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Allegato B
Seduta n. 112 del 20/2/2007
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta immediata:
FABRIS, CIOFFI, DEL MESE, GIUDITTA, ROCCO PIGNATARO, PISACANE e SATTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'azienda sanitaria locale CE/2 «Aversa» della regione Campania, dove risultano essere allevati circa 125.000 capi bufalini, corrispondenti ad oltre il 60 per cento del patrimonio zootecnico bufalino nazionale, circa milleseicentocinquanta
sette capi sono risultati positivi al controllo effettuato per la brucellosi bufalina nel solo quarto trimestre 2006;
il Governo nazionale tutela con il marchio dop la bufala allevata nella provincia di Caserta, riconoscendola patrimonio inestimabile e risorsa primaria;
l'allevamento bufalino è una ricchezza della zootecnia italiana, ma lo è, soprattutto, del Sud e, in particolare, della provincia di Caserta;
l'allevamento è finalizzato alla produzione della mozzarella, alimento che ha acquisito prima e consolidato poi un notevole gradimento da parte dei consumatori, grazie soprattutto alla bontà del prodotto;
già questo formaggio ha subito e subisce continui attacchi da parte di multinazionali del settore, che, con prodotti dalla commercializzazione incontrollata ed ottenuti con altri tipi di latte, stanno cercando di appropriarsi del nome e del mercato;
la problematica della brucellosi bufalina ha assunto per la regione Campania e, in particolare, per la provincia di Caserta un'enorme rilevanza sul piano sociale ed economico/occupazionale, tanto che ormai da anni forma oggetto di interventi straordinari sia da parte del legislatore nazionale che da quello regionale;
la produzione della mozzarella di bufala campana dop nell'anno 2006 ha registrato un incremento del 10 per cento, superando ampiamente una produzione dichiarata di circa 33 milioni di chilogrammi di prodotto lordo vendibile, con un fatturato di oltre 300 milioni di euro;
si sta paventando il serio rischio che sul territorio si inneschino forti tensioni sociali a causa di una condizione di precarietà dell'intera filiera bufalina e per il rischio di perdita di migliaia di posti di lavoro -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di dare attuazione al piano triennale per il contenimento e l'eradicazione della brucellosi bufalina in Campania, adeguato alle attuali esigenze, così come previsto dalla legge finanziaria per il 2007, che avrebbe dovuto avere inizio entro il termine del 15 gennaio 2007, a tutela della salvaguardia del patrimonio genetico della specie allevata e, conseguentemente, del livello occupazionale del comparto e delle produzioni agro-zootecniche alimentari di filiera e del consumatore nella regione Campania, così come peraltro previsto dalla legge 27 dicembre 2002, n. 292.
(3-00658)
ELIO VITO, LEONE, NICOLA COSENTINO, GIOACCHINO ALFANO, AZZOLINI, BRUSCO, CARFAGNA, CESARO, FASOLINO, GIACOMONI, LAURINI, PAOLO RUSSO e ALFREDO VITO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione della brucellosi bufalina nella regione Campania, e soprattutto nel casertano, è allarmante;
in particolare, nel territorio dell'azienda sanitaria locale CE/2 «Aversa», dove vengono allevati moltissimi capi di bufali, che rappresentano una quota rilevante del patrimonio zootecnico nazionale riferito a tale specie, si è evidenziato nel quarto trimestre 2006 un notevole aumento di animali infetti, il che rischia di comportare gravi danni economici all'importante filiera legata alla produzione di latte e mozzarella di bufala, fondamentale per l'economia campana;
il comma 1073 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 prevede interventi specifici da avviare entro il 15 gennaio 2007 per il contenimento e l'eradicazione della brucellosi bufalina, ma fino ad oggi nulla è stato fatto -:
se, in attesa degli urgenti interventi previsti dalla legge finanziaria citata in premessa, non intenda adottare, con la necessaria tempestività, ogni iniziativa di sua competenza a salvaguardia della fondamentale filiera della produzione del
latte e della mozzarella di bufala campana.
(3-00659)
CESINI e LICANDRO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore agrumicolo nella provincia di Siracusa sta attraversando un periodo di grave crisi, essendo fermo da molti mesi;
tale situazione è confermata dal fatto che le arance continuano ad essere invendute e che i produttori non riescono a reperire i soldi necessari per il sostentamento quotidiano delle famiglie, né le risorse finanziarie per la cura dei propri agrumeti in vista delle coltivazioni future;
la crisi del comparto è talmente grave che i braccianti non lavorano e nessuno di loro riesce a raggiungere il numero minimo delle 51 giornate per il riconoscimento dell'indennità di disoccupazione;
i produttori e i braccianti agricoli della città di Francofonte si sono, pertanto, costituiti in comitato per chiedere aiuto ai rappresentanti istituzionali dei Governi nazionale, regionale e provinciale, oltre che ai sindaci dei comuni agrumentati del territorio;
mediante petizione popolare, firmata da circa 800 persone, il comitato comunale dei produttori e dei braccianti agricoli di Francofonte ha fatto pubblica richiesta a tutti livelli di rappresentanza istituzionale di unirsi per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, la riconferma delle giornate lavorative per i braccianti, il ritiro immediato di quantitativi considerevoli di prodotto per le industrie di trasformazione, il ritiro e l'invio di arance a fini umanitari nei Paesi sottosviluppati ed ogni altra forma di sostegno contro la crisi in atto;
secondo quanto affermato dal comitato, «i produttori e i braccianti agricoli di Francofonte sono preoccupati per la crisi in atto», sottolineando, in particolare, il timore riguardo a «tutti i problemi di ordine pubblico che potranno essere causati dallo stato di grande disperazione che regna in città a causa del fermo del mercato agrumicolo»;
attualmente gli aranceti di Francofonte sono carichi di frutti ed il prodotto è invenduto sugli alberi e a volte viene ceduto a 10 centesimi circa al chilo, senza assicurazione di raccolta immediata -:
quali iniziative il Ministro interrogato, per le proprie competenze, intenda porre in essere al fine di salvaguardare il comparto agrumicolo siracusano e, conseguentemente, il futuro lavorativo dei braccianti attualmente fuori dal ciclo produttivo.
(3-00660)
OLIVA, LO MONTE, NERI, RAO e REINA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 18 febbraio 2007 si è tenuta, presso il polo petrolchimico di Gela, una manifestazione organizzata dal Movimento per l'autonomia contro l'uso del pet coke come combustibile negli impianti di raffinazione Eni-Agip, poiché è ormai dimostrato che l'inquinamento che deriva dall'uso di questo rifiuto tossico è la causa dell'alta percentuale di malattie tumorali e malformazioni neonatali;
nel corso della manifestazione il leader autonomista, Raffaele Lombardo, ha proclamato lo sciopero della fame fino a quando non arriveranno dal Governo segnali chiari di attenzione al problema ambientale di Gela, che coinvolge la salute dei cittadini, l'occupazione degli stessi e la tutela delle produzioni agricole;
l'inquinamento del suolo, del sottosuolo e dell'aria è tale che si possono registrare notevoli danni all'agricoltura, determinati, peraltro, anche dalla scarsità di acqua, impiegata, per lo più, negli impianti di raffinazione;
le piogge acide e la precipitazione delle sostanze e dei metalli pesanti che
sfuggono al processo di depurazione si depositano sul suolo e sulle coltivazioni;
essendo noto a tutti lo stato di degrado ambientale del gelese, gli agricoltori, le cui coltivazioni insistono in un'area estesa che comprende diversi comuni del territorio, hanno difficoltà a commercializzare i prodotti provenienti da quell'area;
l'agricoltura è tra i settori economici portanti ed importanti della Sicilia;
il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1746-BIS-B/84 presentato dai deputati del Movimento per l'autonomia -:
se e in che modo il Governo intenda procedere al risarcimento dei danni permanenti derivanti al suolo, sottosuolo, aria e, conseguentemente, alla produzione agricola della vasta area circostante il polo petrolchimico di Gela e come intenda rimuovere la causa di tale disastro ambientale, per quanto di sua competenza.
(3-00661)
LOMBARDI e SPERANDIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni i lavoratori agricoli della fascia trasformata del sud-est siciliano stanno attuando uno sciopero della fame per attirare l'attenzione su una situazione che rischia di avere effetti disastrosi sull'economia della zona;
l'economia di quelle zone si basa prevalentemente sulla coltivazione di ortaggi sotto serra, un comparto che negli anni è diventato tra i più importanti del bacino del Mediterraneo;
il settore produttivo, rappresentato per il 90 per cento circa da microimprese serricole, da tempo sta attraversando una crisi legata prevalentemente alla commercializzazione dei prodotti agricoli e, in particolare, al prezzo alla produzione, che risulta notevolmente più basso rispetto al prezzo al dettaglio;
tali anomalie nella formazione del prezzo alla produzione sono legate a presunti fenomeni di dumping, cioè immissione di grosse quantità di prodotti simili a quelli coltivati nella fascia trasformata provenienti da Paesi extracomunitari e commercializzati come prodotti locali;
denunce di frode commerciale vengono confermate da tempo dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e, in particolare, nel dicembre 2004 il Ministro pro tempore dichiarava che l'ispettorato centrale repressione frodi aveva accertato fenomeni di frode che riguardavano prevalentemente prodotti ortofrutticoli simili a quelli della fascia trasformata;
più in generale, l'ortofrutta come settore trainante del «made in Italy» sta vivendo un momento di forte difficoltà e, a parere degli interroganti, è inaccettabile la proposta presentata dalla Commissaria europea sulla riforma dell'organizzazione comune di mercato;
per il giorno 23 febbraio 2007 i sindacati di categoria del comparto agroalimentare hanno organizzato tre manifestazioni contro tale provvedimento;
per l'Italia, come ricordano i sindacati anche attraverso la stampa specializzata, c'è in ballo un finanziamento di un miliardo di euro e il futuro di migliaia (8500) di aziende agricole, che producono soprattutto pomodoro, e altre 182 aziende che lo trasformano, con decine di migliaia di lavoratori;
il disaccoppiamento totale del sostegno fino ad ora erogato all'ortofrutta trasformata, 315 milioni di euro, non servirà più a creare occupazione, ma diventerà una rendita parassitaria;
se non si modifica radicalmente l'intervento, molti agricoltori dismetteranno questo tipo di produzione, molte aziende di trasformazione chiuderanno o utilizzeranno semilavorati importati di pessima qualità e c'è il rischio molto concreto che circa 20 mila lavoratori rimarranno disoccupati;
in seguito al disaccoppiamento totale per il grano si sono persi un milione di ettari coltivati, con la riforma dello zucchero 13 stabilimenti sono stati chiusi con difficili processi di riconversione;
per il sindacato è il momento di dire basta a decisioni prese dall'alto e senza nessun processo di partecipazione, con il risultato che si sta piegando un importante settore produttivo;
a parere degli interroganti, il Governo italiano dovrebbe impegnarsi in tutte le sedi affinché si ottengano dei risultati minimi ma di controtendenza e affinché, almeno fino al 2013, i singoli Paesi possano continuare ad accoppiare gli aiuti per il trasformato almeno per il 60 per cento del premio: una misura minima, difensiva, non certo esaltante, ma che almeno permetterebbe di avviare una razionalizzazione del settore, limitando i danni;
per perseguire questo obiettivo minimo sarebbe necessaria una «proposta Paese» e, quindi, assunzione di responsabilità da parte del Governo che coinvolga tutti gli attori della filiera e in primo luogo gli agricoltori e le organizzazioni dei lavoratori: le risorse europee dovrebbero servire a produrre buona occupazione, qualità dei prodotti e sostenibilità ambientale e non, invece, rendite di posizione;
tutte le riforme varate negli ultimi anni hanno lasciato un segno negativo portando alla cancellazione di migliaia di posti di lavoro; il disaccoppiamento totale, senza una difesa ad oltranza della qualità, a partire da quella del lavoro e dalla tutela e certificazione delle produzioni, lascia (come nel caso dell'ortofrutta siciliana, ma non solo) l'Europa agricola indifesa verso i Paesi extracomunitari e produce un'unica regola: vince chi è in grado di proporre il prezzo più basso, a discapito del lavoro, dell'ambiente e della qualità -:
come intenda procedere al fine di dare risposte urgenti alle richieste che i lavoratori pongono attraverso le loro lotte e per far sì che queste lotte pesino nelle sedi comunitarie per la difesa del lavoro, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale.
(3-00662)