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Allegato B
Seduta n. 129 del 19/3/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
dalla «Relazione sullo stato della sicurezza stradale», presentata al Parlamento il 22 luglio 2005, si evince che in Italia, tra il 1973 e il 2002, gli incidenti stradali hanno causato circa 230.000 morti e 7,3 milioni di feriti;
in venti anni gli autoveicoli circolanti al mondo sono quasi raddoppiati dai 450 milioni del 1983 agli 861 milioni nel 2004, il 73 per cento dei quali concentrati negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. L'Italia si colloca al primo posto, a livello mondiale, per il più ampio utilizzo di autovetture, raggiungendo nel 2004 oltre 581 automobili per mille abitanti, e al terzo posto, dopo Stati Uniti e Australia, per gli autoveicoli complessivamente circolanti, pari a 654 autoveicoli per mille abitanti;
in Italia si registra un notevole e progressivo uso dei motoveicoli e dei ciclomotori, che, in particolare nelle aree urbane, determinano ulteriori elementi di pericolosità, soprattutto tra i giovani che possono guidare tali mezzi, pur essendo in possesso del solo foglio rosa;
benché 1'Istat abbia rilevato che a partire dal 2003 si è registrata un'inversione di tendenza, poi confermata nel 2004, con la diminuzione del numero degli incidenti stradali, dei morti e dei feriti, si registra un costante aumento del numero dei deceduti a seguito di sinistri relativi ai veicoli a due ruote e la situazione resta di gravità inaccettabile;
infatti, in Italia nel 2004 si sono verificati 224.533 incidenti, che hanno coinvolto quasi 428.000 automobili e causato 322.225 vittime, di cui 5.625 sono decedute (3.739 conducenti, 1.164 passeggeri e 710 pedoni). I decessi di giovani tra i 18 e 24 anni sono stati più di mille;
alcuni provvedimenti normativi introdotti nel corso degli anni hanno sicuramente contribuito a ridurre i fenomeni incidentali (l'obbligo del casco e delle cinture di sicurezza, il conseguimento dell'attestato dì idoneità per la guida di ciclomotori, le regole per l'uso dei telefoni cellulari, l'introduzione della «patente a punti» e l'introduzione delle sanzioni comminate a carico di conducenti che guidano in stato di ebbrezza o che incorrono in gravi infrazioni del codice della strada), ma siamo ancora lontani dall'obiettivo di dimezzare gli incidenti entro il 2010, come stabilito dal «Programma di azione europeo del 2000», tanto che la IX Commissione della Camera dei deputati ha deliberato di svolgere un'indagine conoscitiva sulla sicurezza nella circolazione stradale, che dovrebbe concludere i lavori entro il 30 giugno 2007;
una percentuale elevata degli incidenti stradali sono attribuibili al consumo di alcol e di altre sostanze psicotrope, in grado di alterare le capacità dei guidatori;
secondo un rapporto della Commissione europea, dal 5 al 20 per cento dei conducenti guida dopo aver bevuto alcolici e dall'1 al 4 per cento dopo aver assunto una quantità di alcol superiore ai limiti stabiliti dalle diverse normative nazionali;
nel periodo 2002-2004 solo il 3 per cento dei patentati italiani è stato controllato con 1'etilometro, rispetto al 16 per cento della media europea e al 38 per cento dei Paesi pii severi. In Francia si effettuano 7-8 milioni di controlli all'anno, in Spagna 3-4 milioni, in Italia 200.000;
cause di incidenti stradali sono sovente riferibili anche alle condizioni delle strade, alla qualità non drenante degli asfalti e ad una segnaletica stradale frutto di interventi succedutisi e stratificatisi nel tempo, a volte persino in contraddizione gli uni agli altri, senza una revisione complessiva che la adegui agli altri Paesi dell'Unione europea;
in Italia, a differenza di altri Paesi europei, per conseguire la patente di guida non è obbligatoria la frequenza ai corsi di autoscuole e si può ottenere il «foglio rosa», anche senza aver superato le prove teoriche e di conoscenza delle regole di guida e della segnaletica della strada;
è indispensabile attuare tutte le iniziative possibili per combattere l'incidentalità stradale e le conseguenti vittime, feriti e danni economico-sociali;
impegna il Governo:
a dare seguito agli indirizzi già approvati dal Consiglio dei ministri per il raggiungimento dell'obiettivo di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime, come stabilito dal «Programma di azione europeo del 2000», evitando al contempo misure sanzionatorie che incidano sulla proprietà e usabilità dei veicoli i cui conducenti siano responsabili di gravi infrazioni;
a definire le azioni strutturali che possono incidere sulla sicurezza stradale, a partire dagli interventi sulle strade a maggior rischio, e a definire un programma che affidi ad apposita struttura il coordinamento della revisione complessiva della segnaletica stradale con tempi certi, nel rispetto delle competenze previste dalla Costituzione;
a promuovere una serie di azioni ad efficacia rapida, la più importante ed urgente delle quali è l'incremento dei controlli sulle strade, in aggiunta all'avvio dell'educazione stradale nelle scuole, alla revisione di alcune norme del codice della strada, al miglioramento della formazione dei guidatori e degli stessi formatori delle autoscuole;
a rafforzare le azioni di contrasto dei comportamenti di guida ad alto rischio;
ad assumere iniziative o provvedimenti normativi volti a dettare ulteriori e specifiche disposizioni mirate alla messa in sicurezza della mobilità sulle due ruote;
a promuovere, anche attraverso il coinvolgimento degli amministratori locali e delle associazioni dei gestori degli esercizi di ritrovo e di intrattenimento, azioni di sensibilizzazione a favore dei giovani sui temi della prevenzione e della sicurezza della circolazione stradale.
(1-00124) «Beltrandi, Villetti».
La Camera,
premesso che:
con la legge 7 aprile 2005, n. 57, di ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, l'Italia ha confermato il proprio impegno nel processo di unificazione europea tendente a realizzare, prima di tutto, un'unione tra i popoli europei rispettosa delle differenti culture e sensibilità nazionali;
tale processo di unificazione europea è stato interrotto dall'esito negativo del referendum celebrato in Francia e in Olanda;
l'occasione delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dei trattati stipulati a Roma il 25 marzo 1957 può costituire un grande momento per rilanciare il processo di unificazione dell'Europa, anche alla luce delle indicazioni che emergeranno al vertice di Berlino, riprendendo un cammino più intenso;
il Trattato costituzionale ha comportato l'esigenza di addivenire a compromessi e interviene in materie particolarmente delicate, come il diritto alla vita e la tutela della famiglia;
in tali materie, a livello europeo, non vi è ancora un comune sentire; pertanto, anche al fine di rafforzare la condivisione di valori fondamentali, occorre, in una fase di rilancio del processo di integrazione con un'Europa allargata a 27 Stati membri, riaffermare con fermezza i valori fondanti le tradizioni costituzionali dei diversi Stati membri;
gli articoli II-62 e II-63 del Trattato costituzionale, che intervengono sul diritto alla vita e sul diritto all'integrità della
persona, sembrano parziali rispetto alla tutela già accordata nelle applicazioni della biologia e della medicina alla vita prenatale e all'embrione da convenzioni internazionali, come la Convenzione per la protezione dei diritti umani e della dignità dell'essere umano riguardo le applicazioni della biologia e della medicina, firmata a Oviedo nel 1997, e i suoi protocolli addizionali;
gli articoli II-69, relativo al diritto di sposarsi e costituire una famiglia, e II-93, in materia di vita familiare e vita professionale, non appaiono coerenti con i principi rinvenibili nella tradizione costituzionale italiana e negli atti internazionali in materia di diritti umani;
in particolare, la formulazione adottata dall'articolo II-69, secondo la quale il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia è assicurato a chiunque, si discosta da quella comunemente accettata in sede internazionale, secondo cui «uomini e donne in età adatta hanno diritto di sposarsi» (si confronti l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, l'articolo 23 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 16 dicembre 1966 e l'articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950);
il ruolo della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, riconosciuto dall'articolo 29 della Costituzione italiana, dovrebbe essere esplicitato nel testo di un trattato su cui si deve fondare un delicato processo di integrazione, che richiede l'adesione a valori comuni;
anche se formalmente nel Trattato costituzionale la disciplina delle citate materie è lasciata agli Stati membri, si avverte l'importanza, anche ai fini di un rilancio del processo di unificazione basato sui valori, di chiarire l'esigenza di promozione e tutela di alcuni principi irrinunciabili;
vi sono, infatti, competenze attribuite alle istituzioni dell'Unione europea che possono avere una diretta incidenza su di esse e, quindi, una ricaduta sugli ordinamenti nazionali, come dimostra l'applicazione delle disposizioni in materia di ricerca e sviluppo tecnologico, che possono legittimare finanziamenti a carico del bilancio comunitario di ricerche che comportano l'uso di cellule staminali embrionali, quando in Paesi come l'Italia la soppressione di embrioni umani è sanzionata penalmente, o le disposizioni sulla cooperazione giudiziaria in materia civile, che potrebbero portare a iniziative comunitarie in materia di diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali (si veda l'articolo III-269 del Trattato costituzionale),
impegna il Governo:
a rilanciare il processo di unificazione basato su valori comuni, in particolare promuovendo e salvaguardando la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e il diritto alla vita e al rispetto della dignità dell'essere umano;
a proseguire, in coerenza con quanto avvenuto in sede di Convenzione, nell'impegno di introdurre - tra i valori dell'Unione europea - le radici giudaico-cristiane nelle prossime modifiche del Trattato per la Costituzione d'Europa e, in generale, nel diritto dell'Unione europea, a partire dalla dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007.
(1-00125)
«Volontè, Casini, Cesa, Galati, Marcazzan, D'Agrò, Drago, Ronconi, Peretti, Lucchese, Mereu, Compagnon, Formisano».
La Camera,
premesso che:
ricorre il cinquantenario della firma dei trattati di Roma del 25 marzo 1957, che costituirono un momento fondamentale
per la creazione di un'Europa unita dopo le divisioni delle guerre mondiali della prima parte del '900;
successivamente l'Europa ha attraversato un progressivo processo di integrazione, sia dal punto di vista politico che economico, assicurando una sostanziale pace nell'intero continente e man mano assorbendo in un processo unitario anche i Paesi che fino al 1989 erano nell'orbita politica dell'Unione Sovietica, molti dei quali a pieno titolo oggi partecipano all'Unione europea;
negli ultimi anni alcuni problemi sembrano contraddistinguere il processo di unificazione politica europea, primo dei quali le incertezze circa l'adesione di tutti i 27 Paesi dell'Unione europea alla firma di un trattato costituzionale che ne rafforzi le basi ideali e politiche;
in campo economico, invece, anche con il processo unificante dell'euro ed innumerevoli nuove e progressive norme di integrazione, l'Europa è diventata una delle principali realtà economiche del mondo;
in questi 50 anni lo scenario mondiale è enormemente mutato con l'affacciarsi di nuovi Paesi emergenti di grande forza ed importanza, come le potenze asiatiche, mentre con la caduta dell'Urss gli Stati Uniti d'America hanno rafforzato il loro ruolo di prima potenza mondiale, nei confronti della quale l'Europa - riaffermando una tradizionale amicizia - deve, però, trovare un proprio spazio anche politico davanti alle nuove sfide e crisi mondiali;
queste crisi sono oggi asimmetriche rispetto al passato, spesso non più tra singoli Paesi e nazioni sovrane, ma tra etnie e culture diverse, oltre all'affacciarsi minaccioso del terrorismo, che rappresenta un pericolo per la stabilità e la pace tra le nazioni;
l'Europa è, però, chiamata a rafforzare un suo ruolo specifico come culla della democrazia e della libertà, affinché in un continuo di storia e di idealità lo spirito europeo contribuisca nei fatti alla pace del mondo ed alla riduzione degli immani squilibri economici e sociali, che hanno contraddistinto il convulso sviluppo di questi anni, che - se da una parte ha portato a grandi vantaggi economici - ha, però, non solo causato ingiustizie e disequilibri, ma anche intaccato le stesse riserve ecologiche del pianeta;
l'Europa deve affrontare, quindi, le nuove sfide del terzo millennio ritrovando e rafforzando un proprio forte legame interno che superi le difficoltà politiche, nel nome di quella idealità europea che le ha permesso di superare le divisioni, le guerre e molte delle crisi che contraddistinsero il secolo scorso;
l'Europa non può essere, quindi, solo una scelta economica comune, ma deve avere un proprio ruolo da giocare in tutte le realtà mondiali, a cominciare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, dove è opportuno che presto vi sia un seggio permanente europeo a sottolineare l'unità politica del continente;
deve proseguire in spirito di buona volontà il processo di allargamento europeo a quei Paesi limitrofi o interni all'Unione europea, che accettino i postulati di libertà e di democrazia, oltre che i principi, le regole ed i traguardi economici che permettano un regolato sviluppo comune;
unita, l'Europa può e deve essere un punto di riferimento per tutti i Paesi del mondo, anche e, soprattutto, per i più poveri dell'Africa e dell'Asia, con i quali vanno intensificati i rapporti proprio per ridurre i già citati squilibri nell'ottica di un mondo sostanzialmente più giusto;
in occasione del cinquantenario del Trattato di Roma si ritroveranno a Berlino i capi di Stato e di Governo, ai quali il Parlamento italiano deve far giungere un proprio messaggio di sollecitazione e di stimolo, affinché il processo di integrazione europea continui e vada rafforzato,
impegna il Governo:
a proseguire in un'ininterrotta azione per il progresso delle istituzioni europee,
secondo un ruolo che l'Italia ha svolto durante questo cinquantennio;
a sottolineare la necessità a tutte le nazioni europee che saranno rappresentate a Berlino di riprendere il cammino per il varo di una Costituzione europea che riesca a far convergere su temi e principi comuni tutti i cittadini europei, nella consapevolezza che i motivi di unificazione sono comunque superiori a quelli di divisione o di timore, sottolineando alle nuove generazioni che esse avranno solo da guadagnare nel crescere in una comune e libera Unione europea, dove pur vengano salvaguardate le identità nazionali, i diritti delle persone e i diversi credi religiosi, a cominciare da quelli cristiani, che più fortemente hanno contraddistinto la storia europea degli ultimi due millenni.
(1-00126) «Zacchera, La Russa».
La Camera,
premesso che:
in vista del voto della primavera del 2009 per l'elezione del Parlamento europeo è prioritario intraprendere un percorso per porre rimedio al deficit democratico europeo, rafforzando la partecipazione democratica dei cittadini, la funzione legislativa del Parlamento e, più in generale, la protezione dei diritti sociali e civili a livello europeo;
a tal fine svolgerà un ruolo di primaria importanza la conferenza dei capi di Stato e di Governo che avrà luogo a Berlino il 25 marzo 2007, in occasione del cinquantenario dei trattati di Roma;
in quella occasione verrà adottata la dichiarazione di Berlino, che diverrà fondamentale per il futuro dell'Europa;
è in atto una campagna, sia tra i cittadini dell'Unione europea che a livello di Parlamento europeo, per promuovere un referendum consultivo dei cittadini europei, al fine di valutare se esista un consenso generalizzato sulla direzione che prenderà il cammino di integrazione europea;
risulta innegabile l'importanza delle scelte di fondo dell'Unione europea per tutti i suoi cittadini;
le decisioni sulle riforme dell'Unione europea non possono non implicare direttamente la partecipazione del «popolo europeo» in quanto tale;
impegna il Governo:
a farsi promotore a livello europeo di un'iniziativa affinché le future proposte di riforma dei trattati dell'Unione europea siano sottoposte alla votazione dei cittadini tramite un «referendum europeo», cioè a suffragio universale diretto, al quale siano chiamati contemporaneamente tutti i cittadini europei.
(1-00127)
«D'Elia, Narducci, Leoluca Orlando, Bonelli, Mellano, Turco, Buemi, Schietroma, Poretti, Beltrandi, Villetti».
La Camera,
premesso che:
il Regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi Strutturali, dispone al titolo II, articoli 13 e seguenti, le condizioni di elaborazione e attuazione dei programmi operativi;
la Decisione C(2001)-2162 della Commissione europea del 14 settembre 2001 ha approvato il Programma Operativo Nazionale (PON) «Trasporti» 2000-2006, per gli interventi strutturali comunitari nelle regioni interessate dal cosiddetto Obiettivo 1 in Italia (Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna);
il 2 luglio 2004, l'Italia ha sottoposto alla Commissione europea il testo modificato del PON «Trasporti», esaminato
e approvato dal Comitato di Sorveglianza l'8 giugno 2004, in seguito alla revisione di metà periodo;
la Decisione C(2004)-5190 della Commissione europea del 15 dicembre 2004 ha approvato il nuovo PON «Trasporti» 2000-2006, presentato dall'Italia, determinando il contributo totale dei Fondi strutturali concesso per il medesimo programma in 1.904.642.000 euro;
sulla base del nuovo PON «Trasporti», il Comitato di Sorveglianza ha approvato, con delibera del 19 gennaio 2006, il testo finale del nuovo Complemento di Programmazione che stabilisce criteri di ammissibilità e priorità dei progetti da realizzare;
il Presidente del Consiglio, nelle comunicazioni rese il 27 febbraio 2007 in occasione del dibattito sulla fiducia al suo Governo ha ribadito che il rilancio del Mezzogiorno costituisce uno dei temi prioritari del programma di Governo;
una politica di effettivo rilancio del Mezzogiorno deve puntare alla creazione di condizioni che favoriscano lo sviluppo dotando l'Italia di strutture adeguate allo scopo, dalle reti europee ai terminali e tra questi impegni internazionali vi è il completamento della rete transeuropea di trasporto;
il Presidente del Consiglio ha ricordato, sempre nelle comunicazioni rese il 27 febbraio 2007, in occasione del dibattito sulla fiducia al suo Governo che l'Italia intende rispettare gli obblighi assunti in sede europea riguardanti il completamento delle tratte di competenza italiana della rete transeuropea di trasporto;
il PON «Trasporti» 2000-2006 si integra nel Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) per gli interventi strutturali nelle regioni interessate dall'Obiettivo 1 in Italia per il periodo 2000-2006 ed è coerente con la strategia di intervento delineata nell'Asse VI «Reti e Nodi di Servizio» del medesimo QCS;
in tale contesto, il PON «Trasporti» 2000-2006 individua le azioni da realizzare al fine di contribuire a potenziare e razionalizzare il sistema dei trasporti nell'Italia meridionale, in piena sintonia con le finalità individuate per tale settore a livello europeo e nazionale mediante l'attuazione del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL) e dello Strumento Operativo per il Mezzogiorno;
la programmazione comunitaria relativa alle Reti di Trasporto Transeuropee (Trans-European Transport Networks «TEN--T») di cui alla Decisione n. 1692/96/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 luglio 1996, ha individuato come prioritaria la realizzazione del progetto dell'asse ferroviario di collegamento Berlino-Verona/Milano-Bologna-Napoli-Messina-Palermo (cosiddetto Corridoio 1), considerato quale segmento unico;
l'appartenenza di un progetto di infrastruttura al programma comunitario TEN-T costituisce criterio generale di priorità per la realizzazione nell'ambito del PON «Trasporti» 2000-2006;
il Comitato di Sorveglianza, con deliberazione del 20 luglio 2006, ha approvato alcune modifiche al piano finanziario del PON «Trasporti» 2000-2006, prevedendo in particolare:
1) sull'Asse I propone di ridurre l'importo di spesa ammissibile della Misura I.3 per 16,3 milioni di euro, assegnando tali risorse alla Misura I.1;
2) sull'Asse II propone di spostare circa 28,4 milioni di euro dalla Misura II.3 a favore della Misura II.1;
la Misura I.1 include, quali Grandi Progetti (cioè progetti di importo superiore ai 50 milioni di euro), il Progetto AV/AC (alta velocità/alta capacità) - Asse Torino-Milano-Napoli-Tratta campana, e il Potenziamento Caserta-Foggia (raddoppio Cervaro-Orsara);
il Progetto di completamento del collegamento autostradale A3 Salerno-Reggio
Calabria è, invece, incluso nella Misura I.2, il cui importo non è stato interessato dalla deliberazione del Comitato di Sorveglianza del 20 luglio 2006;
il Comitato di Sorveglianza ha il compito di assicurare l'efficienza nella gestione degli interventi ammessi a finanziamento e valutarne l'efficacia;
le modifiche al piano finanziario approvate al Comitato di Sorveglianza rischiano di danneggiare le regioni Calabria e Sicilia;
ciò pone ingiustificatamente a rischio la realizzazione del cosiddetto Corridoio 1, asse di collegamento prioritario dell'Unione europea, ritenuto essenziale dalla stessa Unione europea per il completamento del mercato interno in Europa e per il rafforzamento della coesione economica e sociale,
impegna il Governo:
a procedere, in tempi rapidi, alla revisione delle priorità specifiche dei Grandi Progetti inclusi nel PON «Trasporti», restituendo alla realizzazione del cosiddetto Corridoio 1 e, in particolare, al completamento dell'asse di collegamento fino a Palermo, il ruolo centrale e primario affermato in sede comunitaria nell'ambito delle Reti Transeuropee di Trasporto (TEN-T);
a destinare, di conseguenza, a tale progetto le risorse finanziare adeguate alla sua realizzazione e coerenti con i ricordati obiettivi fissati a livello comunitario.
(1-00128)
«Raiti, Misiti, Astore, Belisario, Leoluca Orlando, Ossorio, Lo Monte, Cardinale, Bono, Oliverio, Baiamonte, D'Ippolito Vitale, Palumbo, Piro, Piscitello, Lomaglio, Mancini, Samperi, Dato, Buglio, Fallica, Morrone, Reina, Bianchi, Latteri, Crisafulli, Intrieri, Oliva, Rao, Minardo, Marinello, Rotondo, D'Alia».
La Camera,
premesso che:
il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha sospeso il decreto del Ministro della Salute del 4 agosto 2006 in materia di limiti quantitativi massimi di sostanze stupefacenti detenibili per uso personale;
la magistratura amministrativa ha rilevato che la legge Fini-Giovanardi (decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49) non conferisce al decreto un potere politico di scelta in ordine all'individuazione dei limiti massimi di sostanze stupefacenti psicotrope che possono essere detenute senza incorrere in sanzioni penali;
il Tar ha ritenuto che la scelta operata con il decreto non sia supportata da alcuna istruttoria tecnica;
altresì, la scelta politica di raddoppio delle quantità detenibili per uso personale è in palese contraddizione con lo spirito e la lettera della legge che il decreto è chiamato ad applicare;
va preso atto delle molteplici critiche che sono state avanzate nei confronti del provvedimento tanto da esponenti dell'opposizione ma anche da ampi settori della maggioranza,
impegna il Governo
a revocare il decreto del Ministro della Salute del 4 agosto 2006.
(1-00129)
«Elio Vito, Prestigiacomo, Di Virgilio, Baiamonte, Bocciardo, Ceccacci Rubino, Crimi, Gardini, Mazzaracchio, Moroni, Palumbo».