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Allegato B
Seduta n. 141 del 4/4/2007
TESTO AGGIORNATO AL 17 APRILE 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
la Cecenia, da oltre 400 anni, è oggetto delle mire coloniali prima del regime zarista, poi del regime sovietico, poi dei regimi post-zaristi e post-sovietici di Boris Eltsin e di Vladimir Putin;
il popolo ceceno ha sempre rifiutato qualsiasi tentativo di annessione forzata allo Stato russo, pagando tale indomita resistenza con massacri di massa e con veri e propri genocidi. Il 23 febbraio 1944 Stalin fece deportare tutti i ceceni in Asia centrale, nei vagoni piombati morirono 170.000 persone, un terzo della popolazione complessiva; la prima guerra d'aggressione scatenata da Boris Eltsin (1994-1996) e la seconda guerra d'aggressione, iniziata da Vladimir Putin nel 1999 e tuttora in corso, hanno provocato tra 150.000 e i 250.000 morti e oltre 300.000 profughi (su una popolazione complessiva di un milione di abitanti), nonché profondamente devastato il territorio ceceno e la capitale Grozny;
negli ultimi anni la resistenza armata cecena all'occupazione russa ha, purtroppo, assunto anche una connotazione terroristica, dovuta alla diffusa disperazione dei ceceni ed al senso di isolamento rispetto alla Comunità internazionale che essi avvertono;
occorre arrestare la repressione delle truppe di occupazione russe e delle milizie filo-russe del Presidente Kadirov. Repressione portata avanti con metodi e strumenti già tristemente sperimentati nell'ex-Jugoslavia: rastrellamenti indiscriminati, saccheggi, stupri, violenze, rapimenti con richiesta di riscatto (sia per il rilascio dei vivi che per la riconsegna dei cadaveri), «campi di filtraggio» ossia veri e propri campi di concentramento degli uomini ceceni, sottoposti a violenze ed umiliazioni per spezzarne la resistenza e mortificarne l'identità;
occorre ridare voce, legittimità e riconoscimento politico a quanti, sia in Cecenia sia nella stessa Russia, continuano a lavorare per l'affermazione di una «pace antiterrorista», che ristabilisca il primato della legge e del rispetto dei diritti umani;
occorre sostenere ogni soluzione che si inscriva in un quadro di diritto internazionale e interno garantito dall'ONU, fondato sui principi affermati dalle Convenzioni internazionali per i diritti umani, civili e politici dei cittadini, a partire dal diritto alla democrazia;
sia le autorità russe sia la popolazione cecena hanno un bisogno vitale di concludere una pace equa che permetta l'instaurazione della democrazia e dello Stato di Diritto in Cecenia e che salvaguardi nel contempo i legittimi interessi di sicurezza della Federazione Russa e della Comunità internazionale;
occorre considerare la responsabilità e il dovere morale e politico che grava su ciascuna donna e ciascun uomo ma in particolare sui cittadini d'Europa e sulle loro Istituzioni democratiche, affinché sia posto al più presto termine alla guerra russo-cecena che si consuma tuttora in un angolo di Europa;
il 7 ottobre 1999 il Parlamento Europeo votò una Risoluzione che «condanna in termini estremamente severi l'intervento militare russo in Cecenia ... e chiede che un dialogo politico sia instaurato d'urgenza fra le parti in conflitto»;
in occasione del summit di Istanbul del 18 e 19 novembre 1999 i paesi membri dell'OSCE dichiararono: «È essenziale una soluzione politica e l'assistenza dell'OSCE potrebbe contribuire alla realizzazione di questo obiettivo»;
il 6 aprile 2000 l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) votò una Raccomandazione nella quale si deplora la «distruzione totale e gratuita
della città di Grozny» e si chiede che gli Stati membri denunciassero la Russia alla Corte europea dei diritti dell'uomo, per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
il 2 aprile 2003 l'Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa votò una Raccomandazione che chiede segnatamente la creazione di un Tribunale Penale Internazionale per i crimini contro l'umanità ed i crimini di guerra commessi in Cecenia;
circa 40.000 cittadini di 156 nazionalità hanno sottoscritto il «Piano di pace», promosso da Ilyas Akhinedov, ex ministro degli Esteri del Governo legittimo di Aslan Maskhadov, ed attivamente sostenuto dal Partito Radicale Transnazionale, per chiedere l'intervento dell'ONU, il disarmo della guerriglia cecena e il ritiro dell'esercito russo, sulla falsariga di quanto è accaduto in Kossovo ma con una amministrazione transitoria affidata proprio alle Nazioni Unite;
più volte durante il 2006 la Russia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell'Uomo per la violazione dei diritti umani in specifici casi portati all'attenzione della Corte dalle vittime civili;
in occasione dell'incontro del G8, tenutosi a San Pietroburgo nel luglio del 2006, l'attuale ministro degli esteri della Repubblica cecena d'Ichkeria, Akhmed Zakaev, lanciò un «manifesto per la pace in Cecenia» detto «Manifesto di Berlino» poiché fu reso pubblico nella stessa capitale tedesca. Tale manifesto chiede di: 1) garantire la sicurezza della vita del popolo ceceno e rispettare i diritti dell'uomo e della legalità; 2) formare le strutture del potere politico in conformità ai risultati delle elezioni libere e giuste; 3) creare le condizioni per lo sviluppo economico e sociale allo scopo di normalizzare la vita e di far rientrare i rifugiati;
la Commissione europea ha approvato il 21 febbraio scorso lo stanziamento di 17,5 milioni di euro di aiuti in favore delle vittime del conflitto in Cecenia; i fondi beneficeranno gli sfollati all'interno della stessa repubblica caucasica, i profughi interni in Inguscezia e Dagestan e i rifugiati ceceni in Azerbaijan e Georgia. Tali fondi prevedono servizi di assistenza psicologica, consulenze per l'avvio di attività economiche e iniziative di sensibilizzazione sui rischi legati alle mine;
il 28 febbraio 2007 il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammamberg, recatosi a Grozny ha denunciato la persistenza di violenze e torture da parte delle milizie filo-russe nei confronti della popolazione;
nelle ultime settimane il Presidente Putin ha imposto, dopo la rimozione di Alu Alkhanov, Ramsan Khadirov alla presidenza della Cecenia, con una procedura farsa fortemente criticata dagli osservatori internazionali,
impegna il Governo:
a porre in discussione, con i partner europei ed a livello internazionale, i principi e gli obiettivi del «Manifesto di Berlino»;
a favorire la convocazione di una «conferenza di pace» sulla Cecenia che coinvolga innanzitutto le Istituzioni europee, i migliori conoscitori della situazione cecena ed i più qualificati esperti di diritto internazionale per offrire il massimo dell'apporto e della collaborazione all'ONU;
a sostenere l'istituzione presso la Commissione Europea di un «Rappresentante speciale dell'Unione Europea per la Cecenia», per affrontare finalmente con l'adeguata determinazione l'emergenza umanitaria esistente da otto anni e per lavorare al conseguimento di una soluzione politica alla guerra russo-cecena;
a sostenere in ogni modo i profughi e i rifugiati ceceni, con particolare riferimento ai giovani studenti, e i rappresentanti moderati in esilio del popolo ceceno che, in ogni parte d'Europa e del mondo stanno lavorando, in condizioni spesso proibitive, per portare alla luce le continue
violazioni dei diritti umani e per costruire una possibilità democratica e civile per la Cecenia e per la Russia;
a inviare la presente mozione: al Presidente della Federazione russa; al Presidente della Commissione Europea; al Presidente del Parlamento Europeo; all'Alto Rappresentante dell'UE per la politica estera; al Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa.
(1-00138) «Mellano, Forlani, Turco, Beltrandi, Poretti, D'Elia, Capezzone, Buglio, Poletti, Frigato, Del Bue, Mascia, Mantovani, Francescato, Della Vedova, Bonelli, Dato, Buemi, Costa».
La Camera,
premesso che:
nei giorni scorsi la Dott.ssa Artioli di Confindustria ha lanciato l'idea di localizzare a Taranto una delle «zone franche urbane», ipotizzate sino ad ora, da parte del Governo, solo in Sicilia ed in Calabria;
tale idea si basa su un dato oggettivo ed ha anche il merito di affrontare una reale emergenza che sta mettendo a rischio l'avvenire di una delle principali aree urbane del Mezzogiorno;
l'emergenza è quella derivante da una devastante declaratoria di «dissesto» del Comune, che riduce pesantemente la possibilità della mano pubblica di salvaguardare e promuovere lo sviluppo del territorio, rendendo necessaria la liberazione e la valorizzazione dell'economia privata;
il porto di Taranto oggi è uno dei più importanti del Mediterraneo che, con i necessari miglioramenti logistici per i quali pure sono da tempo disponibili le risorse necessarie, consentirebbe di valorizzare al meglio le caratteristiche positive di una «zona franca», facendo del capoluogo jonico uno snodo di straordinarie potenzialità dei traffici da e verso l'Oriente europeo ed il Nord-Africa;
la promozione di nuova imprenditorialità sia interna che di importazione, derivante dall'istituzione della «zona franca», assicurerebbe immediatamente un qualche risarcimento ad una comunità che - come ha recentemente ricordato la stampa nazionale - paga un prezzo pesante ad una industrializzazione da cui trae i vantaggi l'intero Paese, ed in prospettiva potrebbe anche ridurre, grazie a nuove opportunità produttive, l'obiettiva quanto onerosa «ilvadipendenza» della realtà socio-economica di terra jonica,
impegna il Governo
a mettere in atto le più opportune iniziative, per la destinazione a Taranto di una «zona franca» che, con i suoi incentivi ed i suoi sgravi, potrebbe consentire alla città ed alla sua area di compensare in qualche misura quello che oggi le manca rispetto ai suoi vicini, liberando i Tarantini da quella ingiusta condizione di «paria», di castigo e di serie b, in cui ingiustamente adesso si trovano, con gravi sofferenze per l'oggi e pesanti pregiudizi per il domani.
(1-00139) «Patarino, Pedrizzi, Consolo, Minasso, Alberto Giorgetti, Lamorte, Angela Napoli, Bellotti, Garnero Santanchè, La Russa, Lisi, Amoruso, Rampelli, Murgia, Rositani, Giorgio Conte, Porcu».
La Camera,
premesso che:
la carenza di acqua costituisce un problema a livello mondiale che impone ormai interventi immediati e non più rinviabili;
la Giornata mondiale dell'acqua, indetta recentemente dalla Fao, ha, infatti, evidenziato come l'attuale situazione di crescente carenza idrica deve essere fronteggiata
senza perdere altro tempo a tutti i livelli: internazionale, nazionale e locale;
nel corso di tale incontro, è, infatti, emerso che, a seguito del forte aumento della popolazione mondiale e della crescita economica e produttiva, sono di conseguenza in forte aumento i consumi di acqua;
le conclusioni del meeting internazionale hanno confermato come gran parte della popolazione mondiale sia sotto una minaccia globale, in quanto il nostro sistema ecologico è seriamente compromesso e per alcuni aspetti non più recuperabile;
gli inquietanti andamenti climatici in continua evoluzione negativa richiedono l'adozione di due tipi di politiche di intervento: una globale, di lungo periodo, che intervenga sulle cause del fenomeno e che deve essere sviluppata a partire dall'attuazione e dall'implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall'Unione europea, puntando, inoltre, a coinvolgere gli Usa, i grandi Paesi industriali emergenti, quali Cina ed India, e quelli in via di sviluppo nella riduzione dei livelli di emissione di gas ad effetto serra; una seconda politica più immediata che preveda misure di adattamento alle tendenze in atto e punti da subito a interventi di tutela e di buona gestione delle risorse idriche;
anche il nostro Paese è coinvolto direttamente e in modo significativo da tale grave cambiamento climatico;
in particolare, le stagioni invernali degli ultimi anni sono state caratterizzate da piogge e precipitazioni nevose molto inferiori rispetto alle medie stagionali;
le piogge e le nevicate cadute durante l'autunno e l'inverno del 2006-2007 risultano essere state del tutto insufficienti a garantire l'alimentazione dei corsi d'acqua e delle falde acquifere ed i tecnici della protezione civile avvertono che l'estate 2007 sarà ricordata, se non ci saranno piogge primaverili molto abbondanti, per le gravi difficoltà di approvvigionamento idrico che rischiano di pregiudicare, in particolare, le produzioni agricole;
secondo gli stessi tecnici, inoltre, i dati sulle riserve idriche disponibili attualmente rivelano una situazione preoccupante, ponendo i competenti organi davanti a scelte drastiche su come ripartire le poche risorse idriche disponibili tra usi civili, industriali ed agricoli;
il depauperamento delle risorse idriche interessa l'intera penisola; tutto il Nord Italia, in particolare l'area del bacino del Po, è, infatti, caratterizzato da una forte anomalia meteo-climatica con scarse precipitazioni e un deciso aumento della temperatura rispetto alle medie del periodo; mentre per quanto riguarda il Mezzogiorno la situazione è ancora più grave, in considerazione del fatto che la condizione di partenza è già quella di una scarsa piovosità, per cui in alcune zone si corre il rischio, a causa dell'ulteriore diminuzione delle precipitazioni e dell'aumento della temperatura, di una vera e propria desertificazione;
la scarsità d'acqua per il settore agricolo ha già avuto significative ripercussioni negative, specie per i raccolti di riso, cereali, mais ed anche per gli agrumeti diffusi nelle regioni meridionali e insulari; risulta, quindi, urgente porre mano ad una azione sui sistemi irrigui, che può condurre a forti risparmi e ad una migliore utilizzazione delle scarse risorse idriche disponibili;
è, altresì, necessaria una programmazione agricola che tenga conto, per il futuro, della risorsa acqua e che nei periodi di siccità e di scarsità di risorse idriche assicuri, dopo il consumo civile, la priorità dell'uso agricolo;
le disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2007, che prevedono i finanziamenti per gli interventi compresi nel piano irriguo nazionale, al fine di garantire l'avvio della realizzazione delle
opere necessitano, pertanto, di un'attuazione urgente in prossimità dell'inizio della stagione estiva;
è importante ricordare l'azione svolta dal Governo Berlusconi per quanto riguarda il sistema di gestione e di protezione delle risorse idriche, con la delibera del Cipe 27 maggio 2005, n.74, che approvò il piano irriguo nazionale, che poteva contare su due limiti d'impegno quindicennali di 50 milioni di euro ciascuno, per oltre un miliardo di euro di interventi a sostegno delle opere irrigue;
è necessario anche stimolare l'impegno delle regioni, le quali sebbene per numerosi aspetti sono titolari delle competenze sulla materia, non sembra siano inclini ad investire adeguatamente nelle opere irrigue, nonostante le regioni meridionali, in particolare, siano penalizzate da evidenti carenze infrastrutturali;
occorre, inoltre, sviluppare tutte le tecniche in grado di favorire un miglioramento dei sistemi irrigui, che consentano l'impiego ottimale delle risorse idriche, sia riducendo l'impatto di determinate colture agricole, per le quali è possibile adottare innovative metodologie di risparmio idrico, sia favorendo l'uso dell'acqua di minore qualità per gli usi industriali ed agricoli;
in materia di tutela delle risorse idriche, risultano necessari interventi affinché nei bacini idrografici, caratterizzati da consistenti prelievi, le derivazioni siano sempre regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi,
impegna il Governo:
a provvedere all'immediata attuazione delle disposizioni contenute dalla legge finanziaria per il 2007, per quanto riguarda l'individuazione e la realizzazione degli interventi previsti dal piano irriguo nazionale;
ad adoperarsi perché siano utilizzate al meglio, eliminando gli sprechi, le disponibilità di acqua per l'agricoltura, al fine di poter soddisfare tutte le esigenze, soprattutto in quelle aree del Mezzogiorno la cui economia è dedita prevalentemente alla produzione agricola e alla commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli;
ad emanare provvedimenti ed assumere iniziative diretti ad un migliore riutilizzo dei reflui in agricoltura;
a promuovere a livello comunitario la creazione di un fondo di solidarietà per le crisi idriche, individuando in quella sede i migliori strumenti assicurativi che garantiscano la copertura per gli agricoltori dai sopravvenuti e crescenti rischi climatici;
a prevedere specifici interventi, specie nel Mezzogiorno, volti a realizzare e potenziare le opere infrastrutturali per la raccolta e la distribuzione delle acque;
a provvedere, attraverso iniziative adeguate, a promuovere appropriate pratiche agronomiche, che comportino minori consumi idrici a parità di rese, e ad introdurre varietà colturali con maggiore resistenza alla carenza di acqua.
(1-00140) «Leone, Marinello, Misuraca, Paolo Russo, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Minardo, Romele, Salerno».
Risoluzioni in Commissione:
La VII e IX Commissione,
premesso che:
ogni anno gli incidenti stradali pesano per 35 miliardi sul servizio sanitario nazionale, 65 mila sono le vittime della strada, buona parte dei quali sono giovani;
alcune malattie sono direttamente proporzionali alle conseguenze del traffico nei paesi ad alto reddito;
l'alto numero di infortuni e incidenti stradali che si verifica ogni anno rappresenta un problema largamente diffuso nel Paese;
solo durante lo scorso fine settimana sono state 29 le vittime di incidenti stradali;
quasi tutte le vittime sono giovani al di sotto di trent'anni per i quali ormai l'incidentalità stradale rappresenta di gran lunga la prima causa di morte;
si rende necessario avviare una campagna di sensibilizzazione all'educazione stradale per le giovani generazioni;
sin dal primo ingresso nel mondo della scuola gli alunni devono essere formati e istruiti sui pericoli di incolumità della propria e altrui salute e sulla necessità di adottare comportamenti di rispetto delle norme in materia di circolazione stradale;
la scuola è il luogo ideale e naturale per l'insegnamento di comportamenti corretti e per l'informazione delle norme di sicurezza del Codice della strada anche dal punto di vista della interiorizzazione del dovere di rispettare la vita e la salute altrui, escludendo ogni comportamento di aggressività e di competizione (Circ. Min. della Salute prot. 28/547 del 24 aprile 2002);
è sotto gli occhi di tutti l'utilità di coinvolgere la popolazione scolastica del Paese nella campagna di sensibilizzazione all'educazione stradale, avvertendo che già a livello del primo ingresso nel mondo della scuola gli alunni possono essere formati e istruiti sui pericoli di incolumità della propria e altrui salute e sulla necessità di adottare comportamenti di rispetto delle norme in materia di circolazione stradale;
nella scuola dell'infanzia, nella scuola dell'obbligo e in quella di istruzione secondaria superiore le iniziative di educazione stradale, pur diffuse, sono tuttavia affidate alla sensibilità del corpo docente e dei Dirigenti Scolastici, impostate in modo sperimentale e non sempre suffragate da idonei indirizzi e supporti tecnici né sostenute da adeguati finanziamenti;
la normativa vigente (in particolare il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 e il decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275) consente iniziative concordate tra Enti Locali e Scuole autonome in materia di adeguamento dei programmi nazionali alle esigenze locali e di qualificazione dell'offerta formativa;
l'articolo 208, comma 4, del Nuovo Codice della Strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285) prevede che una quota pari al 50 per cento dei proventi delle sanzioni amministrative spettanti agli enti locali vengano destinati agli organi di polizia locale per effettuare nelle scuole di ogni ordine e grado corsi didattici finalizzati all'educazione stradale;
appare assolutamente opportuno diffondere il tema della sicurezza stradale nelle Scuole di ogni ordine e grado realizzando - a livello di ciascuna istituzione scolastica - opportune sinergie tra le competenze formative offerte dal corpo docente e il supporto tecnico-informativo messo a disposizione degli Enti Locali e, in particolare, dalle Amministrazioni Comunali anche attraverso i Corpi di Vigilanza Urbana e di Polizia Municipale;
appare opportuno altresì inserire in modo sistematico, organico e permanente nei Programmi di studio il tema dell'educazione alla sicurezza stradale, anche creando all'interno delle scuole zone adibite all'insegnamento pratico (per esempio: corsi di guida sicura, primo pronto soccorso, eccetera),
impegnano il Governo
ad attivare opportune iniziative legislative, al fine di istituire in tutte le scuole statali e non statali di ogni ordine e grado la materia dell'educazione stradale, anche in collaborazione con associazioni, enti o istituzioni o corpi quali: ACI, ANAS, ASI, Enti Locali (Vigili Urbani) ed altri.
(7-00160) «Pedrini, Razzi, Satta, Adolfo, Nespoli, Bono, Giulio Conti, Holzmann, Fiano, Benzoni, Aurisicchio».
La V Commissione,
premesso che:
con la legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266 del 2005) è stata introdotta, all'articolo 1, commi 337-340, la possibilità di devolvere, in via sperimentale, per l'anno finanziario 2006, il cinque per mille dell'IRPEF ai soggetti che operano nel settore del volontariato, nonché alle fondazioni ed associazioni riconosciute che operano, tra gli altri, nei settori dell'assistenza sociale e sanitaria, della beneficienza, dell'istruzione e formazione;
su tali disposizioni si è registrato un ampio apprezzamento in quanto volte a sostenere lo svolgimento di attività meritorie attraverso forme di finanziamento innovative che intendono riconoscere ai contribuenti la possibilità di manifestare concretamente le proprie opzioni al riguardo;
alle disposizioni richiamate è stata data attuazione con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2006 che ha disciplinato le modalità attraverso le quali i contribuenti possono indicare i soggetti cui intendono destinare il cinque per mille e stabilito a tal fine che i soggetti che intendano usufruire del contributo debbano essere iscritti in apposito elenco tenuto dall'Agenzia delle entrate, a seguito della produzione di un'autocertificazione che attesti il possesso dei requisiti previsti dalla disposizione sopra richiamata;
la possibilità per i contribuenti di devolvere il cinque per mille dell'IRPEF ad attività di finanziamento del settore del volontariato è stata confermata, sia pure con alcune modifiche, dalla legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), all'articolo 1, commi 1234-1237;
risulta che non si sia ancora provveduto all'erogazione ai destinatari delle somme relative all'anno finanziario 2006;
al riguardo, in occasione dello svolgimento, presso la Commissione bilancio della Camera, dell'interrogazione a risposta immediata 5-00645 Peretti, nella seduta del 1o febbraio 2007, il Governo aveva dichiarato che l'attività ricognitiva volta a controllare le autocertificazioni prodotte dai soggetti che hanno formalizzato la richiesta di fruire dei contributi era prossima al perfezionamento,
impegna il Governo
a provvedere tempestivamente alla conclusione dell'attività ricognitiva ed alla conseguente erogazione delle somme spettanti ai soggetti destinatari.
(7-00159) «Duilio, Alberto Giorgetti, Peretti, D'Elpidio, Calgaro, Ventura, Piro, Misiani».
La VII Commissione,
premesso che:
i recenti gravi fatti avvenuti a Catania fuori dallo stadio in occasione della partita Catania-Palermo hanno riaperto il problema della violenza che circonda il mondo del calcio;
uno dei modi più efficaci per risolvere il problema della violenza alla radice è quello di iniziare ad educare i bambini che intendono avvicinarsi a questo sport a praticarlo con uno spirito diverso, intendendo il calcio come un gioco e non come una guerra;
anche nel calcio dei giovanissimi c'è una accelerazione del malcostume ed un'accresciuta esasperazione dei toni tanto da farlo sembrare sempre meno un gioco. La responsabilità di questo stato di cose è da attribuirsi purtroppo anche al comportamento dei genitori che disattendendo il loro ruolo di educatori, spesso aizzano i bambini ad assumere comportamenti scorretti
in campo, a non rispettare gli avversari e gli arbitri esercitando una pressione sproporzionata sui loro figli,
impegna il Governo
ad adottare iniziative nelle scuole fin dalle primarie, che vedano coinvolti anche i genitori, volte a restituire spessore educativo alla pratica sportiva, adottando specifici accorgimenti e prevedendo anche momenti e iniziative tese a far accettare con senso sportivo anche la sconfitta, mettendo in evidenza il lato ludico del gioco del calcio.
(7-00158) «Frassinetti, Folena, Barbieri».