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Allegato B
Seduta n. 13 del 20/6/2006
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INTERNO
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della solidarietà sociale, per sapere - premesso che:
l'immigrazione è uno dei misuratori della qualità della democrazia e l'Italia, in questi ultimi anni, si è caratterizzata per politiche difensive di chiusura delle frontiere che ci stanno condannando alla staticità, all'invecchiamento, all'impoverimento e al declino;
la normativa che regola i flussi di migrazione è sostenuta da un'ispirazione e una cultura razzista, in cui l'immigrato non viene considerato come soggetto di diritto, riducendolo a una condizione servile. Tale ispirazione ci colloca fra i Paesi che rispetto a questo fenomeno non praticano i diritti civili e mette in discussione la qualità della prassi democratica, annullando di fatto il diritto di uguaglianza sancito dalla Costituzione;
è urgente ristabilire le procedure democratiche e costituzionali anche intervenendo con un decreto-legge, atteso che ci sono in Italia molti lavoratori stranieri che svolgono un lavoro autonomo, pagano le tasse, hanno regolare licenza commerciale, hanno costituito società di capitali regolarmente iscritte presso le camere di commercio, sono in regola con il possesso di titoli abilitanti al lavoro, hanno ottenuto finanziamenti dalle banche. Ma a causa di una legge liberticida sostenuta da vari cavilli burocratici o, peggio, a causa di errori ed omissioni della pubblica amministrazione, sono costretti lasciare il territorio nazionale poiché non viene loro concesso il rinnovo del permesso di soggiorno, provocando la chiusura dell'attività commerciale o artigianale con il conseguente fallimento dell'imprenditore e il licenziamento dei dipendenti -:
se non si ritiene urgentissima la necessità di adottare un provvedimento del Governo che corregga questa incredibile ingiustizia della Bossi-Fini e riconosca a chi possa dimostrare di avere avviato, da almeno un anno, una attività economica regolarmente registrata, di poter rimanere nel territorio italiano con un permesso di soggiorno pluriennale, in modo che non vengano danneggiati imprenditori e lavoratori stranieri, che, oltre tutto, con il loro impegno, contribuiscono alla crescita della nostra economia.
(2-00022) «Bellillo».
Interrogazioni a risposta orale:
LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal pomeriggio del 3 settembre 2005 risulta scomparso a San Giovanni in Fiore il giovane Giuseppe Loria, comunemente noto come Pino, di 26 anni di San Giovanni in Fiore (Cosenza) che, al ritorno da una giornata di lavoro, senza apparenti e plausibili motivi sparisce nel nulla e, vane risultano ad oggi, dopo circa dieci mesi, tutte le ricerche effettuate dai propri parenti ed amici nonché dalle Forze dell'Ordine. La scomparsa è stata denunciata nell'immediatezza dei fatti, dai familiari, alla stazione dei Carabinieri di San Giovanni in Fiore;
del caso, veramente eclatante, si è anche occupata, senza esito positivo, la trasmissione televisiva di Rai tre Chi l'ha visto;
questa vicenda, dai connotati certamente poco chiari ed incomprensibili ha gettato nella disperazione più assoluta la madre ed i parenti del giovane, persone umili ma di grande dignità che ritengono, a loro avviso, che non sia stato fatto tutto il possibile ed il necessario per indagare e ricercare a tutti i livelli il loro familiare scomparso;
in particolare la madre del giovane scomparso, disperata e distrutta dal dolore, lamenta che ogni attenzione su questo caso risulta completamente spenta, e non perde occasione per invocare considerazione dalle Istituzioni dello Stato;
l'interrogante, alla luce dei fatti esposti, ritiene che a questa tragedia occorre imprimere un forte impulso investigativo volto all'accertamento dei fatti e delle circostanze della scomparsa per dare alla famiglia del giovane quella parola di verità e di speranza che attende da troppo tempo -:
di quali informazioni disponga il Governo su quali effettivi e concreti atti siano stati compiuti dalle Forze dell'Ordine in direzione della ricerca del giovane scomparso.
(3-00057)
BELLILLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 21 dicembre 2004 ha indetto il Concorso interno a 1640 posti per la nomina alla qualifica di Vice Sovrintendente della Polizia di Stato e prevede la possibilità di rideterminare la ripartizione provinciale delle sedi, dato che quella pubblicata nel bando stesso risale alle esigenze al 31 dicembre 2000;
l'eventuale rideterminazione della ripartizione provinciale, dando la possibilità di rientrare nella provincia di provenienza a tutti coloro che comunque ne faranno richiesta, comporterebbe un notevole risparmio economico per la pubblica amministrazione valutabile in circa 6 milioni di euro di sole spese vive (indennità di trasferimento, ex legge 100 ora legge 86/2001, eccetera);
il trasferimento fuori provincia di centinaia di poliziotti, mediamente di 35 anni di età e 15 anni di servizio, comporterebbe agli stessi gravi disagi personali e familiari. L'attuale ripartizione dei posti nelle varie province penalizzerebbe infatti tantissimi vincitori di concorso, che dovranno abbandonare la propria famiglia per prendere servizio in città distanti anche centinaia di chilometri -:
se non ritiene che una concreta ridistribuzione delle sedi, in tutte le province d'Italia, effettuata sugli effettivi posti vacanti alla data attuale, comporterebbe un atto di giustizia per il personale ed un risparmio notevole per l'Amministrazione.
(3-00059)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
continuano a registrarsi a Montevarchi, con regolare e preoccupante periodicità, eventi criminosi che non è più possibile sottovalutare né addebitare a «microcriminalità» comune;
l'area del Valdarno risulta appetibile per insediamenti criminali mentre pare dilagare il commercio abusivo ingrossato dalle fila della immigrazione clandestina;
soprattutto il centro di Montevarchi risulta oggetto di preoccupazione da parte dei cittadini ai fini della sicurezza stante la sparatoria ivi avvenuta domenica 20 novembre 2005 -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere onde verificare la sufficienza degli attuali organici delle forze dell'ordine operanti in loco al fine di garantire a Montevarchi ed al Valdarno effettiva sicurezza e legalità.
(4-00283)
LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2006 i gestori del ristorante «Al Valantain» di Santa Trada, a Villa San Giovanni (Reggio Calabria), dopo aver subìto numerose intimidazioni da parte delle cosche mafiose, hanno deciso, malgrado i ripetuti appelli, di chiudere la loro attività commerciale;
i titolari del locale sono giunti a questa conclusione dopo aver constatato che, a seguito della loro coraggiosa denuncia sia ai mass media che alle forze dell'ordine nell'ottobre dello scorso anno, le invocazioni di aiuto allo Stato sono risultate vane;
i fatti del «Valantain» risalgono allo scorso anno e sono stati al centro anche di interrogazioni parlamentari da parte di deputati calabresi, tra i quali, l'attuale Vice Ministro all'Interno, on. Marco Minniti, che il 12 dicembre 2005 con atto 4/18844 nella seduta numero 717 illustrava all'allora Ministro dell'Interno i fatti che hanno poi determinato la decisione sofferta della famiglia Mazza, titolare del ristorante;
l'11 giugno scorso sulla spiaggia di Briatico, in provincia di Vibo Valentia, un imprenditore agricolo di nome Fedele Scarcella, di 71 anni, è stato ritrovato ucciso e carbonizzato nell'auto di sua proprietà. Secondo quanto riportato dagli organi di informazione e secondo le testimonianze dell'associazione antiracket «Sos Impresa», l'uomo era impegnato in prima linea nella lotta contro il racket e in passato è stato destinatario di intimidazioni da parte della `ndrangheta alle cui organizzazioni avrebbe sempre opposto il rifiuto di pagare tangenti;
sempre secondo l'organizzazione antiracket il movente della barbara uccisione sarebbe riconducibile al fatto che Scarcella aveva denunciato a viso aperto i suoi estortori;
il 13 giugno 2006 dalle colonne del quotidiano «La Repubblica», l'imprenditore Filippo Callipo, presidente regionale dell'associazione degli industriali, ha espresso la volontà di andare via dalla Regione perché «La Calabria è persa», riferendosi allo stato di «corruzione» e di abbandono in cui versa. Callipo, che in passato si è distinto per le sue coraggiose denunce pubbliche contro la criminalità organizzata, ha denunciato la solitudine che accompagna gli imprenditori calabresi e che «dopo l'appello al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi c'è stato un silenzio totale. Quello sfogo nel giugno 2005 sulla `ndrangheta che in Calabria soffocava le imprese e tutto il resto, è caduto nel vuoto», ragion per cui l'imprenditore ha detto di andarsene dalla Calabria, provocando, come è ovvio immaginare, imbarazzo e un certo disagio nel mondo produttivo e sociale calabrese. Callipo, che lo scorso anno si era pronunciato a favore dell'impiego dell'esercito in Calabria, nella sua intervista al giornalista Attilio Bolzoni, ha riferito che neanche dopo l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale on. Francesco Fortugno, in Calabria, non c'è stato alcun segnale di cambiamento;
nei giorni scorsi, ancora una volta, la Baronessa Maria Giuseppina Cordopatri ha denunciato l'avvenuta revoca del sistema di sicurezza che le era stato assegnato nel 1997 e potenziato nel 1999;
negli ultimi anni in Calabria si è registrata, fra le altre cose, una recrudescenza criminale, con attentati e intimidazioni a danno di diversi amministratori degli enti locali;
a giudizio dell'interrogante gli episodi sopra citati evidenziano il grave stato di abbandono e la scarsa presenza dello Stato che si registra da anni sul territorio calabrese che invero, è presidiato dalle organizzazioni mafiose che soffocano le popolazioni e le attività produttive -:
alla luce della gravissima emergenza calabrese quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per il ripristino immediato della legalità in un territorio sempre più preda delle cosche mafiose;
se il Ministro non ritenga opportuno accogliere le sollecitazioni di vasti settori della società civile calabrese tra i quali anche il presidente di Confindustria Calabria di impiegare temporaneamente i reparti militari dell'esercito, come segnale forte di presenza dello Stato nelle aree maggiormente critiche al fine di presidiare e tutelare il territorio e garantire sicurezza al tessuto produttivo minato dall'offensiva criminale.
(4-00287)
CARUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 51 del decreto legislativo n. 267 del 2000 testualmente dispone che «chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di Sindaco o di Presidente della Provincia non è, allo scadere del secondo mandato, immediatamente rieleggibile alle medesime cariche»;
alle recenti elezioni amministrative, in spregio alla normativa nazionale, una ventina di Sindaci che avevano già svolto due mandati consecutivi hanno ripresentato la propria candidatura e sono risultati eletti per la terza volta consecutiva a differenza di coloro che hanno rispettato la legge pur trovandosi nelle medesime condizioni;
alcuni di questi sindaci si trovano nella provincia di Avellino, nei Comuni di Mugnano del Cardinale, Sirignano, Casalbore e S. Stefano del Sole e nella provincia di Campobasso nel comune di Guardialfiera;
la Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 11895/2006 ha avuto modo di chiarire che «il divieto di rielezione del Sindaco al Terzo mandato consecutivo nel medesimo Comune, sancito dall'articolo 51 comma 2 TUEL, comporta la cessazione immediata dalla carica. Tale sentenza recita ancora: «ciascuna causa d'ineleggibilità positivamente prevista (e quindi anche quella di cui all'articolo 51 TUEL) quale che sia la sua collocazione all'interno del TUEL riceve il medesimo trattamento ...che il Consiglio Comunale ben avrebbe potuto e dovuto rilevare, applicando la decadenza ovvero non convalidando l'elezione, siccome organo legalmente preposto alla verifica sull'assenza di cause ostative all'eleggibilità» -:
se, alla luce della recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione, nel caso in cui il primo Consiglio Comunale non rilevi l'ineleggibilità alla carica di Sindaco convalidandone l'elezione, non si ravveda «una grave violazione di legge» che ai sensi dell'articolo 141 TUEL giustifichi l'immediato scioglimento del Consiglio comunale con immediata nomina di un Commissario Prefettizio;
se, ai sensi della medesima sentenza, la n. 11895/2006, la quale afferma inequivocabilmente che «il Consiglio Comunale ben avrebbe potuto e dovuto rilevare la causa di ineleggibilità originaria, applicando la decadenza ovvero non convalidando l'elezione (di un sindaco al terzo mandato), non ritenga di attivarsi affinché sia promossa l'azione di cui all'articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000, nei confronti dei Sindaci rieletti, ove i relativi Consigli comunali non abbiano provveduto al percorso dell'applicazione della decadenza ovvero alla non convalida dell'elezione, pena il verificarsi nei loro confronti e del Sindaco di evidenti responsabilità contabili e penali.
(4-00291)
GALANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni successivi alla elezione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da organi di stampa si è appreso che in alcuni comuni del Veneto, amministratori locali e dirigenti della Lega Nord hanno dichiarato la loro volontà di non esporre la foto del Presidente della Repubblica negli uffici municipali di comuni tra i quali Romano D'Ezzelino -:
se non ritenga opportuno attivarsi affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121.
(4-00301)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi, al termine di brillanti operazioni di indagine e repressione, le Forze dell'ordine hanno provveduto all'individuazione e conseguente chiusura di imprese illegali presenti nel territorio del comune di Quarrata (Pistoia);
tutta l'area in questione è da tempo sottoposta a fenomeni di immigrazione clandestina e conseguente proliferazione di aziende, soprattutto a direzione di cittadini cinesi, impegnate in attività di contraffazione che finiscono per determinare un clima insostenibile di concorrenza sleale per l'intero sistema delle piccole e medie imprese quarratine;
si continua a registrare un'inammissibile inerzia sul punto da parte delle amministrazioni locali, tendenti più a minimizzare od ignorare tale fenomeno che ad affrontarlo con la necessaria energia -:
quali siano i dati relativi alla complessiva attività di repressione delle produzioni e commercio di merce contraffatta nell'area quarratina;
al numero dei cittadini clandestini individuati sul territorio ed espulsi;
al numero delle aziende illecite individuate e chiuse in tale territorio.
(4-00309)