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Allegato B
Seduta n. 151 del 3/5/2007
TESTO AGGIORNATO AL 12 GIUGNO 2007
...
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la legge 20 maggio 1985, n. 222, agli articoli 47 e seguenti ha previsto l'istituto dell'otto per mille, poi modificato da successive leggi;
tale istituto prevede che una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso, sociale, assistenziale, umanitario e culturale gestiti dalla Chiesa cattolica e dalle altre confessioni religiose;
tali destinazioni vengono stabilite in base alle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi e, in caso di scelte non espresse, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse di modo che sia i contribuenti che effettuano la scelta sia coloro che non la effettuano vedono destinato l'otto mille del loro reddito a tali finalità;
il numero dei contribuenti che effettuano la scelta è però basso, circa il 40 per cento, e ciò trasforma un meccanismo di destinazione volontaria dell'otto per mille in un meccanismo di fatto coattivo, che prescinde dall'effettiva volontà di destinazione dei contribuenti;
a ciò va aggiunto che la quota di risorse destinate allo Stato dai contribuenti è particolarmente bassa, attorno al 10 per cento delle scelte totali effettuate, e questo suscita notevoli dubbi sull'immagine che lo Stato dà della propria capacità di impiego dei fondi dell'otto per mille, a cui si aggiunge la differente destinazione degli stessi fondi a gestione statale deliberata dalle leggi finanziarie più recenti -:
se il Governo non ritenga necessario promuovere, nel periodo che precede la presentazione della dichiarazione dei redditi, una campagna informativa sul funzionamento dell'istituto dell'otto per mille, che renda noto ai contribuenti il meccanismo di destinazione delle somme, anche
in mancanza di scelte da loro espresse, in modo tale da renderli effettivamente edotti di tale destinazione e favorendo così una scelta consapevole da parte dei contribuenti;
se il Governo non intenda inoltre pubblicizzare la destinazione effettiva dei fondi che il contribuente assegna allo Stato insieme al rendiconto dell'impiego delle somme destinategli nell'ultimo anno.
(2-00500) «Turci, Grillini, Cordoni, Baratella, Buffo, Aurisicchio, Lomaglio, Attili, Gianni Farina, Maderloni, Buemi, Crema, Cesini, Cacciari, Beltrandi, Zanella, Iacomino, Deiana, Bellillo, Mancini, Khalil detto Alì Rashid, Chiaromonte, D'Antona, Tranfaglia, Poretti, Barani».
Interrogazioni a risposta orale:
COSENZA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia del territorio, sulla base dell'articolo 2, commi 33 e seguenti, del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito dalla legge n. 286 del 2006 e modificato, da ultimo, dalla legge finanziaria per il 2007, ha avviato l'aggiornamento delle rendite dei terreni agricoli ai fini fiscali sulla base dei dati forniti dall'Agenzia per l'erogazione in agricoltura e contenuti nelle richieste di aiuti comunitari presentati dai produttori nel 2006;
in deroga alle vigenti disposizioni che prevedono l'obbligo della notifica della rendita, le nuove rendite sono state rese note, per ciascun comune, con un comunicato dell'Agenzia del territorio, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 aprile 2007;
da quest'ultima data decorre il termine di sessanta giorni sia per la pubblicizzazione da parte dell'Agenzia del territorio dei risultati delle operazioni catastali di aggiornamento che per proporre ricorso da parte dei soggetti interessati avverso le nuove rendite;
le modalità operative messe in atto stanno portando a risultati non in linea con le intenzioni del legislatore finalizzate ad ottenere l'aggiornamento rapido ed attendibile del catasto, con il rischio di stravolgere i dati censuari disponibili;
l'AGEA ha fornito all'Agenzia del territorio i dati sulle particelle catastali dichiarate nelle domande uniche di pagamento per il 2006, accompagnati dai relativi codici di destinazione colturale, varietale e di uso del suolo;
la classificazione censuaria adoperata dall'Agenzia del territorio è meno dettagliata in relazione ai codici colturali utilizzati dagli interessati e di conseguenza si stanno verificando numerosi problemi di corretta attribuzione della qualità catastale alle particelle dichiarate;
in proposito, a fronte delle 100 qualità di coltura presenti nel catasto ne risultano almeno 700 effettivamente praticate, circostanza che ha provocato difficoltà ai tecnici della SOGEI che hanno provveduto alle stime per comparazione, per farle rientrare nella griglia delle tariffe esistenti;
i criteri adottati stanno portando alla automatica assimilazione tra usi del suolo tra loro molto diversi che si traducono in una ingiustificata rivalutazione delle rendite che soprattutto non coincide con la realtà colturale;
i tecnici della SOGEI hanno ricondotto, ad esempio, le coltivazioni di pomodoro o di barbabietole ad orto irriguo qualità che normalmente si applica alle coltivazioni in serra; in ogni caso, in ciascuna comparazione vengono applicate le tariffe massime e le classi catastali più elevate;
i nuovi redditi attribuiti secondo tali procedure devono essere utilizzati per la dichiarazione 2007, producendo effetti fiscali dal 1o gennaio 2006;
tale decorrenza solleva, altresì, fondati dubbi di illegittimità costituzionale, soprattutto con riferimento alle disposizioni di cui alla legge n. 212 del 2000 (Statuto del Contribuente) -:
se non ritenga necessario che venga differito sia il termine entro il quale possono essere presentati i ricorsi che quello da cui decorrono gli effetti fiscali
delle nuove rendite che, in considerazione dei ristretti tempi a disposizione e degli inevitabili adempimenti burocratici a carico dei contribuenti, non può che essere differito, secondo l'interrogante, al 1o gennaio 2008.
(3-00855)
LA RUSSA, LEO, PEDRIZZI e ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione rappresenta la terza voce di spesa nel bilancio dello Stato, immediatamente dopo le voci riferite ai salari e alle pensioni;
l'eccessivo incremento di questa voce pari, nel 2006, a circa 121 miliardi di euro, - ovvero l'8 per cento del PIL -, contrasta con il programma di razionalizzazione e di contenimento delle modalità di approvvigionamento pubblico di beni e servizi, avviato già da diversi anni dai Governi in carica, al fine di risanare il bilancio dello Stato;
il Ministero dell'economia e delle finanze, in un'ottica di risanamento del bilancio dello Stato, sta perseguendo la politica di razionalizzazione della spesa pubblica anche attraverso il supporto della Consip S.p.A., società con capitale interamente posseduto dal predetto Ministero e operante nel quadro degli indirizzi strategici e dei compiti ad essa assegnati dal suo azionista unico;
nel biennio 2002-2003, nel corso del quale le competenze della Consip S.p.A. sono state ampliate a seguito di più interventi normativi finalizzati al conseguimento di significativi risparmi di spesa, la Consip, assicurando una adeguata qualità negli acquisti delle Pubbliche Amministrazioni a costi competitivi, ha fatto registrare un incremento del tasso di crescita della spesa pubblica, pari solo al 2 per cento;
negli anni in cui sono state adottate misure di ridimensionamento delle competenze della Consip, la spesa pubblica per l'approvvigionamento di beni e servizi ha registrato vertiginose impennate, assestandosi anche sulla soglia del 6 per cento;
la legge finanziaria 2007 ha ampliato le competenze della Consip S.p.A., sia integrando la disciplina che regola l'acquisto di beni e servizi, sia autorizzando un programma per l'adozione di sistemi informativi comuni alle pubbliche amministrazioni dello Stato;
il tendenziale della spesa pubblica per l'acquisto di beni e servizi, fissato nel DPEF a 140 miliardi di euro per l'anno 2011, potrebbe apparire eccessivo se rapportato al potenziale di lavoro sostenibile dalla Società Consip S.p.A.;
al fine di garantire una adeguata capacità di risposta nei rapporti con l'esterno, la Consip S.p.A. si avvaleva, fino a poco tempo fa, sia della figura dell'Amministratore delegato, sia di quella del Direttore generale, ripartendo tra di essi le relative responsabilità;
il riassetto organizzativo, deliberato di recente dal Consiglio di amministrazione e finalizzato ad incrementare le funzioni gestionali, ha determinato la soppressione della figura tecnica del Direttore generale, co-responsabile, fino ad allora, del delicato settore dell'assegnazione delle commesse pubbliche per l'acquisto di beni e servizi, e ha accentrato le responsabilità operative in capo all'Amministratore delegato;
il nuovo impianto organizzativo, non proprio coerente con il quadro di riferimento in cui opera l'azienda, rischia di generare impatti negativi sulla finanza pubblica, per ritardi e disfunzioni nell'attuazione del piano di attività del 2007 che prevede, come stabilito dall'ultima legge finanziaria, nuovi compiti, maggiori complessità ed una intensa attività operativa, sia nell'area informatica, sia nel settore della razionalizzazione della spesa pubblica;
secondo indiscrezioni riportate da alcuni organi di stampa, la decisione sul nuovo assetto organizzativo, assunta a
maggioranza dal Consiglio di amministrazione della Consip, con il voto contrario del vice-presidente e l'astensione critica del Presidente e due consiglieri assenti, ha sollevato non pochi dubbi di legittimità espressi sia dal Collegio Sindacale, organo delegato a vigilare sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, sia dal Magistrato della Corte dei conti addetto al relativo controllo -:
se il Ministro interrogato valuti positivamente il nuovo assetto organizzativo della predetta società, anche alla luce delle più ampie funzioni a quest'ultima assegnate dalla legge finanziaria.
(3-00857)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MISURACA, GIUSEPPE FINI, GRIMALDI, IANNARILLI, LICASTRO SCARDINO, MARINELLO, MINARDO, ROMELE, PAOLO RUSSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, commi 33 e 34, del decreto-legge n. 262 del 2006 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006 e modificato, da ultimo, dalla legge n. 296 del 2006 (Legge Finanziaria 2007), ha consentito all'Agenzia del Territorio di attribuire nuovi redditi ai terreni oggetto di variazioni colturali;
in particolare l'Agenzia del Territorio ha provveduto ad aggiornare la banca dati del Catasto Terreni sulla base del contenuto delle dichiarazioni, presentate dai soggetti interessati nell'anno 2006 ai fini dell'erogazione dei contributi agricoli, messe a disposizione dall'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura);
le variazioni catastali sono state effettuate con elaborazioni automatiche che hanno ridotto le circa 700 specie colturali riconosciute dall'Agea alle sole 100 qualità di coltura previste dal catasto dei terreni; ciò ha provocato in moltissimi casi un forte aumento delle rendite catastali (sono segnalati casi in Sicilia di aumenti anche di mille volte), ma soprattutto un'errata attribuzione della qualità di coltura, con evidenti sperequazioni: emblematico è il caso dei pomodoro da industria, coltura notoriamente avvicendata con i seminativi, che è stato classificato orto irriguo con la triplicazione (e in alcuni casi addirittura oltre) delle tariffe d'estimo o anche della barbabietola da zucchero alla quale è stata assegnata la qualità di seminativo irriguo (quando è noto che si fa normalmente senza l'ausilio dell'irrigazione);
l'Agenzia del Territorio ha riconosciuto la possibile presenza di errori nell'attribuzione della nuova qualità di coltura, caso che si verifica quando quest'ultima - attribuita automaticamente - non corrisponde con quella praticata e attesa dai soggetti interessati, e pertanto ha messo a disposizione degli utenti un servizio che consente di verificare la qualità di coltura attribuita alla singola particella che è stata sottoposta all'aggiornamento automatico e, se necessario, di ricalcolare i redditi in base alla qualità colturale che l'interessato ritiene corretta;
nonostante tale possibilità è comunque necessario che i soggetti interessati presentino richiesta di rettifica in autotutela, mediante un apposito modello, agli Uffici Provinciali competenti, o comunque procedere con il ricorso alla Commissione Tributaria, con ulteriore aggravio di costi per il contribuente;
la ristrettezza dei tempi a disposizione degli agricoltori per il rispetto degli adempimenti fiscali a loro carico, rende vano il ricorso a strumenti di autotutela od alle Commissioni tributarie competenti;
risulta dalle organizzazioni professionali agricole che non sarebbe stato preso in considerazione l'eventuale ribasso delle tariffe d'estimo, nel caso in cui all'Agea sia stata dichiarata una coltura a minore redditività rispetto a quella risultante al Catasto e che gli errori rappresenterebbero almeno il 20 per cento delle particelle sottoposte a variazione;
i nuovi redditi attribuiti producono effetti fiscali dal 1o gennaio 2006, con
effetto retroattivo, non tenendo in alcun conto lo statuto del contribuente secondo cui l'irretroattività delle norme tributarie costituisce principio generale del nostro sistema tributario, come affermato più volte dalla Corte di Cassazione (Sentenza del 2 aprile 2003, n. 5015, Sentenza del 13 giugno 2002, n. 8415, Sentenza del 14 aprile 2004, n. 7080);
la modifica degli estimi catastali produce effetti non solo ai fini delle imposte sui redditi, ma anche tra le altre - ed in modo significativo - sull'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) e sulla previdenza (Contributi agricoli di Coltivatori diretti, IAP eccetera) e quindi aggraverà la posizione economica di molte famiglie agricole, soprattutto nelle fasce più basse della popolazione;
l'interrogazione non vuole contestare l'obiettivo della misura di cui alla legge n. 286 del 2006, che anzi si condivide essendo fondamentalmente quello di una maggiore equità fiscale, bensì il modo di applicazione della stessa, soprattutto per l'avvicinarsi delle scadenze fiscali;
il mondo agricolo è molto preoccupato per l'improvviso aggravio nell'imposizione fiscale al settore (stimato in incrementi medi del 30 per cento per Irpef ed ICI) settore già afflitto da altri problemi quali quello della siccità, dell'adeguamento a norme comunitarie sempre più stringenti e del ricambio generazionale -:
se non sia il caso di differire al 1o gennaio 2007 il termine previsto dall'articolo 2, comma 34, del decreto-legge n. 262 del 2006 convertito dalla legge n. 286 del 2006;
se non sia opportuno, ai fini della richiamata equità fiscale, rivedere anche le variazione in diminuzione dei redditi catastali agricoli;
se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di prevedere forme di aggiornamento delle scritture catastali concordate con gli agricoltori ed i loro rappresentanti.
(5-00983)
FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in ragione dell'istanza di accessione ex articolo 941 del Codice civile di terreni siti in Comune di Bobbio (Piacenza) - estromessi dall'alveo del Fiume Trebbia con Decreto Presidente Magistrato Po di Parma n. 11531 in data 15 gennaio 1991 - con nota del 5 marzo 2007, protocollo n. PG/07/62291, del «Servizio Tecnico dei Bacini Trebbia e Taro» veniva testualmente comunicato al Signor Groppelli Giampaolo (nato a Piacenza il 29 giugno 1943 e residente a Rossia di Gossolengo - Piacenza) che:
a) in data 19 febbraio 2007 era stato esperito, congiuntamente da tecnici del Servizio stesso, dell'Agenzia di Demanio, Filiale di Modena, Sezione staccata di Piacenza e dell'Autorità di Bacino del Fiume Po, sopralluogo nella località in oggetto;
b) a seguito del detto sopralluogo, era stato richiesto a detto Servizio Tecnico «di effettuare un rilievo dello stato dei luoghi per verificare la sussistenza delle condizioni per l'estromissione dei terreni di che trattasi»;
con nota protocollo n. 2006/11257/FBO del 14 luglio 2006, l'Agenzia del Demanio-Filiale Emilia Romagna aveva comunicato al Groppelli che «il procedimento in discorso non è tutt'oggi concluso» ed altresì «di essere in attesa di ricevere il parere idraulico di competenza della Regione EmiliaRomagna, Servizio Tecnico Bacini Trebbia e Taro», senza peraltro minimamente specificare quale fosse il motivo della richiesta di detto parere idraulico. La richiesta appare, infatti, quanto meno ingiustificata sol che si consideri che il terreno di origine alluvionale corrispondente a quello estromesso dall'alveo del Fiume Trebbia (giusto il decreto di delimitazione n. 11531/90 del 15 gennaio 1991) si è formato per le cause di naturale evoluzione fluviale previste dall'articolo 941 del Codice civile e pertanto
può essere censito in capo alla proprietà frontista, che ne ha diritto a norma di legge;
detto Servizio Tecnico di Bacino, con nota protocollo n. PG/06/1041528 del 10 novembre 2006, comunicava testualmente al Groppelli che era stato richiesto all'Agenzia del Demanio di effettuare un sopralluogo congiunto al fine di verificare se sussistessero ancora «tutti i presupposti di legge, considerate le mutate competenze in materia intervenute per effetto del Decreto Legislativo n. 112/98, per l'accessione, ai sensi dell'articolo 941 del codice civile, dei terreni in questione», senza minimamente precisare che si sarebbe addirittura rinnovato il procedimento istruttorio di ridelimitazione-estromissione dall'alveo dei terreni in parola;
risulta quanto meno curioso, a giudizio dell'interrogante, che i competenti uffici si preoccupino dell'eventuale effetto determinato da una norma, che abbia - in ipotesi - modificate le competenze in materia di ridelimitazione-estromissione dall'alveo, nei riguardi di un procedimento già concluso;
nel predetto procedimento erano, infatti, già intervenuti ben due pareri di natura tecnico-idraulica circa la formazione naturale dei terreni estromessi ed il conseguente riconoscimento di accessione (rectius alluvione) degli stessi ex articolo 941 del codice civile;
nonostante le suddette precisazioni, il riconoscimento dell'accessione ex articolo 941 del codice civile dei terreni de quibus non è ancora inspiegabilmente avvenuto: e ciò, all'evidenza, solo ed esclusivamente per ingiustificata inerzia (sono nel frattempo decorsi ben 16 anni !!!) degli uffici istituzionalmente deputati al riconoscimento stesso;
è qui il caso di aggiungere che, a tutt'oggi, le richieste che il Groppelli ha formulato al Servizio Tecnico di Bacino al fine di conoscere quali siano le eventuali disposizioni normative in virtù delle quali si è dato corso al procedimento che qui occupa sono rimaste pacificamente inevase;
appare oltremodo chiara, secondo l'interrogante, l'anomalia procedurale che caratterizza l'istruttoria in corso, in particolare per quanto concerne la ripetizione della procedura di ridelimitazione-estromissione dell'alveo, sol che si consideri che il Decreto Legislativo n. 112/98, ex adverso invocato, non prevede affatto la rinnovazione di un procedimento di ridelimitazione-estromissione dall'alveo, come invece si verifica nel caso che qui occupa. Il vero è che il richiamato Decreto Legislativo n. 118 (articoli 88 e 89) esclude addirittura che la delimitazione-estromissione dall'alveo (e quindi, a maggior ragione, la sua rinnovazione) debba e/o possa essere effettuata da un organo regionale;
d'altra parte neppure l'interrogante è a conoscenza dell'eventuale vigenza di qualsiasi altra disposizione normativa che, in denegata ipotesi, preveda la rinnovazione della predetta istruttoria;
in ogni caso, non risulta essere mai stato comunicato al Groppelli quale sia il presupposto che abbia indotto la competente autorità a rinnovare detto procedimento, e ciò nella denegata ipotesi che sussista nell'ordinamento un principio che legittimi detto operato;
risulta all'interrogante che al Groppelli non sia stata data comunicazione alcuna circa il sopralluogo del 19 febbraio 2007 e ciò nonostante che lo stesso, con nota inviata a mezzo di raccomandata ricevuta di ritorno in data 30 novembre 2006 al Servizio Tecnico dei Bacini Trebbia e Taro, avesse fatta specifica richiesta, ai sensi della Legge n. 241/90, di essere informato di eventuali sopralluoghi e di potervi partecipare, anche con propri tecnici;
è necessario che i competenti uffici, ciascuno per quanto di propria spettanza, non diano ulteriore corso ad un procedimento che ad avviso dell'interrogante sarebbe evidentemente illegittimo -:
se e quali disposizioni intenda impartire all'Agenzia del Demanio affinché la stessa provveda con l'urgenza che il caso
conclama - fatto espressamente salvo ed impregiudicato ogni diritto, azione e ragione del Groppelli - a consegnare allo stesso il documento di accessione ex articolo 941 del codice civile, relativo all'istanza presentata fin dal 1991 e più volte reiterata.
(5-00988)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ENAM è un ente pubblico non economico sostenuto dalla contribuzione obbligatoria degli iscritti: insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e dei dirigenti scolastici ed ex direttori scolastici;
l'Ente ispira le sua azione ai principi di sussidiarietà e solidarietà ed opera esclusivamente a favore delle categorie sopra indicate che provvedono al sostentamento delle attività con la esclusiva contribuzione;
l'assemblea dei Presidenti Provinciali dell'Ente ha rivolto anche al Governo ed al Parlamento un pressante appello affinché le recenti norme contenute nel decreto 223/06 e nella legge finanziaria 2005 legge 311/04 non trovino applicazione nel caso del predetto ente in quanto a loro dire ne invadono forzatamente ed impropriamente la sfera operativa;
l'applicazione delle norme di cui sopra limita la capacità e la autonomia economica dell'Ente Nazionale Assistenza Magistrale -:
quali iniziative intenda porre in essere al fine di verificare se le rimostranze di cui sopra siano fondate e se non ritenga, in ragione che quanto detto eventualmente trovi riscontro, di individuare iniziative per limitare i lamentati effetti negativi a danno dell'Ente.
(4-03473)
JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 1994 è rimasto inutilizzato l'immobile dell'ex «Centro servizi» del Ministero delle Finanze che ha sede a Bergamo, al confine con Orio al Serio, di proprietà della Fintecna. Il bene giace da tempo in uno stato di progressivo degrado;
la comunità locale ha vissuto questa vicenda come un pessimo esempio di utilizzo e di spreco di risorse pubbliche;
l'amministrazione comunale ha avviato studi specifici per la formazione del nuovo strumento urbanistico, denominato Piano di Governo del Territorio, in base alla legge Lombarda n. 12-05, che sostituirà l'attuale Piano Regolatore. Il nuovo Piano sarà idoneo a ricercare nuove soluzioni urbanistiche, ivi compresa quindi quella relativa all'immobile in questione -:
quali iniziative il ministero intenda adottare per valorizzare l'immobile e risolvere gli elementi critici che fino ad oggi hanno caratterizzato la presenza della struttura;
quali iniziative intenda assumere per favorire la sua immissione nel mercato immobiliare o l'utilizzo da parte di istituzioni pubbliche.
(4-03491)
BORDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 è stata decisa la privatizzazione dell'Ente Monopoli di Stato e, di conseguenza, anche degli impianti di produzione del sale localizzati a Margherita di Savoia, Volterra e Sant'Antioco;
da tale decisione scaturì la costituzione dell'ETI, cui vennero trasferiti tutti i beni e le attività dei Monopoli di Stato, e dell'ATI Sale SpA, cui venne assegnata la concessione di sfruttamento delle saline in questione per 30 anni;
nel 2001 venne indetta la gara per la privatizzazione delle saline;
il Comune di Margherita di Savoia e alcuni piccoli imprenditori locali costituirono
la Salapia Sale SpA per partecipare alla citata gara;
nell'ottobre del 2002, alla stessa Salapia Sale SpA fu trasferito l'intero capitale di ATI Sale SpA e la concessione trentennale dello sfruttamento delle saline ex Monopoli di Stato a seguito della presentazione della migliore offerta per l'aggiudicazione della citata gara, che prevedeva: offerta d'acquisto - 14.000.000 di euro; investimenti aggiuntivi - 15.000.000 di euro; sviluppo delle attività correlate allo sfruttamento dei derivati del sale;
le organizzazioni sindacali, le forze politiche e le istituzioni locali hanno denunciato il mancato avvio del programma di investimento e, per converso, l'attivazione delle procedure per la ricollocazione nella Pubblica Amministrazione di circa 100 lavoratori delle saline;
il Consiglio comunale di Margherita di Savoia ha approvato, all'unanimità, un Ordine del Giorno finalizzato, tra l'altro, a denunciare la mancata attuazione, da parte di Salapia Sale SpA, del piano industriale per il triennio 2003-2005, formalizzato in sede di gara, e a sollecitare ed ottenere la sospensione delle procedure di licenziamento;
attraverso la partecipazione al capitale azionario di Salapia Sale SpA, ad alcune imprese di Margherita di Savoia sono applicate condizioni di particolare favore per la fornitura di sale, tali da far ritenere non più sussistente una corretta e libera concorrenza di mercato -:
se ed in quali termini il Ministero dell'Economia e delle Finanze intenda operare per la tutela dei livelli occupazionali delle saline e la salvaguardia di un settore vitale per l'economia dei territori in cui operano gli impianti di estrazione e trasformazione del sale.
(4-03495)
DELLA VEDOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'intero sviluppo della vicenda Telecom, conseguente alla decisione di Pirelli di uscire dalla telefonia, è stato contrassegnato - dal cosiddetto piano Rovati fino alla resistenza all'acquisto del pacchetto di controllo di Olimpia da parte di AT&t e di American Movil - da quella che l'interrogante reputa una costante attività di interferenza e interdizione da parte del Governo;
ultimo, ma non per questo meno significativo, di questi episodi è stato l'intervento del Ministro dell'Economia sul presidente delle Generali, Antoine Bernheim, rivelato da quest'ultimo, a proposito dell'impegno della compagnia assicurativa in un progetto a difesa dell'italianità di Telecom;
l'intervento del Ministro dell'Economia sul presidente delle Generali non è stato smentito da nessuno dei soggetti interessati. Le smentite non hanno riguardato «il fatto» della telefonata, né «l'oggetto» della stessa - cioè la struttura e la nazionalità della compagine che avrebbe dovuto acquisire il controllo su Telecom - ma «le interpretazioni» della volontà del Governo;
in particolare nessuno ha smentito che il Ministro abbia comunicato al presidente delle Generali l'auspicio del Governo per un certo esito della vicenda Telecom, o più precisamente, per usare le parole di Bernheim, «l'interesse che Telecom rimanesse in mani italiane» (Corriere della Sera, 29 aprile);
come rivelato dallo stesso Bernheim ed evidenziato dal Prof. Mario Monti nell'editoriale del Corriere della Sera del 30 aprile, il presidente delle Generali ha inteso il proprio servizio a difesa dell'italianità di Telecom come una «polizza assicutiva» sull'italianità delle Generali, cioè, di fatto, come un rapporto di scambio con l'esecutivo in carica sugli assetti del capitalismo italiano -:
a che titolo - cioè sulla base di quali poteri e prerogative istituzionali - il Ministro dell'Economia abbia ritenuto di intervenire
nei confronti del Presidente delle Generali sulla questione della proprietà di Telecom;
se non ritenga che un intervento riservato del Ministro dell'Economia a favore di un (qualsiasi) progetto, avente ad oggetto il controllo di una società quotata come Telecom, configuri un'indebita ingerenza del Governo nell'attività del mercato, atta a turbarne la libertà e gli equilibri e a pregiudicarne la trasparenza;
se non ritenga che la difesa attiva da parte del Governo dell'italianità di Telecom contrasti gravemente con la neutralità che la normativa europea impone ai governi nazionali e che le istituzioni europee hanno richiamato, anche recentemente, contro «le pressioni protezionistiche» nel settore delle Comunicazioni, a partire dalla vicenda di Telecom;
se non ritenga che l'operato dell'esecutivo e, in particolare, del Ministro dell'Economia e delle Finanze nell'ultima fase della vicenda Telecom non solo configuri un interventismo governativo politicamente poco proficuo, ma attesti un attivismo «extra-istituzionale» o «para-istituzionale» del tutto estraneo alla funzione che le leggi (nazionali ed europee) riservano ai governi nazionali.
(4-03507)