Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 114 del 22/2/2007
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in questi giorni è data ampia rilevanza dalla stampa sia sui quotidiani nazionali che locali, sia sui siti WEB (www.ternirete.it) della annunciata vendita - risalente al 16 novembre 2006 - da parte della multinazionale scandinava YARA ITALIA (YARA INTERNATIONAL ASA) e di dismissione dello stabilimento Terni Industrie Chimiche (TIC) di Nera Montorio e, a tale proposito sarebbe stato firmato un apposito documento tra la suddetta cedente YARA e l'industria Borgianini, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dottor Enrico Letta, documento che sarebbe stato recapitato alle segreterie delle Parti Sociali - FILCEM CGIL, FEMCA CISL, UILCEM - ed ai vertici delle Istituzioni Locali-Assessore Regionale allo Sviluppo Economico Mario Giovannetti; Presidente della Provincia di Terni Andrea Cavicchioli; Sindaco di Narni Stefano Bigaroni;
della sottoscrizione di detto documento non è stata data né preventiva informazione, né successiva contezza alle Istituzioni Locali, che, come riportato da fonti di stampa, si riservano di agire - sotto il profilo delle competenze regionali - nei confronti dell'azione di Governo ritenuta proditoria;
le rappresentanze sindacali - nazionali e locali - hanno richiesto l'annullamento dell'atto di cessione in questione;
la situazione è assai allarmante, visto che nella riunione tenutasi a Palazzo Chigi il 16 novembre 2006 e verbalizzata, i vertici della YARA avrebbero illustrato al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dottor Enrico Letta, «le difficoltà del Gruppo per i possibili cambiamenti nelle modalità di approvvigionamento energetico a partire dal 2007» per, poi, dichiarare in occasione di un vertice con le Parti Sociali tenutosi in questi giorni, in una nota ufficiale, notizie ancor più gravi sulle motivazioni del piano di dimissione rispetto a quelle precedentemente divulgate dalla multinazionale scandinava nella predetta riunione del 16 novembre 2006 a Palazzo Chigi, nella quale il preliminare di compravendita della TIC al Gruppo Borgianini venne definito «una soluzione articolata che prevedeva il prolungamento di 5 anni del contratto del gas alle condizioni migliori possibili e l'impegno al prolungamento della attività su Terni, mantenendo lo stesso organico per un periodo di 18 mesi, per permettere la realizzazione degli interventi necessari alla riconversione della fabbrica, operata dagli acquirenti» (fonti Il Messaggero, Il Giornale dell'Umbria e il Corriere dell'Umbria del 21 febbraio 2007);
in relazione a detti annunciati proponimenti, il Sottosegretario alla Presidenza dottor Enrico Letta avrebbe - in una nota di replica alle Istituzioni Umbre diffusa il 16 novembre 2006 - «sottolineato la volontà e l'esigenza del Governo
di mantenere la produzione industriale e i siti produttivi in Italia, sia per motivi sociali e occupazionali, sia per non ridurre l'apparato industriale del paese» ed indi affermato che «il Governo avrebbe assicurato, pertanto, la massima attenzione per la soluzione dei problemi energetici del Gruppo. «In proposito - sempre secondo quanto affermato dal Governo - le iniziative intraprese starebbero già determinando risultati positivi». Il Sottosegretario dottor Letta avrebbe - sempre in detta nota - enunciato, nel contesto della dichiarata condivisione programmatica del Governo del perpetrato piano dismissivo messo in atto dalla proprietaria YARA, peraltro già iniziato a partire dal 1996, «che per quanto concerne le problematiche relative ai singoli siti produttivi, è evidente che esse - vedi il sito di Nera Montoro - devono essere trattate sul territorio dalle parti sociali, stante la vigile attenzione del Governo al mantenimento dei livelli occupazionali e della produzione». Il tutto nell'evidente intento di riversare le connesse gravi problematiche sia di ricaduta occupazionale sia produttiva della Regione Umbria, alle parti sociali ed alle rappresentanze istituzionali locali e, ciò, pur in assenza di preventiva partecipazione alle stesse dell'operazione dismissiva sia di valida giustificazione sotto tutti i profili del piano aziendale di cessione, sia di valide garanzie occupazionali;
ancora più di recente, di fronte all'esplosione dello sdegno delle parti sociali, delle rappresentanze politiche e istituzionali locali, a seguito della diffusione del documento di vendita della TIC sottoscritto da YARA e Gruppo Borgianini da parte della segreteria del dottor Enrico Micheli, il dottor Enrico Letta, chiamato in causa, avrebbe fatto rispondere in data 20 febbraio 2007 dal Dipartimento per lo Sviluppo delle Economie Territoriali della Presidenza del Consiglio, spiegando che «la YARA aveva comunicato il concreto rischio di chiusura degli stabilimenti localizzati in Italia, qualora non fosse stato risolto il problema della fornitura di metano». Da ciò, risulterebbe evidente che solo un passaggio - nelle considerazioni governative - è stato riservato sul problema di Nera Montoro, passaggio in cui, come sopra detto, in precedenza - nel citato comunicato - il dottor Letta aveva demandato le problematiche alle parti sociali ed alle Istituzioni Locali;
a fornire il gas metano a prezzi contenuti avrebbe dovuto essere l'ENI, visto che la multinazionale norvegese si considera fortemente dipendente dalla materia prima per la produzione di ammoniaca, base per la fabbricazione di fertilizzanti ma «gli incontri tra YARA ed ENI non avrebbero prodotto i risultati ipotizzati recita il predetto comunicato - tanto che non è stato siglato né un accordo quinquennale, né è stato possibile ottenere una riduzione del prezzo che oggi è superiore del 40 per cento rispetto al vecchio contratto»;
detto atteggiamento del Governo manifestato in una così importante operazione dismissiva - e di riconversione - del polo industriale TIC-Nera Montoro (Terni) detenuto dalla YARA, dapprima disinvoltamente omissivo, indi manifestamente ostruzionistico, a giudizio dell'interpellante dovrebbe assicurare immediato riscontro a tutti i quesiti ed alle richieste posti dalle parti interessate di cui sopra, sia locali, che politiche che sindacali, ivi incluso un Tavolo Nazionale con i soggetti istituzionali, eventualmente chiamando in causa anche ENI o Enichem;
quanto sopra, anche in considerazione dell'impegno del Ministero dello Sviluppo Economico che, rispetto alla volontà di YARA di procedere alla chiusura della produzione di nitrato di calcio, avrebbe previsto di riconvocare il Tavolo con le Istituzioni, i sindacati nazionali e locali e l'Osservatorio Nazionale della Chimica per valutare tutte le iniziative utili a salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento di Nera Montoro; invece, nella disinformazione generale, viene messa a segno un'operazione, secondo l'interpellante improvvida e ingiustificata, dalla multinazionale YARA che, dopo aver conseguito con stenti guadagni negli ultimi
esercizi, aver usufruito delle tariffe agevolate per l'energia ed aver acquisito il sito produttivo a prezzi vantaggiosi, non esita a liquidare sic et simpliciter una realtà produttiva che impegna circa 80 dipendenti, depauperando la regione Umbria da proficue presenze produttive -:
se intenda dare adeguate motivazioni all'operazione dismissiva della YARA dello stabilimento TIC di Nera Montoro e della mancata previa informativa alle parti interessate e se sia consapevole del forte rischio di un oggettivo disimpegno del sito e di un percorso che potrebbe portare alla chiusura dello stabilimento e ciò sia con gravi ricadute occupazionali sia privando l'economia e la produzione territoriale umbra di un importante - ed ennesimo - sito produttivo;
se valuti necessaria la convocazione di un Tavolo Nazionale alla presenza del Governo, delle Istituzioni Locali, delle rappresentanze sindacali e della YARA per affrontare e risolvere adeguatamente la situazione.
(2-00387) «Luciano Rossi».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'Ordine Mauriziano, posto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è ente di diritto pubblico, previsto dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, per il quale la legge speciale 15 novembre 1962 n. 1596, approvata in attuazione della citata disposizione costituzionale, ha definito organi di Governo, fini istituzionali, rapporti con le Amministrazioni Centrali dello Stato e modalità di funzionamento;
le successive leggi di riforma sanitaria, a partire dalla legge n. 833 del 1978, hanno sempre ribadito la natura pubblica dell'Ente, la collocazione nell'ambito della sanità pubblica degli ospedali mauriziani, nonché la natura obbligatoria del rapporto convenzionale da parte della Regione Piemonte;
numerose sentenze del Consiglio di Stato hanno riaffermato, nel corso degli anni, la rilevanza pubblica e la unitarietà dell'Ente, pur nella pluralità dei compiti affidati, garantendo all'Ordine Mauriziano una tutela derivante dalla configurazione costituzionale e dal ruolo di Alto Patronato esercitato dalla Presidenza della Repubblica;
a partire dal 1999, l'Ordine Mauriziano ha attraversato una complessa e pesante situazione finanziaria, derivante sia dagli insufficienti rimborsi, operati dalla Regione Piemonte, a fronte delle prestazioni sanitarie erogate dagli ospedali dell'Ente sia dalla mancata sottoscrizione, sempre da parte della Regione Piemonte, della convenzione, peraltro già deliberata dalla Regione stessa, che avrebbe dovuto regolare in modo corretto i rapporti finanziari tra le due Istituzioni;
l'Ordine Mauriziano è stato commissariato, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 settembre 2002, in considerazione del grave stato di disavanzo finanziario riscontrato a seguito di ispezione disposta dal Ministero dell'interno ed è stata nominata Commissario straordinario la Prefetto A. Maria D'Ascenzo, già responsabile del Dipartimento del Ministero dell'Interno preposto alla vigilanza e tutela dell'Ordine;
la legge 21 gennaio 2005 n. 4 ha sostanzialmente congelato l'Ordine, costituendo una Fondazione Ordine Mauriziano con il compito esclusivo di alienare l'ingente patrimonio dell'Ente per onorare gli impegni con i creditori ed attualmente il prefetto D'Ascenzo è ancora Commissario dell'Ordine, ente di fatto svuotato dalle sue funzioni, ed in quanto tale Commissaria della Fondazione;
recenti sentenze della Corte dei conti hanno in realtà chiarito tutta la vicenda, iniziata con lo strangolamento finanziario dell'Ordine, ed hanno dato ampiamente
ragione agli amministratori dell'Ordine Mauriziano, che da sempre indicavano la responsabilità della Regione Piemonte per il disavanzo per effetto dei mancati trasferimenti regionali di risorse a rimborso dell'attività sanitaria erogata dagli ospedali mauriziani;
la prima sentenza/ordinanza del 1o settembre 2005 n. 223, in particolare ha dimostrato come fosse senza fondamento il Commissariamento ed ha sancito che:
1) l'Ordine Mauriziano è Ente pubblico, a differenza di quanto sostenuto dalla precedente amministrazione regionale per giustificare le illegittime riduzioni apportate ai rimborsi dovuti per l'attività sanitaria esercitata dagli ospedali dell'Ente;
2) la precedente amministrazione regionale ha illegittimamente ridotto il rimborso annuale per l'attività sanitaria degli ospedali mauriziani, equiparati, dal 1999, alle case di cura private determinando conseguentemente il grave sbilancio finanziario dell'Ente;
3) l'Ordine Mauriziano, negli anni 1997-2002, a differenza di quanto sostenuto dalla Regione, dagli Ispettori e dal Commissario Straordinario, ha attivato servizi (Oncologia, Cardiochirurgia, Riabilitazione), inseriti a pieno titolo nella programmazione regionale e per i quali esistevano precisi atti di autorizzazione e di impegno finanziario della stessa istituzione regionale;
4) gli ospedali Mauriziani conseguentemente fanno parte, da sempre, e comunque a decorrere dalla stipula della prima convenzione con la Regione Piemonte (1984), della rete ospedaliera regionale pubblica e la loro attività è sempre stata inserita nella programmazione regionale;
la seconda sentenza del 29 dicembre 2006, n. 320, conferma tutte le decisioni assunte nella prima ed assolve definitivamente gli amministratori dell'Ordine Mauriziano. In particolare:
1) smentisce definitivamente l'assunto degli Ispettori e del Commissario straordinario circa il numero delle assunzioni effettuate dall'Ordine negli anni considerati; a fronte delle presunte 925 assunzioni, gli accertamenti della Corte dei conti, avvenuti su inconfutabili prove documentali, hanno consentito di stabilire che esse sono state in numero di 118 (di cui 103 per il Centro Oncologico di Candiolo);
2) smentisce l'assunto degli Ispettori e del Commissario sulle autorizzazioni ministeriali, precisando inconfutabilmente che gli amministratori dell'Ente hanno sempre correttamente trasmesso i documenti riguardanti gli ampliamenti di pianta organica ai ministeri competenti;
3) sostiene che bene fecero gli amministratori dell'Ente ad adoperarsi per l'attivazione dei nuovi servizi, tutti regolarmente autorizzati dalla regione Piemonte, in quanto questi hanno portato un notevole miglioramento della sanità piemontese ed una importante risposta ai bisogni di salute dei cittadini della Regione, essendo mirati a coprire carenze precedenti;
nonostante le due citate sentenze, il Commissariamento dell'Ente, in corso da quattro anni e mezzo, durata che forse non ha eguali nella pubblica Amministrazione, prosegue e nel frattempo risulta siano state dismesse, in contrasto con i dettami costituzionali, attività istituzionali e sia venuta ad aggravarsi considerevolmente la situazione debitoria;
si consideri che il Commissario straordinario, firmando il 17 novembre 2003 un Protocollo d'intesa con la regione Piemonte, accettò di ritirare i ricorsi e accettò la somma di 50 milioni di euro, che oggi, alla luce delle sopraccitate sentenze della Corte dei conti, appare immensamente al di sotto del dovuto;
l'attività sanitaria erogata dalla principale Struttura ospedaliera mauriziana, l'ospedale Umberto I di Torino, è stata progressivamente dequalificata dalla gestione commissariale, creando un grave danno per la città di Torino, se si considera
che le tabelle ufficiali del ministero della salute collocavano nell'anno 2002 l'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino al secondo posto in Italia per qualità e complessità di cure;
se, sulla base degli atti depositati presso il ministero, risulti in base a quali elementi od atti amministrativi il Ministro dell'interno dell'epoca abbia deciso prima l'avvio di un'indagine ispettorile presso l'Ente e poi la proposta di commissariamento dell'Ordine e quale effetto abbiano avuto le conclusioni degli ispettori, nella relazione resa all'allora Ministro dell'interno, nel determinare il Commissariamento dell'Ente;
come la relazione stessa debba oggi essere valutata, alla luce delle citate sentenze della Corte dei conti, in particolare con riferimento alla accertata esistenza di autorizzazioni regionali all'avvio di nuovi servizi sanitari;
quale sia la situazione finanziaria dell'Ente, conseguente alla gestione commissariale, e quale sia la situazione finanziaria della gestione della Fondazione Ordine Mauriziano;
quali provvedimenti si intendano assumere onde far cessare la gestione Commissariale, che non ha certamente operato per il risanamento dell'Ente, come invece avrebbe dovuto fare in attuazione del mandato contenuto nel decreto di nomina del settembre 2002;
quali provvedimenti si intendano assumere circa la costituzione, ai sensi della legge n. 4 del 2005) degli organi della Fondazione Mauriziana e cosa si intenda prevedere in prospettiva per l'Ordine Mauriziano, Ente peraltro mantenuto in vita dalla citata legge.
(2-00388)
«Violante, Barbi, Bellillo, Buemi, Calgaro, Cardano, Chianale, Di Salvo, Fiorio, Giulietti, Lovelli, Lucà, Marcenaro, Marino, Giorgio Merlo, Provera, Rampi, Trepiccione, Leddi Maiola, Crapolicchio».
Interrogazione a risposta orale:
CICCIOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito di un procedimento penale che vede indagati in concorso il Dirigente la struttura della Regione Marche che si occupa di caccia ed il Funzionario titolare dei connessi procedimenti amministrativi emerge, dall'esame degli atti al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, che l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica abbia espresso per iscritto al WWF Italia, Associazione Ambientalista con Sede Nazionale in Roma, Via Po 25/C, proprie valutazioni nei riguardi di una delibera della Giunta della Regione Marche;
detta delibera è al vaglio del Giudice Amministrativo, territorialmente competente, per richiesta sospensione dell'efficacia dell'atto avanzata dalla citata Associazione Ambientalista;
l'udienza per la discussione dell'istanza cautelare è fissata per la Camera di Consiglio del 7 novembre 2006 e il documento, redatto dall'INFS per conto del WWF Italia, reca data del 6 ottobre 2006;
alla luce delle notate circostanza e a prescindere dal concreto utilizzo del cennato documento, in sede processuale, dagli esiti del giudizio pendente, dalle valutazioni espresse dall'INFS e, più in generale, dal contenuto del documento medesimo -:
se corrisponda a verità il fatto che l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica abbia indirizzato una nota, di data 6 novembre 2006, al WWF Italia nel contesto della quale vengono espresse valutazioni in merito alla delibera della Giunta Regionale delle Marche n. 1122 del 2006;
se la redazione e la produzione di detta nota non costituisca violazione dei compiti e delle finalità istituzionali assegnate dalla legge e dallo statuto all'organismo predetto a mente dei quali l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica esprime pareri tecnico-scientifici unicamente nei riguardi dello Stato, delle Regioni e delle
Province Autonome oltre che nei confronti degli Organi gestori delle Aree Protette: figure quest'ultime tra le quali non è dato annoverare una associazione ambientalista peraltro parte di un contenzioso amministrativo con la Regione Marche e peraltro in occasione di una fase processuale che si sarebbe tenuta, come poi in effetti si è tenuta, il giorno seguente la stesura della nota;
se, più in generale, alla luce delle considerazioni che precedono, l'Istituto nazionale per la Fauna Selvatica, all'epoca dei fatti narrati alle strette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non sia incorso nel classico sviamento di potere con ciò gravemente compromettendo quel ruolo di Organismo Scientifico super partes che la legge in materia gli assegna.
(3-00675)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANTONIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2007 al fine di porre in essere interventi di ricostruzione nelle zone della regione Molise e della Provincia di Foggia colpite dal sisma 2002 prevede uno stanziamento di 85 milioni di euro per l'anno in corso e di 35 per i due anni successivi;
i fenomeni sismici del 2002 interessarono fortemente l'intero territorio della Capitanata e con particolare intensità alcuni comuni dell'Appennino Dauno Settentrionale i quali subirono danni infrastrutturali consistenti;
dei fondi previsti per gli interventi di ricostruzione solo l'8 per cento è stato destinato ai Comuni della Provincia di Foggia e la rimanente parte ai Comuni del Molise;
da una attenta e puntuale stima dei danni prodottisi in Capitanata, effettuata dagli enti interessati, emerge una situazione di disagio diffusa;
le giuste rivendicazioni degli amministratori locali dei Comuni calamitati non trovano ristoro nello stanziamento di somme, spesso, inadeguate a far fronte al grave danneggiamento delle strutture inagibili a causa del sisma -:
quali iniziative anche normative intenda porre in essere al fine di far fronte alla situazione di grave disagio sopra descritta e se non ritenga di dover provvedere a reperire somme ulteriori, disponibili per eventi calamitosi, o se in subordine non ritenga di poter rimodulare almeno per il 2007, salvo poi prevedere un recupero per gli anni successivi anche per il Molise, le somme previste per gli interventi di cui sopra anche al fine di riconoscere alla provincia di Foggia sufficienti risorse commisurate ai danni subiti.
(4-02693)
CICU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della difesa, con il decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 17-IV serie speciale del 2 marzo 2004, ha bandito un concorso, per titoli ed esami, per l'ammissione di complessivi 240 (duecentoquaranta) giovani ai corsi Allievi Ufficiali in ferma prefissata (A.U.F.P.) della Marina, per il conseguimento della nomina a Sottotenente di Vascello/Guardiamarina in ferma prefissata, Ausiliario dei ruoli normali e speciali dei vari Corpi della Marina, anno 2004-V concorso (A.U.F.P.) -:
quali siano gli intendimenti su una possibile rafferma di questi Ufficiali, che dopo 30 (trenta) mesi di onorato servizio, con scadenza il 6 marzo 2007, si troverebbero a lasciare la Marina Militare infoltendo la schiera dei disoccupati, e ciò anche in considerazione del fatto che nei precedenti quattro concorsi, gli Allievi Ufficiali (A.U.F.P.) sono stati tutti ulteriormente raffermati.
(4-02698)
BENEDETTI VALENTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sono ancora pesanti gli effetti negativi sull'economia dell'area Terni-Narni di
operazioni, nel settore dell'industria chimica, per cui passaggi di proprietà, in presenza di situazioni di crisi, si sono risolti in rovinose dismissioni;
da tempo vi è il massimo allarme per le difficoltà dello stabilimento chimico TIC (Nuova Terni Industrie Chimiche di Nera Montoro), dal quale manifesta propensione a disimpegnarsi la proprietaria multinazionale norvegese Yara, controllata dalla Norsk Hydro;
tutti gli ambienti politici, amministrativi, sindacali, sono in fibrillazione per essere venuti a conoscenza di un accordo negoziale, maturato con l'intervento ed anzi alla presenza di esponenti del Governo nazionale, con particolare riferimento a Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, per il passaggio di mano dell'azienda, sulla base di genericissimi indicatori di progetti, nella più completa inconsapevolezza dei lavoratori, delle loro organizzazioni, degli Enti Locali e della Regione Umbria;
è di tutta evidenza che la vicenda, in un'area già funestata da penalizzazioni economiche rilevantissime, doveva e deve essere invece gestita con il massimo della prudenza e della trasparenza, per salvaguardare il settore produttivo, l'occupazione locale, le non poche attività indotte, mentre sarebbe assurdo, per non dire vergognoso, che faide e rivalità interne al Governo nazionale si esercitassero, con effetti devastanti, su materie delicatissime come quelle del lavoro e dell'occupazione -:
quale sia stata la logica e quali le modalità di partecipazione, del Governo, suoi esponenti, in particolare Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, alle trattative e al riferito accordo del 16 novembre 2006, avente ad oggetto la TIC di Nera Montoro;
quali siano state le previe consultazioni sull'argomento all'interno del Governo, tra i vari Sottosegretari alla Presidenza; se vi sia stato e vi sia consenso tra i medesimi al riguardo e quale in definitiva sia la linea d'azione del Governo;
se vi sia stata consultazione, ed oggi vi sia e in che termini, con la Regione Umbria, gli Enti locali di Narni e Terni, i Sindacati ed altre espressioni degli interessi generali delle comunità locali;
quali interventi oggettivi, seri, coordinati, stia svolgendo il Governo per intervenire positivamente sulla crisi dell'industria chimica TIC, assicurando, alternativamente, il rilancio da parte dell'attuale gruppo proprietario oppure il trasferimento a gruppo imprenditoriale realmente dedito ed idoneo alla reimpostazione produttiva, fermo restando il coinvolgimento del gruppo ENI.
(4-02708)