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Allegato B
Seduta n. 153 dell'8/5/2007
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 14 dicembre 2006, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, a fronte di una mia puntuale interpellanza concernente la supposta svendita di Italtel alla azienda tedesca Siemens AG, società al centro di un'inchiesta internazionale per sospette maxi tangenti, che ha portato alle recenti dimissioni addirittura del Presidente Siemens, Heinrich Von Pierer, consigliere economico del cancelliere tedesco Angela Merkel, ha incredibilmente asserito che il Governo non era in grado di rispondere e che si sarebbe riservato di farlo in futuro;
l'interpellanza era stata presentata nei tempi previsti dal regolamento della Camera dei deputati e il Governo si sarebbe dovuto documentare sui fatti per produrre risposte puntuali e soddisfacenti alle domande oggetto del sindacato ispettivo;
in questi ultimi giorni molti quotidiani nazionali hanno rivelato l'inchiesta in corso da parte della procura della Repubblica di Bolzano concernente l'eventuale filone italiano delle tangenti Siemens e oggetto delle indagini sarebbe anche l'attuale Presidente del Consiglio in carica, professor Romano Prodi, all'epoca dei fatti Presidente dell'IRI, sebbene non formalmente indagato;
detta indagine per il reato di riciclaggio della procura della Repubblica di Bolzano ha ad oggetto degli altri fondi neri riconducibili sempre alla «Siemens AG» individuati su di un conto aperto presso un istituto di credito di Innsbruck, sul quale negli anni tra il 1994 ed il 1999 sarebbero transitate somme di denaro per un importo complessivo pari a circa 140 milioni di marchi tedeschi dell'epoca cioè circa 80 milioni di euro odierni;
la procura della Repubblica di Bolzano sospetta che i fondi neri individuati presso l'istituto di credito di Innsbruck siano stati utilizzati dalla «Siemens» tra l'altro, anche per corrompere funzionari italiani delle società a capitale pubblico (IRI-STET-ITALTEL) che tra il 1994 ed il 1999 hanno realizzato, con più operazioni societarie, un «gruppo europeo di telecomunicazioni» con la «Siemens AG» di Monaco di Baviera;
la procura della Repubblica di Bolzano sospetta che, un ex alto funzionario del Ministero delle Telecomunicazioni residente a Bolzano, abbia svolto in tale contesto una attività di mediazione di natura corruttiva tra «Siemens AG» e le dette società italiane a capitale pubblico;
tale ipotesi della procura di Bolzano ha già trovato significativo riscontro in quanto è stato accertato che tale ex funzionario ha in effetti conseguito, nella primavera del 1995 dalla Siemens per la sua attività di «mediazione», attraverso i
detti fondi neri di Innsbruck, un importo di denaro pari a ben 10 milioni di marchi (equivalenti a circa 10 miliardi di lire);
appare ragionevole ritenere che, se colui che ha svolto il ruolo di «mediatore» in una vicenda corruttiva ha conseguito l'importo di denaro di 10 miliardi di lire, coloro che avevano poteri gestionali all'interno delle ricordate società a capitale pubblico e hanno deciso le operazioni societarie con la «Siemens» escludendo gli altri competitori AT&T, Alcatel, Ericcson, abbiano conseguito dei profitti per importi decisamente superiori;
tra la Siemens e la Stet, la prima operazione per la creazione di «un gruppo europeo di telecomunicazioni», quella cioè relativa all'acquisto da parte della «Siemens» del 50 per cento della società italiana «ITALTEL», è stata sottoscritta dall'IRI, ente controllante la STET SpA che a sua volta controllava ITALTEL, nella primavera del 1994 e precisamente il 12 maggio di quell'anno;
pertanto un'operazione societaria di tale importanza (per l'acquisto del 50 per cento dell'ITALTEL la Siemens risulta aver pagato in contanti ben 1.000 miliardi di lire), non può non aver avuto il «beneplacito» dell'ente controllante IRI, come confermato da diversi manager delle aziende pubbliche italiane e della Siemens Italia, intervistati dal quotidiano Il Giornale;
nelle dette operazioni societarie risulta aver avuto un ruolo anche la banca d'affari «Goldman Sachs» che all'epoca dei fatti, 1993-1994, risultava intrattenere rapporti di consulenza con la società «ASE» per lavori effettuati tra il 1990 e il 1995, il cui legale rappresentante risultava essere la signora Flavia Franzoni, moglie dello stesso Presidente dell'IRI;
in data 19 febbraio 2007, la guardia di finanza ha perquisito la sede milanese della Goldman Sachs acquisendo documenti fra i quali è spuntato anche un file intestato «MTononi/memo_Prodi 02.doc», file che andrà sviluppato anche se i magistrati ritengono che MTononi, sia Massimo Tononi, attuale sottosegretario all'economia, gia assistente del professor Romano Prodi all'IRI, già altissimo manager Goldman Sachs nel settore fusioni e acquisizioni fra imprese e già ritrovato fra i protagonisti del piano Rovati-Telecom che portò alle dimissioni dell'allora consigliere economico del Presidente del Consiglio;
dei fondi neri della Siemens ad Innsbruck vennero versati il 9 luglio 1997, 10 milioni di marchi alla Goldman Sachs, particolare che incuriosisce considerato che Goldman Sachs era affidataria della mediazione per Siemens e dunque sarebbe dovuta essere pagata dietro regolare fattura;
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, nel corso della seduta dedicata alle interpellanze del 14 dicembre 2006, ha escluso ogni coinvolgimento dell'IRI, società controllante il gruppo STET deputata a decidere sulla società interessata ITALTEL asserendo che «la capogruppo IRI SpA è stata oggetto esclusivamente di una informativa»;
il Governo ha totalmente omesso di rispondere alle domande contenute nella interpellanza urgente Biancofiore, Bondi, Vito, Leone ed altri, del 14 dicembre del 2006, e in ordine ad alcune affermazioni rese in aula emergerebbero obiettivi contrasti rispetto ad alcune prime risultanze delle indagini e della documentazione prodotta dal quotidiano Il Giornale del 19, 20, 21, 22 aprile 2007;
in alcune occasioni, ad esempio sul cosiddetto «Piano Rovati-Telecom», il Governo ha riferito al Parlamento informazioni che poi sono risultate non veritiere alla luce di fatti e riscontri oggettivi, e ove ancora una volta si dimostrasse che il Governo non ha riferito la verità su legami illeciti di tipo industriale, il Parlamento avrebbe il dovere di chiedere la responsabili governativi un conseguente atto di responsabilità;
palazzo Ghigi ha diffuso una nota stampa nella quale si precisava che «le
attività di privatizzazione compiute dall'IRI nel periodo in cui Romano Prodi ne era presidente, sono tutte regolari» e il premier avrebbe dato mandato ai suoi legali di porre in essere tutte le iniziative a tutela della propria immagine e reputazione (anche alla luce della puntuale smentita effettuata dalla procura di Bolzano rispetto ai contenuti ed al titolo del quotidiano in questione) si legge nella nota; circostanza alquanto curiosa stante il fatto che il Presidente del Consiglio non risulta allo stato indagato così come precisato dal quotidiano Il Giornale;
la procura di Bolzano non ha affatto smentito di aver in atto un qualsiasi tipo di indagine a carico del Presidente del Consiglio dei ministri, infatti ha acquisito le fatture fatte dal Presidente Prodi alla Goldman Sachs advisor di Siemens e avviato accertamenti patrimoniali su Prodi, sua moglie e le loro società. La stessa procura ha viceversa confermato che il Presidente del Consiglio non è formalmente indagato nella loro indagine;
la procura di Bolzano ha confermato di indagare per corruzione in merito alla vicenda della vendita di Italtel a Siemens;
in un'intervista virgolettata al quotidiano Il Giornale di sabato 21 aprile 2007, l'ex presidente della STET, Biagio Agnes, ha confermato che «i vertici dell'IRI abbiano avuto un ruolo attivo nella privatizzazione di Italtel e che quando la Stet trattava di acquisizioni, fusioni, scorpori, vendite dovevano - sottolineando il dovevano - necessariamente avere il placet dell'IRI perché era il loro maggiore azionista»;
lo stesso ex presidente della STET ha confermato che «all'IRI sapevano eccome» e che la risposta del Presidente Prodi, circa l'estraneità dell'IRI all'epoca dei fatti e della sua presidenza, «lo faceva sorridere, di amarezza» e che quando «saltano fuori le inchieste penali sulle cessioni delle aziende del gruppo IRI, Prodi risponde sempre di non saperne nulla e non è vero»;
coincidenza vuole che gran parte degli allora dirigenti di Italtel e Goldman Sachs, siano risultati i più stretti collaboratori odierni dell'allora Presidente dell'IRI oggi Presidente del Consiglio in carica, leggasi l'onorevole Silvio Sircana e il Sottosegretario Massimo Tononi;
lo stesso ex funzionario, in un intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale in data 22 aprile 2007, asseriva di non voler parlare di ITALTEL, delle presunte tangenti collegate alla sua vendita a Siemens, poiché, si legge letteralmente e con preoccupazione umana «preferisce campare», lasciando con ciò intendere che le supposte tangenti esistano anche se non si conoscono ancora i beneficiari;
in una lettera inviata a fine gennaio 1994 dal Presidente Siemens AG, Heinrich Von Pierer, oggi dimissionario per lo scandalo europeo che sta coinvolgendo Siemens, all'allora Presidente dell'IRI, professor Romano Prodi, in cui si riferisce ampiamente all'accordo sull'azionariato della società comune «tra Italtel e Siemens telecomunicazioni» che avrebbero dovuto firmare sia l'ad STET - Michele Tedeschi - già amministratore delegato IRI, dunque diretto sottoposto di Prodi, che l'omologo tedesco del gruppo Siemens, Hardt;
nella bozza di un'altra e successiva lettera, sempre del Presidente uscente della Siemens - Heinrich Von Pierer, indirizzata sempre a Prodi e datata 16 maggio 1994 - ovvero a soli 4 giorni dalla firma del protocollo d'intesa dell'accordo, Von Pierer si riferisce all'accordo appena formalizzato; detta bozza parrebbe avere una nota scritta a mano a margine nella quale Von Pierer riporta «di invitare anche le mogli di Prodi e Tedeschi a Monaco», facendo trasparire una palese confidenza;
in una missiva custodita in copia nella sede di Siemens Germania, dell'ambasciatore tedesco in Italia, risalente al 27 aprile 1994, indirizzata sempre al Presidente di Siemens AG Heinrich Von Pierer riportata dal quotidiano Il Giornale sabato
21 aprile, pagina 2, l'ambasciatore metterebbe nero su bianco che «l'accordo Siemens/Italtel è a posto e non c'è più bisogno di alcuna benedizione da parte del Governo. Tedeschi, come ha fatto precedentemente Prodi, esclude una partecipazione di Alcatel in Stet». Detta missiva faceva palesamente comprendere una preferenza per Siemens rispetto alla francese Alcatel come di fatto poi si verificò;
in una ulteriore missiva del luglio 1993, riportata sempre del quotidiano Il Giornale a pagina 2 del 31 aprile 2007, l'allora amministratore delegato della banca d'affari Schroeders, indicava sempre al Presidente della Siemens AG Heinrich Von Pierer, in Prodi l'uomo giusto «che giocherà un ruolo chiave» da «agganciare» per concludere brillantemente l'operazione Italtel. Si legge testualmente: «Von Piererman tenga stessi contatti con Romano Prodi che giocherà un ruolo chiave in ogni futura decisione. Un contatto parallelo sia stabilito anche con Tedeschi»;
secondo quanto riportato da alcuni quotidiani (Panorama del 2 novembre 2006), in un rapporto riservato della Siemens, come emergerebbe dalle indagini, si manifestava soddisfazione nell'aver concluso l'affare con gli italiani (maggio 1994), sottolineando la preoccupazione in merito alla elezione alla Presidenza del Consiglio dei ministri di Silvio Berlusconi il quale, insieme a Mediobanca, avrebbe potuto rimuovere l'allora Presidente dell'IRI. In tal caso, si leggerebbe nel rapporto, «gli altri concorrenti avrebbero potuto migliorare l'offerta»;
ad avviso degli interpellanti alla luce delle mancate risposte e soprattutto ove risultasse, in relazione alle lettere citate, che vi è stata falsa informazione al Parlamento, che il responsabile di tutto quanto appena descritto dovrebbe trarre le conseguenze istituzionali che derivano dal riferire alla Camera dei deputati informazioni non veritiere -:
se dagli atti depositati presso il Governo risulti:
a) per quale motivo l'allora presidente dell'IRI, altissimo manager pubblico, rientrato alla guida dell'ente di Stato nel maggio 1993 dopo un primo mandato dal 1982 al 1989, ha mantenuto alle alte cariche dirigenziali e nei consigli di amministrazione delle sue controllate, tutta una serie di manager che risaputamente erano stati condannati per tangenti o comunque avevano patteggiato la pena;
b) se l'IRI, società a capitale pubblico e soggetto controllante le derivate STET SpA e ITALTEL SpA, fosse tenuta a dare il benestare ad un'operazione di privatizzazione di un patrimonio dello Stato italiano pari ad un valore di circa 3.000 miliardi di vecchie lire;
c) quale ruolo abbia svolto nella decisione ed esecuzione del passaggio della società ITALTEL SpA alla Siemens AG, il Presidente dell'IRI e, successivamente, Presidente del Consiglio pro tempore;
d) se egli conosca o abbia mai avuto rapporti con l'ex funzionario della ASST, fulcro dell'indagine della procura della Repubblica di Bolzano;
e) chi fosse all'epoca dei fatti, cioè alla data di conclusione del contratto di acquisizione il 12 maggio 1994, il legale rappresentante della società ASE che era consulente della banca d'affari incaricata di negoziare l'affare;
f) quale ruolo abbia rivestito nella decisione ed esecuzione delle dette operazioni societarie la Banca d'affari «Goldman Sachs»;
g) quali consulenze abbia fatturato alla «Goldman Sachs», nel detto arco di tempo 1993-1999, la società ASE»;
h) se sia vero che il professor Romano Prodi, Senior advisor di Goldman Sachs Italia, venga citato da quest'ultima nel sostenere che la sua passata presidenza dell'IRI (con successivo rientro nel maggio 1993) avrebbe costituito uno dei validi elementi per riconoscere alla stessa Goldman Sachs il contratto di consulenza con Siemens proprio per curare l'affare di
acquisto di Italtel; si tratta in particolare della lettera scritta da Arthur Walter, Responsabile Goldman Sachs Frankfurt al dottor Moser, Direttore Fusioni e Acquisizioni Siemens Germania, protocollata il 3 febbraio 1993, e pubblicata da Il Giornale in data 19 aprile 2007 - pagina 3 - nella quale si esprime anche l'intenzione di «presentare dunque al dirigente Siemens i loro colleghi e esperti industriali» per discutere le alternative concernenti Italtel;
i) se corrisponda a verità il contenuto delle lettere citate in premessa indirizzate dall'allora Presidente della Siemens all'allora Presidente dell'IRI e delle ulteriori missive - sempre citate in premessa - indirizzate al medesimo Presidente della Siemens dall'ambasciatore tedesco in Italia e dall'amministratore delegato della Schroeders che facevano riferimento all'allora Presidente dell'IRI;
l) di quale azienda europea delle telecomunicazioni l'ex amministratore delegato IRI e STET (all'epoca del passaggio di ITALTEL a Siemens) divenne presidente Tedeschi qualche anno dopo (2002);
m) se risponda al vero il contenuto del rapporto riservato della Siemens richiamato in premessa;
n) per quali motivi, come si evince da tutta la documentazione citata, i vertici di IRI e STET mostravano tanto palese sostegno e preferenza per la Siemens AG a discapito degli Americani della AT&T, della Ericcson e dei francesi di ALCATEL;
o) poiché l'esistenza delle lettere che risultano dettagliatamente citate dal quotidiano Il Giornale riferiscono che Prodi sapeva perfettamente che Siemens stava definendo il memorandum d'intesa con la STET che controllava ITALTEL, o il Governo ritiene di negare l'esistenza materiale della lettera - di cui evidentemente il quotidiano si è assunto la responsabilità - ovvero l'informativa 14 dicembre resa dal Governo in aula contiene false informazioni rese al Parlamento.
(2-00515)
«Biancofiore, Bondi, Elio Vito, Leone, La Loggia».
Interrogazione a risposta scritta:
CACCIARI, DEIANA, DURANTI e CARUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione Italiana prevede all'articolo 11 il «ripudio della guerra» che dovrebbe attuarsi con misure non solo negative, ma anche positive di costruzione di una alternativa agli interventi militari armati, che porti alla risoluzione dei conflitti tra i popoli con mezzi civili e nonviolenti, e che queste misure positive non possono essere configurate solamente come deleghe ad organismi internazionali ma debbono anche prevedere iniziative sul campo da parte italiana, all'interno del peacekeeping civile e del peacebuilding, attività indicate della Agenda della Pace dell'ONU e regolarmente attuate dall'ONU negli ultimi decenni in numerosi contesti di crisi;
la Corte Costituzionale dalla sentenza 164 del 1985 ha indicato il Servizio civile del Servizio Civile Nazionale come equivalente al servizio militare e quindi come una effettiva alternativa di difesa della Patria in tutti i sensi, e che questa posizione è stata mantenuta dalla suprema Corte con una diecina di sentenze coerenti per più di venti anni, fino agli ultimi anni;
la sopravvenuta legge istitutiva del Servizio civile volontario, n. 64 del 2001, stabilisce che all'articolo 1 comma a) sulle finalità del Servizio Civile, aveva stabilito che la sua prima finalità è «contribuire (...) alla difesa della Patria con mezzi ed azioni non militari»;
si è così realizzato ciò che era stato auspicato fin dalla prima Campagna nazionale in Italia di disobbedienza civile di tipo gandhiano (Campagna OSM-DPN), la
quale ha ottenuto largo seguito e che ha rappresentato un encomiabile esempio di azione democratica dal basso che aveva ottenuto dal Parlamento l'approvazione per la prima volta con la legge n. 230 del 1998, di una normativa sulla obiezione di coscienza;
tale finalità del Servizio Civile Volontario era stata ulteriormente riconosciuta dallo Stato con la istituzione del Comitato consultivo per la difesa civile non armata e nonviolenta con il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 18 febbraio 2004, affinché l'Ufficio Nazionale del Servizio Civile fosse assistito da un gruppo di esperti, dell'Amministrazione statale e non, per «elaborare analisi, predisporre rapporti, promuovere iniziative di confronto e ricerca al fine di individuare indirizzi e strategie... [per realizzare] forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta»;
a tal fine l'Ufficio Nazionale del Servizio civile poneva alla voce di bilancio corrispondente, indicata con il termine in uso di «Difesa popolare nonviolenta», la somma di 400 mila euro nel 2004, poi di altri 400 mila euro nel 2005 e infine di 200 mila euro nel 2006, per un totale di un milione di euro nei tre anni suddetti;
ai quali si aggiungevano le contribuzioni volontarie di privati, ammesse dalla legge n. 64 del 2001, all'Ufficio Naz. Servizio Civile per tale scopo, contribuzioni che nel 2005 ammontavano a 15 mila euro e che vennero considerati come aggiuntivi agli stanziamenti suddetti;
se non intenda:
a) dare estesa attuazione al dettato della legge e delle sentenze della Corte Costituzionale ponendo concretamente in atto azioni costruttive di intervento civile nonviolento, più che mai necessarie e urgenti anche a causa delle numerose crisi internazionali;
b) pubblicizzare il bilancio a consuntivo della voce di spesa «Difesa popolare nonviolenta», che dovrebbe ammontare a più di un milione di euro, e che doveva essere finalizzata ad iniziative concrete di difesa civile non armata;
c) dare corso alle ricerche e iniziative, anche internazionali, già approvate a suo tempo dal Comitato DCNANV e dalla Direzione dell'Ufficio Nazionale del Servizio Civile, e ad altre proposte che eventualmente si siano aggiunte;
d) mantenere gli impegni già assunti dal ministro pro tempore (risposta del 7 novembre 2005 all'interrogazione 4-13222);
e) consentire ai contribuenti italiani di devolvere il «5 per mille» alla voce di Bilancio della Difesa civile non armata e nonviolenta.
(4-03537)