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Allegato B
Seduta n. 119 del 5/3/2007
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale di Reggio Emilia, il giorno lunedì 26 febbraio 2007, ha riportato la notizia di quanto accaduto a Castelnuovo Monti (Reggio Emilia) nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2007, quando un albanese di nome Shkelzen Cani, di anni ventiquattro, ha tentato di uccidere due operai italiani a seguito di un diverbio verbale scoppiato in un pub della cittadina montana;
in base a notizie raccolte, risulta che l'aggressore albanese non sia nuovo a questo tipo di azioni violente, in quanto già il 17 dicembre 2004 aveva tentato di uccidere un suo connazionale di 23 anni a seguito di una lite scoppiata in un cantiere di lavoro, vicenda che ha portato alla sua condanna alla reclusione di quattro anni e mezzo;
il recente provvedimento di indulto ha portato alla scarcerazione del recluso, il quale, a seguito del più recente episodio, è adesso ricercato a livello nazionale per tentato duplice omicidio;
sono evidenti i danni provocati dall'indulto adottato con legge n. 241 del 2006, anche in ragione dell'alto tasso di reiterazione del reato da parte di coloro che hanno usufruito del provvedimento di clemenza, circostanza che conferma come il provvedimento si caratterizzi per aver provocato un aumento dell'insicurezza sociale e della criminalità -:
quali siano gli intendimenti del Ministro della giustizia onde ristabilire nel nostro Paese il principio di certezza della pena, reso più fragile anche a seguito di un provvedimento che ogni giorno, visto l'alto tasso di recidiva fra i soggetti che ne hanno beneficiato, dimostra il suo esito fallimentare e contribuisce ad aumentare il senso di impunità dei criminali.
(3-00687)
Interrogazione a risposta scritta:
COMPAGNON. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'attività del tribunale di Pordenone è oramai vicina al collasso: carenza di risorse umane e finanziarie contraddistinguono l'attività, mentre crescono i carichi di lavoro;
su sessantacinque addetti previsti in organico - tra Pordenone e la sede distaccata di San Vito al Tagliamento - ne mancano di fatto una quindicina, considerati anche gli impiegati destinati agli uffici del distretto;
il personale è spesso costretto a lavorare il doppio, visto che deve svolgere anche il compito del collega andato in pensione e mai rimpiazzato;
minori risorse significano ovviamente tempi più lunghi per la macchina giudiziaria e ciò comporta inevitabilmente ritardi per i cittadini con processi più lunghi;
meno soldi, vuol dire anche l'impossibilità di acquistare i libri per l'aggiornamento che poi finiscono nella biblioteca del Tribunale, o la necessità di tagliare gli abbonamenti alle riviste del settore; problematiche alle quali spesso ovviano gli stessi magistrati acquistando di tasca propria libri e riviste;
si ricorda, inoltre che il Tribunale non è solo «processi», ma anche: liste elettorali, referendum, contabilità, successioni, registri imprese, ammortamenti di libretti bancari; un lungo elenco di compiti che devono essere svolti, diligentemente, da un organico già ridotto «all'osso»;
a questo punto il tribunale teme di non poter garantire l'esercizio della giustizia, né l'espletamento delle pratiche di cancelleria -:
se il Governo intenda provvedere a sanare la grave situazione creatasi al fine di consentire il normale svolgimento del lavoro del Tribunale di Pordenone al servizio della cittadinanza.
(4-02795)