Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 114 del 22/2/2007
...
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
domenica 18 febbraio 2007 si è verificata l'ennesima fuga di clandestini dal Centro di permanenza temporanea di Bologna. Una ventina di clandestini hanno inscenato una richiesta di intervento di soccorritori per un malore di uno di loro e sono riusciti a sfondare un cancello di recinzione;
nonostante l'intervento delle forze dell'ordine che sono riuscite a bloccare alcuni dei fuggitivi alla fine si sono sottratti al trattenimento nel centro di permanenza ben dodici immigrati clandestini, lasciando un carabiniere contuso a seguito degli scontri;
i fatti sopra descritti fanno seguito ad un'altra evasione avvenuta la settimana precedente, allorché alcuni clandestini hanno sfondato una grata posta sul tetto della camerata, riuscendo a fuggire dopo essersi nascosti dietro i cassonetti dell'immondizia posti sul piazzale della caserma Chiarini;
nonostante la situazione di allarme determinata dalla frequenza di fatti come quelli illustrati, il Governo non pare intenzionato a porre un freno al fenomeno, ma anzi le misure ventilate si muovono in una direzione opposta;
risulta infatti che il governo abbia intenzione di chiudere, a breve, quattro
centri di permanenza tra i quali quello di Bologna, teatro dei fatti di cui sopra, ed i centri di Brindisi, Ragusa e Torino;
la presenza di immigrati clandestini nel nostro Paese sembra destinata ad aumentare in considerazione del fatto che il Governo italiano ha manifestato l'intenzione di giungere, sulla scorta delle risultanze dell'indagine condotta sui Centri di permanenza temporanea dalla Commissione De Mistura, ad un superamento di queste strutture, passando attraverso un graduale svuotamento di tutte quelle categorie di persone per le quali si ritiene non ci sia più necessità di mantenere il trattenimento;
il trattenimento nei centri di permanenza temporanea, secondo la Commissione De Mistura, dovrebbe ridursi ai soli clandestini definiti «irriducibili», che ostacolano la propria identificazione o rifiutino l'offerta del rimpatrio assistito;
a fronte dei fatti sopra illustrati e della situazione di allarme sull'immigrazione clandestina, della quale le cronache ci forniscono quotidiana testimonianza, le iniziative del Governo, sulla riforma della disciplina dei permessi di soggiorno, della cittadinanza e sui flussi di ingresso, si muovono in una direzione opposta a quella del contrasto all'immigrazione clandestina, soprattutto se si ritenesse di dare seguito agli orientamenti espressi dalla Commissione De Mistura, per ciò che attiene ai CPT -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra illustrati e quali siano le iniziative che intenda assumere in ordine ai centri di permanenza temporanea attualmente esistenti e più in generale per il contrasto dell'immigrazione clandestina.
(4-02702)
LO MONTE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
la LELAT (Lega Lotta Aids e Tossicodipendenza) è un'associazione di volontariato che opera a Messina, impegnata dal 1990 nell'assistenza alle persone tossicodipendenti e in attività di prevenzione rivolte ad adolescenti e giovani;
dopo anni di attesa, il Comune di Messina aveva finalmente trovato un edificio da adibire a sede dell'associazione e, in particolare, della sua comunità terapeutica per il recupero di persone tossicodipendenti;
volontari, operatori, genitori, bambini e cittadini vari si erano dati appuntamento davanti all'ex scuola Carlo Meo, da tempo abbandonata, che avrebbe dovuto accogliere le attività dell'organizzazione: 1900 mq un po' malmessi, ma con impianto elettrico e anti-incendio a norma. La strutturà si trova nel quartiere Gazzi, nella zona della baraccopoli Mangialupi, una sfilza di alloggi in ethernit, lamiera e muratura considerati ad alta infiltrazione mafiosa;
la gioia dei volontari si è trasformata in sgomento al momento di entrare nella ex scuola: tutti gli infissi divelti e distrutti, impianto elettrico e anti-incendio danneggiati, appiccato il fuoco agli oggetti contenuti nella struttura;
la malavita ha dato così il suo benvenuto a un'associazione che ha subito ben sette attentati in tre anni, perché mai si è sottomessa alle richieste dei dan. E i mafiosi hanno anche lasciato macabri segni del loro passaggio: nelle stanze sono stati trovati cani impiccati - a cui è stato anche dato fuoco - e crocifissi appesi alle finestre;
nemmeno il tempo di riparare i danni e ricominciare il lavoro che degli sconosciuti si sono introdotti nottetempo nella comunità terapeutica per tossicodipendenti rubando tutto quello che era possibile trafugare (i viveri, gli articoli di cancelleria, un trattore) e devastando tutto il resto (porte, cassetti, armadietti, eccetera). È stato anche bruciato il pullmino della comunità;
la ragione di questi episodi di aggressione e minaccia va ricercata nel fatto che la presenza sul territorio messinese della comunità terapeutica non è gradita dalla
malavita organizzata, anche in considerazione della assoluta indisponibilità della Lelat ad accettare compromessi e connivenze. Un esempio è l'aver rifiutato quali utenti dei malavitosi - falsi tossicodipendenti - che avrebbero voluto usare la comunità come paravento per i propri traffici illeciti;
dopo l'ennesimo atto di violenza la città di Messina ha risposto con molta generosità fornendo quasi tutto il materiale per la ricostruzione e, dopo un anno di intenso lavoro si è potuta inaugurare la nuova sede ma le continue minacce mafiose hanno sortito un effetto inatteso: un drastico calo delle presenze dei giovani in comunità;
nonostante nell'ultimo anno vi sia stato un aumento delle presenze, si riscontra un calo delle rette a fronte di una presenza di operatori che nel tempo è rimasta invariata facendo sì che si venissero ad accumulare i primi debiti;
a ciò si aggiunge il fatto che l'Azienda A.S.L. non versa quanto dovuto dallo scorso giugno, i dipendenti non vengono pagati da 6 mesi e l'Ente Riscossione tributi ha iniziato ad inviare lettere di sequestro dei pochi beni posseduti dalla comunità la quale avendo esaurito il fido bancario non è più in grado di fornire ai ragazzi in cura i pasti giornalieri;
inoltre la Regione Sicilia non ha finanziato neanche un progetto presentato con la Legge n. 309 del 1990 così come la Provincia ed il Comune di Messina costringendo la comunità a sospendere i servizi relativi ai tossicodipendenti lavoratori, agli alcolisti e ai cocainomani e portando la struttura ad un indebitamento di circa 90.000 euro -:
quali provvedimenti i Ministri interrogati abbiano intenzione di intraprendere affinché la comunità LELAT possa continuare le opere di solidarietà e i servizi a favore dei giovani in difficoltà ridando in tal modo una speranza a tutte quelle famiglie che vivono il disagio e l'angoscia della tossicodipendenza.
(4-02706)
PORETTI, BELTRANDI, CAPEZZONE, D'ELIA, MELLANO e TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica italiana all'articolo 123 prevede il diritto dei cittadini: «di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione»;
tale norma costituzionale è recepita dallo Statuto della Regione Umbria all'articolo 22: «La Regione riconosce il referendum quale istituto di democrazia partecipativa e ne favorisce l'utilizzazione»;
il 14 settembre 2004 un comitato di cittadini umbri ha depositato un quesito referendario regionale per l'abrogazione dell'articolo 1 della legge regionale n. 15/72, avente per oggetto: «Indennità ai Consiglieri regionali», corredato delle necessarie firme tutte debitamente autenticate;
il 27 gennaio 2005 con decreto n. 12 la Presidente della giunta regionale dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, ha convocato i comizi elettorali referendari per il 5 giugno 2005, poi sospesi dalla stessa il 30 marzo 2005 con delibera n. 605 della giunta regionale, per concomitanza con le elezioni regionali;
l'11 ottobre 2005 con decreto n. 270 la Presidente Lorenzetti ha nuovamente convocato i comizi elettorali referendari per l'11 giugno 2006, poi sospesi con decreto del 7 aprile 2006 dal Presidente della Corte d'Appello di Perugia, per concomitanza con le elezioni parlamentari;
il 13 dicembre 2006 con decreto n. 229 la Presidente Maria Rita Lorenzetti ha riconvocato i comizi elettorali referendari per il 10 giugno 2007. Esistono forti timori che il referendum venga rinviato nuovamente per concomitanza con le elezioni comunali di Deruta e Todi, così da impedire ancora una volta ai cittadini umbri l'esercizio democratico dei loro diritti costituzionali;
il mancato svolgimento di referendum popolari regionali in Umbria si è
verificato già in altre occasioni: nel 1990 il referendum contro le centrali a carbone per successivi rinvii fino alla modifica del Piano energetico regionale), in tempi più recenti il referendum per l'abrogazione dei Consorzi di bonifica (per successivi rinvii fino alla modifica dello statuto regionale che al comma 2 dell'articolo 24 esclude dalle possibili richieste referendarie le leggi di governo del territorio), nonché quello recentissimo sullo statuto regionale (per impossibilità del Comitato referendario di raccogliere firme su moduli dichiarati inammissibili dal Consiglio di Stato ma mai rettificati dagli uffici regionali competenti);
tali continui rinvii siano motivati da un'errata interpretazione del comma 2 dell'articolo 9 della legge regionale n. 22 del 4 luglio 1997, laddove afferma «il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto della pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali per lo svolgimento di elezioni politiche, nazionali o amministrative nel primo semestre dell'anno». Infatti risulta evidente come lo spirito e la lettera della legge intendono elezioni nazionali, politiche o amministrative (generali), interessanti cioè l'intero collegio regionale; non è evidentemente pensabile il rinvio di un referendum regionale per elezioni parziali su di un unico collegio o su un solo o comunque solo alcuni comuni della regione Umbria;
come soprattutto alla luce dell'articolo 22 dello statuto: «La Regione ... ne favorisce l'utilizzazione» è d'obbligo un'interpretazione favorevole allo svolgimento referendario, o quanto meno l'utilizzo da parte della Presidente Lorenzetti degli strumenti forniti dal comma 5 dell'articolo 9 della legge regionale 22/97: «Nell'ipotesi di sospensione del referendum già indetto ... il Presidente della giunta regionale ... può fissare la nuova data di convocazione in una domenica compresa tra il 1o ottobre ed il 15 novembre dello stesso anno»;
come invece, l'interpretazione restrittiva della Presidente Lorenzetti e dello stesso Presidente della Corte d'Appello di Perugia, rende nei fatti impossibile l'attuazione del disposto costituzionale e soprattutto dell'articolo 22 dello statuto e come la loro ostinazione a non «favorire l'utilizzazione» dello strumento referendario, viola sia lo spirito, che la lettera della Costituzione, dello statuto e della legge regionale. È evidente infatti come ogni anno vi è in Umbria come in qualunque altra regione italiana una qualche elezione parziale: comunale od altro -:
se non intenda adottare iniziative normative di rango costituzionale per chiarire i requisiti minimi ai quali deve conformarsi l'autonomia statutaria e normativa delle regioni nel disciplinare l'esercizio del referendum regionale, a garanzia di un diritto politico fondamentale dei cittadini.
(4-02713)