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Allegato B
Seduta n. 134 del 26/3/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
SMERIGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Marco Orefice, cittadino italiano, residente da oltre tre anni a Copenaghen, dove frequenta la RUK (Università danese) e lavora in un albergo per pagarsi gli studi, si trova in stato di fermo, da due settimane, in seguito agli incidenti avvenuti in seguito allo sgombero di Ungdomshuset;
il signor Orefice è stato fermato ed in seguito arrestato, mentre si trovava seduto, con la propria insegnante di danese, che si è dichiarata pronta a testimoniare, in un bar a duecento metri dalla sua abitazione, quando non era ancora iniziato il corteo, durante il quale sono avvenuti gli incidenti riportati da tutta la stampa internazionale;
il signor Orefice è detenuto in regime di isolamento perché accusato di violenza a pubblico ufficiale, corteo non autorizzato e travisamento, a seguito della testimonianza di un poliziotto;
al momento sono 68 le persone detenute e il locale tribunale della libertà ha deciso per la continuazione della detenzione per tutti loro;
per questi detenuti, considerati «politici», è previsto l'isolamento anche durante l'ora d'aria e la mensa separata;
gli stessi detenuti hanno denunciato le violenze subite a seguito dell'arresto, di cui portano ancora i segni addosso, come hanno dichiarato all'interrogante i parenti dello stesso Marco Orefice e l'impossibilità di ricevere cure mediche adeguate;
nella giornata del 16 marzo 2007 è stato confermato dalla stampa danese l'utilizzo, da parte della polizia, del ferret 40, un gas estremamente venefico e pericoloso -:
se non ritenga necessario ed estremamente urgente attivare l'Ambasciata Italiana a Copenaghen al fine di accertare lo stato di salute del signor Marco Orefice e di fornire allo stesso tutta l'assistenza necessaria affinché possa al più presto, attraverso un sollecito accertamento dei fatti, ritrovare la propria libertà.
(4-03075)
FITTO, BELLANOVA, LAZZARI, LISI e TESSITORE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 2007, un giovane leccese, Simone Renda, mentre si trovava in vacanza a Playa del Carmen, nota località turistica in Messico e meta di moltissimi italiani, è deceduto in circostanze imprecisate; non è la prima volta che accadono simili vicende a connazionali;
secondo quanto riportato dai giornali sembra che il giovane turista, in preda ad un malore, sia stato fermato dalla polizia locale, che lo avrebbe creduto ubriaco e sia successivamente deceduto per infarto del miocardio mentre
era in stato di fermo; dall'autopsia è risultato che il giovane Simone non avesse assunto né sostanze alcoliche né sostanze stupefacenti;
mentre risulterebbe un ematoma alla testa come se fosse stato picchiato;
va dato atto all'Ambasciata italiana in Messico di essersi immediatamente impegnata sulla vicenda, mentre il Ministro degli esteri ha sollecitamente attivato la propria Unità di crisi; un plauso va anche alla Questura di Lecce per l'impegno profuso in favore della famiglia del giovane;
lo stesso non può dirsi delle autorità messicane che hanno arrestato il giovane per discutibili motivi di disturbo della quiete pubblica, non lo hanno ricoverato in ospedale nonostante il medico locale gli avesse diagnosticato, all'interno del commissariato, un principio d'infarto, non hanno tempestivamente informato della vicenda il Consolato italiano, non hanno informato il giovane della possibilità di pagare una cauzione, lo hanno condannato a 36 ore di carcere nonostante la diagnosi, lo hanno trattenuto in stato di detenzione alcune ore in più, risultate poi fatali;
peraltro va detto che il Messico ha adottato provvedimenti purtroppo successivi, sospendendo dai propri incarichi due funzionari della Sicurezza pubblica locale ed il giudice che avrebbe dovuto far eseguire l'ordine di scarcerazione, una volta scadute le 36 ore di detenzione -:
quali ulteriori risultanze abbia il Ministro interrogato in relazione alla morte del giovane leccese Simone Renda e quali provvedimenti intenda adottare affinché sulla luttuosa vicenda sia fatta piena luce e siano perseguite responsabilità ed omissioni.
(4-03077)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel 2002 il Comune di Roma per il tramite della propria azienda AMA decise - tramite AMA International e la costituita AMA Senegal - di acquisire un appalto venticinquennale per il recupero e smaltimento dei rifiuti di Dakar, capitale del Senegal;
l'iniziativa si è recentemente conclusa con un clamoroso «buco» che dovrebbe superare i 10 milioni di euro, anche se in data 17 gennaio 2007 il consiglio di amministrazione di AMA International lo stimava in 4.523.876 euro «salvo maggiori oneri per la definizione di un atto di transazione in corso» e nel frattempo i 1.600 dipendenti senegalesi della società sono stati licenziati;
dopo un primo periodo di operatività peraltro con una grande massa di assunzioni di dipendenti con mansioni manuali ma pochissimi mezzi tecnici (molti mezzi meccanici che risultavano arrivare «nuovi» in Senegal per capitolato dall'Italia, avevano già in realtà operato per anche 20 anni sulle strade romane) la società si avviava allo sfascio anche per l'arrivo di faccendieri e strane persone locali che intrecciavano affari in proprio. In particolare la responsabilità dell'appalto era affidato a tale Alvaro Moretti nella sua veste di direttore generale e poi presidente di AMA Senegal e direttore generale di AMA International;
in una incredibile serie di vicende venivano addirittura acquistati (da una società olandese rappresentata dal fratello di Samba Saar) 25 automezzi per la raccolta dei rifiuti del tutto inadatti alla bisogna, visto che la nettezza urbana era raccolta a mezzo cassonetti e questi veicoli non avevano l'attrezzatura per scaricarli. Una parte di essi non è mai stata utilizzata;
immagini televisive (ed anche del TG 2 Rai dell'inverno scorso) mostravano dipendenti AMA che - immersi con le gambe coperte dall'immondizia fino alla
coscia, in una Dakar traboccante di maleodoranti rifiuti accumulati per le strade - raccoglievano con le mani l'immondizia dai marciapiedi!;
tutto ciò portava il governo senegalese nell'ottobre 2005 a disdettare il contratto con AMA Senegal per gravi inadempienze contrattuali e ad iniziare una lunga trattativa poiché l'AMA aveva assicurato il contratto con la Banca Mondiale che minacciava quindi di rivalersi comunque sul governo senegalese diminuendo dell'importo assicurato gli aiuti internazionali previsti per quel paese;
il contratto è stato definitivamente disdetto nel settembre 2006 anche a seguito di indagini svolte presso la sede di AMA Senegal dalla D.I.C. (Divisione Investigativa Criminale) senegalese (vedi il giornale Sud Quotidien di Dakar del 20 settembre 2006);
nel frattempo l'AMA spa aveva licenziato l'architetto Fabio Massimo Fumelli che - distaccato a Dakar nel 2002 - più volte aveva invano documentato ai vertici dell'azienda le incredibili e reiterate vicende cui ci si stava esponendo;
a seguito di indagini svolte dalla polizia senegalese sarebbe emersa una voragine finanziaria che vede coinvolto il già citato Alvaro Moretti che - dopo essere stato più volte interrogato dalla polizia ed aver parzialmente coperto una emissione di assegni a vuoto - sarebbe fuggito dal paese;
il clima e le relazioni internazionali del Senegal nei confronti dell'Italia sono state conseguentemente molto compromesse perché la catastrofica situazione ambientale venutasi a creare (la città di Dakar è stata per lungo periodo coperta dai rifiuti che hanno anche favorito una epidemia di colera) è stata presentata dai media locali come colpa degli italiani -:
se e come la nostra ambasciata a Dakar abbia compiutamente informato il nostro Ministero degli Esteri di cosa stava avvenendo in Senegal relativamente alla presenza di AMA International e quali disposizioni siano eventualmente state impartite;
se - in conseguenza di questa situazione - vi siano stati passi ufficiali delle autorità senegalesi nei nostri confronti e di conseguenza quali risposte siano giunte da parte italiana;
in ogni caso se il MAE abbia contattato in Italia il Comune di Roma e l'AMA in merito a questa vicenda, se vi siano state risposte conseguenti o interventi concreti;
se risulti alla nostra rappresentanza diplomatica in Senegal che effettivamente diverse centinaia di ex dipendenti AMA siano tuttora senza lavoro perché non riassorbiti dalla nuova società francese cui è stata affidata la gestione dell'emergenza rifiuti a Dakar;
come questa vicenda, che l'interrogante ritiene pessima, venga giudicata nel suo complesso dal Governo ai fini dei riflessi sulle iniziative di cooperazione svolte dall'Italia;
se sia stato avviato dalle nostre autorità doganali, dalla Guardia di finanza o dai preposti uffici finanziari un controllo contabile circa le valutazioni dei mezzi ceduti da AMA alle sue società consociate e inviati all'estero, ed in particolare se queste cessioni abbiano generato plusvalenze o minusvalenze utilizzabili a fini di bilancio o di vantaggio fiscale, anche al fine di accertare eventuali violazioni della normativa doganale;
nel caso ciò sia stato fatto, a quali conseguenze questo controllo abbia portato e - se invece questa azione di controllo non sia stata effettuata - se non ritenga di doverla immediatamente avviare;
quali siano i motivi dell'avvenuto licenziamento dell'architetto Fabio Massimo Fumelli.
(4-03082)