Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato A
Seduta n. 137 del 29/3/2007
...
(Sezione 3 - Problematiche relative all'alienazione di parte del patrimonio immobiliare di interesse culturale del comune di Catania)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per i beni e le attività culturali, dell'interno, dell'economia e delle finanze e per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia di un avvicendamento dei soprintendenti ai beni culturali di Catania, Ragusa e Messina, disposto dal neo direttore generale Romeo Palma, di concerto con l'assessore regionale ai beni culturali, onorevole Lino Leanza, restando, invece, riconfermati i sovrintendenti delle restanti province di Siracusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Palermo e Trapani;
la sola dei tre sovrintendenti che nell'ambito dello stesso provvedimento non ha avuto la contestuale nuova destinazione è la dottoressa Maria Grazia Branciforti, sovrintendente ai beni culturali di Catania, che si era distinta per aver sollevato ampie riserve sull'alienazione dell'amministrazione comunale di Catania di parte di patrimonio immobiliare culturale della città, ammontante a ben quattordici immobili, in favore della società Catania risorse s.r.l., operazione che avrebbe garantito all'amministrazione comunale mutui per un valore 65 milioni di euro, in quanto alcuni dei beni considerati dalla sovrintendenza appaiono soggetti ai vincoli previsti dalla normativa vigente;
a parere degli interpellanti, la rimozione della dottoressa Branciforti dal suo incarico, nel frattempo sostituita da Gesualdo Campo fino a qualche mese fa assessore provinciale alle politiche culturali del Movimento per l'autonomia, movimento di cui fa parte anche l'assessore regionale ai beni culturali, onorevole Lino Leanza, è senza il minimo dubbio da collegare al suo integerrimo comportamento tenuto in occasione dell'alienazione, essendosi opposta ad un'operazione il cui solo scopo è di fare «cassa» e ripianare il deficit consolidato sino al 2003, pena lo scioglimento della giunta comunale, ed essendo intervenuta, nel doveroso esercizio delle sue funzioni e per il pieno rispetto della legalità, con durezza a tutela dei beni patrimoniali della città, alcuni dei quali esempi straordinari di quel fenomeno senza precedenti che fu la ricostruzione tardo-barocca della Val di Noto e riconosciuta dall'Unesco «patrimonio mondiale dell'umanità»;
la dottoressa Branciforti, infatti, nella sua qualità di sovrintendente per i beni culturali ed ambientali di Catania, il 23 dicembre del 2005, emanava una nota, con la quale, di fronte alle notizie di stampa relative all'elenco di immobili comunali da alienare, precisava che il decreto legislativo n. 42 del 2004 (testo unico su beni culturali), nel richiamare l'articolo 822 del codice civile, annovera tra i beni appartenenti
al demanio pubblico quei beni che, seppur appartenenti ad enti pubblici territoriali, sono riconosciuti di interesse storico-artistico e che, pertanto, sono inalienabili ed indisponibili. Il testo unico sui beni culturali - precisava ancora la nota - che, all'articolo 53, definisce il «demanio culturale» ed al successivo articolo 54, comma 3, definisce i «beni inalienabili», precisa che essi possono essere oggetto di trasferimento solo tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali e, inoltre, che l'articolo 55, comma 3, dello stesso testo unico precisa che l'autorizzazione ad alienare comporta la sdemanializzazione del bene pubblico attraverso una procedura di verifica (articolo 12, comma 6) e che solo qualora la verifica dell'interesse culturale ha esito negativo gli immobili di proprietà pubblica possono essere alienati. Richiedeva, infine, la soprintendenza la pubblicazione della nota sul quotidiano locale, al fine di rassicurare l'opinione pubblica circa l'obbligo di ricorrere agli strumenti legislativi suddetti per contrastare eventuali tentativi di impoverimento del patrimonio pubblico di Catania;
nonostante ciò, l'amministrazione comunale procedeva, ed il 31 dicembre 2006 alienava, tali 14 immobili alla società Catania risorse s.r.l. La sovrintendenza, a questo punto, in data 22 febbraio 2007, emanava una seconda nota, avvertendo della nullità dell'atto di trasferimento, in quanto privo dei necessari presupposti giuridici prima richiamati. Appena cinque giorni dopo, il 27 febbraio 2007, la giunta comunale di Catania adottava la deliberazione n. 257, con la quale irritualmente e senza precedenti si rivolgeva all'assessorato regionale competente per valutare l'adozione di provvedimenti nei confronti della dottoressa Branciforti;
gli stessi interpellanti hanno già avuto modo di manifestare la loro preoccupazione per le sorti della città di Catania e per ciò che sta accadendo sul piano della trasparenza e della regolarità dell'azione amministrativa e contabile-finanziaria, attraverso un'interpellanza urgente presentata al Ministro dell'interno il 13 febbraio 2007 (n. 2-00370), nella quale denunciavano il comune di Catania, sin dal 2003 fortemente indebitato, per non aver rispettato il «patto di stabilità» e non aver pareggiato il disavanzo di bilancio, ma, anzi, di aver tentato di raggiungere tale obiettivo ricorrendo ad un escamotage francamente sconcertante, cioè attraverso l'istituzione di una società di scopo, la Catania risorse srl, per conseguire l'apertura di linee di credito da parte di istituti bancari, dal comune di Catania altrimenti non conseguibili, tentando in tal modo di aggirare il divieto, sancito già dall'articolo 119 della Costituzione, di ricorrere all'indebitamento se non per investimenti, il tutto attraverso una dismissione imbarazzante dell'intero patrimonio immobiliare della città, riguardante immobili anche di pregevolissimo valore storico-artistico. Gli stessi restano, altresì, preoccupati per il pericolo di un varco a speculazioni immobiliari a detrimento del patrimonio cittadino;
in quell'occasione il ministero dell'interno, a mezzo del Sottosegretario di Stato, dottor Ettore Rosato, ebbe modo di rassicurare in Parlamento gli interpellanti, indicando l'impegno della prefettura di Catania, per quanto di propria competenza, ad esercitare la sua vigilanza, riservandosi di interessare, come è dovuto, l'assessorato regionale per le famiglie e gli enti locali per l'attivazione degli eventuali poteri di sua competenza, ove siano riscontrate illegittimità, e la disponibilità del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ed il ministero dell'economia e delle finanze ad assumere iniziative conoscitive sulla reale situazione contabile del comune di Catania, in applicazione dell'articolo 28, comma 1, della legge finanziaria per il 2003 (la legge n. 289 del 2002) e a conferire quanto prima apposito incarico ispettivo ad un dirigente dei servizi ispettivi della finanza pubblica, al fine di acquisire idonee informazioni sulla situazione del bilancio dello stesso comune -:
in relazione a quanto contenuto nella precedente interpellanza sottoscritta dai medesimi interpellanti sulla stessa questione,
se gli ispettori del ministero dell'economia e delle finanze siano già all'opera per acquisire le informazioni sulla situazione contabile del comune di Catania e se, alla luce dei fatti sopra riportati, non ritengano di dover attivare tutti gli strumenti di loro competenza per verificare la legittimità ed ogni tipo di responsabilità legata al provvedimento, ad avviso degli interpellanti, illegittimo per carenza di motivazione, che ha portato alla rimozione dal suo incarico della dottoressa Branciforti, la sola che, nell'intera vicenda, con il suo comportamento assolutamente in linea con la trasparenza e il rigore che il ruolo stesso richiedeva, ha pagato in prima persona.
(2-00428) (Nuova formulazione) «Licandro, Sgobio, Diliberto».
(20 marzo 2007)