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Allegato B
Seduta n. 141 del 4/4/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
CACCIARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 6 maggio 2006, alla Ineos Evc di Porto Marghera c'è stata una fuga di cloruro di vinile monomero (CVM) l'entità della quale, in quei giorni, fu minimizzata e quantificata in qualche decina di chili del prodotto cancerogeno;
approfondimenti successivi all'evento del 6 maggio 2006 parrebbero far emergere che la fuga fu, invece, di alcune tonnellate di cloruro di vinile monomero (CVM), tanto che ne è stata informata la Commissione europea dei grandi rischi industriali a Bruxelles, come previsto dalla normativa per l'analisi di rischio industriale (Direttiva Seveso);
nel 1999 nel medesimo sito, per una fuga di CVM stimata in 3 tonnellate, furono fermati gli impianti per alcune settimane, intervenne il Ministero dell'Ambiente e furono assunti atti di prescrizione all'Ineos Evc -:
se il Ministro sia stato adeguatamente informato con riferimento all'evento in oggetto e se lo stesso non ritenga di dover intervenire, almeno attraverso ulteriori procedure di indagine, per capire cosa sia realmente avvenuto il 6 maggio 2006 alla Ineos Evc di Porto Marghera, per chiarire:
a) quante e quali sostanze tossiche e cancerogene siano state disperse nell'ambiente ad insaputa della cittadinanza e quindi con grave rischio per la sua incolumità;
b) la ragione per cui, quel giorno, la popolazione non fu allertata attraverso il suono delle sirene;
c) in quale direzione si siano disperse le suddette sostanze, in funzione dei venti prevalenti;
d) se siano stati presi provvedimenti verso l'azienda per fare in modo che non si ripetano più tali periodici incidenti;
e) se non ritenga sia il caso di interrogarsi circa l'opportunità di stringere accordi per il rilancio di Porto Marghera con soggetti economici che secondo l'interrogante danno dimostrazione di mettere costantemente a rischio l'incolumità della popolazione locale.
(5-00932)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCOTTO, GIUDITTA, CESARIO, IANNUZZI, BOFFA, TUCCILLO, IACOMINO, TESSITORE, INCOSTANTE, MARONE, SUPPA, VACCA, PELLEGRINO e CAPOTOSTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del commercio internazionale. - Per sapere - premesso che:
Torre del Greco è famosa in tutto il mondo per la lavorazione artistica del corallo e del cammeo su conchiglia e rappresenta ancora oggi con 300 aziende, 2.200 addetti e un giro di affari complessivo che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, uno dei settori più rappresentativi della Regione Campania e del made in Italy;
il settore produttivo dell'industria artigiana del corallo è fortemente preoccupato per la proposta, avanzata dagli Stati Uniti d'America, di inserimento del Corallo (Corallium rubrum e Japonicum) nell'appendice II del Cites, la Convenzione sul commercio internazionale del commercio delle specie della flora e fauna in pericolo;
la proposta sarà esaminata in questi giorni dall'Unione Europea a Bruxelles in un incontro dei rappresentanti governativi per l'ambiente che la valutano (al momento la valutazione è positiva) e, successivamente, sarà sottoposta all'approvazione nel Congresso Cites che si terrà ad Amsterdam nel periodo 2-15 giugno 2007;
la proposta prevede restrinzioni commerciali, nonché speciali autorizzazione nella compravendita di prodotti in corallo a qualsiasi livello e se verrà adottata dai 160 paesi membri del Cites, provocherà seri danni al comparto di Torre del Greco;
la proposta degli Stati Uniti non è supportata da una reale conoscenza della attuale consistenza della risorsa: il mondo scientifico, nella stragrande maggioranza, sostiene che il corallo non è in via di estinzione;
è certo che attualmente il corallo che viene prelevato è una minima parte rispetto alla reale consistenza dei banchi di corallo nel Mediterraneo e nel Pacifico: dal 1992 la definitiva abolizione dei metodi non selettivi per la pesca da parte della Comunità Europea ha determinato un notevole diminuzione del pescato nel Mediterraneo;
tuttavia, può comunque essere opportuno intervenire per la tutela della risorsa, tutela che interessa lo stesso mondo produttivo, ma, a tal fine, non è necessario intervenire con provvedimenti sul commercio ma è importante adottare delle misure di legge specifiche per la pesca del corallo, al momento non esistenti sul piano nazionale;
la proposta di legge promossa, in Italia, da Assocoral l'Associazione di produttori di corallo, e presentata, come prima firmataria, non a caso, da una deputata ambientalista già dal 1996, regola la pesca del corallo stabilendo oltre al minimo della taglia di prelievo, la necessità di creare una mappatura e una catalogazione dei banchi esistenti per effettuare una turnazione di pesca sui banchi stessi, ma la proposta, per quanto giudicata efficace dal mondo scientifico, non è mai giunta ad approvazione;
un altro passo significativo per la soluzione del "problema corallo" può essere quello di dissociare lo sfruttamento delle riserve naturali dalle esigenze commerciali, mediante lo sviluppo di metodologie di allevamento in cattività che può essere frutto di uno sforzo non comune che concentri e coordini le ricerche in corso nel bacino del Mediterraneo;
in tale direzione va il «Protocollo d'intesa per l'istituzione di un centro di ricerca e studi sul corallo del mediterraneo finalizzato alla tutela e la gestione della risorsa» sottoscritto, qualche giorno fa, dall'Amministrazione comunale di Torre del Greco, dall'Assocoral e dal Corso di laurea in «biologia delle produzioni marine» della Università Federico II di Napoli;
insomma è possibile una più corretta gestione della risorsa corallo che possa
coniugare da un lato una salvaguardia della risorsa e dall'altro la possibilità dell'industria del settore di vivere e svilupparsi -:
se intandano attivarsi, come sembra opportuno agli interroganti, per far ritirare la proposta statunitense o, quantomeno, per far rimandare la discussione della stessa al 2010;
lavorare per far assumere questa posizione anche agli altri Paesi della Comunità Europea, che esprimono voto unanime al Congresso CITES, e ai Paesi del bacino del Mediterraneo;
organizzare contestualmente, per dare forza alla posizione italiana, una serie di iniziative per una migliore gestione della risorsa come la promozione della legge sulla pesca del corallo e della ricerca nel settore nonché avvalersi di un comitato tecnico scientifico di grande professionalità e credibilità a livello internazionale, per controbattere la proposta USA.
(4-03174)
MANCUSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il problema energetico in Italia è particolarmente sentito e per sopperire al fabbisogno l'Italia è costretta ad importare dall'estero grosse quantità di energia;
l'energia prodotta in Patria è paurosamente inferiore all'autosufficienza e come se non bastasse lo spreco durante la fase di produzione è enorme;
il rendimento odierno delle centrali termoelettriche è pari al 38 per cento, mentre i cicli combinati arrivano al 55 per cento, la cogenerazione diffusa assolutamente sottoutilizzata, mentre in altri Stati dell'Unione europea le percentuali sono sensibilmente più alte;
l'impiego in edilizia di materiali che permettono di limitare tale spreco energetico, in Italia, è quasi inesistente;
esistono delle società denominate ESCO (Energy Service Company) che realizzano a proprie spese le ristrutturazioni energetiche per conto dei propri clienti, richiedendo in cambio i risparmi economici conseguenti ai risparmi energetici ottenuti, in parole povere più emissioni di CO2 riescono a ridurre accrescendo l'efficienza, più guadagnano -:
se il Governo intenda adottare un sistema di incentivi e disincentivi fiscali finalizzati ad accrescere gli investimenti nelle tecnologie che migliorano l'efficienza energetica e all'uso delle risorse;
se non sia intenzione del Governo di adottare una politica energetica in chiave più economica che puramente ideologica;
se esista la volontà del Governo di raggiungere l'autosufficienza energetica anche attraverso norme che incentivino l'utilizzo di materiali a risparmio nell'edilizia, incentivando aziende ESCO e utilizzando i rifiuti non riciclabli come fonte di energia.
(4-03178)
MANCUSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il problema dei rifiuti solidi urbani è uno dei maggiori grattacapi di ogni amministrazione dal Comune alla Regione, ma per ovvie ragioni, anche nazionale;
il recupero dei rifiuti riciclabili è stato intrapreso nelle diverse realtà del Paese con differenze anche molto grandi;
non è possibile fare una statistica esatta della percentuale nazionale sul riciclaggio delle varie componenti riciclabili in funzione delle diverse normative regionali;
la raccolta differenziata assume un ruolo di preminenza assoluto della gestione integrata dei rifiuti, che in tal modo vengono sottratti al conferimento in discarica;
la frazione organica dei rifiuti solidi è una componente consistente del totale
dei rifiuti solidi urbani, ma in seguito al decreto legislativo n./ 152 del 2006, il recupero dell'umido è stato reso problematico sino a disicentivarne addirittura la raccolta -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di uniformare le normative regionali, affinché esista un metodo unico di calcolo sull'effettiva quantità di rifiuti sottoposti a raccolta differenziata;
se non sia il caso di assumere iniziative normative volte a modificare il decreto legislativo n. 152 del 2006 in modo tale che renda meno oneroso e impegnativo per le amministrazioni locali la raccolta della frazione organica.
(4-03180)
MELLANO, PORETTI, TURCO e BUGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalle cronache de La Stampa del 30 marzo che nei pressi del comune di Saluggia, in provincia di Vercelli, è stata rilevata acqua radioattiva (contaminata con Stronzio-90) all'interno di un pozzo di un'abitazione privata;
i tecnici dell'Arpa Piemonte hanno accertato che tale contaminazione proviene dalla piscina radioattiva «Eurex» che custodisce 52 barre radioattive, eredità della ex centrale nucleare «Enrico Fermi»;
pochi mesi or sono, su 13 addetti al sito di Saluggia si sono rilevati livelli di radioattività sopra la norma e 6 di questi sono tuttora sottoposti a cure di decontaminazione;
il pozzo in oggetto pesca a 7 metri di profondità, quindi molto lontano dalle falde utilizzate per il consumo umano ma comunque resta la possibilità di percolazione in profondità attraverso i sedimenti grossolani che caratterizzano le alluvioni della zona;
ad oggi l'intera area circostante è allagata completamente dalle acque di risaia che potrebbero trasportare elementi radioattivi lontano, con i flussi superficiali e sottosuperficiali;
il responsabile del Dipartimento nucleare dell'Apat ha dichiarato: «Purtroppo questa perdita non ci sorprende. Speravamo semmai che tardasse»;
a questo punto è necessario un intervento tempestivo del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per giungere al più presto alla decontaminazione, alla bonifica del sito, e anche per riuscire nell'immediato a dare certezze alla popolazione locale;
pare improrogabile la definizione dell'iter autorizzativo per il trasporto in area sicura delle 52 barre radioattive -:
se non ritenga di dovere intervenire immediatamente con il massimo sforzo possibile per accertare e risolvere la grave situazione in atto;
quali siano gli intoppi nell'iter autorizzativo per il trasferimento delle barre radioattive, provvedimento necessario ed urgente per la bonifica del sito e la rimozione o ricostruzione della piscina;
se non ritenga che vi siano state gravi responsabilità da parte dell'Apat e delle strutture preposte al controllo;
quale ritenga possa essere la diffusione della radioattività, considerando la particolarità dell'area, caratterizzata da miliardi di metri cubi di acqua che vengono posti sulla superficie del suolo per la coltivazione del riso, e valutando la conseguente possibilità di diffusione della contaminazione.
(4-03188)
MURA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella zona della Val d'Arda, in Provincia di Piacenza, sono in corso i lavori per la realizzazione della variante alla
strada provinciale n. 4, denominata di Bardi, all'altezza del comune di Lugagnano;
nel progetto dell'opera era prevista la costruzione di un ponte sul torrente Arda, ponte che è attualmente in fase di costruzione. Ai fini della realizzazione del ponte una rilevante quantità di ghiaia e di altro materiale litoide di non ben precisata provenienza, è stata accumulata abusivamente su un area di proprietà della Provincia di Piacenza con grave, anticipata e senza titolo, manomissione dei luoghi del Torrente Arda;
la costruzione della variante alla Strada Provinciale n. 4 si è resa necessaria dopo che le ditte UNICEM, produttrice di cemento, e DANESI-R.D.B. produttrice di laterizi hanno eseguito rilevanti ampliamenti con conseguente aumento delle produzioni, che a loro volta hanno avuto come conseguenza un notevole aumento del traffico di mezzi pesanti;
attualmente tale traffico mette in crisi la viabilità di tutte le strade della Val D'Arda: strada provinciale n. 31 Salsediana (dalla S.S. 9 Via Emilia a Castell'Arquato), strada provinciale di Bardi n. 4 «Castellana» (da Fiorenzuola d'Arda a Castell'Arquato), strada provinciale n. 6 di Carpaneto da Piacenza a Castell'Arquato;
la detta variante e il relativo ponte sul Torrente Arda risultano utili esclusivamente allo snellimento del traffico del comune di Lugagnano Val d'Arda, mentre lascia irrisolti i problemi di viabilità degli altri comuni interessati ed in particolare quelli di Castell'Arquato;
sono stati effettuati investimenti rilevanti per dar vita ad un'opera altamente invasiva per l'ambiente fluviale e per il contesto specifico e che non è in grado di risolvere i problemi di viabilità presenti nell'intera Valle dell'Arda;
inoltre il Torrente Arda risulterebbe manomesso non solo nei limiti dell'opera in questione ma in una zona più ampia sia a monte che a valle del costruendo ponte con conseguente danneggiamento delle sponde e la rimozione incontrollata della vegetazione;
da diverse segnalazioni ed esposti presentati anche alla Procura della Repubblica di Piacenza da parte di abitanti del luogo si apprende di presunti abusi ai danni del territorio lungo il corso del torrente Arda, nei territori dei comuni di Castell'Arquato, Lugagnano Val D'Arda, Vernasca, Morfasso, della Provincia di Piacenza, consistenti in scavi e reinterri con l'utilizzo di ruspe, escavatori e autocarri lungo le sponde del torrente, in depositi di cumuli di materiale non identificato e nella costruzione di piazzali e capannoni sempre in area spondale tutelata -:
se il ministro sia a conoscenza delle problematiche evidenziate e di eventuali danni arrecati all'ambiente nella zona della Val D'Arda lungo il corso del torrente Arda nei territori dei comuni di Castell'Arquato, Lugagnano Val D'Arda, Vernasca, Morfasso, della Provincia di Piacenza e quali misure ritenga di prendere in proposito.
(4-03206)
GIULIO CONTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la giunta regionale delle Marche con delibera n. 603 del 22 maggio 2006, ha approvato lo schema di accordo di programma con cui la medesima affida alla Comunità Montana di Camerino la realizzazione di un parco eolico di 40MW nell'area selezionata con decreto della giunta regionale n. 366 del 3 aprile 2006 denominata MC1, in attuazione a quanto previsto dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) approvato con D.A.C.R. n. 175/2005;
la Comunità Montana di Camerino con delibera della Giunta n. 42 del 9 giugno 2006 ha preso atto del suddetto
provvedimento della Regione Marche e contestualmente ha approvato il medesimo schema di accordo di programma;
l'accordo di programma sopra menzionato è stato sottoscritto dal Presidente della Regione Marche e dal Presidente della Comunità Montana di Camerino il 16 giugno 2006;
la Comunità Montana di Camerino con delibera della Giunta n. 60 del 4 agosto 2006, ha affidato alla società Valli Varanensi s.r.l. (a totale capitale pubblico - Comunità Montana di Camerino e Comuni Membri, istituita per la gestione dei servizi comunali pubblici con rilevanza economica), la realizzazione e la gestione del parco eolico di 40MW con installazione della relativa palificazione nel territorio dei Comuni ricadenti nell'area MC1 mediante l'istituto della concessione in conformità al suddetto accordo di programma;
la società Valli Varanensi s.r.l. ha proceduto all'affidamento di molteplici incarichi finalizzati alla stesura della progettazione preliminare del parco eolico in questione (progettazione, studi ambientali per la VIA, pratiche catastali e di esproprio, rilevamenti topografici, ricadute sul turismo locale), per una spesa complessiva di circa euro 134.461,15 oltre l'IVA;
il progetto preliminare del suddetto parco eolico è stato presentato alla Regione Marche, dove è stata avviata la relativa procedura di VIA per l'ottenimento dell'autorizzazione unica ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 387/2003 -:
quale sia lo stato dell'arte relativo al parco eolico di 40MW nell'area selezionata con decreto della giunta regionale Marche n. 366 del 3 aprile 2006 denominata MC1, in attuazione a quanto previsto dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) approvato con D.A.C.R. n. 175/2005, la cui realizzazione è stata affidata dalla Regione Marche alla Comunità Montana di Camerino mediante accordo di programma sottoscritto in data 16 giugno 2006;
se in tali valutazioni sia stato preso in esame il fatto che il parco eolico dovrebbe sorgere nelle vicinanze del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nell'area contigua alla medesima area protetta, nonché in una zona cosparsa di aree ricadenti nella rete natura 2000 (zone SIC - ZPS) e di rilevanti ambiti di tutela del vigente Piano Paesistico Ambiente Regionale (P.P.A.R.), comunque di altissimo valore paesaggistico ed ambientale.
(4-03214)