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Allegato B
Seduta n. 114 del 22/2/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha deciso di togliere tutte le truppe precedentemente stanziate in Irak e lo sgombero è già avvenuto da qualche mese;
numerose organizzazioni umanitarie italiane operano ancora in Irak con la necessità di essere protette sia dai rischi di attentati che da quello di rapimenti -:
quali organizzazioni italiane, siano operative in Irak e dove siano dislocate;
quale sia il numero delle persone di nazionalità italiana che attualmente operano in Irak;
quali siano le garanzie di sicurezza per i nostri operatori e se vi siano truppe adibite alla loro protezione e in caso affermativo, di quale nazionalità.
(4-02697)
ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal settembre del 2005 ad oggi, le condizioni di sicurezza in Iraq sono gravemente peggiorate;
secondo quanto afferma il rapporto delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani del 16 gennaio 2007, più di 34.000 civili sono stati uccisi in Iraq nel 2006: anche se in numero leggermente inferiore a quello dei due mesi precedenti, circa 6.400 civili iracheni sono stati uccisi tra novembre e dicembre 2006, a causa di stragi violente ed indiscriminate, lotte tra fazioni, esecuzioni illegali che sono continuate in modo incontrollato con l'impunità per i responsabili;
la situazione complessiva è caratterizzata da un'estrema violenza in Iraq centrale e da una significativa instabilità nel sud del paese che favorisce diffuse e mirate violazioni dei diritti umani ai danni soprattutto delle minoranze religiose. Tensioni di tipo settario sono notevolmente aumentate dopo il bombardamento di Samarra avvenuto lo scorso febbraio, portando all'uccisione mirata di migliaia di iracheni e a un protratto e massiccio spostamento di popolazione;
si stima che oggi un iracheno su otto sia sfollato;
recentemente, l'UNHCR ha emesso un documento sulla necessità di protezione degli iracheni al di fuori dell'Iraq;
tra le circa 40 nazionalità dei richiedenti asilo nei paesi europei nella prima metà del 2006, l'Iraq si è attestato al primo posto con più di 8.100 domande. Inoltre le statistiche pervenute da 36 paesi industrializzati per lo stesso periodo mostrano un aumento del 50 per cento nelle domande di asilo presentate da iracheni rispetto ai primi sei mesi dell'anno precedente;
per quanto riguarda i paesi limitrofi all'Iraq, vi sono da 500.000 a 1 milione di iracheni in Siria; più di 700.000 in Giordania; da 20.000 a 80.000 in Egitto e più di 40.000 in Libano, mentre il numero di iracheni presenti in Turchia è sconosciuto;
questi paesi si trovano in grave difficoltà nell'accogliere tale esodo e spesso non sono in grado di fornire a questi rifugiati nemmeno i beni di prima necessità. Ad esempio, in Siria circa il 30 per cento dei bambini iracheni non va a scuola, il 4 per cento degli iracheni è disabile e più del 10 per cento delle famiglie irachene è mantenuta dalle donne;
secondo la stima dell'UN dall'invasione USA del 2003, circa un milione di iracheni ha dovuto lasciare il proprio paese in questo lungo e silenzioso esodo; per il 40 per cento erano cristiani, nonostante questa minoranza religiosa rappresenti solo il 3 per cento della popolazione irachena;
la minoranza religiosa dei cristiani iracheni (caldei) è stata dimezzata dalle ragioni della guerra dal 1991 ad oggi, passando da circa un milione a meno di 400.000; trenta chiese sono state distrutte e ogni giorno cristiani vengono rapiti, aggrediti e uccisi;
il rischio è che questa vera e propria diaspora cristiana porti 2.000 anni di storia Assiro-Caldea in Iraq alla fine;
dopo il nord Iraq la prima meta per chi scappa è proprio la Siria. Qui, secondo ultime stime del ministero siriano dell'iterno, in tutto dal 2003 sono stati ammessi 750 mila iracheni. Di questi circa 40 mila sono cristiani, divisi tra Damasco e Aleppo;
sempre secondo l'UNHCR, i profughi iracheni in Giordania sono circa 500 mila e negli ultimi mesi il flusso è di 1.000 al giorno. Solo nel 2006 sono 45 mila i cristiani iracheni entrati nel Paese;
spesso, arrivati in questi paesi, prima di ricevere lo status di rifugiato si aspettano anni. Queste persone vivono in questo limbo per un tempo che va da uno a undici anni, in attesa di emigrare verso altri Paesi, senza diritto a lavorare, privi di assistenza sanitaria, né diritto allo studio e sono costretti a risiedere dove decide il governo, spesso in luoghi dove non possono ricevere assistenza pastorale;
la situazione peggiore è in Turchia: i rifugiati si trovano in un paese del quale
non capiscono la lingua e vengono sempre spediti a vivere la loro attesa di cui sopra, in luoghi come Isparta e Burdur dove non esistono chiese -:
se il Governo sia a conoscenza di questa drammatica situazione e, nello specifico, della diaspora cristiana di cui sopra;
se il Governo non ritenga giusto adoperarsi nei modi e nei tempi che gli sono consoni, affinché la pratica per il riconoscimento dello status di rifugiato sia più veloce, almeno nel nostro paese, evitando di aggravare la condizione già tragica dei perseguitati che hanno dovuto fuggire dal proprio;
se il Governo, alla luce di queste gravi condizioni di violazioni dei diritti umani, non voglia accordare ai richiedenti asilo iracheni lo status di rifugiato ai sensi della Convenzione sui Rifugiati del 1951, come recentemente raccomandato dall'UNHCR, e, in caso contrario, se non ritenga necessario comunque accordare loro una forma di protezione sussidiaria;
se il Governo non ritenga necessario evitare il rimpatrio coattivo degli iracheni provenienti dalle aree più a rischio (centro e sud) finché non sarà ripristinato un sostanziale miglioramento della sicurezza e dei diritti umani nel paese;
se il Governo, come raccomandato all'UNHCR non intenda evitare il rimpatrio nei tre Governatorati del nord di persone che non siano originarie di quelle regioni, e voglia valutare secondo i criteri sanciti dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951, tenendo conto dei requisiti individuali della domanda, le domande di asilo degli iracheni provenienti dal nord.
(4-02700)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la difficile situazione in Iraq ha avuto come conseguenza collaterale che molti iracheni hanno dovuto lasciare la propria residenza sia per sfuggire ad atti di guerra o di guerriglia sia perché hanno avuto distrutto le proprie abitazioni o luoghi di lavoro o per semplicemente sfuggire ai conflitti inter-religiosi che dividono il mondo islamico ed iracheno in particolare;
tale massa di profughi ha raggiunto soprattutto la Giordania e la Siria, in un numero che risulta imprecisato ma sicuramente di centinaia di migliaia di persone;
solo in Giordania fonti attendibili dell'UNHCR riportano la cifra di un minimo di 500.000 persone tra cui almeno 45.000 cristiani fuggiti dall'Iraq mentre in Siria dovrebbero esserci circa 700.000 profughi, dei quali 40.000 cristiani;
la situazione di questi profughi é molto difficile per le comprensibili difficoltà materiali, logistiche e anche di riconoscimento del proprio status che non, sempre riesce ad essere certificato per le vicende belliche -:
quali iniziative abbia intrapreso od abbia in animo di intraprendere il Governo italiano per l'assistenza a questi profughi, attraverso quali Enti o ONG e più in generale se sia stato avviato un qualche programma di assistenza umanitaria.
(4-02707)