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Allegato B
Seduta n. 141 del 4/4/2007
TESTO AGGIORNATO AL 30 OTTOBRE 2007
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARATELLA, CRISCI e AURISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche pende ricorso presentato dalla ditta Aurora s.r.l. per l'annullamento del decreto del Presidente del Magistrato del Po n. 14947 del 25 gennaio 1990 con il quale è stata acquisita al Demanio dello Stato una vasta area sommersa dalle acque, ex tenuta Daccò, in Comune di Porto Tolle. La ditta Aurora srl assume di essere
proprietaria dell'area di cui trattasi; l'udienza del TSAP è prevista per il 9 luglio 2007;
nell'ambiente deltizio e lagunare, nelle aree demaniali conferite in concessione, le Autorità locali hanno promosso lo sviluppo della molluschicoltura e della pescicoltura, attività nelle quali sono impiegati migliaia di addetti;
il citato decreto del Magistrato stabilisce che per i mappali in questione «...essendosi verificati tutti i presupposti voluti dalla legge possono passare all'acquisizione al patrimonio stesso», ed ancora come la «...maggior parte dei terreni oggetto del provvedimento siano soggiacenti la quota di piena ordinaria e sono pressoché soggiacenti anche la quota del medio mare, per cui si ritiene poter dichiarare la formazione stessa soggiacente alle acque di piena ordinaria (praticamente laguna) e per ciò includibile nel Demanio dello Stato». D'altronde, dalla carta tecnica regionale sez. n. 188100 Scardovari, redatta su rilievo aerofotogrammetrico 1983, le aree tra il Po di Tolle, denominate come «ex Tenuta Daccò», appaiono largamente sommerse;
a distanza di oltre 17 anni dalla sua emanazione, il decreto peraltro inviato a suo tempo sia al Ministero dei Lavori Pubblici Direzione Generale Acque ed Impianti Elettrici che al Ministero delle Finanze direzione Generale del Demanio, non risulta ancora trascritto con le ovvie implicazioni ai fini delle risultanze catastali;
a seguito del riordino fondiario del 7 aprile 2004, che sembra curato da una società appaltatrice per conto dell'Amministrazione Finanziaria, aree della «ex Tenuta Daccò» per le quali è in atto la vertenza, risultano intestate alla Società Aurora srl con la «qualità classe» di «laguna» (ad esempio il fg. 63 part. 3 ha 216.23.63; fg. 63 part. 7 ha 39.59.68 ed altre). Di tutta evidenza la rilevanza di tali operazioni di riordino fondiario e le possibili implicazioni nella vertenza di cui trattasi;
l'intestazione al privato secondo le risultanze catastali conseguenti al riordino fondiario richiamato, appare riguardare anche fasce costiere rientranti per legge nella categoria del lido del mare e della spiaggia; della attribuzione di lagune in capo a privati non risulta interessata la competente Autorità marittima, secondo quanto previsto dal Codice della Navigazione (articoli 28-32);
secondo quanto previsto dall'articolo 32, comma 6 del Codice della Navigazione, in caso di controversie, il Ministro delle Finanze ha una diretta responsabilità nella tutela dei beni demaniali -:
per quali motivi il decreto del Magistrato del Po richiamato in premessa impieghi più di 17 anni per essere registrato, quali iniziative si intendano assumere perché si provveda in tempi brevi e certi alla sua registrazione, se dalla situazione evidenziata possa derivare un danno per lo Stato, se esistano responsabilità in proposito ed in questa eventualità come si intende perseguirle;
quale natura debba essere attribuita alle operazioni di riordino fondiario richiamate, in relazione ai distinti ed autonomi procedimenti di delimitazione del demanio marittimo, pendenti o definiti, che rientrano nelle competenze delle Capitanerie di Porto;
se, in relazione alle operazioni di riordino fondiario richiamate, le risultanze dell'attività ricognitiva svolta da una impresa privata siano ritenute idonee ad essere trasfuse in pubblici registri, e se le stesse siano state sottoposte a previa deliberazione al fine di prevenire il rischio di una modificazione non provvedimentale e non rituale dei pubblici registri stessi.
(5-00927)
Interrogazioni a risposta scritta:
LUCCHESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere:
quali determinazioni intendano assumere ai fini di applicare in Sicilia l'articolo
7-bis del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito con modificazioni dalla legge 17 agosto 2005, n. 168;
se il Ministro dell'economia intenda tempestivamente dotare dei fondi necessari il Ministro della giustizia per potere fare proseguire le attività socialmente utili (ASU) presso gli uffici giudiziari siciliani.
(4-03185)
MELLANO, PORETTI e TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il giorno 4 aprile, nel corso di un'asta pubblica, a Mosca, saranno ceduti dallo Stato russo due giacimenti di gas siberiani (Arctigas e Urengoil), il 20 per cento di GazpromNeft, nonché 19 altre società; si tratta degli ultimi pezzi del patrimonio della Yukos, già prima compagnia petrolifera russa, fondata dall'imprenditore russo Mikhail Khodorkovskij, attualmente detenuto in Siberia ufficialmente per reati fiscali e ufficiosamente per aver osato finanziare partiti di opposizione al regime di Vladmir Putin;
alla suddetta asta pubblica parteciperanno sia l'ENI che l'ENEL, che allo scopo hanno formato una associazione temporanea di impresa (nata in Olanda con il nome Energas) assieme alla società russa Esn, che detiene il 51 per cento della joint-venture (ENI il 30 per cento e ENEL il restante 19 per cento);
i media russi hanno formulato la seguente ipotesi: l'associazione temporanea guidata da Esn partecipa all'asta per conto del colosso Gazprom, controllato da Putin, che non partecipa direttamente per evitare sia azioni legali che critiche politiche;
l'avvocato canadese di Mikhail Khodorkovskij, Robert Amsterdam, ha annunciato che invierà alla Commissione europea una lettera nella quale accuserà una serie di imprese occidentali (tra le quali probabilmente ENI ed ENEL) di aver violato l'articolo 81 del Trattato di Roma, quello che riguarda le regole della concorrenza; l'avvocato Amsterdam ha preannunciato anche azioni legali, nei tribunali americani e alla Corte di Giustizia europea, contro chiunque compri proprietà ex Yukos, società che, a suo parere, è stata oggetto di ladrocinio da parte dello Stato russo;
in un'intervista al Corriere della Sera del 1o aprile 2007, l'avv. Amsterdam ha, tra l'altro, dichiarato: «È possibile che l'ENI (e i suoi soci, ndr) vinca, magari per poi rivendere qualcosa alla Gazprom che direttamente non partecipa perché teme azioni legali. Ma tre cose sono chiare nel comportamento dell'ENI: partecipa a un'asta il cui risultato è predeterminato, come lo è in tutte le aste di questo genere a Mosca; compra proprietà a un prezzo inferiore al loro valore; compra beni rubati. In più, si arrende alla Russia e diventa la prima vittima della nuova Opec del gas, dell'accordo sottoscritto recentemente da Russia e Algeria»;
negli Stati Uniti, lo State Controller della California, John Chiang, ha chiesto al potente fondo pensioni Calpers di rivedere i suoi investimenti nella società petrolifera inglese Bp, perché il coinvolgimento di quest'ultima nelle aste di spartizione dell'impero Yukos comporterebbe rischi elevati;
trovando fondato il sospetto che la «Bp» abbia partecipato solo per dare legittimità formale all'asta (per essere valida ci vogliono almeno due concorrenti), per poi ritirarsi e lasciare campo libero a Rosneft, compagnia petrolifera dello Stato russo, due dei venti maggiori azionisti della «Bp», secondo quanto riportato dalle fonti giornalistiche, chiederanno alla società inglese di chiarire il ruolo giocato nell'asta russa -:
quale sia la valutazione del Governo italiano sulla partecipazione di ENI ed ENEL, all'asta pubblica di Mosca.
(4-03189)
TURCO, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 222 del 1985 dispone che l'otto per mille dell'imposta dei redditi delle persone fisiche sia annualmente sottratta al bilancio dello Stato e ripartita tra sette soggetti individuati dalla legge;
la mancata espressione di una scelta di destinazione da parte dei cittadini comporta che la loro quota parte di otto per mille sia comunque ripartita tra gli altri soggetti sulla base delle scelte espresse dagli altri contribuenti;
l'assenza di informazione e la disinformazione esistente su tale questione, fa sì che gran parte dei contribuenti non esprima alcuna scelta sull'errato presupposto che in tale maniera il denaro rimanga nel bilancio dello Stato;
è preoccupante la crescita di cittadini che non esprimono una scelta di destinazione (dal 55 per cento del 1996 all'attuale 60 per cento) -:
quali iniziative l'onorevole Ministro intenda porre in essere per informare i contribuenti italiani, ad esempio attraverso campagne pubblicitarie sulle reti radiotelevisive pubbliche, avvisi negli uffici aperti al pubblico della agenzia delle entrate nonché sul sito web dell'Agenzia delle entrate;
quale sia la modalità con la quale avviene il conteggio delle scelte espresse (a campione, nominativa, etc) dai contribuenti al fine di determinare la ripartizione tra i vari soggetti beneficiari;
quale sia il ruolo eventualmente svolto nel conteggio dai Centri di Assistenza Fiscale e le modalità di espletamento di tale ruolo;
quali siano le verifiche poste in essere al fine di accertare l'originarietà della scelta espressa tramite invio postale del solo modello 730-1;
quali siano i dati (in assoluto e in percentuale) relativi alle scelte espresse e a quelle non espresse dai contribuenti italiani negli ultimi cinque anni;
quali siano i dati relativi alla percentuale delle scelte espresse per ciascuno dei soggetti beneficiari negli ultimi cinque anni.
(4-03191)
ALESSANDRI e MOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
a Parma, in via Langhirano n. 1, ha sede il «Centro Amministrativo Contabile» di Banca Intesa S.p.A., già «Centro Contabile» dell'ex Banca Commerciale Italiana, sorto nella metà del secolo scorso;
fino a pochi anni fa lavoravano presso il «Centro Amministrativo Contabile» circa novecentocinquanta dipendenti, a cui si aggiungevano i lavoratori di molte ditte esterne;
a seguito della procedura di «esodo obbligatorio», adottata successivamente all'assorbimento della Banca Commerciale Italiana da parte di Banca Intesa (intervenuta nel 2001), il numero di dipendenti del «Centro Amministrativo Contabile» si è progressivamente ridotto;
successivamente all'acquisizione della Cassa di Risparmio di Parma da parte di Banca Intesa, il «Centro Amministrativo Contabile» svolgeva la propria attività anche a favore della predetta Cassa di Risparmio di Parma;
attualmente i dipendenti del «Centro Amministrativo Contabile» sono circa settecento, a cui si aggiungono alcune centinaia di dipendenti delle ditte esterne che lavorano in appalto;
con circa settecento dipendenti, il «Centro Amministrativo Contabile» rappresenta una delle più importanti realtà occupazionali di Parma;
negli ultimi anni le maggiori realtà industriali di Parma sono state interessate
da diverse crisi, che in alcuni casi ne hanno determinato la chiusura (ad esempio Parmatour), ed in altri casi l'adozione di drastici «tagli» occupazionali;
successivamente all'acquisizione della Cassa di Risparmio di Parma da parte della francese Crèdit Agricole, l'istituto di credito parmigiano ha annunciato l'intenzione di trasferire rapidamente presso il proprio «Centro Servizi» di Parma, loc. Cavagnari, l'attività precedentemente svolta presso il «Centro Amministrativo Contabile» di Via Langhirano;
i 700 dipendenti del «Centro Amministrativo Contabile», ed i dipendenti delle ditte che lavorano in appalto, sono fortemente preoccupati per l'eventuale perdita del posto di lavoro;
infatti, successivamente alla fusione tra Banca Intesa ed il gruppo San Paolo IMI, vi è la preoccupazione che il «Centro Amministrativo Contabile» di Parma non sia più considerato strategico (anche a seguito dell'intervenuta cessione della Cassa di Risparmio di Parma);
esiste la fondata preoccupazione, tempestivamente denunciata dalla Federazione Autonoma Bancari italiani (FABI), che il gruppo Intesa-San Paolo possa progressivamente abbandonare Parma, «traslocando» a Moncalieri (Torino), presso il Centro Contabile ex San Paolo;
il Comune di Torino, che riveste un ruolo strategico nella compagine azionaria di Intesa-San Paolo, è fortemente interessato ad un potenziamento del Centro Contabile di Moncalieri (Torino);
la scelta del progressivo trasferimento a Moncalieri (Torino), delle attuali attività svolte presso il «Centro Contabile Amministrativo» di Parma, rischia di determinare la perdita di oltre settecento posti nella città emiliana;
al fine di tutelare gli attuali livelli occupazionali del «Centro Contabile Amministrativo» di via Langhirano, le organizzazioni sindacali di categoria hanno promosso incontri con le istituzioni locali di Parma -:
se quanto riportato corrisponda al vero;
quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il mantenimento dei livelli, occupazionali del «Centro Contabile Amministrativo» con sede in Parma, via Langhirano n. 1 di proprietà di Intesa-San Paolo;
se non ritiene opportuno attivare un «tavolo di regia» finalizzato a garantire un'adeguata attenzione al problema del futuro lavorativo dei dipendenti del «Centro Amministrativo Contabile» di Parma.
(4-03197)
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel corso di un confronto tra direzione e sindacati è stata indicata dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, la prospettiva che, in vista della ristrutturazione dell'Istituto, vengano chiuse, nell'arco dei prossimi dieci anni, una quarantina di filiali delle attuali 95;
nonostante la contrarietà delle organizzazioni sindacali alla riduzione delle sedi locali sia in relazione alla funzionalità territoriale dell'Organo Centrale, sia per le gravi conseguenze sui dipendenti, è giunta notizia della chiusura, già entro il 2008, della sede provinciale di Livorno;
partendo da questo fondato allarme, il dipartimento economico della federazione livornese è sceso in campo nel dibattito sulla Banca d'Italia e rappresentanza locale del sindacato dei dipendenti l'Istituto ha ribadito che la Banca Centrale è un bene della collettività e deve operare capillarmente al servizio della stessa;
il ridimensionamento degli assetti territoriali, con particolare riferimento al servizio di tesoreria provinciale dello Stato
farebbe venir meno il ruolo formale e sostanziale di assistenza ai cittadini e la reale tutela dei risparmiatori che costituisce un qualificato compito di rilevanza costituzionale riconosciuto anche dalla recente legge sul risparmio che conferisce alla Banca d'Italia funzioni pubbliche relative all'istituzione e al funzionamento degli organismi di giustizia alternativa;
da tenere presente anche il fatto che la provincia di Livorno è caratterizzata ha una ricca presenza di attività industriali, economiche, creditizie, finanziarie, logistiche e portuali le cui prospettive di sviluppo richiedono una molteplicità di servizi tra cui anche quelli della Banca d'Italia;
la Banca d'Italia di Livorno è la seconda struttura, in Toscana, per peso economico ed è l'unica città italiana non capoluogo di regione che ospita una sede e non una semplice filiale;
i dipendenti della filiale di Livorno e quelli di altre filiali la cui chiusura si dovesse decidere in un prossimo futuro, sono giustamente molto preoccupati e temono il venir meno di qualificati posti di lavoro sul territorio e la mobilità forzata da una filiale all'altra -:
se il Governo, non ritenga necessario, nell'ambito delle proprie competenze e, ferma restando l'autonomia della Banca d'Italia, adoperarsi a tutela del personale in servizio per evitare la chiusura delle sedi periferiche provinciali della Banca d'Italia ed in particolare presso la sede di Livorno;
se non reputi opportuno intervenire per favorire il dialogo tra le rappresentanze sindacali dei bancari ed il Governatore della Banca d'Italia, per analizzare un percorso alternativo a quello indicato nel documento presentato il 31 ottobre 2006 al fine di raggiungere un accordo che, pur nel rispetto di un ragionevole processo di riorganizzazione volto a contenere i costi sociali, non determini riflessi e conseguenze inevitabili e gravi sia sul territorio che sui lavoratori.
(4-03198)
AMENDOLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa il Comitato di Gestione dell'Agenzia delle Dogane ha istituito la Direzione Regionale della Calabria indicando quale sede la città di Reggio Calabria;
il provvedimento, che pone fine ad una anacronistica situazione, pur essendo stato salutato in maniera unanimemente positiva ha suscitato rilevanti perplessità proprio in ordine all'individuazione della città dello stretto quale sede dell'istituenda Direzione;
a tal proposito i dipendenti dell'Ufficio delle Dogane di Catanzaro, in una lettera al Direttore dell'Agenzia, Andrea Guaiana hanno fortemente contestato tale indicazione;
i lavoratori, in particolare, richiamano il Regolamento d'Amministrazione dell'Agenzia che nello specifico rimarca come tutte le direzioni regionali sono istituite nei capoluoghi di regione, a prescindere da qualsiasi altra valutazione, in quanto proprio nei capoluoghi regionali sono presenti anche tutti gli altri uffici ed organismi di più stretto contatto con l'Agenzia;
la Calabria, inoltre, per la sua particolare conformazione orografica necessita per i compiti attribuiti di una sede facilmente raggiungibile dal resto del territorio regionale dove attualmente operano tre uffici delle Dogane (Catanzaro, Reggio Calabria, Gioia Tauro) e cinque Sezioni Operative (Cosenza, Vibo Valentia, Crotone, Aeroporto di Lamezia, Aeroporto dello Stretto) e la città di Reggio Calabria è oggettivamente la sede più disagiata e più periferica dell'organizzazione;
ragionamento che in primo luogo deve valere per facilitare in generale il rapporto con gli utenti e le imprese e, poi, perché sempre secondo il Regolamento di amministrazione la sede deve trovarsi in
posizione strategica ed equidistante dalle varie province anche al fine di renderla fruibile a tutti i dipendenti -:
se non si ritenga che la decisione adottata dal Comitato di Gestione sia stata affrettata e non abbia tenuto nella giusta considerazione tutte le valutazioni oggettive che l'istituzione della sede della Direzione Regionale richiedeva;
se non si ritenga opportuno, anche alla luce dei fatti sopra esposti, di rivedere la decisione ed indicare nella città di Catanzaro la nuova sede della Direzione Regionale della Calabria.
(4-03207)
ASCIERTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in merito alla delicata questione dei bond argentini la Repubblica argentina ha sempre evitato il confronto sia con i rappresentanti dei creditori italiani che con le Autorità Italiane, assumendo un atteggiamento arrogante e offensivo;
risulta all'interrogante che la Repubblica argentina ha trovato il denaro necessario (per un importo di quaranta miliardi di dollari) per ripianare integralmente il debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale, ed ha offerto il trenta per cento ai piccoli risparmiatori, persone fisiche viventi, con l'ops del 2006, ritenendo, quindi, prioritario pagare il debito ad un organismo internazionale potente e solido, che non avrebbe sofferto alcunché dalla mancata restituzione, ed elemosinando, invece, ai piccoli risparmiatori, persone che hanno visto bruciare i risparmi di una vita, solo una parte del denaro dovuto;
sembrerebbe che prima della dichiarazione di default da parte del Governo argentino vi siano state fughe di capitali, principalmente verso gli USA, per 200 miliardi di dollari, tra i quali è lecito supporre vi fossero anche i risparmi dei piccoli risparmiatori italiani;
l'articolo 47 della Costituzione Italiana recita: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme»;
il Parlamento Italiano ha ratificato, con la legge 18 agosto 1993, n. 334, l'accordo economico tra Italia ed Argentina, dando impulso e stimolo ad investimenti italiani in quel Paese;
trecentomila risparmiatori italiani e le loro famiglie aspettano da oltre cinque anni di riavere i loro risparmi investiti in obbligazioni della repubblica argentina -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla vicenda dei bond argentini e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire ai risparmiatori danneggiati di vedersi riconosciuti i risarcimenti dovuti.
(4-03208)