Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 150 del 2/5/2007
...
INTERNO
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la legge 91 del 1992 consente agli stranieri discendenti di cittadini italiani di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana presso le rappresentanze diplomatiche italiane all'estero o presso il comune italiano di residenza;
visto il gran numero di istanze presentate all'estero, in particolare in concomitanza della crisi economica argentina, e la congestione delle rappresentanze diplomatiche italiane - che fissavano gli appuntamenti per la presentazione delle istanze a distanza di un anno - il Ministero è intervenuto, per «garantire la parità di trattamento dei soggetti interessati e di evitare agli stessi ulteriori disagi, velocizzando le procedure», con la circolare ministeriale n. 28 del 23 dicembre 2002, con la quale si consente l'iscrizione anagrafica degli stranieri in possesso di permesso di soggiorno di breve durata;
a seguito di tale circolare la procedura per richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana presso il comune di residenza si può sintetizzare come segue:
1) lo straniero discendente di cittadino italiano fa ingresso in Italia, anche con un permesso breve per turismo;
2) ottenuto il relativo permesso di soggiorno chiede all'anagrafe l'iscrizione della propria residenza;
3) fatto ciò, presenta istanza di riconoscimento della cittadinanza italiana;
4) infine, con in mano la ricevuta di presentazione di quest'ultima istanza, richiede la conversione del pds per turismo in permesso per attesa cittadinanza;
tale apprezzabile intervento, come fa sapere il servizio «Immigrazione» dell'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) è stato tuttavia vanificato dalle nuove procedure di rilascio del permesso di soggiorno tramite gli uffici postali, poiché a causa dei notevoli ritardi nell'elaborazione delle istanze risulta ormai impossibile ottenere il permesso di soggiorno turistico prima della sua scadenza;
conseguentemente, in mancanza del permesso di soggiorno cartaceo gli uffici comunali non possono procedere all'iscrizione anagrafica e dunque alla prosecuzione della procedura di richiesta di cittadinanza;
il Ministero interrogato si è già dovuto confrontare con i disagi e ritardi causati dalle nuove procedure di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, ed ha all'uopo emanato una direttiva ministeriale (del 20 febbraio 2007) e due circolari (le numero 16 e 17 del 2007) che consentono agli stranieri titolari di permesso di soggiorno in fase di rinnovo di rinnovare la carta di identità e a chi fa ingresso per lavoro sulla base dei flussi 2006, di godere da subito dei diritti che il futuro permesso di soggiorno conferirà loro, fra cui la possibilità di iscriversi da dubito nelle liste anagrafiche;
si ritiene indispensabile, per garantire la parità di trattamento dei discendenti di cittadini italiani l'emanazione di un provvedimento ministeriale che similmente
a quanto previsto nella circolare n. 16 del 2007 consenta ai discendenti di cittadini italiani di potersi iscrivere nelle liste anagrafiche anche senza il rilascio fisico del permesso di soggiorno, subordinando tale iscrizione all'esibizione della ricevuta rilasciata dall'ufficio postale attestante l'avvenuta presentazione della richiesta di permesso, nonché della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana che sarà presentata contestualmente alla domanda di iscrizione anagrafica -:
in che modo il Ministro intenda far fronte alla sopravvenuta impossibilità, per gli stranieri discendenti di cittadini italiani, di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana presso il comune di residenza;
se intenda il Ministro adottare un provvedimento che consenta agli stranieri discendenti di cittadini italiani l'iscrizione anagrafica nelle more del rilascio del titolo di soggiorno.
(2-00492) «Poretti».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 9 aprile scorso, alcune agenzie di stampa battevano un comunicato del CIR, Consiglio Italiano per i Rifugiati, secondo cui 152 iracheni, 16 afgani, 6 cittadini dello Sri Lanka, 6 pachistani e 3 iraniani, rintracciati in tre TIR nel porto di Bari sono stati respinti in Grecia a bordo del traghetto «Ionian Queen», da dove si suppone fossero arrivati a bordo di un traghetto;
durante questa operazione, in base a quanto dichiarato dal CIR, a nessuno degli interessati sarebbe stata data l'effettiva opportunità di richiedere asilo;
circa 2 milioni di cittadini iracheni si sono rifugiati nei paesi limitrofi del Medio Oriente con un forte aumento negli ultimi mesi. A tal proposito l'Alto Commissario dell'ONU per i Rifugiati, Antonimo Guterres, nella conferenza dell'UNHCR sull'Iraq tenutasi a Ginevra il 17 aprile scorso, si è appellato alla Comunità internazionale chiedendo agli stati di «garantire protezione a coloro che hanno cercato rifugio sul loro territorio» e di condividere con i paesi di primo rifugio e le organizzazioni internazionali l'impegno nell'affrontare le necessità umanitarie;
gli iracheni hanno costituito nel 2006 il gruppo nazionale più importante tra i richiedenti asilo nei paesi più industrializzati. In questo contesto l'Italia ha respinto un elevato numero di rifugiati iracheni verso un altro paese dell'Unione;
non è verosimile pensare che tra le 183 persone respinte, di cui 152 iracheni, nessuno avesse l'intenzione di chiedere asilo in Italia;
si sarebbe dovuto, in primis, dare l'opportunità di presentare tale richiesta per poi attivare la procedura prevista dal Regolamento Dublino il quale stabilisce che il rifugiato deve presentare domanda d'asilo nel primo paese europeo in cui approda;
nel porto di Bari esiste da alcuni anni un servizio specifico a cura del CIR, in convenzione con la Prefettura, per l'orientamento e la prima assistenza in favore di cittadini stranieri intenzionati a richiedere asilo. Tale servizio non è stato in alcun modo interpellato;
un «respingimento» alla frontiera interna dell'Unione Europea è vietato dal «Codice Frontiere Schengen», in vigore dall'ottobre 2006;
la figura giuridica della «riammissione» sulla base dell'accordo bi-laterale con la Grecia non è prevista dal Testo Unico Immigrazione. Peraltro tale figura di allontanamento di un cittadino straniero verso un altro Stato aderente all'acquis Schengen non è contemplata nel suddetto Codice;
sempre secondo quanto denunciato dal CIR nel comunicato stampa, richiedenti asilo iracheni in Grecia sono stati
respinti verso la Turchia senza esame delle richieste. Un respingimento in Grecia implica il concreto rischio di refoulement e la negazione di qualunque protezione. Non è da escludere, inoltre, che tra le 183 persone respinte ci fossero anche minori non accompagnati e non risulta che ci sia stato alcun accertamento di questa condizione prima di procedere alla restituzione di queste persone alla Grecia -:
per quale motivo sia stato effettuato questo respingimento collettivo e se risponda al vero la notizia che ai migranti non siano state offerte informazioni relativamente alla possibilità di richiesta di asilo e rifugio umanitario;
se non ritenga di dare indicazione in particolare nei luoghi di frontiera, a Prefettura e Questura di interpellare ed eventualmente avvalersi della specifica competenza in materia di asilo, rifugio umanitario e prima assistenza, di quei soggetti della società civile che liberamente o in convenzione operano nei porti e nei luoghi di frontiera;
se non ritenga, l'on. Ministro, assicurare particolare attenzione nei casi di respingimento ai migranti provenienti da situazioni di crisi e di conflitto atteso che nel caso di specie il supposto mancato accertamento delle singole condizioni (nomi e cognomi, sesso, età, appartenenza a gruppi politici, motivo della migrazione) delle persone respinte pone preoccupanti interrogativi sul loro destino e sulla loro incolumità;
infine se non ritenga che un accordo bilaterale tra due Stati membri U.E. sia superato da una specifica normativa comunitaria in materia.
(2-00493) «De Zulueta».
La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un documento della Segreteria Nazionale del Silp per la Cgil si rileva che il Ministero dell'Interno Dipartimento della Ps con circolare 300/C/50/13368 del 16 aprile 2004, rideterminava l'assetto organizzativo e funzionale dell'intero settore dei servizi cinofili;
dalla segnalazione dell'organizzazione sindacale di categoria emergono tre casi emblematici dai quali si evince che il settore dei servizi cinofili non riceve la dovuta attenzione;
la squadra dei cinofili di Falconara Marittima al termine del corso, avvenuto nel 2005, veniva aggregata a Torino in occasione delle Olimpiadi invernali. Conduttori e cani facevano rientro, al termine dei Giochi Olimpici, presso la sede di appartenenza portandosi dietro il materiale addestrativo fornito da Torino; questo materiale ha permesso di poter addestrare i cani sino a marzo 2006. Dopo tale data gli addestramenti hanno avuto termine sia per la mancanza di materiale per l'addestramento per i cani e sia per la mancanza di idonei locali dove custodire tale materiale;
l'altro caso segnalato dal Silp per la Cgil riguarda la Squadra di Milano che al termine del corso, giugno 2006, è stata per una settimana senza poter effettuare il dovuto addestramento sia per mancanza di materiale sia per la mancanza di idonei locali ove poter custodire gli stessi materiali. Pertanto conduttori e cani ogni giorno, per il consueto addestramento, si devono recare a Malpensa. Mentre tutti gli interventi su Milano vengono svolti dalla Squadra di Malpensa;
un'altra segnalazione riguarda la situazione della Squadra Cinofili di Firenze, che né il decreto sopraccitato né il tempo sono riusciti a risolvere. Da un quarto di secolo risulta infatti che i conduttori di cani che escono dal Centro di coordinamento dei Servizi cinofili della Polizia di Stato, raggiungono la sede di Firenze senza il proprio cane perché in quella sede non sono mai stati costruiti i box che dovrebbero ospitarli. Pertanto i conduttori di cani che a tutt'oggi vengono assegnati nella città di Firenze,
raggiungono quella sede senza il cane addestrato che di fatto rimane nella sede centrale di Nettuno -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
quali siano le ragioni che impediscono, da ventisei anni, la costruzione di idonei alloggiamenti per i cani della polizia di Stato nella città di Firenze;
quali siano le valutazioni del Ministro in proposito e quali misure intenda adottare per supplire alle carenze denunciate.
(2-00494) «Frias».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il consigliere comunale ingegner Elia Broccoli è stato querelato per avere contestato in consiglio comunale un esproprio che avrebbe privilegiato un assessore con prezzi di favore rispetto a quelli praticati ad altri cittadini, sulla base di dati reali;
ciò pone il problema della responsabilità dei consiglieri comunali i quali nell'esercizio del loro mandato e soprattutto nella loro essenziale funzione di controllo della Giunta comunale, devono essere esenti da risvolti giudiziari, ovviamente nell'ambito di una corretta prassi amministrativa che deve tenere conto della necessità dell'eletto di informare i propri elettori ed in genere l'opinione pubblica di fatti di particolare gravità, nel rispetto comunque delle persone e del loro ruolo, sia di governo sia di opposizione -:
se il Governo, per l'oggettiva situazione della impraticabilità derivante dalla «spada di damocle» pendente su tutti i consiglieri comunali che svolgono il loro doveroso controllo dell'attività della Giunta, intenda assumere i necessari provvedimenti normativi al fine di predisporre un insieme di garanzie sostanziali e procedurali che possano consentire ai consiglieri comunali di svolgere il proprio mandato senza timore di condizionamenti.
(2-00498)«Garagnani».
Interrogazioni a risposta scritta:
MAZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - serie speciale - numero 24 del 2 marzo 1998 il Ministero dell'interno ha indetto un concorso pubblico a 184 posti di vigili del fuoco e, pur non essendosi realizzata l'estinzione numerica dei concorrenti risultati idonei, nel 2001 veniva indetto un altro concorso per 173 posti di vigili del fuoco discontinui e che, pertanto, si è proceduto alle assunzioni degli idonei di entrambe le graduatorie, senza far alcuna distinzione di anzianità rispetto ai bandi di uscita;
la graduatoria del concorso del 1998 è ancora vigente, in quanto la scadenza è stata ulteriormente prorogata al 31 dicembre 2007;
la grave carenza di organico in sede nazionale si riflette sulle enormi difficoltà che le diverse sezioni territoriali incontrano nel garantire ai cittadini un efficace servizio di soccorso, di prevenzione e vigilanza;
l'impegno economico sostenuto dallo Stato per l'espletamento di un concorso pubblico non ha poi portato all'assunzione degli idonei;
il piano triennale del Governo, prevede l'assunzione di complessive mille unità di Vigili del Fuoco con un primo contingente di 600 unità entro il mese di luglio, come annunciato dal sottosegretario Ettore Rosato -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza della vicenda sopra descritta;
se intenda procedere alle future assunzioni attingendo alle graduatorie nel rispetto dell'anzianità dei bandi e quali
iniziative intenda adottare in vista della scadenza della graduatoria fissata per il 31 dicembre 2007;
se in conseguenza ritiene di dover rivedere le piante organiche delle sedi territoriali, per rendere l'organizzazione del servizio più rispondente alle esigenze, in alcuni casi fortemente mutate, delle diverse realtà del territorio.
(4-03444)
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le Associazioni di volontariato della Protezione civile denunciano continue difficoltà di carattere burocratico nel normale svolgimento delle attività di prevenzione, preparazione e soccorso, legate per lo più ai tempi tecnici della concessione di contributi statali e regionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 194 del 2001;
in particolare, i tempi previsti dalla normativa per l'ottenimento dei contributi da parte dello Stato, molte volte si dilatano fino a qualche anno di attesa;
anche per i rimborsi agli organismi di volontariato delle spese sostenute in occasione di attività ed interventi preventivamente autorizzati i tempi sono biblici, con conseguenti malumori da parte dell'organizzazione aziendale che si riversa in difficoltà di carattere relazionale fra dipendente volontario ed impresa -:
quali iniziativeintenda adottare per ridurre le problematiche burocratiche e le dilazioni nei rimborsi dovuti alle organizzazioni competenti, al fine di rendere più funzionale l'attività meritoria delle Associazioni volontarie della protezione civile italiana.
(4-03446)
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Reparto Squadrone Eliportato Cacciatori di Vibo Valentia, unico nel suo genere ed oggetto di studio da parte di varie Forze di Polizia Europea, è una unità polivalente che coniuga flessibilità operativa ed elevato livello di professionalità;
nato nel 1991, è riuscito a conseguire, in pochi anni, notevoli ed importanti risultati contro la criminalità organizzata, dalla cattura di numerosi latitanti al sequestro di armi e sostanze stupefacenti;
nonostante il servizio ad alto rischio prestato, peraltro in territori dove la criminalità organizzata fa da padrona, lo Squadrone «Cacciatori» è costretto a lavorare con mezzi obsoleti, non adeguati, insufficienti, e certamente non idonei per un lavoro così importante e rischioso;
nonostante il riconoscimento morale da parte dei cittadini onesti, gli uomini dello Squadrone Cacciatori di Vibo Valentia hanno ricevuto pochissimi encomi da parte dei superiori;
il taglio di spesa del comparto sicurezza non ha solo ridotto la busta paga di questi uomini, ma ha finito, altresì, col demotivarli, vista l'impossibilità di accedere a mezzi adeguati e a diventare quindi competitivi nella lotta alla criminalità organizzata -:
quali urgenti iniziative intendano attuare al fine di ridare slancio allo Squadrone Cacciatori di Vibo Valentia e di garantire allo stesso la dovuta efficienza dei mezzi.
(4-03448)
D'AGRÒ. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 veniva indetto con decreto direttoriale in data 6 marzo 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV Serie Speciale, n. 24 del 27 marzo 1998 un concorso per mestieri a 184 posti di vigile del fuoco;
al predetto concorso seguiva nel 2001 un altro riservato ai vigili discontinui (173 posti di vigile del fuoco, bandito con decreto direttoriale in data 5 novembre
2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV Serie Speciale, n. 92 del 20 novembre 2001);
quest'ultimo concorso veniva indetto quando non si era ancora raggiunta l'estinzione numerica della prima graduatoria;
si è poi proceduto all'assunzione degli idonei attingendo da entrambe le graduatorie, considerando gli idonei dell'una e dell'altra su uno stesso livello di anzianità rispetto ai bandi di uscita;
non appare pertanto chiaro il criterio di assunzione del personale permanente nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco attuato negli ultimi anni -:
se i Ministri non ritengano di procedere, in relazione a future assunzioni nel Corpo dei vigili del fuoco, attingendo dalle singole graduatorie vigenti, rispettando così l'anzianità dei bandi di uscita, sino al loro completo esaurimento;
di conseguenza, come si intenda procedere in relazione alla scadenza della attuale graduatoria del Concorso per mestieri a 184 posti, fissata per il 31 dicembre 2007.
(4-03450)
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - per sapere - premesso che:
le disposizioni in materia di usura, di cui alla Legge n. 108 del 7 marzo 1996, introducono norme volte a specificare dettagliatamente le condizioni che determinano la riconoscibilità del reato usurario;
le stesse norme articolano i dispositivi attraverso i quali sanzionare chiunque, fuori dai casi previsti dall'articolo 643 del codice penale, si faccia dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per se o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di un'altra utilità, interessi o altri vantaggi usurari; altresì, sempre le stesse regole, istituiscono quelle direttive che definiscono le modalità con cui risarcire le vittime del ricatto di usura;
nel novero del sistema usurario rientrano a pieno titolo l'espanso fenomeno del racket delle estorsioni ed il sistematico condizionamento dell'economia legale da parte della criminalità organizzata;
in merito alla valutazione dei danni subiti per l'esercizio di attività commerciali, nel comma 2-bis dell'articolo 4 del decreto-legge n. 419 del 1991, inserito dall'Art. 12 della suddetta Legge, è riportato: «L'ammontare del danno patrimoniale é determinato comprendendo la perdita subita e il mancato guadagno». Ma che, «Se quest'ultimo non può essere provato nel suo preciso ammontare, è valutato con equo apprezzamento delle circostanze del caso tenendo conto anche della riduzione di valore dell'avviamento commerciale»;
coerentemente alla stima del valore delle perdite è stato istituito dall'Art. 14 della stessa Legge, presso l'ufficio del commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative anti-racket, il «fondo di solidarietà per le vittime dell'usura», destinato alla concessione ed erogazione di mutui senza interesse a favore di quei soggetti che, esercitando attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, abbiano dichiarato di essere vittime del delitto di usura e siano risultate parti offese nel relativo procedimento penale -:
se non ritengano necessario, sia per ciò che concerne la valutazione dei danni subiti dalle vittime del delitto di usura, sia per quanto riguarda la commisurazione del valore dell'importo del mutuo ad essi corrispondente (come nel proposito del comma 4 dello stesso articolo), contemplare ed esplicitare maggiormente la natura di quei costi sociali ed economici indiretti di cui le parti offese sono costrette a farsi carico durante tutto il periodo precedente e successivo alla denuncia del reato.
(4-03451)
FRASSINETTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 10 e 11 aprile 2006, veniva incendiata la sede del circolo «Cuore Nero» a Milano in viale Certosa 311 la cui inaugurazione avrebbe dovuto tenersi il 14 aprile 2007;
secondo le prime indagini svolte dai Carabinieri la distruzione del locale è stata provocata dalla benzina immessa al suo interno attraverso le feritoie di areazione poste sul tetto ed il conseguente innesco dell'incendio è stato causato da una miccia posta su di una tanica che è stata ritrovata davanti alla saracinesca;
le conseguenze di questo attentato sono molto gravi in quanto è stato distrutto l'intero edificio e l'esplosione avrebbero potuto provocare morti e feriti se ci fosse stato qualcuno o all'interno o nelle immediate vicinanze;
negli ultimi giorni da più parti ed in più occasioni la sinistra radicale e antagonista chiedeva la chiusura del circolo «Cuore Nero», asserendo che quella sede non doveva essere inaugurata e annunciando e minacciando all'uopo manifestazioni antifasciste;
a Milano, da tempo si verificano atti di intolleranza e di violenza contro sedi, librerie, ristoranti, palestre e circoli che fanno riferimento a esponenti di destra; la stampa (Libero ed il Corriere del 21 marzo) hanno recentemente informato del ritrovamento di un elenco di esponenti di Alleanza Nazionale, redatto dai centri sociali milanesi, che sarebbero stati obiettivi da colpire;
nella serata di giovedì 19 aprile durante la seduta del consiglio di zona 8 a Milano, un gruppo di circa 150 persone appartenenti ai centri sociali milanesi ed in particolare al centro sociale Torchiera, hanno intimidito i consiglieri di Alleanza Nazionale Luca Bianchi e Nicolò Mardegan contestandoli perché avevano presentato una mozione di condanna sull'attentato avvenuto proprio in zona 8 la settimana prima, e che nel corso della stessa seduta due o tre individui muniti di macchina fotografica hanno più volte fotografato i due esponenti di AN;
è ampiamente dimostrato come, fin dagli anni '70, con l'alibi dell'antifascismo militante, la sinistra extraparlamentare faceva uso di slogan del tipo: «le sedi dei fascisti si chiudono col fuoco con i fascisti dentro se no è troppo poco» e quindi l'attacco a queste sedi diventava una palestra per l'entrata nella lotta armata -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del grave episodio di violenza di cui in premessa;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di questi episodi di violenza terroristica;
se sia a conoscenza di iniziative da parte delle Autorità di Polizia per indagare se esistono collegamenti tra chi ha fortemente contestato ed osteggiato l'apertura del circoe chi lo ha successivamente distrutto incendiandolo con la benzina e se risulti siano state avviate indagini sulla vicenda.
(4-03462)