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Allegato B
Seduta n. 144 del 16/4/2007
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta scritta:
STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in questi giorni da diversi organi di informazione, cresce la delusione tra le associazioni di
volontariato e le cooperative sociali in quanto impossibilitate ad ottenere informazioni certe circa i fondi del 5 per mille, di loro spettanza, relativi alla dichiarazione dei redditi 2005, già da tempo versati dai contribuenti;
le associazioni e gli altri enti hanno chiesto ripetutamente al ministero delucidazioni in merito, senza ottenere alcun chiarimento o informazioni certe circa i tempi della erogazione dei fondi in questione;
nella sola bergamasca, secondo stime ufficiose, circa 10 milioni di euro dovrebbero essere devoluti, grazie al 5 per mille, alle associazioni dell'area, mentre 390 milioni di euro dovrebbero essere ripartiti a livello nazionale;
ufficiosamente il ministero afferma che tali soldi sarebbero bloccati a causa di alcune verifiche sui dati delle realtà accreditate, pertanto non si ha la benché minima idea dell'entità del contributo che ogni singola associazione o cooperativa potrebbe ricevere;
di conseguenza vi è l'impossibilità della programmazione, da parte di molti enti beneficiari che, in alcuni casi, avevano già avviato importanti iniziative contando proprio su quel 5 per mille -:
se quanto illustrato in premessa corrisponda al vero e se il Governo non ritenga doveroso trasferire celermente agli enti e alle associazioni di volontariato interessate i fondi di loro spettanza risultanti dalle scelte fatte dai singoli contribuenti, anche alla luce del fondamentale ruolo sociale svolto dalle stesse.
(4-03279)
CAPEZZONE, TURCO, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
già il 26 febbraio 2007 il quotidiano finanziario economico russo Vedomosti riportava la notizia (poi confermata anche dal Wall Street Journal) che Eni ed Enel si preparavano a partecipare alla gara d'asta per acquisire le spoglie della Yukos, la compagnia petrolifera del ex-magnate Mikhail Khodorkovsky, arrestato nel 2003 e condannato nel giugno 2005 da un tribunale moscovita a una pena di otto anni per evasione fiscale e appropriazione indebita. Il tribunale di Mosca aveva inoltre dichiarato la bancarotta di Yukos, giudicandola insolvibile dopo una serie di accertamenti fiscali e smembrandola per fare fronte a richieste miliardarie di risarcimento da parte dello stato russo, che ha incorporato nel 2004 nella sua controllata Rosneft i campi di estrazione di Yuganskneftegaz;
la condanna di Khodorkovski e lo smembramento, di Yukos sono stati accompagnati da pesanti polemiche sull'atteggiamento, del Cremlino: la stampa indipendente russa sostiene che l'ex magnate è stato incriminato per essere entrato in rotta di collisione con Putin;
in un'intervista al Corriere della Sera del 1o aprile 2007, l'avvocato canadese di Khodorkovskij, Robert Amsterdam ha, tra l'altro, dichiarato: «È possibile che l'ENI (e i suoi soci, ndr) vinca, magari per poi rivendere qualcosa alla Gazprom, che direttamente non partecipa perché teme azioni legali. Ma tre cose sono chiare nel comportamento dell'ENI: partecipa a un'asta il cui risultato è predeterminato, come lo è in tutte le aste di questo genere a Mosca; compra proprietà a un prezzo inferiore al loro valore; compra beni rubati. In più, si arrende alla Russia e diventa la prima vittima della nuova Opec del gas, dell'accordo sottoscritto recentemente da Russia e Algeria»;
il 4 aprile u.s., Eni S.p.A. ed Enel S.p.A. - come da più parti previsto - hanno annunciato che EniNeftGaz (società costituita per il 60 per cento da Eni e per il 40 per cento da Enel) si è aggiudicata la gara per l'acquisizione del cosiddetto «Lotto 2» nell'ambito della procedura per la liquidazione di Yukos, per un prezzo totale di circa 5,8 miliardi di dollari. Tale «Lotto 2» comprende: 100 per cento di OAO Arctic Gas Company, 100 per cento
di ZAO Urengoil Inc, 100 per cento di OAO Neftegaztechnologia, 20 per cento di OAO Gazprom Neft e altri asset minori che saranno venduti e liquidati. Le tre società (OAO Arctic Gas Company, Urengoil Inc e Neftegaztechnologia) possiedono, nell'insieme, 5 giacimenti di gas e condensati di gas e parte di altri 3 giacimenti nella regione di Yamal Nenets (YNAO), la regione che produce le maggiori quantità di gas al mondo. Insieme le tre società hanno riserve di gas e petrolio pari a circa 5 miliardi di barili di olio equivalente;
all'asta partecipavano, oltre a EniNefteGaz, Unitex e NefteTradeGroup (controllata della russa Rosneft), in corsa per la seconda vendita di attività nel settore gas e petrolio della compagnia petrolifera in bancarotta Yukos;
nello stesso giorno, come riportato su numerose agenzie di stampa italiane ed estere, Gazprom ha reso noto di aver siglato un accordo con il consorzio Eni-Enel per una call-option sul 20 per cento di Gazprom Neft. Aleksandr Medvedev, vicepresidente di Gazprom, ha annunciato di puntare all'acquisto del 20 per cento di Gazprom Neft e «come minimo» del 51 per cento di Arcticgaz e di Urengoil, appena acquisiti dal consorzio Eni-Enel;
tale call option rientrerebbe nella partnership strategica raggiunta tra Eni e Gazprom in data 14 novembre 2006, che - tra l'altro - prevede progetti congiunti sia in Russia che all'estero. Una nota, diffusa da Gazprom, sottolinea che «una call option prevede il diritto (ma non l'obbligo) all'acquisto degli asset» per Gazprom. Ad asta conclusa, Medvedev ha inoltre sottolineato che l'opzione «ha carattere incondizionato. Quindi la scelta di entrare o meno nella proprietà degli asset vinti oggi da EniNeftGaz è esclusivamente nostro diritto»;
parrebbe che, nel caso in cui Gazprom esercitasse la propria opzione di acquisto (esercitabile in qualunque momento entro i prossimi due anni a un prezzo di 3,7 miliardi di dollari, oltre ai costi inerenti al finanziamento dell'operazione), gli asset verrebbero gestiti attraverso una joint venture tra Eni e Gazprom che avrebbe accesso alle tecnologie di Eni;
dal canto suo, l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha così commentato l'esito dell'asta: («Quest'accordo è un importante passo nella strategia di Eni di assicurarsi accesso a riserve in paesi leader nella produzione di idrocarburi. Dimostra la capacità di Eni di capitalizzare sulla propria posizione strategica nel midstream e downstream del gas per supportare l'espansione delle proprie attività upstream. Questa operazione, che si inquadra nei proficui e continui rapporti tra Italia e Russia, sottolinea il valore della nostra alleanza strategica con Gazprom»);
il presidente di Enel, Piero Gnudi, si è detto parimenti soddisfatto per l'esito positivo della gara in Russia. Un successo che, secondo Gnudi, dimostra la necessità di partnership tra aziende italiane per espandersi all'estero;
la stampa internazionale, nel commentare l'esito dell'asta, oltre a evidenziare l'indubbio esito positivo per le aziende italiane, non ha mancato di sollevare perplessità e dubbi sui prossimi sviluppi:
l'inglese Times sottolinea, infatti, come nel futuro più prossimo il gruppo Eni dovrebbe cedere una delle «sezioni più lucrative del pacchetto» a Gazprom, secondo quanto stabilito dagli accordi che hanno preceduto l'esito della gara;
l'International Herald Tribune ricorda che «la prospettiva che Gazprom acquisterà in futuro altri asset da EniNeftGaz rafforzano la posizione delle compagnie a controllo statale nella grande e lucrativa industria petrolifera russa». Secondo l'analista di Troika Dialog Valery Nesterov, citato dal quotidiano, «non c'è stata vera competizione» (il prezzo è salito solo di pochissimo rispetto a quello di partenza, da 5.57 miliardi di dollari a 5.83). La partecipazione di Eni-Enel avrebbe portato «legittimità e prestigio» all'affare. Sempre secondo l'analista,
«Gazprom è libero di definire l'affare in seguito, disponendo però di fondi liberi per poter lanciare offerte nelle altre aste per gli asset rimanenti di produzione e raffinamento della Yukos». Non ultimo, afferma Nesterov, è da considerare il fatto che in questo modo «le aziende italiane hanno evitato a Gazprom di essere oggetto di ripercussioni legali», qualora avesse partecipato direttamente all'asta;
il quotidiano La Stampa del 5 aprile 2007 riportava: «L'avvocato di Khodorkovsky incassa il sostegno del Financial Times Deutschland: nel titolo di un articolo il quotidiano finanziario afferma che Eni ed Enel sono gli «utili idioti» della Gazprom (una definizione che rimanda ai tempi del fondatore dell'Urss, Lenin) e che lo smembramento di Yukos da parte delle autorità russe è «una farsa e uno sporco affare, e chi vi prende parte, come Eni e Enel, si sporca le mani». I due gruppi italiani sono definiti come «compartecipi di una pessima farsa, il cui vero vincitore è il monopolista pubblico Gazprom». «Teoricamente» gli italiani acquistano svariate società, ma «in pratica» spianano la strada alla cessione a Gazprom. «Perché mai Eni ed Enel si sono lasciate trascinare in questo gioco?» si chiede il Financial Times Deutschland, la cui risposta è: «Lo hanno fatto per inseguire l'illusione di rendere più sicure le forniture di gas italiane»;
secondo il bilancio consolidato 2005 di Eni-Spa, il Ministero dell'economia e delle finanze detiene direttamente il 20,32 per cento di azioni di tale società e, indirettamente, tramite la Cassa depositi e prestiti S.p.A., azioni dell'Eni pari al 10,0 per cento del capitale sociale;
anche per quanto attiene a Enel Spa, il Tesoro detiene una quota di circa il 33 per cento del capitale del gruppo elettrico: il 21,87 per cento direttamente e il resto indirettamente, tramite la Cassa depositi e prestiti S.p.A. -:
quale sia la valutazione del governo italiano sulla partecipazione di ENI ed ENEL all'asta pubblica di Mosca, anche in relazione agli scenari che, a partire dalle affermazioni dei dirigenti da Gazprom, tendono a profilarsi.
(4-03282)
CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2005, n. 3442, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 139 del 17 giugno 2005, sono state emanate ulteriori misure urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare i danni conseguenti ai gravi fenomeni eruttivi e agli eventi sismici, connessi all'attività vulcanica dell'Etna nel territorio della provincia di Catania, verificatisi nel mese di ottobre 2002;
l'articolo 1, comma 2, stabilisce che la sospensione dei versamenti dei contributi e premi prevista dall'articolo 5 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2002, n. 3254, e successive modificazioni, si applica nei confronti dei «datori di lavoro privati» aventi sede legale od operativa nei comuni interessati;
l'articolo 2, comma 1, dell'ordinanza n. 3442 del 2005 stabilisce, inoltre, l'obbligo per gli enti previdenziali di disciplinare le modalità di recupero dei contributi sospesi, che devono essere restituiti «mediante rate mensili pari al numero dei mesi interi di durata della sospensione»;
l'ordinanza, al successivo comma 3, abroga espressamente le disposizioni previste dall'articolo 5 della precedente ordinanza n. 3254/2002 che determinava le modalità della riscossione dei contributi previdenziali in «rate mensili pari a otto volte i mesi interi di durata della sospensione»;
di fatto è oggi possibile concedere a tutti i datori di lavoro iscritti, ove richiesta, una rateizzazione massima di 24 rate a fronte delle 128 rate prima previste
dall'ordinanza n. 3254/2002 e dalla nota informativa INPDAP n. 4 del 28 gennaio 2003;
con la riscossione delle competenze del mese di marzo 2007, un gruppo di docenti, amministrativi e ausiliari in servizio presso il 1o Circolo Didattico di Acireale (Catania) - sito in Via Marchese di Sangiuliano n. 51 - ha avuto l'amara sorpresa di dover registrare un notevole salasso finanziario (dai 150 ai 280 euro) che ha di fatto pregiudicato la pianificazione economica delle famiglie e la loro stessa serenità;
il T.A.R. Sicilia, sezione distaccata di Catania, con sentenza n. 95 del 2006 ha annullato l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2005, n. 3442, dichiarando l'obbligo per l'Inpdap alla immediata restituzione delle somme illegittimamente trattenute;
tale sentenza è stata successivamente confermata dal Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia con l'ordinanza n. 402/2006;
la Direzione Provinciale dei Servizi Vari del Tesoro di Catania insiste nell'applicare quanto contenuto nella circolare dell'Inpdap n. 23 del 27 novembre 2006 che al punto 3 - «Recupero dei contributi sospesi» - stabilisce che il recupero dei contributi sospesi debba avvenire nella durata massima di ventiquattro mesi -:
se non ritenga opportuno intervenire per far sì che gli uffici competenti della Direzione Provinciale del Tesoro di Catania si conformino a quanto disposto dal giudice amministrativo, applicando con urgenza i benefici relativi alla sospensione dei versamenti dei contributi ai cittadini che avevano la residenza o che prestavano la loro attività lavorativa nel territorio della Provincia di Catania interessati dai fenomeni eruttivi e dagli eventi sismici dell'ottobre 2002, ciò in ossequio alle ordinanze e ai provvedimenti in vigore prima della emanazione dell'ordinanza n. 3443, n. 2005, i quali prevedevano un piano di rientro della durata massima di 128 rate;
in caso negativo, quali ulteriori iniziative intenda adottare e, in particolare, se non ritenga necessario disporre una sospensione dell'attuale provvedimento di recupero, consentendo comunque una rateizzazione più lunga dei 24 mesi (ad esempio non meno di sessanta mesi), che permetterebbe un notevole alleggerimento dell'impegno economico familiare.
(4-03289)