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Allegato B
Seduta n. 141 del 4/4/2007
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COMUNICAZIONI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPARINI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
Rai Way, nata nel febbraio 2000 dalla societarizzazione della vecchia Divisione Trasmissione e Diffusione, ha circa 700 dipendenti e gestisce circa 3000 siti di trasmissione per radiotelevisiva oltre ad essere locataria delle postazioni di diversi operatori delle TLC;
nel corso della presidenza dell'onorevole Roberto Zaccaria e del direttore generale Claudio Cappon la Rai decise di vendere il 49 per cento di Rai Way all'americana Crown Castle, secondo gestore di impianti al mondo, storico partner dell'inglese BBC con una valutazione di 760 miliardi delle vecchie lire, da investire, secondo i dirigenti di allora, nei nuovi media, nella tv digitale terrestre e nella telefonia UMTS (nuove tecnologie che oggi sono già obsolete di fronte all'avanzata ad esempio della banda larga o del WiMAX);
nel 2005 è stata ventilata dal management Rai un'ipotesi di fusione tra Telespazio e Rai Way;
il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha recentemente illustrato la proposta di riorganizzazione societaria con la creazione di tre distinte società: una per la gestione degli impianti della rete, quella finanziata solo dalla pubblicità e quella a prevalente finanziamento pubblico. Nel testo si legge che «Si tratta di riprendere il percorso avviato sei anni fa con l'intesa Rai Way-Crown Castle. Nel medio periodo potrebbe proporsi anche una separazione proprietaria e non solo societaria anche per favorire intese tra diversi operatori di rete nel quadro della transizione dalla TV analogica a quella digitale»;
Rai Way assolve, attraverso il contratto di servizio con Rai Spa la funzione di servizio pubblico oltre ad essere l'oggetto stesso della concessione ed è evidente che le due società sono una funzione dell'altra;
il contratto di servizio lega in pratica le due Aziende fino al 31 dicembre 2014: Rai Way garantisce la trasmissione e diffusione dei segnali Rai che, per questo servizio, riconosce a Rai Way inizialmente di 270 miliardi delle vecchie lire;
dal 2003, nonostante le immense potenzialità di Rai Way, è stato affidato a Rodhe&Schwarz e DMT, due società esterne, l'incarico di costruire e sperimentare la nuova rete digitale terrestre. Inoltre, l'assistenza degli impianti è stata affidata ad altre due società esterne Sielte e Sirti. Pertanto Rai Spa si avvale della prestazione di società esterne per realizzare, gestire e manutenere gli impianti digitali con i quali irradia il servizio pubblico radiotelevisivo, in contrasto con quanto previsto dal contratto di servizio Rai-Rai Way ed evidenti diseconomie;
Rai utilizza siti/impianti tecnologici altrui (nonostante la capillarità dei siti Rai Way) per ospitare apparecchiature Rai (esempio evidente il Mux A DVB-T - il pacchetto con i segnali più importanti - di Valcava che serve tutta la zona di Milano);
la capillarità sul territorio degli impianti di Rai Way la rende altamente competitiva nel realizzare concretamente servizi per i cittadini attraverso le più moderne tecnologie (ad esempio WiMAX);
il presidente di Rai Way Piero Gaffuri ha dichiarato che: «bisogna vedere le cose in un'ottica di sviluppo del business e non di mera remunerazione del capitale. Le operazioni di alcuni anni fa, come nel caso Crown Castle, servivano in ottica Rai a pagare il palinsesto. È corretto, perché il centro delle attività Rai è il palinsesto. Ma i nostri ricavi vengono già in parte da Mediaset, dagli operatori di telefoni: quasi il 40 per cento del fatturato è dato dal tower rent. Se la Rai, invece di vendere, cerca soci di minoranza, oppure sceglie la strada del collocamento/sottoscrizione in Borsa, senza cedere il controllo di Rai Way, magari incassa meno, ma valorizza un suo asseto in maniera intelligente» -:
se il Ministro è al corrente di iniziative tese a cedere il controllo dell'asseto Rai Way;
quali iniziative intende intraprendere per evitare la realizzazione di operazioni meramente finanziarie e lesive della convenzione Stato-Rai.
(5-00931)
Interrogazioni a risposta scritta:
BIANCHI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
recenti fonti stampa riportano la notizia dell'invio sui telefoni cellulari di messaggi «sms trappola» che, con il pretesto di proporre offerte commerciali allettanti, comportano l'attivazione di servizi non richiesti dagli utenti;
tale circostanza, ove verificata, lederebbe i principi posti dall'ordinamento a tutela dei diritti di libera scelta dei consumatori, i quali sarebbero peraltro gravati dall'onere di provvedere alla disattivazione dei servizi sopra menzionati;
il Governo attuale è impegnato in una più generale opera di predisposizione di norme a tutela dei diritti dei destinatari di beni e servizi di largo consumo -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di accertare la fondatezza della notizia ed, in caso affermativo, quali iniziative anche normative intenda assumere per porre termine a simili fenomeni di raggiro in danno dei consumatori.
(4-03196)
LAZZARI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'ordinanza del tribunale di Roma emessa in data 28 dicembre 2006 avrebbe rigettato per carenza di prove il ricorso presentato dalla società Telecom Italia contro i principali operatori di telefonia fissa per ottenere l'inibitoria delle attività di teleselling;
in seguito all'ordinanza suddetta Telecom Italia avrebbe presentato reclamo presso lo stesso Tribunale;
in Italia ci sono circa 700 aziende e 250 mila lavoratori impegnati in attività di call center;
sono stati investiti dalle società suddette ingenti capitali per offrire attività di teleselling;
il ministero del lavoro ha cominciato un processo di stabilizzazione delle assunzioni dei dipendenti dei call center;
Telecom Italia, continua ad essere l'operatore dominante detenendo circa il 70 per cento delle quote del mercato della telefonia fissa;
l'inibitoria delle attività di teleselling andrebbe a penalizzare gli operatori concorrenti rafforzando ulteriormente la posizione dominante di Telecom Italia;
la Direttiva comunitaria 2002/58/CE rimetteva alla scelta di ogni Stato membro l'adozione del sistema opt-in (che richiede un consenso preventivo degli utenti interessati e considera come rifiuto alla contattabilità per fini promozionali anche il semplice silenzio dell'utente) o opt-out (ove è necessario il diniego espresso dell'utente a ricevere chiamate finalizzate alla proposizione di offerte commerciali);
l'Italia è l'unico Paese in Europa ad aver recepito il sistema opt-in;
è auspicabile un intervento che modifichi la normativa italiana o fornisca una sua interpretazione autentica al fine di garantire lo svolgimento delle operazioni di teleselling, contemperando l'interesse alla libera concorrenza delle imprese con la tutela della riservatezza degli utenti. Tale bilanciamento di interessi può avvenire ove venga definitivamente chiarito che è legittima la richiesta di consenso a ricevere offerte commerciali formulata all'utente in apertura di telefonata promozionale -:
quali iniziative intendano adottare nel rispetto delle competenze della magistratura, al fine di tutelare gli operatori lavoratori da ricadute occupazionali con particolare riguardo alle società più piccole;
al fine di garantire l'attuazione dei principi di libera concorrenza tra tutti gli operatori di telecomunicazioni, attraverso l'utilizzo del teleselling, in particolare chiarendo la legittimità della richiesta di consenso a ricevere offerte commerciali formulata all'utente in apertura di telefonata promozionale.
(4-03212)