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Allegato B
Seduta n. 132 del 22/3/2007
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INTERNO
Interpellanza:
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il signor Ouahib Larbi nato in Marocco, ambulante munito di licenza, residente legalmente in Italia da più di dieci anni e regolarmente coniugato con una cittadina straniera fornita di permesso di soggiorno, nello scorso anno si vedeva revocare il permesso di soggiorno a seguito dell'entrata in vigore della legge Bossi-Fini poiché non più in possesso dei requisisti previsti. Nel caso di specie si tratta di due condanne, di lieve entità, di cui una di tipo pecuniario e l'altra per violazione della legge sul diritto d'autore. Il signor Larbi riceveva pertanto il decreto di espulsione dal territorio dello Stato e l'ordine di lasciare il territorio italiano entro cinque giorni;
nello stesso periodo la convivente di Larbi, rimaneva incinta di una bambina nata nell'agosto 2006;
a seguito della nascita della figlia il signor Larbi faceva istanza al Tribunale dei Minori di Palermo, ai sensi dell'articolo 31, comma 3, decreto legislativo n. 286 del 1998, per ottenere l'autorizzazione a permanere nel territorio dello Stato per gravi motivi legati all'equilibrio psicofisico del minore;
il Tribunale dei Minori istruiva la pratica e in data 9 gennaio 2007 interrogava la coppia. Tuttora il procedimento è in attesa del provvedimento definitivo;
in data 9 marzo 2006, Ouahib Larbi si recava alla Questura di Palermo per accompagnare la compagna e veniva fermato dal personale dall'Ufficio Immigrazione e arrestato ai sensi dell'articolo 14, comma 5-ter, decreto legislativo n. 286 del 1998, poiché si tratteneva nel territorio dello Stato senza giustificato motivo;
la questura di Palermo, ufficio immigrazione, in occasione dell'arresto di Larbi veniva informata della sua situazione giuridica senza che quest'ultima venisse presa in considerazione;
nel corso dell'udienza per direttissima, che si teneva il 10 marzo 2006, il Giudice monocratico della III Sezione, alla luce della documentazione che veniva prodotta dal legale del signor Larbi, attestante la pendenza del giudizio al Tribunale dei Minori e le condizioni familiari dell'imputato, assolveva Ouahib Larbi poiché il fatto non costituiva reato. Il Giudice penale riteneva infatti che Larbi si fosse trattenuto in Italia per giustificato motivo;
ciò nonostante la Questura di Palermo, ufficio immigrazione, tratteneva Larbi chiedendo ed ottenendo un nuovo decreto di espulsione e disponendo il rimpatrio coattivo previo trattenimento nel CPT di Trapani Serraino Vulpitta. Nello stesso giorno, la difesa di Larbi presentava istanza al Tribunale dei Minori sollecitando l'adozione di un provvedimento cautelare urgente al fine di scongiurare l'accompagnamento in Marocco del suo assistito -:
quali misure il Governo intenda prendere al fine di garantire il rispetto dei provvedimenti resi dall'autorità giudiziaria sollecitando la sospensione dell'esecutorietà del provvedimento di espulsione in ossequio al dettato costituzionale (articolo 29), alle norme a tutela dell'integrità familiare previste dal Testo Unico sull'Immigrazione e a quelle a tutela del minore.
(2-00431) «De Zulueta».
Interrogazione a risposta orale:
ASCIERTO e ALBERTO GIORGETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 20 marzo 2007 verso le ore 23.00 in via San Francesco a Padova, due giovani, iscritti di Alleanza Nazionale, sono stati aggrediti e picchiati da un gruppo di appartenenti alla sinistra che fa riferimento ai centri sociali padovani;
i due giovani aggrediti sono stati refertati presso l'ospedale cittadino ed hanno riportato contusioni guaribili in 10 e 5 giorni;
questo ennesimo atto di violenza nei confronti di esponenti di Alleanza Nazionale, pone ancora in risalto la città di Padova che ha visto protagonisti assoluti di episodi criminali i due centri sociali «Pedro» e «Gramigna»;
il centro sociale «Gramigna» è noto oramai per aver ospitato presunti terroristi, arrestati recentemente e trovati anche in possesso di armi da fuoco;
lo stesso centro sociale non si è mai dissociato dall'attività neobrigatista svolta dai suoi militanti, anzi ha promosso numerose iniziative di solidarietà e sostegno agli arrestati;
nel mese di novembre a seguito di una aggressione perpetrata nei confronti del signor Vanzan, padre del lagunare Matteo Vanzan deceduto in Iraq, e di alcuni dirigenti di Alleanza Nazionale, il Ministro degli interni onorevole Amato, attraverso il vice Ministro onorevole Minniti, aveva affermato che non sarebbe stata più tollerata nessuna violenza nei confronti di appartenenti a Partiti o movimenti;
appare evidente che l'azione del Governo nel contrastare il fenomeno risulta assai poco incisiva, anzi nasce quasi il sospetto che in realtà si assumano impegni di circostanza, che poi non si intendono mantenere -:
se il ministro interrogato voglia intraprendere le opportune iniziative disponendo, per evidenti ragioni di pubblica sicurezza, lo sgombero e la chiusura dei due centri sociali sopra citati.
(3-00764)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il deteriorarsi dell'ordine pubblico e delle condizioni di sicurezza è motivo di crescente allarme sociale in tutte le Regioni del Nord;
la percezione di insicurezza è acuta specialmente in Lombardia, dove l'opinione pubblica mostra chiari segni di insofferenza per il dilagare della tolleranza nei confronti dell'illegalità;
in questo quadro, merita una speciale menzione la situazione di Sedriano, una località in Provincia di Milano, i cui residenti lamentano da tempo un'eccezionale diffusione della prostituzione da strada, che ormai lambisce le abitazioni del Comune, con al seguito il consueto corollario di illegalità, anche sotto forma di sfruttamento e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;
a Pavia, negli scorsi giorni, delle prostitute straniere che infestano le strade del Comune risultano essere state addirittura oggetto di una sorta di compravendita tra bande gestite da romeni -:
quale sia l'opinione del Governo in merito alla situazione descritta nella premessa e relativamente alle misure che si ritiene di dover adottare per ripristinare la legalità sulle strade della Lombardia.
(4-03022)
LA LOGGIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha appreso la notizia, della firma di un protocollo d'intesa tra il Dipartimento della Pubblica sicurezza ed i sindacati di categoria, che prevede la chiusura
della Scuola allievi agenti della Polizia di Stato di Campobasso, nell'ambito di un programma di razionalizzazione degli istituti di istruzione della Polizia di stato in relazione ai tagli alle spese previsti nell'ultima legge finanziaria;
il Governo dovrebbe perseguire una politica di favore nei confronti della polizia di Stato, per garantire la formazione continua e costante dei suoi agenti e funzionari impegnati nella difficile attività di controllo del territorio e nei servizi di ordine pubblico e di tutela della pubblica incolumità;
la soppressione della scuola allievi agenti della polizia di Stato rappresenta un ulteriore tentativo di smantellamento dei presidi istituzionali nella Regione Molise, dopo la proposta di chiusura della Questura di Isernia;
la scuola rappresenta un punto di riferimento importante per i cittadini della città di Campobasso da oltre venti anni e impegna direttamente nelle sue varie attività, senza contare l'indotto, sessanta persone tra agenti e funzionari;
il costo della scuola è marginale (circa 130 mila euro l'anno) a fronte di altre scuole che superano dieci volte il costo di quella di Campobasso;
le istituzioni locali e la cittadinanza sono allarmate dalla suddetta decisione che priva la collettività di una importante istituzione pubblica e ha manifestato tutta la sua contrarietà per una decisione che appare, vista anche la modernità e la funzionalità della struttura che ospita la scuola, gravemente penalizzante per la città e per tutta la Regione;
la Scuola, al contrario andrebbe valorizzata e potenziata -:
se le notizie riguardanti la Scuola indicate nella premessa rispondano al vero;
quali siano le vere ragioni della supposta chiusura della Scuola e se non sia opportuno invece, al contrario, potenziare il ruolo della suddetta che rappresenta un punto fondamentale di riferimento per le istituzioni locali e per la cittadinanza di Campobasso e dell'intero Molise.
(4-03024)
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 9 e il 10 marzo, l'intero litorale che va da Chioggia Sottomarina, Lido di Venezia a Jesolo-Portogruaro è rimasto sprovvisto di volanti e di agenti di polizia, per mancanza di personale e di mezzi. La gravità dell'episodio ha procurato la reazione delle autorità locali e la viva preoccupazione dei numerosissimi abitanti, che temono che l'episodio si possa ripetere con gravissime conseguenze per le proprietà e le incolumità dei cittadini. Un nuovo black-out da parte della sorveglianza della polizia potrebbe avere il valore di «invito» alla malavita a compiere scorribande senza il timore di essere intercettata;
il Sap, Sindacato autonomo di polizia, ha ancora una volta denunciato la precaria situazione che si è creata nei commissariati di polizia che hanno il compito di operare lungo il litorale, densamente popolato, con nuclei urbani di rilevante importanza come il Lido di Venezia, Chioggia e Portogruaro, senza trascurare gli importanti centri di Jesolo e Cavallino-Tre Porti;
il Sindacato da tempo denuncia non soltanto il numero esiguo di agenti di polizia, che non permette di compiere un adeguato controllo del territorio, ma anche lo stato di grande usura dei natanti, che risalgono al 1980, e delle volanti che possono disporre delle Fiat Marea con più di 200 mila chilometri -:
quali provvedimenti intenda assumere per affrontare la gravissima situazione che si è creata nella vasta area del litorale veneziano con la mancanza di mezzi e di agenti, e che mette in pericolo la sicurezza di un gran numero di cittadini;
per quale ragione la polizia di Stato che opera nelle province di Treviso, Belluno, Vicenza e Rovigo sia stata dotata delle nuove Alfa 159, trascurando il territorio di Venezia, così importante.
(4-03032)
ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2003 l'agente della Polizia di Stato G.G. ha partecipato ad un concorso, indetto dalla Prefettura di Roma, Ufficio Territoriale del Governo, per l'assegnazione di 96 alloggi di edilizia agevolata e sovvenzionata, ubicati nel Comune di Roma;
il concorso, bandito dal Ministero dell'Interno, prevedeva che gli alloggi fossero riservati ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, operanti nella Provincia di Roma;
nell'aprile 2005, all'atto della pubblicazione della graduatoria, il signor G.G. è risultato essere tra i vincitori del concorso e, infatti, nel maggio successivo è stato convocato dalla Prefettura di Roma per l'assegnazione dell'appartamento, nella zona di Torrevecchia a Roma;
per l'assegnazione dell'alloggio il signor G.G. ha firmato - nel luglio 2005 - un regolare contratto d'affitto della durata di dodici anni con la società I.A.C.O. S.r.l.;
tuttavia, la stessa società I.A.C.O. già nel 2005 aveva incaricato della vendita di tutti gli alloggi di sua proprietà la società PROGEDIL 90 e, nel marzo dell'anno successivo, il signor G.G., venuto a conoscenza di questa notizia, si era rivolto alla società I.A.C.O. manifestando la propria volontà di acquistare l'immobile e facendo richiesta per poter esercitare il diritto di prelazione;
nonostante ciò la società ha provveduto ad alienare l'immobile assegnato al signor G.G. nel dicembre del 2006, e questo si ritrova oggi a dover subire una intimazione di sfratto da parte di un proprietario d'immobile rispetto al quale lui non ha alcuna prova che sia realmente il nuovo proprietario del suo appartamento;
a seguito delle alienazioni disposte dalla società I.A.C.O. diversi alloggi sembrerebbero essere stati acquistati da persone estranee al concorso -:
se il Ministro sia informato di quanto esposto in premessa e se non ritenga di intervenire al fine di ristabilire la regolarità delle procedure nell'assegnazione e nella gestione degli alloggi di edilizia pubblica a seguito di concorsi appositamente banditi.
(4-03043)
PELLEGRINO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 20 marzo 2007, il quotidiano La Repubblica edizione di Napoli, pubblica un articolo in cui si evince che la villa di proprietà del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, confiscata nel 2001, è ancora abitata dalla famiglia Schiavone, in particolare dalla moglie e dai figli;
la proprietà immobiliare, ritenuta provento di attività mafiose, è stata confiscata nell'anno 2001 con decreto della Corte di Appello diventato definitivo nel 2002 e nell'anno 2004 è stata consegnata al Comune di Casal di Principe (Caserta);
ad oggi, all'interno dell'immobile, ubicato a Casal di Principe (Caserta) in Via Bologna, che per anni è stato il luogo in cui ha vissuto e si è nascosto il presunto numero uno della mafia casalese, vivono ancora sua moglie e i suoi numerosi figli;
tale anomalia, è confermata anche dai dati in possesso del consorzio «Agrorinasce» (organismo impegnato nella gestione dei beni antimafia in Terra di Lavoro), dove si registra un clamoroso fallimento per l'apertura di soli due beni sui sessanta finora confiscati in zona -:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e se confermato,
ritenga opportuno verificare le responsabilità di siffatto immobilismo e disporre quanto necessario alla risoluzione.
(4-03050)
GIACHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende, in base a quanto riportato sul quotidiano La Repubblica di ieri 21 marzo, che tra il maggio dello scorso anno e gennaio 2007 un imprenditore campano del settore delle acque minerali avrebbe occupato abusivamente 4 appartamenti di proprietà dell'Inail ubicati in largo Arenula 34 a Roma, per poi proseguire impossessandosi di due negozi e cinque cantine valutati più di 5 milioni di euro a base d'asta;
tali beni, cartolarizzati e di proprietà dell'Inail, sarebbero dovuti essere oggetto di una vendita annullata in ragione dell'occupazione attuata dal suddetto imprenditore;
risulta all'interrogante che l'Inail, i vicini ed i condomini dell'edificio hanno sporto denuncia all'autorità competente per l'occupazione abusiva e che la Procura ha in merito già aperto un'indagine;
nel corso di questo periodo il suddetto imprenditore avrebbe anche avviato dei lavori di ristrutturazione all'interno dei locali occupati, mirati, secondo quanto ritengono gli inquirenti, a «consolidare il suo diritto di occupazione»;
l'episodio, per la concomitanza di molteplici fattori, appare di estrema gravità, perché non si comprende come possa accadere che in pieno centro storico di Roma, a due passi dal Ministero di Grazia e Giustizia, un abusivo si impadronisca di appartamenti, negozi e cantine, diffondendo panico tra i condomini, senza che nessuno intervenga a riportare l'ordine e a punire il responsabile;
non si capisce come sia possibile che sia stata concessa ad un abusivo l'autorizzazione ad effettuare i lavori di ristrutturazione degli appartamenti e dei locali -:
come sia possibile che a seguito delle denunce dell'Inail e dei condomini le forze dell'ordine non abbiano ripristinato la legalità, pur conoscendo l'abusivo già da tempo;
sulla base di quanto sopra citato, se non ritenga urgente avviare un'inchiesta che chiarisca il motivo per cui le denunce avanzate non hanno avuto alcun esito e sono rimaste di fatto inascoltate, e se non sia necessario intervenire tempestivamente riportando alla normalità una situazione che attualmente presenta tutti i caratteri di un episodio che ha dell'incredibile.
(4-03051)
BONDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno Giuliano Amato il 27 novembre 2006 ha ordinato un'ispezione interna al suo Ministero per appurare se agenti di Polizia, Carabinieri o funzionari del Sisde avessero collaborato illegalmente con il Presidente della Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l'attività di intelligence italiana, senatore Paolo Guzzanti, nella XIV Legislatura;
tale ispezione non ha prodotto, né secondo l'interrogante avrebbe potuto produrre, alcun risultato, cosa di cui il ministro Amato ha dovuto dare atto nella sua audizione al Copaco del 24 gennaio 2007, ma senza informarne l'opinione pubblica, fortemente scossa da quella che i maggiori giornali definirono «l'inchiesta di Amato sulla Commissione Mitrokhin»;
la necessità di tale ispezione, annunciata mentre era in corso un selvaggio linciaggio mediatico nei confronti dell'ex Presidente della Commissione «Mitrokhin», scatenato per evidenti motivi politici, privo di qualsiasi prova o riscontro, poggia su un'unica fonte giornalistica, vale a dire l'intervista pubblicata il 26 novembre
2006 sul quotidiano la Repubblica, che citava fra virgolette frasi che sarebbero state pronunciate, ma che poi sono state rinnegate dall'intervistato preteso, Evgueni Limarev;
tale intervista asseriva una quantità di fatti gravissimi riconosciuti poi come falsi dallo stesso preteso intervistato Evgueni Limarev, in quanto tali mendaci dichiarazioni accusavano un senatore della Repubblica ed ex Presidente di una Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta di reati gravissimi fra cui quello del tutto sovversivo di disporre di «strutture» clandestine in cui, per sua disposizione, agenti di Polizia, Carabinieri e personale del Sisde (o altri individui comunque classificabili) fabbricavano falsi dossier da usare contro esponenti politici del centrosinistra durante la campagna elettorale precedente le elezioni dell'aprile 2006;
i nomi citati nell'intervista sono quelli dei seguenti esponenti politici: Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Cosimo Giuseppe Sgobio (Comunisti italiani), Alfonso Gianni (Rifondazione comunista), Umberto Ranieri (Democratici di Sinistra), Antonio Rotundo (Democratici di Sinistra), Oliviero Diliberto (Comunisti italiani), Francesco Giordano (Rifondazione comunista), Eugenio Duca (Democratici di Sinistra);
è perfettamente vero che nella sua qualità di Presidente della Commissione «Mitrokhin» il senatore Guzzanti ha apertamente indagato anche sulla persona del professor Romano Prodi nello stretto ambito di quanto stabilito dalla legge n. 90/2002 e di aver pubblicamente riferito di tali indagini da lui stesso consegnate, insieme ad altre, nel dicembre 2005, alla Procura di Roma che successivamente le trasmise al Tribunale dei Ministri; ciò dimostra come non sia mai esistito alcun «dossieraggio», ma soltanto una severa e documentata attività istituzionale svoltasi nei modi previsti e nel pieno rispetto della legge istitutiva della Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l'attività di intelligence italiana;
l'intervista ad Evgueni Limarev pubblicata su la Repubblica il 26 novembre 2006 era stata asseritamente raccolta (fatto assolutamente senza precedenti) nel febbraio del 2005 e dunque conservata per quasi due anni in un cassetto, insieme con una pretesa intervista (anch'essa non provata da alcun supporto di registrazione) all'ormai defunto, perché assassinato, colonnello Alexander Litvinenko, da due giornalisti noti per le campagne di disinformazione, risultate infondate e false come quella sul «caso Nigergate» contro l'ex direttore del Sismi, generale Niccolò Pollari, circostanze che, fra le altre, hanno indotto un famoso patriota russo in esilio; Oleg Gordievsky, ex ufficiale del KGB passato in Inghilterra nell'85, oggi ufficiale britannico e considerato una fonte attendibilissima dai servizi occidentali, a definire il foglio in questione come «Il giornale più sporco del mondo» («The dirtiest newspaper in the world») dopo aver constatato come persino una pretesa e clamorosa intervista a lui degli stessi giornalisti e per lo stesso giornale fosse «per il 90 per cento fabbricazione e manipolazione»;
Evgueni Limarev ha totalmente ritrattato di fronte al senatore Paolo Guzzanti, in presenza di due registratori accesi - la registrazione è ascoltabile anche su Internet - ogni cosa pubblicata sotto il suo nome ammettendo di non avere «mai incontrato il senatore Guzzanti» prima dell'8 gennaio 2007 e definendo l'intera intervista de la Repubblica «una fabbricazione» con cui riconosce di «essere stato usato» dai due giornalisti i quali già due anni fa gli dissero, testualmente come da registrazione elettronica: «Non siamo interessati a questo Mario Scaramella, ma siamo molto interessati in qualunque cosa riguardi Guzzanti (...) questo potrebbe essere il centro del nostro interesse»;
Limarev è, secondo fonti di Scotland Yard e l'ex colonnello del KGB, Oleg Gordievsky, un «provocatore» e un «collaboratore
Svr/Fsb» agli ordini dei suoi «capi di Mosca» i quali gli chiesero di preparare alcune e-mail da inviare a Mario Scaramella nelle quali si asseriva che a Mosca sarebbe stato deciso di «usare la forza» contro Mario Scaramella e Paolo Guzzanti al solo scopo di terrorizzare Mario Scaramella in partenza per Londra (dove doveva partecipare ai lavori annuali della International Maritime Organization) e spingerlo ad incontrarsi subito con il suo amico Alexander Litvinenko, in modo che potesse scattare, come scattò, il piano di avvelenamento dello stesso che prevedeva, oltre all'omicidio dell'esule ormai cittadino britannico, anche l'immediata esposizione del «misterioso italiano che lo aveva avvelenato al sushi bar Itsu di Piccadilly Circus»;
l'annuncio dell'ispezione ministeriale da parte del Ministro dell'interno ha permesso ai quotidiani del giorno dopo, 28 novembre 2006, di stampare titoli del seguente tenore: «Commissione Mitrokhin, Amato apre un'inchiesta» (Il Messaggero); «Amato: fuori tutti i documenti della Commissione Mitrokhin» (Corriere della Sera); «Amato: verifiche sulla Commissione Mitrokhin» (Il Giornale); «Mitrokhin, Amato apre un'inchiesta» (la Repubblica); «Il Governo ordina un'indagine sulla Commissione Mitrokhin» (Il Secolo XIX); «Mitrokhin, è bufera sul ruolo di Guzzanti» (La Stampa); anche l'informazione televisiva pubblica e privata seguiva la stessa falsariga, ben sapendo tutti, organi di stampa e Ministro, che non era possibile alcuna «ispezione sulla Mitrokhin», ma soltanto una verifica interna al Ministero sull'ipotesi, risultata falsa, di collaborazioni illegali con l'organo parlamentare;
lo stesso Ministro ritenne di emettere una breve nota in cui assicurava ironicamente di ben conoscere il diritto costituzionale e di essere dunque consapevole dell'impossibilità per l'Esecutivo di indagare sul Parlamento, e tuttavia vedeva che la sua azione era universalmente interpretata, giustamente, come l'esatto contrario di quel che la sua ironia tentava di riparare;
la selvaggia campagna di stampa contro il Presidente di una Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta, campagna che ha costituito una pagina di vergogna per le istituzioni e per quanti hanno partecipato ad una vera «caccia alle streghe» senza aver compiuto le più elementari e doverose verifiche, ha avuto il suo avallo istituzionale con l'annuncio del Ministro di una «ispezione sulla Mitrokhin», che di fatto copriva senza alcun controllo quelle che poi sono state dimostrate essere fabbricazioni, bugie e manipolazioni del quotidiano la Repubblica, proseguita poi per settimane sulla stampa italiana e internazionale, rafforzata dall'effetto moltiplicatore dell'illegale pubblicazione di intercettazioni telefoniche, in violazione della legge n. 140 del 2003 e dell'articolo 68 della Costituzione, che costituiscono un ulteriore vulnus alla sovranità del Parlamento ed ai diritti riconosciuti agli eletti in ogni democrazia;
l'ispezione ministeriale ha dato esito totalmente negativo, come ammesso dallo stesso ministro Giuliano Amato al Copaco il 24 gennaio 2007: «Nessun uomo della Polizia ha collaborato alla Mitrokhin», così come in precedenza lo stesso Copaco aveva raggiunto la certezza, come dichiarato dal suo Presidente Claudio Scajola, che neanche personale del Sismi avesse mai prestato qualsiasi forma di illegale collaborazione -:
quali siano stati i criteri procedurali, giuridici, costituzionali e di semplice rispetto delle regole che governano i rapporti fra il Parlamento e l'Esecutivo, adottati per promuovere l'ispezione che ha contribuito al «linciaggio» di un membro del Senato della Repubblica, senza svolgere alcuna indagine preventiva atta a certificare la credibilità dell'unica e sola fonte di informazione da cui ha preso le mosse l'indagine stessa;
se prima di disporre l'inchiesta amministrativa il Ministro abbia acquisito
alcune delle seguenti informazioni e se comunque, nell'ambito delle sue competenze, non intenda opportuno verificare;
se davvero un'intervista come quella pubblicata sul quotidiano la Repubblica e dai connotati giornalistici privi di precedenti fosse stata effettivamente rilasciata, in quale data e se ne esistesse una registrazione meccanica o elettronica;
se l'autore o gli autori dell'intervista fossero in grado di giustificare il criterio per cui, pur essendo venuti a conoscenza di reati gravissimi apparentemente commessi da una figura istituzionale quale è il Presidente di una Commissione bicamerale d'inchiesta, non ritennero di darne immediata notizia all'autorità giudiziaria;
se l'intervistato Evgueni Limarev, notoriamente residente in Francia nella città di Cluses, Haute Savoie, confermasse e con quali dettagli i fatti riferiti nell'articolo del 26 novembre 2006 e in particolare se avesse davvero incontrato, dove, quando e in quali circostanze, il senatore Paolo Guzzanti allora Presidente della Commissione «Mitrokhin», atteso che lo scorso 8 gennaio 2007, intervistato davanti a un registratore, Evgueni Limarev ha riconosciuto di non aver mai incontrato prima di quel momento Paolo Guzzanti, ma forse di aver visto un sosia al suo posto, ciò che, data la notorietà del giornalista e politico in questione, appare ridicolo e grottesco prima ancora che falso;
se il Sisde, organismo preposto a tutelare la sicurezza interna e delle istituzioni, fra cui il Parlamento e i suoi membri, avesse immediatamente disposto un'inchiesta di intelligence sul personaggio Limarev, definito dalle autorità del Regno Unito «un contrattista esterno dei servizi di sicurezza russi», allo scopo di documentarne il ruolo, la professione, i contatti, le attività segrete oltre all'attendibilità, atteso che si tratta di persona dal noto e dichiarato passato criminale per essere stato membro di un'associazione mafiosa segreta russa;
se il Sisde o la Polizia di Stato o i Carabinieri o comunque personale dipendente dal Ministro interrogato fosse venuto a conoscenza del fatto che lo stesso Limarev, preteso autore dell'intervista in questione, fosse anche lo stesso Limarev che nei giorni 30 e 31 ottobre 2006 inviò all'ex consulente della Commissione «Mitrokhin» Mario Scaramella alcune e-mail di sua fattura, in cui si sosteneva che da Mosca fosse stato deciso l'immediato uso della forza per mettere a tacere lo stesso Scaramella e il senatore Guzzanti, al solo scopo di spingere Scaramella a recarsi d'urgenza ad un appuntamento-trappola con Litvinenko a Londra trovandosi così coinvolto in uno sconvolgente caso di omicidio di risonanza mondiale, evento destinato a causare l'improvvisa attenzione di tutti i media sullo Scaramella stesso (perché in prima battuta considerato dallo stesso Litvinenko l'apparente avvelenatore, così come era nei piani degli assassini) in modo da consentire la partenza di un'operazione di disinformazione e diffamazione accuratamente preparata per accompagnare all'omicidio del patriota russo in esilio Alexander Litvinenko, la criminalizzazione del consulente Scaramella oggi detenuto perché accusato di aver calunniato l'ex capitano del KGB Oleksander Talik e, come effetto finale e desiderato del complotto criminale, il massacro mediatico e politico del Presidente dell'unica Commissione parlamentare d'inchiesta europea che abbia indagato sulla penetrazione sovietica;
se gli organi di informazione di polizia a disposizione del Ministro in indirizzo si siano attivati e in qual modo per la protezione di una Commissione d'inchiesta del Parlamento e del suo Presidente;
se l'ufficio stampa del ministero si sia infine attivato - una volta stabilita la totale falsità delle pretese e contestate dichiarazioni di Limarev circa le «strutture» falsamente attribuite al senatore Guzzanti e gli inesistenti dossier che sarebbero stati da lui ordinati e fatti fabbricare per danneggiare esponenti politici avversari durante la campagna elettorale - affinché tutti gli organi di informazione,
cartacea, televisiva ed elettronica, fossero ampiamente e dettagliatamente informati dell'esito negativo dell'ispezione, sicché ne potessero dare notizia con lo stesso rilievo con cui avevano trattato le notizie risultate false.
(4-03053)