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Allegato B
Seduta n. 151 del 3/5/2007
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
ha suscitato forte allarme nelle popolazioni locali della Val Pescara e di tutto l'Abruzzo la scoperta, da parte del Corpo Forestale dello Stato, di una discarica di rifiuti chimici tossici situata vicino all'abitato di Bussi sul Tirino;
tale discarica insiste vicino al fiume Pescara e la sua consistenza e composizione, da primi rilievi, mette seriamente a rischio la sicurezza delle falde acquifere e delle acque provenienti dalle sorgenti del Gran Sasso e della Maiella;
l'area, messa sotto sequestro, sembra molto estesa e molto profonda, con una consistenza di materiale inquinato stimato intorno alle 250.000 tonnellate di rifiuti chimici tossici altamente dannosi;
in data 1o maggio 2007 si è riunito in seduta straordinaria il Consiglio Comunale di Bussi, alla presenza di tutte le Istituzioni Regionali e Provinciali, i parlamentari Abruzzesi, tutte le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni Ambientaliste, in cui si è deciso di istituire una «Unità di crisi» con il compito di seguire gli sviluppi della situazione e stimolare le Istituzioni Nazionali competenti ad effettuare tutte le iniziative necessarie ad una attenta valutazione del sito, alla messa in sicurezza ed alla sua definitiva bonifica;
le dimensioni, la gravità della situazione richiedono, ad una prima sommaria valutazione, un oneroso intervento di bonifica a cui gli enti locali non possono far fronte per la scarsità delle risorse a disposizione;
l'eccezionalità e gravità del problema richiede inoltre un intervento altamente qualificato e di alta competenza scientifica, così come sollecitato in sede di Consiglio Comunale Straordinario del Comune di Bussi -:
se è nell'intendimento del Ministro intervenire con urgenza sulla bonifica del sito inserendo la Discarica tossica di Bussi sul Tirino tra i siti inquinati di interesse nazionale così come previsto dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426.
(2-00502)
«Fasciani, Motta, Crisci, Mariani, Lenzi, Tocci, Schirru, Realacci, Incostante, Cinzia Maria Fontana, Giovanelli, Acerbo, Costantini, Lomaglio, Bafile, Margiotta, Burgio, De Angelis, Grillini, Gambescia, De Biasi, Maran, Cogodi, Perugia, Napoletano, Quartiani, Misiani, Cancrini, Ghizzoni, Pedulli, Ferdinando Benito Pignataro, Miglioli, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Cuperlo, Martella».
Interrogazione a risposta in Commissione:
BENVENUTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
all'interno del Parco regionale ligure dell'Aveto è presente la riserva delle Agoraie, una riserva demaniale gestita dall'ex Azienda statale foreste demaniali, di grandissimo interesse naturalistico;
la visita di tale importante biotopo è oggi consentita a numero chiuso per circa 350 visitatori all'anno;
tale limitazione ha origine nella carenza di organico del Corpo forestale dello Stato e nella scarsità di investimenti necessari a consentire una maggiore fruibilità senza danni per il delicato ambiente naturale le cui necessità di tutela sono indiscutibili;
da molti anni la Regione Liguria ha richiesto al Ministero di poter affidare al Parco regionale dell'Aveto la gestione della
Riserva il cui territorio è completamente contenuto all'interno del perimetro del Parco e le cui norme di tutela sono totalmente ricomprese nella disciplina regionale;
il Parco regionale in questione sarebbe in grado con risorse proprie e regionali di effettuare interventi sull'attuale percorso di visita che limitino l'incidenza ambientale sulle zone umide dovuta al calpestio dei visitatori (es. con brevi tratti di passerelle) al fine di consentire con proprio personale di aumentare la fruibilità dell'area estendendo il numero di visitatori senza danno alcuno per il delicato ambiente -:
se non consideri necessario ed urgente consentire l'affidamento della gestione della Riserva Naturale Orientata Statale Agoraie di Sopra e Moggetto al Parco regionale ligure dell'Aveto al fine di garantire una gestione unitaria del vasto territorio sottoposto a tutela ed una più intensa fruizione di uno dei biotopi più interessanti e spettacolari della Liguria.
(5-00982)
Interrogazioni a risposta scritta:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Comunità del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano (ossia l'organo assembleare del Parco nazionale), composta dai rappresentanti delle Regioni Emilia e Toscana, delle quattro province di Lucca, Massa-Carrara, Parma e Reggio Emilia, delle Comunità montane, Unioni di Comuni e 14 Comuni, si è riunita il 27 marzo 2007 a Lucca ed ha provveduto a nominare i propri 5 rappresentanti che, insieme ai 7 nominati da Ministero, associazioni ambientaliste e altri enti, formeranno il nuovo Consiglio direttivo del Parco nazionale;
i rappresentati nominati dalla Comunità del Parco risulterebbero tutti esponenti scelti dai gruppi DS e Margherita, mancando un rappresentante delle minoranze politiche, quale componente di garanzia;
inoltre manca un rappresentante del Comune di Villa Minozzo, il cui territorio rappresenta la maggiore estensione territoriale all'interno del Parco;
nel corso della riunione la Comunità del Parco ha approvato anche un ordine del giorno diretto alla costituzione di un Ufficio di presidenza della Comunità, cui farà parte anche un rappresentante dell'opposizione, ma tale Ufficio non potrebbe avere poteri reali, in quanto non è compreso tra gli organi dell'Ente, di cui all'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 -:
se il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, intenda verificare la correttezza delle procedure di nomina sopraesposte e quali poteri effettivi potranno essere attribuiti all'Ufficio di Presidenza della Comunità del Parco.
(4-03497)
PINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da molti anni ormai si impone al mondo la questione dei rischi ambientali ed economici che comporta il crescente e grave depauperamento di risorse idriche e l'Italia si trova a dovere affrontare un'emergenza; il livello del fiume Po sta lentamente diminuendo e l'andamento per il futuro sembra essere costantemente negativo;
il depauperamento delle risorse idriche del fiume Po va ascritto all'utilizzo spesso sfrenato di acqua, per processi produttivi legati all'agricoltura e processi produttivi di natura industriale: tra questi, statisticamente, prevale l'apporto negativo delle centrali termoelettriche disposte in pochi chilometri quadrati all'interno del perimetro della regione Emilia Romagna;
solo per fornire un'esemplificazione, si riporta un elenco non esaustivo delle
centrali presenti in Emilia Romagna. A Piacenza è ubicato l'impianto Enel da 800 MW; nella stessa provincia vi è anche la centrale Edipower da 800 MW; a Ferrara l'impianto Merloni da 260MW; a Ravenna l'impianto Enipower da 800 MW e a Portocorsini (Ravenna) la centrale Enel da 800 MW;
il consumo di acqua dolce di un impianto da 800 MW è di 600 metri cubi all'ora che si traduce in un consumo di 63 milioni di litri di acqua al giorno da parte delle già citate centrali a ciclo combinato della regione Emilia Romagna;
prima della liberalizzazione della produzione e della vendita dell'energia elettrica - Legge «Sblocca Centrali» -, gli impianti delle centrali termoelettriche utilizzavano per il sistema di raffreddamento l'acqua prelevata dal mare, dove, al termine del ciclo, vi ritornava senza mai superare i 35o, temperatura prevista dalla normativa, all'epoca in vigore, per evitare moria di specie ittiche ed aumento della flora batterica;
attualmente gli impianti sopra citati vengono identificati attraverso la dicitura «Turbogas a ciclo combinato». Questi prelevano l'acqua occorrente per i sistemi di raffreddamento dai canali provenienti dal fiume Po. L'acqua dolce, dopo essere stata utilizzata all'interno del condensatore, per condensare il vapore esausto proveniente dalla turbina, fuoriesce e viene fatta raffreddare in una «torre evaporativa» dove, a seguito dell'evaporazione, cede il calore nell'atmosfera;
questo tipo di procedimento richiede oltretutto l'utilizzo di acido solforico e ipoclorito in quantità massicce, nella misura di migliaia di litri alla settimana che poi si riversano, attraverso il procedimento dell'evaporazione, sul territorio circostante;
la tecnologia, allo stato attuale, offre la possibilità, attraverso l'utilizzo del sistema di raffreddamento, più costoso ma più avanzato da un punto di vista ambientale, definito «Air Cooler» che applica gli stessi principi del radiatore montato su un'autovettura: il liquido entra in grossi radiatori, viene raffreddato da grandi ventole e ne fuoriesce a temperatura più bassa;
l'applicazione di questo sistema comporterebbe una tutela delle risorse idriche, visto che l'acqua utilizzata, potrebbe tornare nei canali nella misura minima dell'80 per cento; ma comporterebbe anche la messa al bando di acidi nocivi per le colture e per la salute dei cittadini abitanti nelle zone circostanti -:
attraverso quali iniziative legislative o atti amministrativi intenda aprire un confronto per indicare una linea di indirizzo che debba naturalmente concretizzarsi nella realizzazione di un progetto di sostituzione delle «torri evaporatrici» con gli impianti di raffreddamento «Air cooler»;
se, nel caso di sostituzione, non consideri la necessità di assumere iniziative per porrei divieto della doppia operatività dei sistemi di raffreddamento, attraverso la demolizione delle «torri evaporatrici» il tutto sotto la verifica di un organo indipendente di vigilanza di natura tecnica.
(4-03506)