Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 153 dell'8/5/2007
...
AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il terrorismo è una delle minacce più gravi per l'umanità, il benessere ed il progresso dei popoli;
gli Stati nazionali hanno l'obbligo di ricercare la massima unità per combatterlo, quali che siano le forme in cui esso si manifesta;
il 4 novembre 1997, in un attentato all'Hotel Copacabana de L'Avana a Cuba, una carica di esplosivo C4 uccise il giovane imprenditore italiano Fabio Di Celmo;
il signor Raul Ernesto Cruz, salvadoregno, arrestato a L'Avana perché confesso esecutore materiale dell'attentato, indicò il mandante e finanziatore dell'atto terroristico nella persona di Luis Posada Carriles, di nazionalità cubano-salvadoregna;
in una intervista rilasciata al New York Times il 12 luglio 1998, lo stesso
Posada Carriles si attribuì la responsabilità diretta di questo e di altri attentati dichiarando tra l'altro: «la morte del turista italiano è stata solo un incidente imprevisto che non mi turba affatto il sonno. Anzi: io dormo come un bambino perché l'italiano si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato»;
Luis Posada Carriles è stato anche responsabile dell'attentato avvenuto nell'ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviacion» in volo, che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela;
in Venezuela egli venne recluso, evadendo dopo pochi mesi;
lo stesso Posada Carriles, nel ruolo di consulente della Disip, organo della Sicurezza locale del Venezuela, ha partecipato a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta a torture e assassini nei confronti di detenuti politici venezuelani e direttamente ad altre azioni terroristiche in tutto il subcontinente latinoamericano;
nel novembre del 2000 Posada Carriles e altri tre terroristi vennero arrestati a Panama mentre erano in procinto di organizzare un attentato. Detenuti, processati e condannati a vari anni di carcere beneficiarono dell'indulto deciso dalla presidente Mireya Moscoso sei giorni prima della fine del mandato, in data 25 agosto 2004;
il terrorista Posada Carriles, rifugiatosi nel 2004 in Florida, presentò domanda di asilo politico negli Stati Uniti con l'argomentazione di aver «favorito gli interessi USA per 40 anni»;
a tutt'oggi le autorità degli Stati Uniti si sono sempre rifiutate di giudicarlo per i crimini commessi, limitandosi a detenerlo in una struttura carceraria del New Mexico con l'unica accusa di immigrazione irregolare nel territorio federale;
nel corso degli ultimi anni sia Cuba sia il Venezuela hanno più volte chiesto agli Stati Uniti - ottenendo sempre una risposta negativa - l'estradizione di Posada Carriles; per contro, tra il 2004 e il 2006 il governo statunitense ha ripetutamente chiesto a Canada, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico e Panama di offrire asilo al terrorista, ritenendo tali Paesi disponibili a garantire al terrorista una totale impunità;
gli avvocati difensori di Posada Carriles hanno reso noto che il 19 aprile 2007 il loro assistito ha ottenuto la libertà su cauzione;
la morte di un cittadino italiano attende giustizia da quasi sette anni -:
se il Governo intenda attivarsi per comunicare al governo degli Stati Uniti che la liberazione del terrorista Luis Posada Carriles appare inaccettabile al cospetto di una comunità internazionale attivamente impegnata nel contrastare ogni organizzazione e attività terroristica;
se il Ministro della giustizia intenda intraprendere presso le autorità del governo statunitense i passi ufficiali tesi ad ottenere l'estradizione del terrorista Posada Carriles in Italia, affinché egli possa rispondere dell'assassinio del cittadino italiano Fabio Di Celmo.
(2-00514)
«Burgio, Mantovani, Migliore».
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 15 marzo scorso è entrata in vigore in Polonia la legge che impone la lustracja, letteralmente «lustrazione», termine con cui si definisce il processo di assunzione di responsabilità e chiarificazione dei rapporti tra servizi segreti comunisti e privati cittadini ai tempi del regime e la conseguente «decomunistizzazione» degli apparati pubblici attraverso la richiesta di presentazione, da parte di chiunque ricopra incarichi di pubblico interesse, di una dichiarazione in cui affermi se, in passato, ha collaborato o meno con i servizi di sicurezza del regime comunista;
la dichiarazione deve essere presentata all'Istituto per la Memoria nazionale che custodisce gli archivi della polizia segreta e che decide sul caso;
la nuova legge riguarda ministri, deputati, magistrati, pubblici funzionari, giornalisti, avvocati, professori e, generalmente, chiunque abbia cominciato la propria carriera in epoca comunista. Si calcola che il numero delle persone coinvolte arriverebbe a 700 mila cittadini polacchi;
chi rifiuta di presentare la dichiarazione rischia il licenziamento e l'interdizione decennale dalla sua professione;
la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato la Polonia per la legge lustracja, varata dal governo dei gemelli Lech e Jaroslaw Kaczynski, e il provvedimento è ora all'esame della Corte Costituzionale polacca che dovrebbe emettere la sentenza tra il 9 e l'11 maggio prossimo;
nel frattempo, la lustracja sta mietendo illustri vittime: è stato incriminato il generale Jaruzelski, controversa figura che il 13 dicembre 1981 instaurò lo stato di guerra in Polonia mettendo al bando Solidarnosc, ma che nel 1989 prese parte alla tavola rotonda che sancì la transizione pacifica verso la democrazia;
più recentemente, hanno opposto il loro «io rifiuto» all'obbligo di firmare la dichiarazione sulla non collaborazione con i servizi segreti della Polonia comunista l'europarlamentare Bronislaw Geremek, figura di punta del sindacato Solidarnosc, già Ministro degli esteri, e l'ex premier Tadeusz Mazowiecki che è stato, conseguentemente, espulso dal Capitolo dell'Aquila bianca, la massima onorificenza polacca conferitagli nel 1995;
a fronte del suo rifiuto, la Commissione elettorale polacca ha notificato all'eurodeputato Geremek l'interruzione del suo mandato anche se, tuttavia, spetta al Parlamento Europeo decidere in merito alla decadenza;
i rappresentanti del Ppe, dei socialisti, dei verdi e dell'estrema sinistra al Parlamento Europeo hanno espresso solidarietà all'eurodeputato Geremek e il Presidente del Parlamento, Hans Gert Poettering, ha reso omaggio alla «personalità straordinaria» di Geremek, dichiarando che il Parlamento farà il possibile per evitare che venga dichiarato decaduto «affinché possa continuare il suo lavoro per l'unificazione europea»;
in un'intervista a la Repubblica del 27 aprile 2007, Lech Walesa, fondatore di Solidarnosc parla di «situazione pericolosa per la democrazia» e aggiunge, a proposito dei gemelli Kaczynski, che «Per molte ragioni hanno scatenato una lotta al vertice (...) mossi da interessi personali di potere e di carriera»;
i rettori delle principali Università polacche hanno comunicato che non licenzieranno i docenti che si rifiuteranno di sottoscrivere la dichiarazione pretesa dalla legge sulla lustracja;
in un articolo del Il Corriere della Sera del 18 aprile scorso Piero Ostellino, citando la filosofa Hannah Arendt, scrive che «i regimi che le rivoluzioni generano assomigliano a quelli che hanno abbattuto» e, continua, «Ora, la Polonia democratica - in un rigurgito di furore anticomunista - sembra voler riproporre (...) una sorta di moderato Terrore giacobino analogo a quello che aveva divorato in Francia gli stessi figli della grande Rivoluzione del 1789. Persino Walesa, Kuron, Micnik e Geremek, gli uomini che avevano messo in ginocchio il regime filosovietico, hanno rischiato di passare per "collaborazionisti". La Polonia pacifica e europea sta scrivendo, sotto la direzione non propriamente liberale dei fratelli Lech e Jaroslaw Kaczynsky, una pagina che sembra più un riflesso, più una specie di lascito totalitario che una corretta e democratica esigenza di giustizia»;
oltre a lustracja ha provocato sdegno, in Europa, la proposta di legge avanzata dal ministro dell'istruzione, vice premier e leader della Lega delle famiglie polacche,
Roman Gyertich, che prevede provvedimenti disciplinari e sanzioni pesanti, fino al licenziamento o addirittura al carcere, per tutti gli insegnanti che si dichiareranno apertamente omosessuali;
la suddetta proposta di legge, per quanto la sua approvazione sia stata rinviata sine die, ha destato molte preoccupazioni tanto da spingere il Parlamento europeo ad approvare una risoluzione sulla omofobia in Europa in cui si condannano «i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali»;
lo storico Marcello Pezzetti, in un'intervista del 19 aprile 2007 rilasciata al quotidiano il Riformista, osserva che «Esiste un problema di identità nazionale. La nuova deriva governativa sta cercando di accumulare consenso rifacendosi a una forte identità che ha per caposaldo la tradizione cattolica. Per la coalizione di governo, essere polacchi significa innanzitutto essere cristiani, rientrare nel seno della tradizione cattolica popolare. Questa è ciò che potremmo chiamare un ideologia volkish. Ovvero un'ideologia molto simile a quella che è stata l'humus della tradizione nazionalsocialista (...). Nel momento in cui un'ideologia volkish prende piede, tutte le minoranze sono a rischio, prima di tutto quelle religiose (...). Poi vengono le minoranze di altro genere, nel caso specifico gli omosessuali e a ruota tutti coloro che sono ritenuti un pericolo per la strutturazione della società. Nei confronti di queste persone c'è una vera e propria discriminazione». Lo storico attribuisce, inoltre, una responsabilità grave alle autorità ecclesiastiche per non essere intervenute, con sufficiente determinazione, per limitare i proclami antisemiti e omofobici di Radio Marja la quale «si è fatta portavoce di questo clima e ha contribuito a creare grandi consensi» -:
quali siano le valutazione del Ministro in merito alla situazione in Polonia;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere in sede europea affinché i valori fondanti dell'Europa, di libertà, democrazia, tolleranza, tutela dei diritti umani, vengano pienamente rispettati, applicati e diffusi dai ventisette Stati membri dell'Unione europea.
(2-00517)«Boato».
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 25 aprile 2007 dal giornale Il Piccolo di Trieste una nuova legge del governo croato, varata per regolare la giurisdizione e le sedi dei tribunali nella repubblica di Croazia, prevede la chiusura del tribunale di Rovigno d'Istria;
il Tribunale di Rovigno è il più antico tribunale istriano, istituito il 18 settembre 1811, e la sua chiusura lede profondamente i diritti della minoranza italiana autoctona in Istria, essendo l'unico tribunale, assieme a quello di Buie, in cui le cause vengono discusse oltre che in croato anche in italiano, garantendo dunque l'uso delle lingue minoritarie nel sistema giudiziario;
il trattato italo-croato del 1996 prevede l'ampliamento dei diritti di tutela della minoranza italiana, riconosciuti a tutto il «territorio d'insediamento storico» della comunità nazionale italiana in Istria di cui è indubbio faccia parte il territorio della città di Rovigno;
la relazione sull'attuazione della Dichiarazione europea riguardante le lingue minoritarie suggerisce di mantenere lo status quo nella rete dei tribunali in Istria -:
quali iniziative saranno intraprese per verificare i fatti in premessa;
come intenda intervenire presso il governo croato per garantire la minoranza italiana di Rovigno ed una effettiva tutela del bilinguismo.
(4-03533)
PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Giacomo Perini, cittadino italiano, nato a Firenze il 23 luglio 1970, e regolarmente iscritto all'AIRE della circoscrizione consolare di Madrid in Spagna, si è sposato l'8 aprile 2004 nel Comune di Fiesole (Firenze) con la signora Marcela Villalobos Acuña, cittadina messicana, nata a San Luis Potosi (Messico) il 3 gennaio 1977 e residente in Spagna;
la signora Marcela Villalobos Acuña ha diritto di richiedere la cittadinanza italiana ricadendo nella fattispecie prevista dall'articolo 5 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, «Nuove norme sulla cittadinanza» pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 38 del 15 febbraio 1992, secondo il quale: «Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano acquista la cittadinanza italiana quando risiede legalmente da almeno sei mesi nel territorio della Repubblica, ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio, se non vi è stato scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili e se non sussiste separazione legale»;
in data 17 aprile 2007 il signor Perini ha richiesto un appuntamento per presentare la richiesta di cittadinanza al Consolato generale italiano di Madrid e la risposta via e-mail da parte di un funzionario del consolato è stata: «Gli appuntamenti per discendenza sono al 2010. Per matrimonio potrò darglielo un poco prima» -:
se sia vero che un cittadino italiano non possa presentare domanda di cittadinanza per la moglie entro pochi giorni dall'aver maturato il diritto soggettivo, e nel caso di specie tre anni;
quali iniziative saranno intraprese per tutelare il diritto soggettivo dei cittadini stranieri coniugi di cittadini italiani, quindi della signora Marcela Villalobos Acuña moglie del signor Giacomo Perini, come previsto all'articolo 5 riportato in premessa;
quali provvedimenti intenda adottare affinchè una tale situazione non si ripeta in futuro.
(4-03545)