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Allegato B
Seduta n. 150 del 2/5/2007
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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E RIFORME ISTITUZIONALI
Interrogazione a risposta immediata:
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI e STUCCHI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. - Per sapere - premesso che:
il disegno di legge di delega per la riforma del testo unico sull'immigrazione, deliberato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 24 aprile 2007, rappresenta il tentativo di distruggere tutti gli istituti più qualificanti della cosiddetta «legge Bossi-Fini»: la programmazione degli ingressi, il contratto di soggiorno, le misure di contrasto all'immigrazione clandestina, i centri di permanenza temporanea finalizzati all'effettiva espulsione dei clandestini;
tale operazione, che determinerà una totale rinuncia a governare il fenomeno migratorio verso il nostro Paese, si realizza attraverso una delega al Governo che, ad avviso degli interroganti, contiene profili di dubbia costituzionalità;
mentre il Governo di centrodestra procedette a modificare il testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998), mediante un disegno di legge che novellava il testo medesimo, in modo che ogni innovazione fosse sottoposta al dibattito parlamentare, la scelta effettuata dall'attuale Governo Prodi è quella di blindare sostanzialmente il dibattito, attraverso l'attribuzione di una delega al Governo stesso, che potrà, con propri decreti legislativi, entro dodici mesi, modificare la disciplina vigente e addirittura adottare successivamente (nei seguenti ventiquattro mesi) ulteriori decreti legislativi integrativi e correttivi;
in pratica il Parlamento è chiamato a pronunciarsi su un articolo unico, contenente principi e criteri direttivi di delega che il Governo potrà declinare secondo le proprie scelte e valutazioni, al di fuori del dibattito parlamentare, in un arco di tempo complessivo di 36 mesi;
la reintroduzione dell'istituto dello sponsor, la possibilità che lo stesso immigrato si faccia garante di se stesso (autosponsor), pur non disponendo di un contratto di lavoro, il venir meno della connessione necessaria tra ingresso e lavoro,
lo smantellamento degli istituti introdotti dalla cosiddetta «legge Bossi-Fini» contro l'immigrazione clandestina costituiscono i tasselli di una politica dell'immigrazione che favorirà l'ingresso indiscriminato degli stranieri, con enormi costi sociali ed economici per il Paese;
a questi contenuti assai pericolosi si aggiunge una previsione di dubbia costituzionalità, cioè quella relativa all'estensione dell'elettorato attivo e passivo alle elezioni amministrative agli immigrati titolari del permesso per soggiornanti di lungo periodo;
la materia del diritto di voto è, infatti, disciplinata dall'articolo 48 della Costituzione, che lega tale diritto alla cittadinanza, nonché dall'articolo 51 della Costituzione, per ciò che concerne l'elettorato passivo, sicché l'attribuzione di tale diritto ai non cittadini deve passare attraverso la revisione costituzionale e non può certo essere statuita da un decreto legislativo -:
se sia intenzione del Governo procedere a quella che, a parere degli interroganti, appare un'evidente violazione della Costituzione, introducendo il diritto di voto per gli immigrati con un atto avente forza di legge.
(3-00843)