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Allegato B
Seduta n. 131 del 21/3/2007
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SALUTE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
dal discorso tenuto il 1o dicembre 2006 al Palazzo dei Congressi di Roma in occasione della Giornata Mondiale sull'Aids, dalla direttrice dell'ospedale Spallanzani di Roma INMI (Istituto Nazionale Malattie Infettive) e IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), dottoressa Pellegrini, e inviato a tutto il personale dirigente dell'ospedale, si evince la presenza all'interno dell'Istituto di 5 BSL3 (biosafety laboratory level 3) e di una BSL4 (biosafety laboratory level 4). In quello stesso discorso si preannuncia l'apertura dell'Ospedale ad alto contenimento con 20 posti letto e di una seconda struttura BSL4;
la presenza delle strutture sopra citate fanno dello Spallanzani un ospedale civile per la sicurezza nazionale con il compito di fronteggiare sotto il versante sanitario eventuali attacchi bioterroristici;
secondo le raccomandazioni internazionali la struttura non sarebbe adatta allo scopo per la sua peculiare ubicazione (in un quartiere ad alta densità abitativa ed in vicinanza di un asilo);
questo tipo di strutture richiede ingenti costi di mantenimento;
consta agli interpellanti che il precedente governo non ha mai esibito la certificazione dei collaudi di queste strutture cosi come previsto dalla legge 626/94;
tali strutture effettuano la coltivazione di agenti altamente patogeni, come il vaiolo e l'ebola, appartenenti alla classe 3 e alla classe 4 -:
se non intenda specificare quali finanziamenti siano utilizzati per la gestione di queste strutture, se regionali o ministeriali, e chiarire quali siano le finalità di questa struttura, se assistenziali e/o scientifiche nonché precisare l'utilità della presenza di una nuova struttura BSL4;
se non ritenga opportuno rendere pubblici i collaudi di buon funzionamento delle 5 BSL3 e della BSL4, effettuati negli ultimi 4 anni;
se non intenda inoltre fornire i risultati delle attività di ricerca che hanno resa necessaria la coltivazione di agenti altamente patogeni.
(2-00430)«De Zulueta, Bonelli».
Interrogazione a risposta in Commissione:
MAZZARACCHIO e DI VIRGILIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dopo l'applicazione di ticket sui medicinali di fascia A (quelli a carico del Servizio Sanitario) sono comparse le prime delibere che spingono alla prescrizione dei «generici» in misura maggiore rispetto alla normativa nazionale, come strumento per mantenere la spesa nei limiti stabiliti dal Ministero;
le regole nazionali prevedono che, se per un preparato di fascia A esiste anche il «generico» (stessa molecola, non con nome commerciale) che costa meno, l'assistito ha diritto ad avere gratis questo generico, oppure può scegliere il corrispettivo «di marca» pagando, però, la differenza tra il prezzo inferiore e quello più alto;
ora, alcune regioni hanno deciso di coprire per gli assistiti soltanto il prezzo del generico (o il prezzo di riferimento più basso) non solo in riferimento alla medesima molecola di «marca» ma per tutte le medicine di una stessa categoria, anche se a base, quindi, di molecole diverse da quelle del generico;
i provvedimenti riguardano innanzitutto gli «inibitori della pompa protonica». Abruzzo, Liguria, Puglia, Calabria, Sardegna, Lazio, hanno deciso nuovi limiti di prescrizione;
la Puglia obbliga i medici di famiglia, nonché specialisti ospedalieri e ambulatoriali a prescrivere farmaci di costi non superiori al prezzo minimo di riferimento per la cura giornaliera: 0,90 euro. La differenza la pagherà l'assistito;
l'Agenzia italiana del farmaco, ha già espresso critiche, perché la rimborsabilità di fascia A costituisce un livello essenziale di assistenza, quindi non può essere modificato dalle regioni con il rischio di produrre 21 prontuari regionali. Contrari anche i medici di medicina generale che si sentono limitati nell'autonomia di scelta terapeutica -:
se non ritenga di adottare le opportune iniziative per assicurare la soluzione della situazione esposta in premessa che appare, ad avviso dell'interrogante, caratterizzata da iniquità in quanto consente ad alcuni governi regionali di adottare regole che causano non opportune differenziazioni di trattamento tra gli ammalati.
(5-00871)
Interrogazione a risposta scritta:
PELLEGRINO e TREPICCIONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 16 marzo 2007, come pubblicato da diversi quotidiani nazionali, un paziente rodigino di 65 anni, operato il 4 gennaio scorso per l'applicazione di tre by-pass a Verona, è morto in seguito ad una trasfusione sbagliata;
la sacca di sangue destinata al paziente, infatti, era di un altro gruppo sanguigno non compatibile con il suo. È
così scattata la reazione immunitaria, perché una trasfusione errata crea un conflitto tra emoglobine, dando luogo ad un vero e proprio intossicamento che distrugge inesorabilmente l'organismo e provoca il decesso;
il direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Verona, Luciano Flor, parla di «una fatalità, un errore umano, che purtroppo, per quanto attiene allo scambio di una sacca con un'altra, rientra nelle probabilità statistiche di queste procedure»;
nell'azienda ospedaliera di Verona - che ha due nosocomi, Borgo Trento e Borgo Roma - vengono effettuati circa 1.500 interventi cardiaci l'anno e circa 20 mila trasfusioni di sangue;
una volta scoperto l'errore, l'ospedale ha subito segnalato il caso al Ministero della Sanità e alla Regione Veneto. Dopo il decesso, la segnalazione è stata fatta anche alla Procura;
solo un mese fa nell'ospedale fiorentino di Careggi, i reni e il fegato di una donna sieropositva, di 41 anni, sono stati impiantati su tre pazienti toscani;
il settore sanitario è da anni fortemente interessato alla riduzione del rischio, alla gestione dei dati anagrafici interni ed esterni, alla sicurezza, al rispetto della privacy del paziente e alla salvaguardia degli operatori, e presenta da sempre richieste ed esigenze precipue che richiedono soluzioni concrete e aggiornate secondo la moderna tecnologia;
ridurre gli errori equivale ad un miglioramento del servizio sanitario nazionale e ad una maggiore sicurezza per i pazienti -:
se il Governo ritenga opportuno considerare valide ipotesi alternative che possano rispondere alle succitate esigenze, soprattutto per quanto concerne l'emovigilanza cioè il sistema di sorveglianza basato su una raccolta continua e standardizzata di dati e sulla loro analisi, che monitorizza tutti gli eventi inattesi o indesiderati riferibili alla donazione o alla trasfusione di sangue, compresi gli errori trasfusionali, e che include dati sulla prevalenza e l'incidenza di marcatori virali nei donatori e sul numero di pazienti e di emocomponenti trasfusi;
se intenda adottare tecnologie avanzate che combinano componenti hightech tali da renderli unici ed esaltare le funzioni cui sono rivolti, ed in grado di automatizzare e velocizzare le procedure di identificazione, innalzando i limiti di sicurezza e efficienza della BTS (Blood Transfusion Safety) senza ripercussioni sulle abituali modalità operative all'interno delle strutture;
se ritenga opportuno abbinare alla tecnologia i più avanzati sistemi e i software in grado di disegnare, tracciare e rintracciare i processi, garantendo la sicurezza della sacca ematica, identificandola e tracciandola in modo univoco: dalla raccolta, all'analisi in laboratorio, al confezionamento, allo stoccaggio, alla distribuzione per l'uso;
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario alla risoluzione.
(4-03002)