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Allegato B
Seduta n. 112 del 20/2/2007
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SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
RAITI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 aprile 2006 Flavio Beninati, rinvenuto a Palermo in gravi condizioni a seguito di una presunta aggressione, sulla quale sono tuttora in corso le indagini da parte della Procura, fu trasportato dal servizio 118 nel reparto rianimazione dell'Ospedale civico di Palermo, 1a divisione;
le condizioni del ragazzo venivano subito diagnosticate molto gravi, avendo egli riportato molteplici lesioni alla testa ed una grave frattura alla 12a vertebra della spina dorsale;
i sanitari dopo aver eseguito i primi accertamenti radiografici e TAC formulavano prognosi riservata e procedevano ai necessari interventi chirurgici;
il decorso postoperatorio era stato ritenuto dai sanitari soddisfacente e ciò era stato confermato dal primario, dottor Mario Re, e si sperava in una ripresa, anche se parziale a causa della paralisi degli arti inferiori dichiarata irreversibile;
purtroppo le previsioni non si avverarono, sabato 22 aprile le condizioni di
Flavio cominciarono a peggiorare e gli stessi medici non riuscendo a capire cosa stesse succedendo dissero che si doveva aspettare;
questo «aspettare» si trasforma in uno strazio per parenti ed amici di Flavio e i congiunti decidono di chiedere un parere al professor Giovanni Lasio, specialista in neurochirurgia dell'Ospedale «Besta» di Milano;
il professor Besta, accolto al reparto soltanto da un dottore rianimatore e non dai neurochirurghi che avevano fatto gli interventi, come il codice deontologico avrebbe previsto, dava finalmente esaurienti spiegazioni sulle condizioni di Flavio confermandone la gravità e consigliava una risonanza magnetica alla testa (non ancora eseguita);
dopo circa una settimana il medico di turno, allo sportello, comunicava ai parenti che lo stato di Flavio era nuovamente peggiorato e lasciava intendere che la sua fine era vicina;
a quel punto la madre del ragazzo, disperata, accompagnata dall'avvocato Lo Curto e dalla signora Mariuccia Beninati, entrambi suoi parenti si è recata dal primario dottor Mario del Re il quale le negava addirittura la possibilità di fare entrare un prete dal ragazzo agonizzante per ricevere i sacramenti;
nello stesso incontro la signora Garofalo non riusciva nemmeno a chiedere di essere avvisata in tempo per poter esprimere la sua volontà di donare gli organi del figlio;
dalla cartella clinica risulta che Flavio per almeno 5 giorni riprese conoscenza, rispondeva alle sollecitazioni, ha pronunciato nomi non compresi;
nonostante la ripresa di conoscenza, è stato impedito alla madre e ai familiari un qualsiasi contatto con il ragazzo se non per mezzo di uno scolorito monitor, che inquadrava solo il suo viso o solo mentre veniva trasportato in sala operatoria e poi ha rivisto il suo corpo il 14 maggio verso le ore 14, ormai esanime, già freddo e di colorito cadaverico, irriconoscibile e dimagrito di 35 chili, a decesso avvenuto;
Flavio portava al polso un braccialetto tipo cerotto con il suo nome sul quale non era riportata nemmeno l'ora della morte, cosa che anche l'addetto della Camera mortuaria aveva trovato inspiegabile;
l'abbraccio impedito ai parenti di Flavio, in particolare alla madre, moltiplica all'infinito lo strazio del loro dolore che diventa disumano e innaturale -:
se il Ministro non ritenga di dover far luce sulla vicenda sopra descritta per accertare se il comportamento professionale del personale medico fu legittimo e se vi siano comportamenti contrari alla deontologia e/o al giuramento di Ippocrate;
in particolare se, in questo come in altri casi, risponda alla migliore arte medica l'impedire il contatto tra il degente in stato di coma o in ripresa di coscienza o se, invece tale contatto non sia, appunto, consigliato potendo costituire uno stimolo alle funzioni cerebrali;
se ancora risponda alla migliore arte medica l'impedire ad un degente, con ripresa di coscienza, di avere un contatto con i propri familiari e se, al contrario, durante tutto il periodo di ripresa di coscienza (almeno cinque giorni) il degente non abbia vissuto l'assenza di contatto con i familiari come un abbandono;
quali provvedimenti intenda adottare affinché altre persone che vivono il dolore di un congiunto gravemente malato non debbano trovarsi nelle condizioni della signora Carla Garofano e il malato non debba sentirsi in condizione di abbandono;
se al Governo risulti quali esiti abbia avuto l'indagine della Magistratura relativa al caso illustrato in epigrafe.
(4-02652)
SAMPERI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in numerosi ospedali sono immagazzinati e impiegati liquidi disinfettanti che
non recano la marcatura CE né l'indicazione dell'avvenuta registrazione presso il Ministero della Sanità;
sull'etichetta di tali «disinfettanti» non è specificato lo spettro di azione: TBC (virus tubercolosi), HIV (virus AIDS), HBV (virus epatite B), HCV (virus epatite C), virus lipofili e idrofili, dei quali i più difficili da debellare sono HCV e TBC;
ulteriori indicazioni altresì obbligatorie sarebbero carenti su detti disinfettanti. In particolare, la mancanza dell'indicazione CE e dello spettro d'azione assimilerebbe i «disinfettanti», dal punto di vista normativo, a dei meri cosmetici;
constano all'interrogante svariati furti di tali liquidi, i quali verrebbero pertanto impiegati anche in ambienti extraospedalieri, in ambienti - dunque - nei quali possono non essere rispettati determinati protocolli sanitari -:
se, nell'ambito delle attività ispettive sinora svolte dal ministero interrogato nell'ambito delle sue competenze, siano emersi fatti o notizie concernenti le vicende esposte in premessa e, in caso affermativo, quale sia il quadro informativo che ne emerge, in relazione alle strutture interessate, alla diffusione geografica, alle categorie maggiormente interessate e così via;
se si reputi necessario monitorare il suddetto fenomeno.
(4-02659)