcere a Bergamo;
all'incendio appiccato il 17 novembre 2006 ad una sede di Forza Nuova;
al rogo di tre manichini con indosso le divise degli eserciti italiano, americano ed israeliano a margine della manifestazione (per la pace!) organizzata il 19 novembre;
ad arricchire il curriculum del Gramigna vi è un dossier del 2002 della Procura di Bologna che indagando sul- l'omicidio
Biagi, sui Carc e sulle costole antimperialiste del nord-est, segnala nelle indagini tre attivisti dello stesso Gramigna, già indagati nel 1999 in Puglia a margine dell'inchiesta sul delitto D'Antona;
ultime in ordine di cronaca ma non certo di marginale rilevanza sono le scritte apparse davanti all'azienda in cui lavorava uno dei BR arrestati ed i volantini a sostegno degli stessi brigatisti distribuiti nel centro della città di Padova, a dimostrare una continuità politica, il che fa capire la complessità dell'organizzazione rispetto agli arresti effettuati;
ad avviso degli interroganti se gli arrestati di Padova sono tutti appartenenti al centro sociale Gramigna è da ritenere che in tale centro non siano stati gli unici a condividere le stesse ideologie eversive -:
se il Ministro voglia intervenire per disporre la chiusura immediata del cosiddetto centro sociale «Gramigna».
(4-02650)