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Allegato B
Seduta n. 126 del 14/3/2007
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta scritta:
CARBONELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la situazione dell'Alenia spa Aeronavali di Brindisi continua a suscitare profonde
preoccupazioni tra i lavoratori e la comunità brindisina;
a seguito di recenti incontri tra la Direzione di Alenia spa e le organizzazioni sindacali, per la presentazione del piano industriale, tali preoccupazioni risultano ancor più accentuate soprattutto per il futuro dell'Azienda di Brindisi;
l'azionista di riferimento, Finmeccanica, ha proceduto alla ricapitalizzazione di Alenia Aeronavali, con circa 70 milioni di euro, per ripianare i debiti accumulatisi negli ultimi 3 anni di gestione;
sulla base del piano industriale presentato, risultante privo di scelte strutturali, è facile prevedere ulteriori pesanti perdite nei prossimi anni;
le prevedibili conseguenze derivano da una scarsa capacità competitiva di Alenia Aeronavali, nei confronti di una concorrenza, i cui costi sono inferiori del 40-50 per cento e con tempi di consegna di gran lunga più favorevoli;
il sito di Brindisi, che attualmente occupa 95 unità, notoriamente, altamente qualificate oltre che, economicamente valido, rischia di essere inopinatamente sacrificato per effetto di strategie aziendali che ne minano la funzionalità produttiva;
tenuto conto che, per un verso lo stabilimento di Brindisi non ha risorse umane per soddisfare gli attuali carichi di lavoro, che sussiste il rischio di ulteriori perdite di professionalità legate ad una età media aziendale molto alta e che il 75 per cento dell'attività riguarda manutenzioni e revisioni, il timore è quello che si voglia creare artatamente situazioni, che poi legittimino la chiusura del sito di Brindisi;
sembra essere proprio questo l'obiettivo, che voglia perseguire l'attuale management, il quale, presenta un piano industriale poco credibile, ma consapevole, che devono essere altri a gestirlo -:
se il Ministro è a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intende assumere per rassicurare i lavoratori della Alenia Aeronavali di Brindisi e l'intero territorio già duramente colpito da una pesante crisi economica e sociale.
(4-02923)
LONGHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 novembre 1995, n. 481, ha istituito le Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità stabilendone i principi generali (articolo 2, comma 2) e disciplinando in particolare il settore dell'energia elettrica ed il gas (articolo 3);
lo stesso articolo 2 nel fissare detti principi generali prevede che:
comma 3 (testualmente) «Al fine di consentire una equilibrata distribuzione sul territorio italiano degli organismi pubblici che svolgono funzioni di carattere nazionale, più Autorità per i servizi pubblici non possono avere sede nella medesima città». Coerentemente con tale disposizione il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 1996 ha fissato a Milano la sede dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas;
comma 7 (testualmente) «Ciascuna Autorità è organo collegiale costituito dal presidente e da due membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro competente...» (attualmente Ministro dello sviluppo economico);
comma 11 (testualmente) «Le indennità spettanti ai componenti le Autorità sono determinate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro del tesoro» (ora Ministro dell'economia e delle finanze);
il comma 38, lettera b), che fissa i criteri di finanziamento dell'Autorità prevede che: «A decorrere dal 1996, mediante contributo di importo non superiore all'uno per mille dei ricavi dell'ultimo esercizio, versato dai soggetti esercenti il servizio stesso...». Il successivo comma 40 prevede che «le somme di cui al comma
38, lettera b), afferenti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas sono versate direttamente ai predetti enti»;
la prima terna di componenti dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas (nel seguito definita AEEG), secondo quanto si legge sul sito web dell'Autorità, esercitò le funzioni nel periodo 4 dicembre 2003-luglio 2004. La terna successiva fu nominata senza soluzione di continuità con la precedente, ma, nel luglio del 2004, uno dei membri dette le dimissioni;
la legge n.239 del 2004 ha previsto di portare il numero dei membri del collegio dell'Autorità da tre a cinque, ma, la norma non ha trovato applicazione ed, attualmente, il collegio dell'Autorità è composto da soli due componenti non essendo stato sostituito il membro a suo tempo dimissionario;
nella vicenda si inserisce il disegno di legge n. 691 «Delega del Governo per completare la liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale...» che, tra l'altro, è volto a riportare il numero dei membri dell'Autorità da cinque a tre;
esaminando i dati gestionali dell'Autorità nei vari anni si rileva che:
il rendiconto della gestione 2003 segnala per il collegio dell'Autorità (tre membri) una spesa globale di 1.038.000 euro (compensi) e di 600.000 euro (oneri previdenziali ed assicurativi) per una media pro capite rispettivamente di 346.000 e 200.000 euro (si usa il valore medio per semplificazione, ma, in realtà l'emolumento del presidente supera l'emolumento dei membri);
il rendiconto della gestione 2004 segnala per il collegio dell'Autorità una spesa globale di 1.070.000 euro (compensi) e di 690.000 euro (oneri previdenziali ed assicurativi). Sembrerebbe quindi che l'aumento dei compensi del collegio sia limitato a soli 32.000 euro. In realtà come si è detto in precedenza uno dei membri del collegio, ha lasciato la carica dopo il primo semestre 2004 e quindi facendo una media, sia pure approssimata, il compenso pro capite sale a 428.000 euro/anno (compensi) e 276.000 (oneri previdenziali ed assicurativi);
il rendiconto della gestione 2005 vede, per il collegio dell'Autorità (che per effetto del membro dimissionario si compone di sole due unità) un compenso di 875.000 euro oltre a 220.000 per gli oneri previdenziali con una media pro capite rispettivamente di 437.500 e 110.000 euro/anno;
il bilancio di previsione 2006 prevede un aumento delle spese per il collegio dell'Autorità di 990.000 euro per il compenso e di 60.000 euro per gli oneri previdenziali portando la cifra globale rispettivamente a 2.282.000 euro e 280.000 euro. In questo caso l'aumento è motivato dall'aumento del numero dei membri da tre a cinque secondo quanto previsto dalla legge 239/2004. La previsione definitiva per l'anno 2005 è di 875.000 euro e di 220.000 euro rispettivamente per compensi ed oneri previdenziali come del resto evidenziato nel rendiconto 2005;
il bilancio di previsione 2007 propone un aumento dei compensi per i membri dell'Autorità di 355.000 euro per tenere conto, si ritiene, del disegno di legge n. 691 che riporta il numero dei membri da cinque a tre. Sempre per lo stesso motivo, si ritiene, le spese previdenziali sono aumentate di 70.000 euro. Tuttavia nello stesso bilancio di previsione si legge che la previsione definitiva per l'anno 2006 è di 895.000 euro per compensi e di 130.000 euro per oneri previdenziali. In pratica pur non essendo stati nominati i tre membri del collegio dell'Autorità, i due membri in carica hanno potuto beneficiare di altri 20.000 euro;
in definitiva a partire dal 2003 gli emolumenti del Collegio dell'Autorità sono passati dalla non disprezzabile cifra di 346.000 euro/pro capite del 2003 a 447.500 euro/pro capite del 2006 realizzando in tal modo un incremento del 29,3 per cento;
non è tutto. La relazione al bilancio di previsione per l'esercizio 1o gennaio
2006-31 dicembre 2006 approvata con delibera 29 dicembre 2005, n. 295/05 fornisce altri spunti interessanti. Il paragrafo 1.5) penultimo ed ultimo capoverso recita testualmente: «L'importo iscritto quale previsione di entrata, pari a 23 milioni di euro, è stato determinato sulla base di quanto già riscosso nel corso dell'esercizio 2005 ed ipotizzando il mantenimento anche per l'anno 2006 della medesima aliquota contributiva (0,3 per mille) da applicarsi sui ricavi conseguiti dai soggetti regolati, ancorché la legge istitutiva preveda che tale aliquota possa essere incrementata fino all'uno per mille dei ricavi di cui sopra;
giova, al riguardo, rilevare la rilevanza e la peculiarità, ad oggi, di tale sistema di finanziamento dell'Autorità che, com'è noto, per gli oneri connessi al proprio funzionamento non percepisce alcun contributo dello Stato»;
tali affermazioni, nel riferirsi a valori percentuali, omettono di dire che, essendo il prezzo dell'energia elettrica correlato al prezzo del greggio, lo 0,3 per mille dei ricavi assume una diversa valenza se traguardato in valore assoluto, prova ne sia il fatto che rispetto al valore della previsione di bilancio (23 milioni di euro), nel bilancio preventivo per l'anno 2007 il valore del contributo dei soggetti regolati è stato di 29.150.000 euro. In pratica con tale sistema l'Autorità risulta veramente «indipendente» dal sistema paese posto che ogni penalizzazione in termini di maggiori costi energetici si trasforma per l'Autorità in una fonte di maggiori entrate. Ma, comunque, il problema non sussiste in quanto, come recita il secondo capoverso, l'Autorità non costa nulla allo Stato ed, in effetti, l'onere per il mantenimento dell'Autorità è traslato sulla bolletta elettrica degli italiani;
non v'è dubbio che, compensi del collegio a parte, tali maggiori entrate trovino una idonea collocazione. Sempre nella relazione al bilancio preventivo 2006, par. 1.6, si legge che la sede dell'ufficio di Roma dell'Autorità, ubicata in un intero immobile in Via dei Crociferi, ed occupata in passato con un contratto di comodato d'uso con il Commissario liquidatore dell'Ente nazionale per la cellulosa e carta, dovrebbe essere alienata ad una eventuale acquisizione, da parte dell'Autorità stessa, comporterebbe un onere di 7.050.000 euro (secondo una stima dell'Agenzia del Territorio);
vale ricordare che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 1996, nel fissare la sede dell'Autorità a Milano non prevede alcuna altra sede, tanto più se si considera che l'ufficio di Roma è divenuto in realtà la sede principale dove, secondo l'interrogante, in dispregio del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, siedono stabilmente i membri dell'Autorità, con relativi uffici, costringendo i dipendenti della sede di Milano a continui spostamenti;
sempre grazie al fatto che l'Autorità «...per gli oneri connessi al proprio funzionamento non percepisce alcun contributo da parte dello Stato» anche tutta una serie di altri costi è lievitata in misura rilevantissima;
va considerato che l'Autorità per l'Energia non può essere vista come un'entità avulsa dal contesto reale e che l'adagio secondo cui l'Autorità «...non percepisce alcun contributo da parte dello Stato» non significa avere un diritto di prelievo incontrollato dalle tasche degli italiani -:
quali criteri abbia seguito la Presidenza del Consiglio nel determinare le indennità spettanti ai componenti dell'Autorità. Quali criteri contabili e normativi giustifichino la voce definita «Oneri previdenziali ed assicurativi a carico dell'Autorità» che sembrerebbe confinare i compensi percepiti ad uno stipendio di personale dipendente piuttosto che non ad una indennità;
come si concilia l'aumento delle indennità (secondo l'interrogante smisurato) con l'attuale situazione dei conti pubblici ed in particolare con il comma 593 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007 «contenimento e pubblicità delle retribuzioni per i dirigenti ed i titolari di incarichi pubblici»;
se l'aumento delle indennità non sia antitetico con il comma 575 della legge
finanziaria 2007 che ha decurtato del 30 per cento il trattamento economico di Ministri e Sottosegretari che siano membri del Parlamento nazionale;
quali siano le retribuzioni delle fasce apicali dell'Autorità comprendendo sia lo stipendio gabellare sia le indennità a vario titolo corrisposte;
se per coerenza e per risparmio di risorse finanziarie non sarebbe il caso di annullare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 1996 accettando la situazione di fatto e trasferendo la sede dell'Autorità da Milano a Roma, come attualmente avviene, secondo l'interrogante, in dispregio del decreto citato;
se infine alla luce degli elevati oneri, peraltro connessi con un'ampia autonomia organizzativa, nell'amministrazione di denaro sempre pubblico, ancorché definito in maniera ambigua non proveniente dalle casse dello Stato, non sia opportuno ripensare all'assetto generale dell'Autorità.
(4-02928)