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Allegato B
Seduta n. 150 del 2/5/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il settore della pesca è investito, ormai da anni, da un forte processo di ristrutturazione e riorganizzazione, che ne ha ridimensionato la consistenza numerica delle imprese e degli occupati;
tale processo è dovuto essenzialmente all'impatto di alcuni fattori che condizionano le prospettive del settore; si tratta, in particolare, dell'ammodernamento del patrimonio peschereccio e della riduzione dello sforzo di pesca, degli indirizzi delle politiche comunitarie, che in questi anni hanno sollecitato misure di riorganizzazione e di maggior attenzione ai problemi dello sfruttamento delle risorse dei mari e del ripopolamento ittico, anche attraverso la messa al bando di alcuni strumenti di pesca, come le reti derivanti, che avevano per anni caratterizzato l'attività di intere marinerie del Mezzogiorno d'Italia, degli effetti negativi prodotti, in termini di aumento dei costi, dal vertiginoso incremento del prezzo del gasolio che incide per circa il 40 per cento sui costi della produzione e da ulteriori costi dovuti agli oneri di manutenzione e funzionamento dei sistemi di localizzazione satellitare (blue-box);
contestualmente all'impatto dei fattori sopra richiamati, in questi anni si è, altresì, registrato un processo di diversificazione produttiva, che ha attenuato la crisi del settore attraverso lo sviluppo dell'attività di acquacoltura e di marinicoltura, l'avvio di esperienze significative nell'ambito del turismo ittico e della pesca, incentivate dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 226 («Orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura») e l'intensificazione delle attività finalizzate all'ammodernamento della filiera e allo sviluppo della qualità e delle iniziative volte a stabilire legami sempre più saldi tra il settore e l'identità agroalimentare del Paese;
una rilevante incidenza positiva, in particolare per quanto concerne l'abbattimento degli oneri previdenziali a carico delle imprese, è derivata dalla proroga delle agevolazioni tributarie e contributive previste dal decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30;
a partire dall'anno in corso è divenuta operativa la nuova programmazione europea del fondo europeo per la pesca 2007-2013, che assegna all'Italia, come finanziamento comunitario complessivo, 376,5 milioni di euro (prezzi 2004), destinati per 282,5 alle regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e per 94 milioni alle restanti regioni; a tali risorse bisogna aggiungere il cofinanziamento degli interventi da parte dell'Italia, in modo che l'impegno finanziario complessivo per il settore nei prossimi sette anni ammonti a circa 700 milioni di euro;
a livello comunitario è in via di definizione la fase attuativa della nuova disciplina relativa ai sistemi di pesca nel Mediterraneo; al riguardo, occorre anche tener conto che il 2010 rappresenta il termine a partire dal quale è prevista la creazione di un'area di libero scambio tra i Paesi del Mediterraneo;
a livello nazionale dovrà essere approvato il prossimo piano triennale della pesca e dell'acquacoltura, con la legge finanziaria per il 2007, analogamente a quanto è stato disposto per l'agricoltura, sono state prorogate le agevolazioni fiscali a sostegno del settore della pesca;
più in generale, in un contesto tanto complesso, occorre dare atto al Governo dell'impegno profuso in questi mesi a sostegno della pesca italiana nell'ambito dei negoziati a livello comunitario e internazionale, alle posizioni assunte in favore della tutela e dell'uso sostenibile delle
risorse ittiche a rischio sparizione, della capacità di ristabilire un confronto costruttivo con le regioni, mentre in passato si erano registrate forti tensioni che hanno nociuto al settore, del proficuo rapporto che è stato in grado di sviluppare con il sistema associativo e cooperativo, in assenza del quale non è possibile realizzare alcun rafforzamento della qualità e della competitività del sistema italiano delle imprese operanti nel settore della pesca;
anche rispetto all'emergenza determinata in questi giorni dalla precoce presenza delle mucillagini nel Mare Adriatico, la tempestiva decisione di costituire un'unità di emergenza per la gestione della crisi permette di rendere operativo uno strumento utile a definire le misure d'intervento necessarie;
impegna il Governo:
ad orientare la politica della pesca ad un'azione di forte rilancio del settore che si fondi sulle grandi linee di indirizzo di seguito indicate:
a) sottolineare il rilievo dell'attività della pesca e di chi concretamente la esercita nell'identità culturale ed economica dell'Italia e valorizzare i prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese, anche nella prospettiva di promuoverne la presenza nei mercati esteri;
b) individuare nella creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo una fondamentale opportunità sia di sostegno all'interscambio culturale e alle prospettive di pace, sia di sviluppo e crescita per i Paesi che su questo mare si affacciano, grazie alla quale sarà possibile costruire regole ed azioni condivise, idonee a superare le differenze oggi presenti, che, in particolare nella pesca, determinano forti tensioni tra le marinerie dei diversi Paesi;
c) evidenziare e sostenere il ruolo della pesca e dei pescatori nelle politiche di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dei mari, non solo con riferimento alle specie ittiche, ma anche in relazione alle ricchezze ambientali, alla tutela del patrimonio culturale di importanti aree del Paese, allo sviluppo della ricerca;
d) a favorire la riorganizzazione e la competitività del settore attraverso lo sviluppo dell'associazionismo e della cooperazione;
per quanto concerne le misure di carattere economico e finanziario, ad assumere iniziative e ad adottare interventi volti, in particolare:
a) a rendere operativa per il 2007 l'estensione del regime speciale IVA al settore della pesca, così come previsto dall'articolo 5, comma 1-septies, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81;
b) a fare in modo che al settore possa applicarsi il credito d'imposta per l'acquisizione di nuovi beni strumentali, di cui ai commi da 271 a 278 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);
c) a verificare la possibilità di superare gli studi di settore attualmente vigenti, orientandoli verso nuovi strumenti fiscali come la tonnage tax, già applicata in altri Paesi europei e maggiormente rispondente alle necessità del comparto;
d) a verificare la possibilità, nell'ambito dell'istruttoria relativa al riordino del sistema pensionistico, di inserire l'attività di pescatore tra i lavori particolarmente usuranti;
a sostenere tutte le attività volte a sviluppare la multifunzionalità del settore, attraverso una progressiva uniformazione, anche sotto questo profilo, della disciplina della pesca a quella relativa al settore agricolo, come indicato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (la cosiddetta «legge di orientamento») e dai decreti legislativi adottati in attuazione di tale legge;
a favorire la modernizzazione del settore e a promuovere la qualità, in
particolare attraverso interventi volti ad agevolare e sostenere la tracciabilità della filiera ittica;
a promuovere una riforma volta a semplificare e ridurre gli oneri burocratici ed amministrativi ai quali il settore è soggetto;
a favorire il rafforzamento dei rapporti fra sistema della ricerca e il settore ittico, coinvolgendo il sistema associativo e cooperativo, che rappresenta gran parte del settore, e l'associazionismo;
ad approvare e rendere esecutivo in tempi brevi il piano triennale per il settore, come strumento fondamentale di orientamento e programmazione, che permetta di superare le incertezze e la provvisorietà che hanno caratterizzato gli interventi degli ultimi anni;
nell'ambito della più generale politica nazionale della pesca, a sviluppare politiche strutturali per una più competitiva gestione della flotta, al fine di aiutare il settore della pesca e dell'acquacoltura ad adeguare le infrastrutture e le loro organizzazioni di produttori ai vincoli imposti dalla scarsità delle risorse e dal mercato;
per quanto concerne le attività di mercato, al fine di elevare la competitività della pesca nazionale rispetto a quella estera, nonché per adeguare l'offerta alla domanda a vantaggio sia dei produttori e sia dei consumatori, a sviluppare misure volte a favorire operazioni collettive di promozione e di ricerca di nuovi sbocchi per i prodotti della nostra pesca e della nostra acquacoltura, in particolare in favore della certificazione della qualità, dell'etichettatura, delle attività di promozione, degli studi di mercato, della partecipazione ad eventi, a fiere ed esposizioni, della consulenza e assistenza in materia di vendita e di soddisfacimento dei bisogni presenti o emergenti dei consumatori;
ad incoraggiare la costituzione di più efficienti organizzazioni di produttori e di forme più competitive di cooperative e di associazioni di pescatori, soprattutto sostenendo le loro azioni dirette alla gestione dello sforzo di pesca, all'uso di attrezzi o metodi selettivi, all'accesso alla formazione, al miglioramento delle condizioni igieniche e sociali, alla creazione di nuovi contatti commerciali e, infine, sostenendo con migliore efficacia i periodi di fermo pesca, necessari per consentire il ripopolamento degli stock;
ad incentivare l'acquacoltura biologica e, per quanto riguarda la pesca in mare, a sviluppare processi di filiera certificati da appositi marchi di qualità ecologica per i prodotti della pesca nazionale, seppure a partecipazione volontaria, che rispettino criteri chiari e oggettivi in materia di pratiche della pesca, insieme alla qualità del pesce e che siano credibili soprattutto per evitare di confondere i consumatori.
(1-00153)
«Franci, Lion, Zucchi, Cesini, D'Ulizia, Lombardi, Fundarò, Sperandio, Baratella, Bellanova, Brandolini, Vincenzo De Luca, Fiorio, Fogliardi, Maderloni, Oliverio, Pertoldi, Rotondo, Sereni, Servodio, Soro, Satta, Francescato».
La Camera,
premesso che:
il settore della pesca, anche per scelte politiche dell'Unione europea, che hanno suscitato non poche perplessità tra gli operatori del comparto, è investito, ormai da anni, da un forte processo di ristrutturazione e riorganizzazione, che ne ha ridimensionato la consistenza numerica delle imprese e degli occupati;
in particolare, negli ultimi anni si è potuta registrare una progressiva tendenza all'accentuarsi dello stato di crisi del settore della pesca italiana ed europea, a seguito di molteplici cause imputabili a fattori sia internazionali (come l'esponenziale aumento dei costi del carburante ad uso dei motopescherecci, che incide fortemente sui redditi d'impresa e, conseguentemente, stante la conformazione del
contratto cosiddetto «alla parte», anche sui redditi dei marittimi dipendenti membri, dell'equipaggio, che determina una generale insoddisfazione degli addetti), sia a causa di fattori comunitari;
risulta, inoltre, necessario evidenziare come il segnale più evidente della crisi del settore è costituito dal fatto che oltre la metà dei consumi nazionali di pesca dipende dalle importazioni, a testimonianza, pertanto, della necessaria e primaria importanza di realizzare un'adeguata gestione del settore della pesca, intervenendo non solo per regolamentare il volume delle catture, ma anche i tipi di attrezzi e le tecniche utilizzate, considerando anche che la flotta italiana si caratterizza, tra l'altro, per il basso grado di rinnovamento ed ammodernamento;
tale processo è dovuto essenzialmente all'impatto di alcuni fattori che condizionano le prospettive del settore; si tratta, in particolare, dell'ammodernamento del patrimonio peschereccio e della riduzione dello sforzo di pesca, degli indirizzi delle politiche comunitarie, che in questi anni hanno sollecitato misure di riorganizzazione e di maggior attenzione ai problemi dello sfruttamento delle risorse dei mari e del ripopolamento ittico senza che siano approntate soluzioni alternative per attenuarne il negativo impatto economico e sociale, degli effetti negativi prodotti, in termini di aumento dei costi, dal vertiginoso incremento del prezzo del gasolio che incide per circa il 40 per cento sui costi della produzione e da ulteriori costi dovuti agli oneri di manutenzione e funzionamento dei sistemi di localizzazione satellitare (blue-box);
gli impegni assunti dal Governo sull'estensione degli sgravi fiscali e previdenziali per l'intero anno in corso, quali l'estensione del regime speciale IVA, ex articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, vigente in agricoltura, che era stato esteso al settore della pesca, in via sperimentale per l'anno 2006, dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81, e l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007/2013, per l'acquisizione di beni strumentali nuovi;
l'applicazione degli studi di settore alla pesca va affrontata anche perché, per la determinazione dei ricavi congrui, tra le variabili che intervengono nella formulazione dei predetti ricavi è incluso il costo del carburante, il cui prezzo, corre peraltro ricordato, è in continua crescita; conseguentemente, il divario tra ricavi effettivi prodotti dalle imprese e quelli stabiliti dagli studi di settore rischia di comportare un inevitabile contenzioso con l'amministrazione finanziaria;
la crisi del settore della pesca è acuita anche per le capacità delle marinerie dei paesi che esercitano l'attività senza i vincoli delle regole comunitarie, con metodi estremi e spesso aggressivi;
tale situazione è resa ancora più drammatica dalla progressiva sottrazione di aree di pesca utili nel Mediterraneo, a causa delle dichiarazioni di zone di pesca esclusive effettuate dai paesi rivieraschi extracomunitari del Mediterraneo, quali Libia, Algeria e Tunisia;
vi è poi la questione degli interventi strutturali del fondo europeo per la pesca 2007/2013 e della programmazione triennale di settore che lamentano un preoccupante ritardo, stante le incertezze nella definizione dei relativi programmi operativi;
contestualmente all'impatto dei fattori sopra richiamati, in questi anni si è, altresì, registrato un processo di diversificazione produttiva, che ha attenuato la crisi del settore attraverso lo sviluppo dell'attività di acquacoltura e di marinicoltura, l'avvio di esperienze significative nell'ambito del turismo ittico e della pesca, incentivate dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 226 («Orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura») e l'intensificazione delle attività finalizzate all'ammodernamento della filiera e allo sviluppo della qualità e delle iniziative volte a stabilire legami sempre più saldi tra il settore e l'identità agroalimentare del Paese;
una rilevante incidenza positiva, in particolare per quanto concerne l'abbattimento degli oneri previdenziali a carico delle imprese, è derivata dalla proroga delle agevolazioni tributarie e contributive previste dal decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30;
a partire dall'anno in corso è divenuta operativa la nuova programmazione europea del fondo europeo per la pesca 2007-2013, che assegna all'Italia, come finanziamento comunitario complessivo, 376,5 milioni di euro (prezzi 2004), destinati per 282,5 alle regioni dell'obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e per 94 milioni alle restanti regioni; a tali risorse bisogna aggiungere il cofinanziamento degli interventi da parte dell'Italia, in modo che l'impegno finanziario complessivo per il settore nei prossimi sette anni ammonti a circa 700 milioni di euro;
a livello comunitario è in via di definizione la fase attuativa della nuova disciplina relativa ai sistemi di pesca nel Mediterraneo; al riguardo, occorre anche tener conto che il 2010 rappresenta il termine a partire dal quale è prevista la creazione di un'area di libero scambio tra i Paesi del Mediterraneo;
a livello nazionale dovrà essere approvato il prossimo piano triennale della pesca e dell'acquacoltura;
con la legge finanziaria per il 2007, analogamente a quanto è stato disposto per l'agricoltura, sono state prorogate le agevolazioni fiscali a sostegno del settore della pesca;
da ultimo, di non secondaria importanza, inoltre, sono le problematiche che coinvolgono le aree del Mare Adriatico e, in particolare, dell'area costiera, che da diversi mesi sono soggette al perdurante fenomeno della mucillagine, che limita fortemente o addirittura inibisce completamente le attività della pesca, provocando ingenti danni sia alle attrezzature ed ai motori dei pescherecci, sia anche all'economia delle imprese marittime. A ciò si devono aggiungere le problematiche che stanno interessando le attività di allevamento vallive a causa della crisi idrica dei maggiori bacini fluviali quali quello del Po e dell'Adige,
impegna il Governo:
ad orientare la politica della pesca ad un'azione di forte rilancio del settore che si fondi sulle grandi linee di indirizzo di seguito indicate:
a) sottolineare il rilievo dell'attività della pesca e di chi concretamente la esercita, anche nelle acque interne, nell'identità culturale ed economica dell'Italia e valorizzare i prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese, anche nella prospettiva di promuoverne la presenza nei mercati esteri;
b) individuare nella creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo una fondamentale opportunità sia di sostegno all'interscambio culturale e alle prospettive di pace, sia di sviluppo e crescita per i Paesi che su questo mare si affacciano, grazie alla quale sarà possibile costruire regole ed azioni condivise, idonee a superare le differenze oggi presenti, che, in particolare nella pesca, determinano forti tensioni tra le marinerie dei diversi Paesi;
c) evidenziare e sostenere il ruolo della pesca e dei pescatori nelle politiche di salvaguardia e valorizzazione delle risorse dei mari, non solo con riferimento alle specie ittiche, ma anche in relazione alle ricchezze ambientali, alla tutela del patrimonio culturale di importanti aree del Paese, allo sviluppo della ricerca, prevedendo altresì specifiche misure di sostegno nei confronti del comparto;
d) a favorire la riorganizzazione e la competitività del settore attraverso lo sviluppo dell'associazionismo e della cooperazione e delle organizzazioni di produttori;
per quanto concerne le misure di carattere economico e finanziario, ad assumere iniziative e ad adottare interventi volti, in particolare:
a) a fare in modo che al settore possa applicarsi il credito d'imposta per l'acquisizione di nuovi beni strumentali, di cui ai commi da 271 a 278 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);
b) a prevedere il superamento degli studi di settore attualmente vigenti, orientandoli verso nuovi strumenti fiscali come la tonnage tax, già applicata in altri Paesi europei e maggiormente rispondente alle necessità del comparto;
c) a rivedere la normativa per i sistemi di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca, prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 100, nonché attivarsi in sede comunitaria affinché sia previsto il trasferimento degli oneri dell'installazione del sistema di localizzazione e controllo satellitare delle navi da pesca (blue-box) in carico dei rispettivi Stati dell'Unione europea o, in alternativa, valutare la possibilità di disporre la prosecuzione del regime sostitutivo applicato negli ultimi sei anni, fino al 31 dicembre 2007;
d) a prevedere l'estensione per l'intero anno 2007 del regime speciale IVA, per il settore della pesca, come stabilito dall'articolo 5, comma 1-septies, della legge 11 marzo 2006, n. 81;
e) a disporre affinché il settore della pesca e dell'acquacoltura sia incluso nel novero dei settori produttivi, cui rientri l'applicazione del credito d'imposta per il periodo 2007/2013 per l'acquisizione di taluni beni strumentali nuovi;
f) a prevedere misure di carattere previdenziale volte a sostenere i marittimi imbarcati a bordo di navi da pesca, in considerazione dell'attività particolarmente rischiosa e faticosa, affinché possa essere individuata tra quelle attività particolarmente usuranti;
g) varare con urgenza forme di intervento a sostegno delle marinerie dell'Adriatico danneggiate dai fenomeni della mucillagine, ricorrendo contestualmente allo strumento di intervento economico del de minimis;
a sostenere tutte le attività volte a sviluppare la multifunzionalità del settore, attraverso una progressiva uniformazione, anche sotto questo profilo, della disciplina della pesca a quella relativa al settore agricolo, come indicato dalla legge 5 marzo 2001, n. 57 (la cosiddetta «legge di orientamento») e dai decreti legislativi adottati in attuazione di tale legge;
a favorire la modernizzazione del settore e a promuovere la qualità, in particolare attraverso interventi volti ad agevolare e sostenere la tracciabilità della filiera ittica;
a promuovere una riforma volta a semplificare e ridurre gli oneri burocratici ed amministrativi ai quali il settore è soggetto;
a favorire il rafforzamento dei rapporti fra sistema della ricerca e il settore ittico, coinvolgendo il sistema associativo e cooperativo e delle organizzazioni di produttori, che rappresenta gran parte del settore, e l'associazionismo;
ad approvare e rendere esecutivo in tempi brevi il piano triennale per il settore, come strumento fondamentale di orientamento e programmazione, che permetta di superare le incertezze e la provvisorietà che hanno caratterizzato gli interventi degli ultimi anni;
nell'ambito della più generale politica nazionale della pesca:
a) a sviluppare politiche strutturali per una piú competitiva gestione della flotta, al fine di aiutare il settore della pesca e dell'acquacoltura ad adeguare le infrastrutture e le loro organizzazioni di produttori ai vincoli imposti dalla scarsità delle risorse e dal mercato;
b) per quanto concerne le attività di mercato, al fine di elevare la competitività della pesca nazionale rispetto a quella estera, nonché per adeguare l'offerta alla domanda a vantaggio sia dei produttori e sia dei consumatori, a sviluppare misure volte a favorire operazioni collettive di promozione e di ricerca di nuovi sbocchi per i prodotti della nostra pesca e della nostra acquacoltura, in particolare in favore della certificazione della qualità, dell'etichettatura, delle attività di promozione, degli studi di mercato, della partecipazione ad eventi, a fiere ed esposizioni, della consulenza e assistenza in materia di vendita e di soddisfacimento dei bisogni presenti o emergenti dei consumatori;
c) ad incoraggiare la costituzione di più efficienti organizzazioni di produttori e di forme più competitive di cooperative e di associazioni di pescatori, soprattutto sostenendo le loro azioni dirette alla gestione dello sforzo di pesca, all'uso di attrezzi o metodi selettivi, all'accesso alla formazione, al miglioramento delle condizioni igieniche e sociali, alla creazione di nuovi contatti commerciali ed infine sostenendo con migliore efficacia i periodi di fermo pesca, necessari per consentire il ripopolamento degli stock;
d) ad incentivare l'acquacoltura biologica e per quanto riguarda la pesca in mare, a sviluppare processi di filiera certificati da appositi marchi di qualità ecologica per i prodotti della pesca nazionale, seppure a partecipazione volontaria, che rispettino criteri chiari e oggettivi in materia di pratiche della pesca, insieme alla qualità del pesce.
(1-00154)
«Marinello, Franci, Lion, Zucchi, Cesini, D'Ulizia, Lombardi, Fundarò, Sperandio, Baratella, Bellanova, Brandolini, Vincenzo De Luca, Fiorio, Fogliardi, Maderloni, Olivieri, Oliverio, Pertoldi, Rotondo, Sereni, Servodio, Soro, Satta, Francescato, Ciccioli, Ceroni, Castellani».
La Camera,
premesso che:
in seguito all'emanazione del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, le aziende concessionarie della riscossione dei tributi possono adottare una serie di strumenti che sollevano seri dubbi di legittimità, considerata la loro natura quasi espropriativa;
in particolare, il nuovo concessionario nazionale della riscossione, Equitalia, è autorizzato dalla legge summenzionata ad applicare procedure note con il nome di «ganasce fiscali», che consistono nel fermo amministrativo delle auto, nelle ipoteche sugli immobili, nel pignoramento dello stipendio e del conto corrente bancario;
il meccanismo per il recupero delle tasse non pagate opera - secondo i firmatari della presente mozione - in totale dispregio dei principi di proporzionalità e di ragionevolezza sanciti dall'articolo 3 della nostra Carta costituzionale e colpisce soprattutto situazioni di minima entità, come le multe non pagate, piccoli errori sulla dichiarazione dei redditi, la tassa sull'immondizia, eccetera;
inoltre le «ganasce fiscali» vengono applicate anche in occasione di tributi già versati o sospesi, di cui il concessionario della riscossione non conosce evidentemente né i termini né le date di notifica, con grave danno per i cittadini colpiti che si trovano costretti a profondere energie e denaro per errori di cui non sono affatto responsabili;
la società Equitalia ha reso noto che gli introiti del 2006 conseguenti alle nuove misure di riscossione hanno raggiunto un ammontare da record, pari a ben 1.816 milioni di euro (il 59 per cento in più rispetto all'anno 2006), e per il 2007 si prevedono incassi ancora più elevati (2.792 milioni di euro). Questi enormi introiti sono il risultato dell'applicazione, che i firmatari reputano sempre più spregiudicata,
di tali strumenti, che nei primi mesi di quest'anno è addirittura raddoppiata;
se la lotta all'evasione fiscale è assolutamente da noi tutti condivisa, non altrettanto può dirsi in merito alla prassi di ricorrere a simili intollerabili strumenti di riscossione, che presentano una palese sproporzione rispetto alle evasioni, spesso soltanto presunte, e violano il diritto dei cittadini alla proprietà privata, alla casa di abitazione ed alla mobilità, oltrepassando enormemente la soglia della ragionevolezza. Basti pensare che in seguito ad un debito di soli 264 euro il cittadino si può trovare addirittura con un'ipoteca sulla prima casa,
impegna il Governo
ad adottare urgentemente tutte le iniziative, anche normative, necessarie al fine di impedire il perpetuarsi dell'insostenibile ed inaccettabile situazione derivante dall'applicazione delle procedure di riscossione dei tributi definite «ganasce fiscali», accertando che detti meccanismi non operino in violazione dei principi di proporzionalità e di ragionevolezza desumibili dall'articolo 3 della Costituzione.
(1-00155)
«Rossi Gasparrini, Fabris, D'Elpidio, Adenti, Affronti, Capotosti».
Risoluzioni in Commissione:
La III e VII Commissione,
premesso che:
in data 31 gennaio 2007, nel corso dell'esame del provvedimento di ratifica della convenzione UNESCO riguardante la protezione e la promozione delle diversità culturali, il Governo ha accolto l'o.d.g. n. 9/2081/2, presentato dagli onorevoli Bono e Giulietti, con cui si impegnava il governo a procedere, nei tempi più brevi possibili, alla ratifica della convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio intangibile;
non risultano assunte iniziative nel senso indicato dall'o.d.g., malgrado vi siano forti ragioni che spingono per l'accelerazione delle procedure per la ratifica della citata convenzione, adottata dalla conferenza generale dell'UNESCO il 17 ottobre 2003;
la convenzione del 2003 definisce il Patrimonio Culturale Intangibile come le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, così come le conoscenze e i mestieri che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui, riconoscono come parte del patrimonio culturale;
la convenzione stabilisce, altresì, che il Patrimonio Culturale Intangibile si manifesta, tra l'altro, attraverso le seguenti espressioni:
le tradizioni e le espressioni orali, tra cui il linguaggio inteso come veicolo del patrimonio culturale intangibile;
le arti dello spettacolo;
le pratiche sociali, i riti e le feste;
le conoscenze e le pratiche relative alla natura e all'universo;
i saperi artigianali tradizionali;
appare, quindi, evidente la complementarità e il sostegno reciproco tra la convenzione sul patrimonio culturale intangibile, del 17 ottobre 2003, e la Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali del 20 ottobre 2005, che insieme alla Convenzione Internazionale sul Patrimonio Culturale e Naturale, di cui la lista del Patrimonio Culturale Mondiale costituisce il principale e più noto strumento di intervento, costituiscono l'impianto complessivo per la tutela e la salvaguardia della cultura mondiale, definito a partire dal 1972;
con la ratifica della convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità delle espressioni culturali, si evidenzia in modo ancora più marcato per i sottoscrittori del presente atto l'incongruenza della mancata ratifica da parte
dell'Italia della convenzione sul patrimonio culturale intangibile, peraltro redatta oltre due anni prima;
a tutt'oggi, gli Stati che hanno ratificato la convenzione del patrimonio culturale intangibile sono già sessantanove, mentre appare in una fase molto avanzata il processo per la definizione dei criteri per la iscrizione dei beni nella lista;
gli interessi del nostro Paese, ricco di patrimonio culturale intangibile, perdurando la mancata ratifica, rischiano di essere fortemente compromessi, e ciò in palese contraddizione con la detenzione del primato mondiale, conquistato nel 2003, nella lista del Patrimonio Culturale e Naturale;
la mancata ratifica della convenzione è ancora più grave, alla luce delle aspettative che un Paese come l'Italia crea nel mondo, anche in ragione del ruolo riconosciuto dall'UNESCO in tema di pronto intervento per la tutela del Patrimonio Culturale mondiale, minacciato da eventi bellici, terroristici o da calamità naturali;
fino a quando l'Italia non avrà ratificato la convenzione sul Patrimonio Culturale Intangibile, non potrà entrare a far parte del Comitato intergovernativo e dell'Assemblea Generale, potendo partecipare ai lavori solo in veste di osservatore e, quindi, senza potere intervenire sulle decisioni da assumere;
dal 23 al 27 maggio 2007 è in programma a Pechino la prossima sessione straordinaria del Comitato intergovernativo, con, all'ordine del giorno, la definizione dei criteri per la selezione e conseguente iscrizione dei beni nella lista del Patrimonio intangibile;
impegnano il Governo
a procedere nei tempi più brevi possibili e, comunque, non oltre il mese di aprile del 2007, alla ratifica della convenzione UNESCO sul Patrimonio Intangibile, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003.
(7-00165)
«Bono, Barbieri, Costantini, Del Bue, De Simone, Garagnani, Ghizzoni, Goisis, Li Causi, Pellegrino, Forlani, De Zulueta».
La VI Commissione:
premesso che:
l'articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana, dispone che «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura... tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»;
il comma 185 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) testualmente prevede che: «a decorrere dal 1o gennaio 2007, le associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali sono equiparate ai soggetti esenti dall'imposta sul reddito delle società», che: «i soggetti, persone fisiche, incaricati di gestire le attività connesse alle finalità istituzionali delle predette associazioni, non assumono la qualifica di sostituti di imposta e sono esenti dagli obblighi stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600», e che: «le prestazioni e le dazioni offerte da persone fisiche in favore dei soggetti di cui al primo periodo del presente comma hanno, ai fini delle imposte sui redditi, carattere di liberalità»;
il comma 186 dell'articolo 1 della medesima legge n. 296, testualmente, prevede che: «con decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze, da emanare entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sono individuati i soggetti a cui si applicano le disposizioni di cui al comma 185, in termini tali da determinare un onere complessivo non superiore a 5 milioni di euro annui»;
nella XIV Legislatura la Commissione Finanze ha esaminato in sede referente due proposte di legge, a firma dei deputati Vigni (C. 5406) e Migliori (C. 6075), volte a sancire l'esenzione dall'imposta sul reddito delle società per le contrade storiche di Siena;
in quell'occasione, si era pervenuti a definire un testo unificato di tali proposte, evidenziandosi, secondo quanto affermato dal relatore sui provvedimenti, Antonio Pepe, «come tale agevolazione sia pienamente giustificata dal ruolo svolto dalle contrade di Siena nella vita della città, a salvaguardia del patrimonio storico e tradizionale della comunità cittadina»;
va ricordato come in questa legislatura siano state presentate tre proposte di legge, vertenti sulla medesima materia, a firma dei deputati Ceccuzzi (C. 424), Migliori (C. 540) e Volonté (C. 98);
i succitati commi 185 e 186 dell'articolo 1 della legge 296 del 2006, approvati dall'Assemblea della Camera a seguito della presentazione di un emendamento, riprendono il contenuto delle richiamate proposte di legge, al fine di sancire l'esenzione dell'imposta sul reddito delle società per le contrade storiche di Siena;
in data 14 marzo 2007, il deputato Ceccuzzi ha presentato una interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze, per sollecitare il Ministero dell'Economia e delle finanze all'emanazione del decreto ministeriale con il quale, in ottemperanza al dettato del comma 186 del citato articolo 1, lo stesso Ministero deve individuare i soggetti che usufruiscono delle previsioni di legge contenute nel comma 185;
va rilevato come il comma 186 stabilisca che il decreto ministeriale avrebbe dovuto essere emanato entro 30 giorni dalla entrata in vigore della legge e come siano al momento trascorsi oltre tre mesi senza che lo stesso decreto sia stato promulgato, con grave nocumento per soggetti interessati dalle disposizioni di cui al comma 185, che stabilisce che le stesse si applicano a decorrere dal 1o gennaio 2007;
va evidenziato, sulla base del parere reso dalla Direzione Centrale Normativa e Contenzioso dell'Agenzia delle entrate sulla bozza di decreto ministeriale alla stessa inoltrato dal Ministero dell'Economia e delle finanze, come le disposizioni contenute nella bozza di decreto non risultino coerenti con le disposizioni dei commi 185 e 186, risultando invece in contrasto con la volontà chiaramente espressa dal legislatore in tali commi;
peraltro, lo stesso parere dell'Agenzia delle Entrate evidenzia molti profili di criticità, sia in ordine alle ulteriori incombenze imposte a carico dei soggetti interessati, peraltro già oberati dai numerosi oneri contemplati nel nostro sistema tributario, in contrasto con le stesse disposizioni del comma 185, il quale prevede, tra l'altro, l'esenzione dagli obblighi di presentazione delle dichiarazioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, sia in ordine alla parità di accesso alle agevolazioni, sia in merito al completo utilizzo delle risorse finanziarie stanziate per la fruizione delle agevolazioni medesime;
il dettato della norma deve intendersi nel senso che l'esenzione dall'imposta sul reddito delle società dei soggetti ritenuti idonei a fruire di tale agevolazione è permanente, ed esclude pertanto un giudizio discrezionale da formularsi di anno in anno da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, che, peraltro, procurerebbe nocumento agli stessi soggetti;
il carattere permanente delle previsioni agevolative contenute nei commi 185 e 186 si evince chiaramente dalla modalità di copertura dei relativi oneri finanziari indicata dallo stesso comma 186, definita in misura non superiore a 5 milioni di euro annui;
sono apprezzati e condivisi i criteri selettivi «per l'individuazione di criteri che delimitino più chiaramente i soggetti beneficiari
del regime agevolato» indicati nel citato parere reso dalla Direzione Centrale Normativa e Contenzioso dell'Agenzia delle entrate sulla bozza di decreto ministeriale alla stessa inoltrato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze;
tali criteri vengono opportunamente indicati: nella esclusiva o prevalente finalità dell'ente di realizzare o partecipare a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi e alle tradizioni delle comunità locali; nell'indicazione delle manifestazioni che l'ente realizza o alle quali l'ente per antica e consolidata tradizione; nel collegamento territoriale dell'ente con il luogo in cui si svolgono le manifestazioni; nell'assenza del fine di lucro;
le contrade storiche e le società di contrada di Siena sono soggetti che, con la loro partecipazione e la loro attività, contribuiscono in maniera decisiva allo svolgimento del Palio, che si tiene il 2 luglio ed il 16 agosto di ogni anno;
il Palio costituisce un fenomeno assolutamente unico, nella sua complessa atipicità, in quanto animato da uno spirito di attaccamento e di partecipazione popolare che ha reso possibile correre a Siena, sempre ed ininterrottamente, ogni anno dal Medioevo, negli stessi luoghi, il Palio la cui più antica memoria documentaria risale addirittura al XII secolo;
le contrade e le società di contrada svolgono, nel corso di tutto l'anno, molteplici attività di utilità sociale e rilevanza pubblica, che vanno dall'ambito mutualistico e solidaristico, a quello educativo, a quello sportivo, realizzando finalità di elevazione morale e culturale;
la base della vita delle contrade e delle società di contrada è costituita dal volontariato, che coinvolge tutte le generazioni, e dal quale proviene il sostentamento ed il sostegno per tutte le iniziative che vengono svolte;
tutti gli introiti che provengono da talune di queste attività vengono utilizzati per partecipare ai Palii, per impiegarli nell'attività sociale, nonché nel mantenimento del proprio patrimonio artistico, monumentale, architettonico e museale, e la buona conservazione ed il continuo recupero di tutti i beni culturali della città dovuto, in larga misura, all'attività delle contrade e delle società di contrada, che spesso hanno svolto un ruolo sussidiario nei confronti dello Stato e dei poteri locali;
tale significativo ruolo è stato riconosciuto dallo Stato sin dal 1963, quando il Parlamento approvò la legge n. 3 del 1963 - legge speciale per Siena, destinando risorse al recupero, al mantenimento ed alla valorizzazione del patrimonio dei beni culturali della città, e gli interventi realizzati con la citata legge speciale, sempre rifinanziata da tutti i Governi che si sono succeduti, sono stati promossi, oltre che direttamente dal Comune o da singoli cittadini, proprio dalle contrade, dimostrando di saper fare un impiego corretto ed efficiente delle risorse a tal fine stanziate, non residuando, ad oggi, alcuna somma non spesa;
le testimonianze storiche di un'attività di autofinanziamento, esercitata dalle contrade, anche e soprattutto al fine della partecipazione al Palio, sono rilevabili sino dal 1300, e pertanto si può senza dubbio affermare, sulla base delle fonti storiche inerenti gli ultimi otto secoli, che le contrade stesse e le società di contrada hanno, ininterrottamente, esercitato multiformi pratiche di autofinanziamento, senza scopo di lucro, finalizzate a sostenere ogni espressione di vita delle Contrade stesse, destinando, in piena autonomia, le proprie sostanze, di volta in volta, ed a seconda delle necessità del momento, alle spese relative al Palio od alla gestione ordinaria e straordinaria del proprio patrimonio, ovvero a qualsiasi altra finalità si sia presentata;
le contrade svolgono tutte le attività istituzionali connesse al Palio, in rapporto con le altre contrade, con il Comune di Siena e tutte le altre istituzioni cittadine, e provvedono alla cura del patrimonio immobiliare ed architettonico, mentre le
società di contrada, le quali operano all'interno dei locali della contrada, costituiscono il soggetto organizzatore di tutte le attività sociali, di mutuo soccorso tra i soci e tra i contradaioli, di ambito sportivo, culturale, ricreativo ed educativo;
va ricordato inoltre che le società di contrada nacquero all'indomani della costituzione del Regno d'Italia, prevalentemente a fini solidaristici, resi indispensabili da un quadro economico precario che a Siena presentava aspetti particolarmente gravi, specie nel campo sanitario e dell'occupazione;
le medesime società di contradahanno oggi ulteriormente sviluppato tale ruolo, venendo a configurarsi come uno spazio di aggregazione insostituibile, per la vita delle contrade stesse;
non appena il consesso mondiale dell'UNESCO avrà approntato il regolamento per il riconoscimento quale patrimonio dell'umanità anche di beni immateriali, oltre a quelli architettonici, paesaggistici e monumentali, sarà formalizzata la candidatura del Palio di Siena come primo bene immateriale da riconoscere, e il Governo italiano si è più volte espresso a favore di misure che vadano nella direzione di tutelare il Palio di Siena;
l'intento delle proposte di legge presentate sia nella XIV che nella XV legislatura, oggi assorbite nei commi 185, 186 e 187 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, è appunto quello di tutelare il Palio, attraverso norme a sostegno dei soggetti che con la loro partecipazione ne rendono possibile lo svolgimento;
va sottolineato altresì come la Regata delle Antiche Repubbliche Marinare costituisca a sua volta una manifestazione di particolare interesse storico e culturale, attraverso la quale si rievoca l'antica regata in cui si sfidano tra di loro quattro equipaggi remieri, in rappresentanza delle antiche Repubbliche Marinare italiane di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia;
tale manifestazione, che si svolge ogni anno in un giorno compreso tra la fine di maggio e l'inizio di luglio, ed è ospitata a rotazione tra le quattro città, è realizzata sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica;
la Regata, giunta ormai alla 52a edizione, è stata promossa ed ideata da illustri personaggi ed istituzioni locali, ed è sempre stata seguita con entusiasmo, passione ed attenzione da parte dell'opinione pubblica nazionale e dalla popolazione residente;
la prima regata si svolse a Pisa il 1o luglio del 1956, alla presenza, tra gli altri, del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e del Ministro della Marina Mercantile Gennaro Cassini, e le imbarcazioni, costruite dalla Cooperativa Gondolieri di Venezia, furono varate con la benedizione del Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, in seguito Papa Giovanni XXIII;
va sottolineato come, per assicurare l'organizzazione ed il corretto svolgimento della regata, sia stato costituito un Ente per la disputa del Trofeo fra le quattro Repubbliche Marinare Italiane (che ha sede amministrativa e legale nella città di Pisa ed i cui organi sociali sono costituiti dalla Magistratura della Regata, dal Comitato Generale, e dai Comitati Cittadini), il cui scopo, secondo quanto indicato nello statuto costitutivo, «è quello di rievocare e promuovere in Italia e all'Estero l'immagine di Amalfi, Genova, Pisa, Venezia e delle rispettive Regioni, anche ai fini turistici, culturali e socio economici: in particolare tale scopo sarà garantito da una Regata da disputarsi a turno ogni anno in una delle quattro Città già sedi delle Antiche Repubbliche Marinare Italiane, fra gli equipaggi rappresentanti le stesse»;
impegna il Governo
ad emanare, entro dieci giorni, il decreto di cui al comma 186 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, per dare piena attuazione al comma 185 del medesimo articolo 1, individuando con lo stesso le contrade storiche di Siena e le società di
contrada, e l'Ente per la disputa del Trofeo fra le quattro Repubbliche Marinare Italiane, di cui alla presente risoluzione, tra i soggetti che hanno pieno titolo a beneficiare, in via permanente, delle disposizioni di cui al comma 185, dal momento che la legge ha previsto che il regime agevolato previsto da tale ultima disposizione si applichi a decorrere dal 1o gennaio 2007: con tale modalità, e solo con esse, il decreto ministeriale sarà pienamente coerente e rispondente al dettato delle norme sopracitate, le quali non contengono alcun riferimento allo svolgimento di procedure di selezione dei soggetti beneficiari ed alla prestazione di ulteriori adempimenti.
(7-00167)«Ceccuzzi».
La XIII Commissione
premesso che:
con Decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 24 maggio 2006 è stato stabilito che l'attrezzo «ferrettara» (definita quale rete da posta derivante ai sensi dell'articolo 11 del regolamento CE 1239/98) può essere impiegato nei limiti dell'abilitazione all'esercizio dell'attività e comunque non oltre le dieci miglia dalla costa;
la normativa vigente autorizza, pertanto, le imbarcazioni ad esercitare detto tipo di pesca entro scaglioni di distanza molto precisi e rigorosi;
si rende necessario ridiscutere i limiti di queste fasce in funzione della sicurezza e della reale posizione delle attuali aree di pesca;
osservando queste caratteristiche di pesca, con tale attrezzo e le sue relative restrizioni si produrrebbero disagi con altri tipi di categorie di pesca, ma soprattutto si creerebbero gravi problemi alla navigazione commerciale, diportistico e turistica;
solo a titolo di esempio, se tutte le imbarcazioni autorizzate alla pesca con la ferrettara utilizzassero questo attrezzo nella lunghezza massima consentita, solo poche di esse potrebbero uscire in mare, con il rischio di bloccare comunque gli altri tipi di navigazione;
le rappresentanze delle marinerie della Provincia di Catania chiedono di valutare la possibilità di estendere il limite di operatività delle unità da pesca a seconda del tipo di abilitazione;
impegna il Governo
a intraprendere le necessarie iniziative da un punto di vista normativo al fine di modificare le modalità di impiego della c.d. ferrettara (piccola rete da posta derivante), nel senso di allargare i limiti operativi delle imbarcazioni a seconda delle abilitazioni delle singole unità di pesca autorizzate.
(7-00166)«Catanoso».