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Allegato B
Seduta n. 144 del 16/4/2007
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INFRASTRUTTURE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta anche da notizie di stampa, il Consiglio di Amministrazione dell'Acquedotto pugliese ha prospettato in una recente relazione una serie di considerazioni negative circa l'inspiegabile lentezza nell'avvio dei lavori per il risanamento della rete idrica, il che conferma, ad avviso degli interpellanti, la scarsa volontà da parte dell'amministrazione regionale pugliese nell'attuare serie politiche di sviluppo infrastrutturale;
in particolare, secondo quanto riportato anche da un giornale locale di diffusione telematica (aziendabari.it), per la costruzione dell'opera «Sinni Potabile» il cui costo è quantificato in 76,7 milioni di euro, l'Acquedotto pugliese attende l'autorizzazione da oltre 660 giorni; per il «Serbatoio di Marzagaglia» dell'importo di 24 milioni di euro, l'attesa è «soltanto» di 500 giorni; per l'«Acquedotto del Locone» con un costo complessivo pari a 41,7 milioni di euro dopo un'attesa di 288 giorni, ne è cominciata un'altra che dura da cinque mesi (pare che manchi la dichiarazione di pubblica utilità); per l'adeguamento del «potabilizzatore del Fortore» con un costo di 14,2 milioni di euro, dopo 380 giorni, la Regione Puglia ha rispedito il progetto al mittente con prescrizioni, salvo poi attendere ancora a partire dalla sua riconsegna avvenuta l'agosto scorso;
il record dell'attesa e del ritardo è conquistato dal progetto di «Risanamento del Canale principale» suddiviso in quattro lotti per un importo di 46 milioni di euro, che attende ormai da tre anni l'approvazione del Provveditorato alle Opere pubbliche della Regione Puglia;
inoltre, a rendere ancora più grave e deprimente il quadro generale delle opere pubbliche e delle reti infrastrutturali nella Regione Puglia sono i fondi pari a 900 milioni di euro, che attualmente giacciono anch'essi praticamente intonsi presso l'ANAS, destinati al potenziamento e all'ammodernamento della rete viaria pugliese a seguito di un Accordo di programma definito e finanziato dalla precedente amministrazione regionale guidata da Fitto;
di non certo secondaria importanza sono la perdita dei fondi per il «nodo ferroviario» di Bari, nonché il mancato completamento della colmata «Marisabella» del porto di Bari, la cui realizzazione sarebbe stata di vitale necessità per l'intera area portuale, e la mancata realizzazione della superstrada che arriva fino a Santa Maria di Leuca -:
se non ritengano urgente intervenire nell'ambito della propria competenza al fine di verificare i motivi - ad avviso degli interpellanti inspiegabili - per cui non si
sia ancora provveduto all'avvio della realizzazione delle opere infrastrutturali indicate in premessa;
quali siano attualmente le risorse finanziarie statali disponibili già stanziate e non utilizzate dall'amministrazione regionale pugliese, nonché dell'ente nazionale per le strade a favore della regione in questione;
quali provvedimenti intendano infine assumere per sollecitare in tempi rapidi l'utilizzo delle predette risorse di entità certamente rilevante, per la realizzazione delle opere pubbliche e infrastrutturali indicate in premessa.
(2-00460) «Di Cagno Abbrescia, Fitto».
Interrogazioni a risposta scritta:
AMENDOLA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
per la costruzione della diga sul fiume Melito, in provincia di Catanzaro, sono stati stanziati circa 500 miliardi delle vecchie lire ai fine della realizzazione di un'opera di fondamentale importanza per una vasta fascia dell'area centrale della Calabria;
i territori interessati per l'approvvigionamento idrico-potabile ricadono nei comuni di Catanzaro, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Pianopoli, Maida, Borgia, Squillace, Cortale, Curinga, Filadelfia, Jacurso, Settingiano, Vallefiorita, Girifalco;
la diga, inoltre, risponderebbe alle esigenze di irrigazione di molte migliaia di ettari sia nella vasta area della piana lametina che della zona del Poro dove sono particolarmente attive significative iniziative imprenditoriali nel settore agricolo ed industriale;
l'invaso, infine, darebbe un impulso determinante anche al consolidamento della vocazione turistica di ampie zone del territorio jonico della provincia di Catanzaro;
a tutt'oggi, nonostante, le ingenti risorse finanziarie siano a disposizione, in quanto legate alla volontà politica del governo Prodi di privilegiare questo tipo di infrastrutture primarie per il Mezzogiorno, i lavori di realizzazione della diga sul Melito sono inspiegabilmente fermi;
in questi ultimi giorni si sta assistendo ad una polemica a mezzo stampa tra il Consorzio di Bonifica «Ali-Punta di Copanello» e la società «Astaldi spa» per il presunto mancato rispetto degli accordi sottoscritti per il completamento dell'opera;
nel mese di luglio del 2003, presso la sede della Giunta regionale della Calabria, le parti hanno sottoscritto un atto di transazione al fine di consentire la ripresa dei lavori;
nonostante tale impegno sia stato solennemente firmato non si sono registrati, di fatto, né miglioramenti, né i risultati auspicati-:
se il Ministro interrogato intenda accertare eventuali violazioni degli accordi sottoscritti ed adottare i conseguenti provvedimenti;
se non ritenga indispensabile adottare tutti i provvedimenti di sua competenza per consentire l'immediata ripresa dei lavori presso la diga considerato che l'opera riveste una importanza fondamentale sia nei programmi del Governo nazionale che per lo sviluppo sociale ed economico della vasta area centrale della Calabria.
(4-03287)
BOATO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nel 2004 è stato presentato all'allora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - tramite il Genio Civile di Trento - un ricorso di alcuni cittadini di Vermiglio con il quale si chiede al Ministero di non riconoscere il carattere di «pubblica utilità», ai fini dei conseguenti espropri e/o asservimenti di terreni privati, richiesto dal Comune di Vermiglio (Prov. di
Trento) per lo spostamento di alcuni tralicci (n. 111-117) della linea elettrica aerea EDISON RETE a 220 kV T.202 Taio-Cedegolo nel Comune di Vermiglio; i tralicci interesserebbero marginalmente una zona di espansione edilizia che il Comune medesimo intende inserire nel proprio piano regolatore comunale;
i predetti ricorrenti, anche con replica alle controdeduzioni proposte da Edison e Comune di Vermiglio, ritengono che l'intervento proposto sia assolutamente privo di alcun interesse pubblico e tale opinione sarebbe avvalorata anche dal parere della Commissione urbanistica provinciale di Trento che avrebbe evidenziato al Comune l'assoluta carenza di utilità di espandere ulteriormente le aree fabbricabili, tenuto conto della disponibilità già esistente, in rapporto alla prevedibile domanda; per contro lo spostamento ipotizzato avrebbe un forte impatto ambientale poiché attraverserebbe ortogonalmente una valle suggestiva, ma molto stretta e di enorme delicatezza sotto il profilo paesaggistico;
i presentatori del ricorso, inoltre, hanno fatto presente che, qualora si volesse spostare ad ogni costo l'elettrodotto, esisterebbero soluzioni alternative, quali l'interramento, così come è già previsto per un altro tratto della linea in territorio lombardo e, per circa un chilometro, anche in territorio trentino, oppure una collocazione ad una quota più elevata che eviterebbe di coinvolgere - anche per il futuro - i terreni circostanti al centro abitato;
le osservazioni avanzate dai ricorrenti sono ispirate anche da esigenze di contenere costi rilevanti a carico del bilancio comunale, mentre i benefici sarebbero solo a vantaggio di pochi privati che vedrebbero enormemente valorizzati i propri terreni, trasformati da «agricoli» in «edificabili»;
il progettato spostamento, infine, interferirebbe con aree attrezzate per fini turistici con ingenti investimenti pubblici: tale valorizzazione verrebbe sicuramente compromessa arrecando un danno all'economia della zona -:
quali siano le valutazioni del Ministro in merito a quanto esposto in premessa e se intenda accogliere le osservazioni dei ricorrenti e quindi negare il riconoscimento della pubblica utilità al progetto in questione, anche in considerazione del fatto che sono possibili soluzioni alternative meno impattanti sotto il profilo ambientale, oltretutto realizzabili attraverso terreni di proprietà pubblica o demaniale, senza asservire o espropriare ulteriormente altri fondi privati.
(4-03294)