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Allegato B
Seduta n. 151 del 3/5/2007
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GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
da 12 anni, ogni 3, è rinnovato l'appalto pubblico del contratto ATU (Assistenza Tecnica Unificata) per l'informatizzazione nel Ministero della Giustizia su quasi tutto il territorio italiano;
fino ad aprile 2002 i raggruppamenti di imprese (R.T.I.) vincitori erano stati sostanzialmente gli stessi;
i circa 1000 sistemisti esterni delle società appaltatrici rappresentano il fondamentale e spesso unico punto di riferimento per qualunque problema di natura informatica di Procure e Tribunali Penali e Civili, impiegati tutti i giorni per 8 ore al giorno in gestione server e basi dati (anche secretati), amministrazione reti, gestione e manutenzione parco hardware e software, supporto totale degli utenti ed altro, in rapporto diretto con coloro (operatori, cancellieri, magistrati, eccetera) che lavorano negli U.G.;
ad aprile 2005 gli R.T.I. OIS.COM/GRUPPOCM&C perdono l'appalto nella gara che vede il suddetto consorzio al terzo posto, dopo la GETRONICS e la IBM/ABACO/SISGE;
a ciò si aggiunge che le leggi finanziarie 2006 e 2007 effettuano tagli notevoli sui servizi informatici della giustizia, prevedendo in termini di competenza, riduzioni di circa 72.000 euro per il capitolo 1151 dello stato di previsione 2007 del Ministero della giustizia;
i lavoratori ATU presenti sulle sedi giudiziarie protestano da tempo contro la prospettiva del licenziamento, possibile per un motivo o per un altro (perdita della gara o/e tagli alle spese ministeriali);
nel frattempo la procedura di gara viene impugnata davanti al TAR Lazio e la gara viene annullata a marzo 2006 per irregolarità nell'aggiudicazione;
a settembre 2006 il Ministero fa appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR;
l'ATU prosegue a tutt'oggi, in regime di proroga, essendo possibile dare esecuzione al nuovo contratto;
ANM, CSM, tutte le sigle sindacali del comparto Giustizia della P.A. ed i dipendenti pubblici hanno espresso fattivamente a più riprese, il loro disagio e la loro preoccupazione non solo per la sorte dei
lavoratori ATU legati a questi instabili e tormentati rapporti tra le società ed il Ministero ma anche per le gravi disfunzioni che questa situazione sta creando sul piano operativo (comprese le falle nella sicurezza degli Uffici Giudiziari sottoposti a cambi radicali degli addetti ai dati sensibili informatizzati), tenuto anche conto che i teorizzati passaggi di know-how risultano impraticabili per ragioni di tempo e di opposizione dei lavoratori;
le società aggiudicatrici della gara pubblica spesso utilizzano con i propri dipendenti forme contrattuali flessibili come i rapporti «a collaborazione», secondo quanto denunciato dai lavoratori, anche in mancanza dei presupposti di legge;
gli appalti in tale settore, secondo stime molto attendibili e facilmente riscontrabili, mediamente fanno costare una giornata lavorativa di un sistemista esterno quasi il doppio rispetto a quella di un dipendente pubblico di pari livello e mansione;
si ravvisa la necessità di assicurare stabilità e certezze sia, ai lavoratori del servizio ATU che alla stessa Amministrazione della giustizia;
se intenda inserire:
a) nei bandi pubblici una «clausola di salvaguardia» che preveda la continuità del rapporto di lavoro al personale esistente sulle sedi anche nell'ipotesi di mutamento delle società vincitrici dei bandi d'appalto periodici attesa la particolare natura del servizio;
b) operare un controllo rigoroso sulla regolarità dei rapporti contrattuali dei sistemisti con le società aggiudicatrici della gara pubblica ed il rispetto di corrette relazioni sindacali;
c) superare, in prospettiva la controversa logica della «esternalizzazione» perseguendo l'obiettivo dell'integrazione, con qualsiasi modalità, nell'amministrazione giudiziaria dei sistemisti ATU delle ditte appaltatrici che hanno maturato una preziosa esperienza e professionalità, quantomeno prevedendo nei concorsi pubblici un riconoscimento, come titolo preferenziale, dell'attività prestata.
(2-00503)
«Scotto, Lomaglio, Nicchi, Vacca, Crapolicchio, Aurisicchio, Fumagalli, Gianni Farina, De Angelis, Sanna, Schirru, Buffo, D'Antona, Sasso, Chiaromonte, Daniele Farina, Iacomino, Maran, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Tuccillo, Caruso, Tessitore, Zanotti, Trupia, Incostante, Suppa, Maderloni, Caldarola, Lombardi, Fadda, Di Girolamo, Cesario, Bordo, Boffa».
Interrogazione a risposta orale:
MANTINI, BURTONE e PAPINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il numero dei notai attualmente in esercizio è di 4.650 a fronte di 5.320 sedi, delle quali risultano scoperte 670; numero che tende sempre di più ad aumentare, attesa la abnorme durata dei concorsi, che vengono banditi ogni tre anni, anziché ogni anno come per legge, per un numero ristretto di posti, preceduti da una aleatoria, mnemonica e secondo l'interrogante iniqua preselezione;
la normativa in vigore prevede una revisione periodica (prima decennale e, dal 2005, settennale) non effettuata da oltre 12 anni;
in conseguenza di tale disapplicazione della norma i notai attualmente sono in numero inferiore a quanti erano in esercizio nel 1980 e, per giunta, mal distribuiti sul territorio nazionale rispetto alle esigenze dei cittadini, grave carenza che in alcune regioni determina un disservizio ed una abnorme concentrazione di lavoro nelle mani di un numero esiguo di professionisti -:
quali iniziative intenda assumere e quando bandirà il prossimo concorso notarile.
(3-00854)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPARINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere di Canton Mombello nella città di Brescia concentra in sé tutte le problematiche annose delle carceri italiane: costruito nel 1915, è una struttura obsoleta, inadeguata e sovraffollata che detiene 320 detenuti invece dei 206 previsti dalla capienza regolamentare e dei 298 considerati «tollerabili»;
nella presentazione dei dati del primo anno di attività del garante bresciano dei detenuti Mario Fappani emerge quanto sia difficile «portare il lavoro dentro al carcere e trovare lavoro a chi può utilizzare i permessi di uscita e può così reinserirsi una volta scontata la pena. I dati parlano chiaro: i tassi di recidiva, del 70 per cento per chi non è occupato, scendono drasticamente al 20 quando un detenuto ha avuto la possibilità di lavorare negli ultimi 3 anni di pena»;
i rapporti con l'Asl denunciano che per le visite specialistiche ci vogliono mesi e le due stanze per i ricoveri sono insufficienti;
delicatissima anche la situazione della polizia penitenziaria, cronicamente sotto organico. La maggior parte degli agenti proviene dalle regioni del Mezzogiorno ed alloggia a Villa Paradiso; il Comune di Brescia ha segnalato al ministero della Giustizia la sua disponibilità a cambiare la destinazione d'uso sia delle aree intorno a Verziano l'altro carcere bresciano, sia della zona di Spalti San Marco attuale sede di Canton Mombello;
le aree limitrofe al carcere di Verziano sono di proprietà degli Spedali Civili - che hanno informalmente comunicato il loro interesse a cederle allo Stato - mentre quelle dove ora sorge Canton Mombello, situate nel centro della città di Brescia, potrebbero essere facilmente alienate al fine di recuperare buona parte dei fondi necessari alla costruzione di una nuova struttura;
il Ministero della Giustizia tra il 2001 e il 2006 si è impegnato in un programma di costruzione di nuove infrastrutture carcerarie che ha consentito, nel solo 2004, di inaugurare, tra le altre, le strutture penitenziarie a Laureana di Borrello, Sant'Angelo dei Lombardi, Lodi, Lecco;
nel 2004 il Ministero della Giustizia ha sottoscritto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una convenzione con una società appositamente costituita allo scopo di valorizzare il patrimonio immobiliare di pertinenza dell'amministrazione della Giustizia. Attraverso questa convenzione, alla Dike Aedifica Spa sono state attribuite le risorse derivanti dalla vendita dei primi penitenziari dismessi che saranno utilizzate per la costruzione di nuove carceri, per il rifacimento o la ristrutturazione di immobili esistenti e per l'acquisizione di nuovi immobili;
il carcere è un edificio simbolo in una città sia perché in esso si amministra la giustizia sia perché rappresenta un segno della presenza dello Stato nella comunità locale -:
quali azioni intenda intraprendere il ministro al fine di dotare la città di Brescia di una infrastruttura carceraria idonea.
(5-00985)
Interrogazioni a risposta scritta:
LO MONTE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con nota del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, inerente la determinazione del 22 dicembre 2006 avente ad oggetto: «Razionalizzazione della sede dei Giudici di Pace ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 21 novembre 1991, n. 374» si comunica l'intendimento di accorpare l'Ufficio del Giudice di Pace del Comune di S. Angelo di Brolo all'Ufficio di Tortrici;
con ulteriore nota del Ministero della Giustizia inerente la determinazione del 23 marzo 2007 si comunica l'intenzione di accorpare l'Ufficio del Giudice di Pace del Comune di Tortrici con l'Ufficio del Giudice di Pace del Comune del S. Angelo di Brolo, annullando così la precedente nota;
il Giudice di Pace rappresenta l'organo di giustizia più vicino al cittadino, chiamato a svolgere importanti funzioni in materia di contenzioso giudiziale, oltre a rilevanti compiti di conciliazione stragiudiziale fornendo una preziosa collaborazione tecnico-processuale, soprattutto in favore delle fasce più deboli della popolazione;
l'eventuale accorpamento dell'Ufficio del Giudice di Pace di Tortrici con un luogo non agevolmente raggiungibile comporterebbe non pochi disagi per gli operatori della giustizia e per la cittadinanza tutta;
tale accorpamento avrebbe l'effetto di vanificare la positiva esperienza acquisita negli anni dagli Uffici del Giudice di Pace il cui bacino di utenza copre, nell'arco di 15 chilometri, una popolazione di circa 20.000 abitanti, distribuiti nei comuni di Tortrici, Castel'Umberto, Galati Mamertino, Longi, Ucria e Floresta, i quali distano da S. Angelo di Brolo mediamente 50 chilometri;
non sussistono le condizioni contenute nella determinazione del Ministero della Giustizia con riferimento allo «scarso carico di lavoro» in quanto, come si può constatare dalla nota che il Comune di Tortrici ha inviato al suddetto Dicastero, vi è stato un graduale e costante aumento attraverso le iscrizioni a ruolo anche in considerazione dell'incremento avutosi con numerosi ricorsi per cartelle esattoriali, decreti ingiuntivi, infrazioni al Codice della strada;
non sussistono neanche i presupposti di legge in quanto la paventata razionalizzazione degli Uffici del Giudice di Pace, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 374 del 1991 dove si parla di «costituzione in un ufficio unico di due o più uffici contigui» non potrebbe essere applicabile al caso sopra esposto in quanto la distanza tra il comune di S. Angelo di Brolo e gli altri che verrebbero ad usufruire del servizio è notevole -:
quali provvedimenti il Ministro in oggetto intenda porre in essere al fine di verificare il ricorrere dei presupposti dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 374 del 1991 e se sia intenzione di questo Dicastero assicurare ai comuni sopra citati una continuazione dell'efficienza e dell'operatività del Giudice di Pace.
(4-03475)
LO MONTE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Giudice di Pace, a distanza di 15 anni dalla legge istitutiva, è una figura imprescindibile dell'ordinamento giuridico;
sebbene il Giudice di Pace abbia assunto rango costituzionale, con l'esplicito inserimento tra la magistratura ordinaria, con conseguente appartenenza all'ordinamento giudiziario, manca ancora nel nostro sistema una normativa che disciplini e definisca lo status giuridico e previdenziale di questo giudice;
il Giudice di Pace, per l'esercizio della sua funzione è subordinato all'espletamento e al superamento di un tirocinio, viene nominato attraverso un concorso, è subordinato a condizioni di incompatibilità, per taluni versi più stringenti di quelle previste per i magistrati di carriera ed è soggetto a procedimento disciplinare come i magistrati togati;
dalle caratteristiche sopra citate ne deriva una figura che per diversi aspetti necessita di un intervento legislativo teso a definirne l'identità e quella rappresentanza istituzionale che ne garantisca l'autonomia, l'indipendenza e la durata dal momento che attualmente il rapporto di servizio ancorché definito «onorario» dovrebbe
protrarsi secondo i criteri della ragionevolezza e del buon andamento della pubblica amministrazione;
attualmente lo Stato, dopo aver impiegato svariate risorse per assicurare la formazione iniziale e quella permanente dei Giudici di Pace allo scadere dei due quadrienni, provvede a reclutare e formare ex novo nuovi giudici con un aggravio economico e disperdendo capacità ed esperienza professionale;
ai fini fiscali i compensi percepiti dal Giudice di Pace vengono assimilati al reddito da lavoro dipendente in base alla legge n. 917/866; mentre, in base alla normativa vigente, confermata dalla pronuncia della Corte di cassazione n. 11272/98, si esclude che l'attività prestata da tale soggetto, in costanza di un rapporto di lavoro organico di servizio professionale con la Pubblica Amministrazione, possa essere assimilabile al pubblico impiego -:
quali iniziative il Ministro in oggetto intenda adottare al fine di riconoscere a tale giudice uno status giuridico e previdenziale adeguato al cambiamento del ruolo che egli ha assunto nell'ordinamento giudiziario.
(4-03480)
TURCO, BELTRANDI, CAPEZZONE, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 19 maggio 2006 sul quotidiano La Repubblica è apparsa la notizia che i Pubblici Ministeri dell'inchiesta della Procura di Roma sulla società Gea World sospettavano che la citata società potesse avere dei conti presso l'Istituto per le Opere Religiose, avente sede presso lo Stato Città del Vaticano;
tra le intercettazioni pubblicate dal quotidiano La Repubblica ve ne sono due relative a Monsignor Danzi, che all'epoca dei fatti era Direttore dei Servizi economici del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, già Officiale dell'Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica;
in una telefonata tra il signor Moggi e altra persona indicata come «Gigi della Digos», quest'ultimo dopo aver dato la notizia della nomina di Monsignor Danzi ad Arcivescovo di Loreto, afferma «non so se l'hanno degradato... perché lui là era il colosso... comunque lui fino ad aprile sarà qua... comunque abbiamo perso una persona importante là... gli ho detto: mo' ci devi indicare qualche sostituto»;
per accertare i fatti sopra descritti sarebbe stata necessaria una rogatoria internazionale, così come, secondo quanto anticipato dallo stesso quotidiano, avrebbero avuto intenzione di chiedere i Pubblici Ministeri titolari dell'inchiesta -:
se il Ministero della giustizia abbia ricevuto dalla procura di Roma una richiesta di rogatoria internazionale volta a chiarire i fatti sopra descritti e quali siano stati in tal caso gli atti assunti dal Ministero.
(4-03488)