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Allegato B
Seduta n. 152 del 7/5/2007
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GIUSTIZIA
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'interpellante chiede di conoscere quali siano le reali intenzioni del ministro in ordine all'eventuale soppressione dell'ufficio del giudice di pace di Trivento, in provincia di Campobasso, con il contestuale accorpamento del predetto ufficio con quello di Civitacampomarano e all'accorpamento dell'ufficio del giudice di pace di Casacalenda con quello di Larino;
questi eventuali accorpamenti determinerebbero gravi disagi per i cittadini che richiedono invece la presenza sul territorio di strutture giudiziarie destinate a dare risposte tempestive agli stessi che sono i soggetti per i quali viene amministrata la giustizia;
in particolare, l'interpellante precisa che le due sedi dei Giudici di pace indicate costituiscono un punto di riferimento importante per i cittadini delle suddette zone e la loro soppressione determinerebbe gravi disagi per l'utenza e per gli operatori del diritto;
il miglioramento della «macchina giudiziaria» ed il suo funzionamento passano attraverso un potenziamento degli uffici giudiziari con l'impiego di adeguate risorse umane ed economiche e non, al contrario, con l'accorpamento e la soppressione degli uffici giudiziari esistenti
che costituiscono il pilastro fondamentale per avere una giustizia più giusta, tempestiva e a misura dei cittadini;
infatti, ci si chiede come si può pensare di ridurre i tempi «biblici» dei nostri processi se, al contempo, si sopprimono o si accorpano gli uffici giudiziari per scelte amministrative o politiche che non tengono affatto conto delle realtà locali e del contenzioso attribuito a ciascun ufficio giudiziario ovvero della crescente domanda di giustizia dei cittadini che aspettano risposte adeguate e celeri dal Governo;
l'interpellante, inoltre, intende sottolineare, in ordine all'accorpamento dell'ufficio del giudice di pace di Trivento con quello di Civitacampomarano, che lo stesso Ministero della giustizia, a suo tempo, aveva avviato la costruzione di una nuova, moderna e funzionale sede dell'ufficio del giudice di pace a Trivento che sarà inaugurata a brevissima scadenza;
il punto precedente rileva, quindi, che le scelte del Governo appaiono contraddittorie ed inopportune perché non si basano su un progetto complessivo di riforma delle strutture giudiziarie, ma su scelte amministrative episodiche ed occasionali che destano perplessità, perché il Paese, in questo momento, ha bisogno di una giustizia celere, efficace e credibile che passa, inevitabilmente, per un potenziamento degli uffici giudiziari e non per un loro smembramento -:
quali siano le reali intenzioni del ministro, in ordine agli accorpamenti degli uffici dei giudici di pace della provincia di Campobasso indicati nel primo punto della premessa di questa interpellanza, che inevitabilmente, se attuati, creerebbero gravi disagi ai cittadini e agli operatori del diritto;
quale sia l'intenzione del ministro e se esista un progetto organico di riforma delle strutture giudiziarie, in ordine alla soppressione o all'accorpamento di uffici dei giudice di pace di diverse località del nostro Paese;
se le scelte di attuare la soppressione o l'accorpamento delle strutture giudiziarie sia dettata da ragioni di natura prettamente economica, il che significa che le risorse economiche per fronteggiare la richiesta di giustizia dei cittadini sono insufficienti e, se del caso, il ministro non ritenga di fronteggiare tale situazione di precarietà utilizzando parte del cosiddetto «tesoretto» e destinarlo al potenziamento dell'apparato giudiziario per fornire ai cittadini delle risposte serie e credibili in tema di giustizia.
(2-00506)
«La Loggia, Costa, Gelmini, Vitali».
Interrogazioni a risposta scritta:
CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alla Casa Reclusione «San Michele» di Alessandria risultano assegnate 212 unità di personale di polizia penitenziaria, circa 60 unità in meno rispetto alle 270 previste e il personale distaccato ed in missione è di 27 unità;
la situazione carceraria negli ultimi due anni è notevolmente peggiorata, anche a causa del fatto che nel mese di dicembre 2004 è stato aperto un nuovo reparto (EIV), senza disporre alcun incremento di unità;
la carenza di personale continua a creare serie difficoltà nell'organizzazione dei turni di servizio, che continuano ad essere espletati su tre quadranti con notevole consumo di ore di straordinario, soprattutto perché trattandosi di una Reclusione molte sono le attività trattamentali e le iniziative attive;
la mancanza di personale rischia di creare gravi difficoltà alla vita quotidiana degli stessi detenuti: riduzione delle ore di socialità, difficoltà di essere accompagnati in ospedale per le visite mediche specialistiche, minor possibilità dei colloqui con
i familiari e meno attività risocializzanti interne ed eventualmente esterne al carcere;
da uno studio promosso dagli stessi dirigenti del DAP risulta che la carenza di organico del personale del Corpo, addetto alla sicurezza ed ai servizi istituzionali essenziali, rende molto problematica la gestione delle carceri, tanto da mettere seriamente in discussione anche e soprattutto la sicurezza delle strutture e dello stesso personale;
tale grave situazione comporta anche l'assenza di un serio piano di addestramento ed aggiornamento della polizia penitenziaria, necessario al fine di adeguare tecniche e modi di sorveglianza alle nuove e tipiche fattispecie criminose;
gli Uffici Superiori del DAP hanno disposto che a breve sarà aperta nella Casa Reclusione «San Michele» di Alessandria una Sezione Circondariale di detenuti appellanti e ricorrenti, con una riserva del 30 per cento di posti a detenuti di nazionalità albanese;
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti suesposti;
se corrisponda al vero la notizia di una prossima apertura di una Sezione Circondariale di detenuti appellanti e ricorrenti, senza aumento degli attuali organici;
se il Governo non ritenga necessario assumere tutte le iniziative utili a superare le difficoltà sopra descritte, al fine di garantire l'espletamento di tutti i servizi di istituto e, più in generale, la stessa sicurezza della Casa Reclusione «San Michele» di Alessandria.
(4-03510)
TURCO, BELTRANDI, CAPEZZONE, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato il 18 aprile la risoluzione 1548 (2007) in cui al punto 22.3.2 si legge: «22.3.2. In Italia, nonostante i reiterati appelli dell'Assemblea - più di recente nella sua Risoluzione 1516 (2006) -, e del Comitato dei Ministri (ResDH(2007)2), le carenze strutturali continuano a dar adito a violazioni reiterate della Convenzione connesse alla durata eccessiva dei procedimenti giudiziari. L'assenza di qualsiasi progresso verso una soluzione alle violazioni sistemiche, da parte dell'Italia, del diritto di proprietà mediante gli "espropri indiretti", ha determinato l'adozione, in data 14 febbraio 2007, di una nuova risoluzione interinale da parte del Comitato dei Ministri (ResDH(2007)3). La legislazione italiana seguita altresì a non autorizzare la riapertura dei procedimenti penali nazionali impugnati dalla Corte, e nessun altro provvedimento è stato preso per ristabilire il diritto dei richiedenti a un giusto processo (ResDH(2005)85);
22.4. Esorta vivamente la Grecia e l'Italia ad accelerare l'adozione dei provvedimenti d'ordine generale occorrenti per assicurare la piena esecuzione delle sentenze della Corte europea dei Diritti dell'Uomo e la prevenzione efficace di simili violazioni della Convenzione» -:
quali provvedimenti intenda adottare in relazione a quanto denunciato dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
(4-03519)
CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per i diritti e le pari opportunità, al Ministro per le politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
ad un vice procuratore onorario di Torino, dopo un'astensione volontaria dal lavoro nell'ultimo periodo della gravidanza, non è stato consentito di tornare in tribunale;
il Testo unico in materia di tutela della maternità garantisce forme di assistenza e di previdenza solo per i lavoratori dipendenti, privando, nel caso specifico, la
neo mamma di qualsivoglia forma di reddito durante il periodo immediatamente successivo alla nascita del figlio;
una delibera del Consiglio superiore della magistratura (CSM) del luglio 2006 stabilisce che ai precari della giustizia - i giudici di pace, i viceprocuratori onorari e i giudici onorari di tribunale - vadano applicati gli stessi obblighi dei lavoratori dipendenti, nel senso che devono restare in aspettativa obbligatoria in caso di maternità;
l'atto in questione non riconosce però il diritto a percepire l'indennità per le giornate di lavoro perse, con la conseguenza che il principio della tutela della prole, a cui è ispirata la delibera del CSM, non trova concreta attuazione;
senza i quattromila «magistrati co.co.co.» presenti complessivamente nel nostro paese, la giustizia italiana sarebbe in una situazione ben peggiore di quella attuale, dal momento che a loro è delegata l'ordinaria amministrazione dei tribunali -:
quali siano le loro valutazioni al riguardo e quali provvedimenti intendano adottare per sanare quella che all'interrogante appare un'evidente discriminazione di cui sono vittime moltissime donne che si trovano in situazioni analoghe.
(4-03523)
ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 16 agosto 2004 nella città di Reggio Emilia, più esattamente in viale Inghilterra, si verificò un incidente spaventoso provocato da un tunisino in cui furono coinvolte tre giovani ragazze, due delle quali, rispettivamente, di 17 e 18 anni, persero la vita;
il tunisino Ben Henia Chaker, riconosciuto ubriaco al momento dell'incidente con un tasso alcolemico quattro volte oltre il limite e sotto effetto di sostanze stupefacenti, è stato successivamente condannato in primo grado a cinque anni di reclusione e la condanna è stata confermata in appello nel 2006;
diverse volte, in passato, il tunisino era stato protagonista di incidenti stradali che avevano portato al ritiro della patente;
quando lo scorso luglio è stata approvata la legge sull'indulto, il tunisino non ha potuto usufruire immediatamente del provvedimento di clemenza, previsto fino a tre anni di pena detentiva, in quanto stava scontando altri sei mesi per evasione dagli arresti domiciliari nella sua abitazione mentre era ancora in attesa di giudizio;
nel mese di aprile di quest'anno, tuttavia, il tunisino ha potuto beneficiare del provvedimento di indulto, che opera per tutti i reati compresi nell'indulto commessi fino al 2 maggio 2006 ed è applicabile anche ai reati di omicidio;
la sua liberazione ha gettato nello sconforto le famiglie delle vittime, colpite profondamente nei loro affetti più cari;
il messaggio trasmesso ai familiari e ai cittadini è sicuramente quello di una pena molto flessibile, a cui è possibile sfuggire -:
come il Ministro valuti i fatti descritti in premessa;
se il Ministro della Giustizia non ritenga che l'approvazione del provvedimento di clemenza, giustificato per risolvere solo temporaneamente una situazione di grave emergenza legata al sovraffollamento negli istituti di pena, anche alla luce di quanto segnalato in premessa, sia risultato lesivo di un principio fondamentale di uno Stato di diritto quale la certezza della pena oltre ad essere, secondo l'interrogante totalmente pericoloso sul piano della lotta alla criminalità;
quali misure il Ministro abbia intrapreso per risolvere in maniera definitiva i problemi di legislazione penale e di politica carceraria del nostro Paese.
(4-03524)