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Allegato B
Seduta n. 129 del 19/3/2007
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta orale:
TASSONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
all'interno di una indagine condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo, una guardia penitenziaria è finita in carcere per aver dato, in cambio di soldi, il suo telefonino a un detenuto;
gli investigatori sono arrivati ad individuare il vero proprietario del telefonino attraverso varie verifiche e dopo avere intercettato telefonicamente una conversazione tra tale Anna Maria Pampalone e il marito, il mafioso Vincenzo Cascino che al momento del colloquio era dietro le sbarre per associazione mafiosa;
si è infatti scoperto che il cellulare da dove aveva chiamato il detenuto era intestato ad un rumeno, ma da ulteriori controlli si è scoperto che il vero proprietario del cellulare era la guardia penitenziaria in questione;
il ruolo della guardia penitenziaria era di vero e proprio tramite delle comunicazioni tra persone detenute e altri uomini in libertà. Attraverso, Trapani, questo il nome della guardia, non solo venivano veicolate informazioni da e per i detenuti, ma questi riuscivano ad ottenere vantaggi illeciti ed utilità anche finalizzati alla realizzazione di reati molto gravi -:
quali interventi intenda adottare riguardo a tale vicenda.
(3-00742)
D'ELIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con riferimento all'interrogazione a risposta immediata dello scrivente sul caso Cordì del 7 marzo 2007, nella relativa risposta del Governo si afferma che il detenuto Antonio Cordì ha avuto tutti i provvedimenti atti a salvaguardare il proprio diritto alla salute, sia da parte delle Autorità Ministeriali che da parte della Magistratura di Sorveglianza, i cui provvedimenti - è scritto nella risposta - «risultano essere congruamente motivati» mentre, in particolare, la Magistratura di Sorveglianza di Napoli avrebbe «emesso complessivamente 17 ordinanze di ricovero per l'effettuazione di attività diagnostiche e terapeutiche»;
nel febbraio 2006 ad Antonio Cordì è stata diagnosticata una grave neoplasia polmonare (diametro di 7 cm.) adesa alla pleura per la quale le relazioni sanitarie contenute in cartella clinica asseveravano la necessità di un intervento chirurgico da effettuare in ambiente altamente specialistico ed extramurario;
il Cordì il 17 marzo 2006 era operabile, nuovi esami effettuati all'inizio di aprile 2006 riscontravano una «voluminosa neoplasia del lobo superiore del polmone destro» e i sanitari ribadivano l'urgenza di asportarla «con un'operazione di lobectomia» da effettuare fuori dal circuito carcerario;
il Magistrato di Sorveglianza di Cuneo decideva in merito dopo 31 giorni (17 marzo 2006-19 aprile 2006) nonostante la presenza di un caso così grave, così come non provvedeva alla richiesta di ricovero presso l'Ospedale San Paolo di Milano ai soli fini dell'intervento e in data 19 aprile 2006 dichiarava di non possedere i risultati
degli accertamenti clinici (effettuati in data 12 aprile 2006), mentre tali esiti erano invece presenti nel Diario Clinico del paziente;
il 18 aprile 2006, il DAP aveva individuato il centro idoneo alle cure nel carcere di Secondigliano, dove il Cordì verrà inizialmente tenuto per 14 giorni in un reparto normale e soltanto il successivo 3 maggio 2006 trasferito al Centro Diagnostico Terapeutico dello stesso istituto penitenziario;
l'istanza di revoca dell'articolo 41 bis (solo per i motivi di salute) è stata rivolta al Magistrato di Napoli in data 23 maggio 2006 e la decisione negativa è stata pronunciata su un ciclostilato il 21 giugno 2006; tale decisione è stata assunta dal Magistrato nonostante la produzione di due relazioni sanitarie (7 giugno 2006 e 19 giugno 2006) nelle quali si evidenziava la gravità della patologia e che la prognosi della stessa era legata alla tempestività dell'intervento chirurgico, unico rimedio certificato dai sanitari, e benché il Cordì fosse ancora salvabile, dal momento che nell'invasività del «male» non erano ancora intervenute metastasi, il Magistrato rifiutava anche la detenzione domiciliare presso la Clinica Toracica del Policlinico di Roma;
il 25 luglio 2006, il DAP, smentendo totalmente quanto affermato il 18 aprile 2006 dichiarava: «Questa Amministrazione... non dispone di centri specializzati oncologici», ma solo di un «consulente oncologo» e, quindi, si dà mandato per cercare una struttura ad hoc «nell'ambito extraregionale, preferibilmente nel centro-nord Italia»;
nell'attesa, il primario di chirurgia toracica dell'ospedale Cardarelli di Napoli definisce «talmente gravi» le condizioni di salute del Cordì da considerarlo ormai «inoperabile» (31 luglio 2006) per l'espandersi di «metastasi linfonodali ilo-mediastiniche»;
un'ulteriore decisione negativa del 23 ottobre 2006 (depositata in data 7 novembre 2006) è intervenuta dopo ben due rinvii nonostante la piena conoscenza della storia clinica del Cordì, risconosciuto dai sanitari come ammalato grave, a rischio quoad vitam ed incompatibile con il regime carcerario;
il 21 dicembre 2006, il referto della Tac effettuata sulla persona del Cordì evidenziava metastasi anche a livello cerebrale e il 22 dello stesso mese il DAP si pronunciava per la «non compatibilità con il regime detentivo», rappresentando anche «l'imprevedibilità evolutiva della malattia neoplastica»;
il 18 gennaio 2007, mentre il Primario dell'Istituto Oncologico Pascale di Napoli, dottor Morrica, parla nel referto di «prognosi infausta a breve-medio termine», l'Ufficio di Sorveglianza di Napoli rigettava la domanda di sospensione provvisoria della pena (su istanza presentata il 19 dicembre 2006) «non essendo pronosticato un esito infausto immediato del Cordì», sicché il Magistrato di sorveglianza ne disponeva il ricovero presso il reparto di oncologia dell'Ospedale Cardarelli di Napoli fino alla decisione del Tribunale di Sorveglianza sull'istanza di sospensione della pena;
il Magistrato con decreto presidenziale ha differito al 19 marzo 2007 l'udienza di rinvio che il Tribunale, in composizione collegiale, aveva fissato con ordinanza per la data del 26 febbraio 2007 -:
per quali ragioni il detenuto Antonio Cordì, che l'interrogante non mette in dubbio sia stato più volte ospedalizzato «per l'effettuazione di attività diagnostiche e terapeutiche», non è stato ricoverato ai fini di un intervento chirurgico che, se effettuato nel febbraio-marzo del 2006 quando il tumore è stato per la prima volta diagnosticato, avrebbe potuto impedire l'espandersi di metastasi che si sono estese a tal punto che, il 31 luglio 2006, il primario dell'ospedale Cardarelli di Napoli ha definito «talmente gravi» le condizioni di salute del Cordì da considerarlo ormai «inoperabile»;
perché il DAP, il 18 aprile 2006, aveva individuato il centro idoneo alle cure del Cordì nel carcere di Secondigliano, dove però è stato tenuto per 14 giorni in un reparto normale e, poi, il 25 luglio 2006, lo stesso DAP, smentendo quanto affermato il 18 aprile, dichiarava: «Questa Amministrazione... non dispone di centri specializzati oncologici», ma solo di un «consulente oncologo»;
se non intenda, a questo punto, almeno evitare che il Cordì muoia in una sezione del 41-bis dove è tuttora detenuto.
(3-00744)