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Allegato B
Seduta n. 144 del 16/4/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la magistratura ha aperto un'indagine su alcune morti sospette di ex lavoratori dell'Italcementi di Monselice;
si tratta di una decina di decessi in un particolare reparto dei 40 e più denunciati (TG3 regionale-nazionale e TNE ne hanno dato grande risalto, così come il Mattino di Padova e il Corriere del Veneto);
il fascicolo relativo all'inchiesta giudiziaria fa seguito ad un esposto presentato nel 1998 e più volte aggiornato con altre informazioni e casi di ex dipendenti deceduti dell'Italcementi di Monselice, da parte di un rappresentante dell'organizzazione sindacale di base «ADL-Cobas» e del Comitato Popolare «lasciateci respirare», riconoscendo per alcuni dei casi presentati rilevanza per l'apertura dell'indagine sulle cause reali di morte;
nell'area Este-Monselice (Padova) insistono, in pochi chilometri quadrati, 3 cementifici (due in Comune di Monselice e uno in Comune di Este, record europeo in termini di concentrazione di questo tipo d'impianti), pari a 5 forni di produzione di clinker le cui emissioni (dirette dai camini e indiretti dal traffico indotto) sono concausa principale dell'inquinamento atmosferico rilevato dal Piano Regionale di Tutela e Risanamento Atmosferico che inserisce tale area tra quelle di maggior rischio regionale e per prioritari interventi di tutela e risanamento (fonte: Regione Veneto);
i 3 cementifici di cui sopra operano in un raggio di soli 5 chilometri e risultano incompatibili con le finalità del Parco Regionale dei Colli Euganei;
da oltre un decennio i cementifici utilizzano rifiuti che definiscono arbitrariamente «prodotti secondari», come sostitutivo alle materie prime e fanno attività di «recupero di rifiuti di origine industriale»; in tale modo, finiscono nel ciclo produttivo decine di sostanze inorganiche come scorie di acciaieria, sabbie di fonderia, rifiuti di refrattari, fanghi di cartiera, ceneri da inceneritore e altri rifiuti le cui caratteristiche non sono note e controllate con la necessaria prudenza;
questi impianti, dopo aver più volte tentato di utilizzare pneumatici esausti e farine animali come combustibile alternativo, usano attualmente in modo massiccio il Pet Coke, considerato un combustibile convenzionale, ma nella realtà, materiale altamente inquinante: fino al 2002, era considerato un prodotto tossico nocivo e tale è ancora dichiarato nelle schede di sicurezza internazionali;
l'uso del Pet Coke e dei rifiuti industriali nel processo produttivo di questi impianti ha evidenziato in questi anni un drastico peggioramento delle emissioni: nel 2005 dopo che i rilevamenti ARPAV segnalavano l'inspiegabile forte presenza di sostanze come il Benzene, l'Acrilonitrile ed il Cloruro di Vinile, la cui provenienza non poteva derivare dalle tradizionali materie prime e combustibili necessari per la produzione del cemento, la Provincia di Padova ha sospeso l'utilizzo dei rifiuti in una di queste cementerie;
dalla lettura dei registri INES quindi su dati autodichiarati dalle cementerie, e dai dati forniti da ARPAV si evidenzia che nel 2005 nell'area dei cementifici di Este- Monselice sono stati emessi più di 3.000 chilogrammi di benzene, più di 15 chilogrammi di mercurio, più di 30 tonnellate di ammoniaca, più di 290 tonnellate di anidride solforosa, più di 4.300 tonnellate di ossidi di azoto, più di 160 tonnellate di PM10, migliaia di tonnellate di anidride carbonica;
la situazione ambientale è molto sentita dalla popolazione e negli anni si sono costituiti spontaneamente diversi comitati per la difesa della salute dei cittadini di questa zona -:
se il Governo sia al corrente di quanto esposto;
se il Governo non ritenga opportuno avviare una seria analisi sulle ricadute degli inquinanti (in altre indagini simili, attorno a cementifici sono emerse rilevanti presenze di diossine e metalli pesanti) e un'indagine epidemiologica tra i lavoratori e le popolazioni circostanti i cementifici, 50.000 abitanti circa, la cui salute è da troppi anni esposta a questo pericoloso inquinamento;
se il Governo non ritenga necessario inibire l'uso del Pet Coke come combustibile troppo inquinante e pericoloso;
se il Governo non ritenga opportuno, considerata la gravità della situazione, emanare urgentemente un decreto ad hoc che impedisca ai cementifici l'utilizzo dei rifiuti nel processo produttivo o in subordine stabilire che, per i cementifici che intendono utilizzare rifiuti, vengano applicati gli stessi limiti di emissione in atto per gli inceneritori, tutto ciò in attesa di un adeguamento normativo che ponga fine a questo drammatico fenomeno cresciuto enormemente a scapito della collettività.
(4-03286)