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Allegato B
Seduta n. 153 dell'8/5/2007
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SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia, secondo studi scientifici, il 70-80 per cento delle donne, può contrarre nel corso della propria vita, il cosiddetto virus HPV o papilloma virus, causa principale dell'insorgenza del tumore della cervice uterina, che provoca ogni anno circa mille decessi nel nostro Paese;
le informazioni scientifiche disponibili testimoniano che il vaccino contro questa grave forma virale, denominato Gardasil, risulta sicuro, ben tollerato e in grado di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l'insorgenza di un'infezione persistente dei due ceppi virali responsabili attualmente del 70 per cento dei casi di tumore;
il virus HPV o papilloma virus, la cui trasmissione avviene prevalentemente con rapporti sessuali, raggiunge la massima diffusione nell'età della pubertà;
da una ricerca dell'Istituto di Ricerca Eurispes emerge che l'8 per cento delle adolescenti italiane dichiara di aver avuto il primo rapporto sessuale tra gli 11 e i 13 anni;
il ministero della salute, in linea con i pareri scientifici formulati dalla commissione tecnica AIFA e dal Consiglio Superiore di Sanità, ha lanciato una campagna di vaccinazione gratuita per tutte le giovani italiane al compimento del 12o anno di età;
in data 18 aprile 2007 il quotidiano Il Giornale ha pubblicato i risultati di un'indagine condotta dall'Università di Milano, secondo cui, quasi il 50 per cento dei pediatri italiani, nelle cui competenze rientrano la somministrazione di tutte le vaccinazioni dai primi mesi di vita fino ai 14 anni di età, dichiara di non essere conoscenza di cosa sia il papilloma virus e quindi anche della relativa campagna di vaccinazione gratuita promossa dal Ministero della salute -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti;
se abbia cognizione di ulteriori circostanze di cui voglia informare la Camera dei deputati;
se non sia necessario, in considerazione dell'importanza della suddetta vaccinazione per la salute delle donne italiane, informare e sensibilizzare l'opinione pubblica in generale ed i pediatri italiani in particolare, riguardo l'importanza di un'iniziativa che, contrariamente, rischia di non ottenere i risultati sperati.
(4-03538)
FITTO, LEONE, VITALI, SANZA, DI CAGNO ABBRESCIA, FRANZOSO, LICASTRO
SCARDINO, CARLUCCI, LAZZARI e MAZZARACCHIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 4 maggio 2007 nell'Unità di Terapia Intensiva Coronaria dell'Ospedale di Castellaneta, in provincia di Taranto, la sig.ra Cosima Ancona, di 73 anni è morta per aver inalato protossido di azoto invece di ossigeno;
il primario del reparto di Cardiologia subito dopo il decesso della donna chiamava i carabinieri denunciando di essersi accorto che la sig.ra aveva inalato l'anestetico invece che l'ossigeno perché i cavi erano stati invertiti;
subito dopo, la morte della sig.ra veniva ricollegata a quella di altri 7 pazienti morti nella Utic di Castellaneta dal 20 aprile 2007 (data dell'entrata in funzione del reparto) al 4 maggio 2007, quindi in appena 15 giorni in quel reparto erano morte 8 persone;
da notizie di stampa risulterebbe che le successive ispezioni da parte delle Forze dell'Ordine, delle autorità inquirenti, della commissioni di tecnici e della commissione di inchiesta parlamentare, hanno evidenziato che c'è stato lo scambio dei cavi di ossigeno e protossido di azoto;
da notizie di stampa risulta che l'azienda che ha realizzato l'impianto la Ossitalia di Bitonto, ha rilasciato una «dichiarazione di conformità» dell'impianto stesso in data 31 marzo 2005;
sempre da notizie di stampa risulta che il 12 ottobre 2005, la Ossitalia ha spedito una lettera alla direzione generale della Asl di Taranto e al Ministero della salute, scrivendo: «Comunico che le caratteristiche dell'impianto hanno subito alterazioni visto che sono state apportate alcune modifiche al reparto di Unità Intensiva Coronaria. La scrivente non si assume nessuna responsabilità sul corretto funzionamento dell'impianto, ritenendo nulla la dichiarazione di conformità rilasciata il 31 luglio 2002»;
a rilevare l'esistenza di questa lettera è stato l'avvocato difensore della Ossitalia che ne ha consegnato copia ai carabinieri dei Nas, i quali hanno poi cercato di acquisire la stessa lettera nell'ospedale di Castellaneta e negli uffici della Asl ma, pare, senza successo, posto che non solo la lettera ma l'intero falone risultava scomparso, tanto che i Carabinieri si sono fatti inviare copia della lettera dal Ministero della salute;
risulta ancora dalla stampa che dopo le certificazioni rilasciate dall'azienda Ossitalia, in data 2 maggio 2005 sarebbe stata nominata dalla Regione Puglia (Amministrazione Vendola) una commissione di collaudo per la struttura Utic di Castellaneta, che avrebbe operato 2 controlli nel 2006, sfociati in verbale del 28 febbraio 2007;
da novembre del 2005 più volte l'apertura del reparto Utic di Castellaneta, già pronto da tempo, era stata sollecitata al direttore generale della Asl di Taranto anche da servizi giornalistici (Striscia la Notizia novembre 2005 e novembre 2006) e tutte le volte il direttore generale aveva garantito che al più presto il reparto sarebbe stato attivato, cosa poi avvenuta il 20 aprile 2007 -:
quali procedure il Ministero abbia attivato per far luce sulle morti di 8 pazienti verificatesi in 15 giorni nell'Utic di Castellaneta;
quali risultanze abbiano dato ad oggi le ispezioni compiute nell'Utic di Castellaneta dopo il decesso del 4 maggio 2007 dagli ispettori del Ministero della salute;
di chi sia la responsabilità per l'inversione dei cavi di ossigeno e protossido di azoto;
quanti collaudi siano stati effettuati sull'impianto, in quale data e da chi;
chi, quando e quanto tempo prima dell'apertura del reparto ha effettuato il controllo finale sull'emissione dei gas dai tubi; chi e quando ha certificato che il reparto poteva entrare in funzione;
come si spiega quello che anche la stampa nazionale ha definito il «giallo» della lettera con cui a ottobre 2005 l'azienda Ossitalia scriveva alla direzione generale dell'Asl e al Ministero interrogato, declinando ogni responsabilità sul corretto funzionamento dell'impianto e se siano state in qualche modo chiarite al Ministero le circostanze legate alla «sparizione» della lettera e di un intero falcone e quelle relative al mancato seguito che sembra sia stato dato a quella lettera da parte del ministero e della stessa Asl;
quali provvedimenti il ministero intenda assumere nei confronti di coloro che saranno ritenuti responsabili di questo tragico errore;
se risulti che si siano verificate pressioni politiche affinché quel reparto fosse aperto quanto prima anche in considerazione delle notevoli sollecitazioni provenienti in tal senso dai servizi giornalistici e dalla concomitanza con le elezioni amministrative nel Comune di Castellaneta.
(4-03547)
SGOBIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 4 maggio scorso, l'improvvisa morte di un paziente cardiopatico di 69 anni, avvenuta nell'ospedale civile di Castellaneta, in provincia di Taranto, ha portato alla scoperta di un incredibile episodio che avrebbe causato il decesso, nei giorni scorsi, di altri 8 pazienti, pare a causa di un errato funzionamento della macchina utilizzata nell'unità di terapia intensiva coronaria;
secondo quanto accertato dai carabinieri, che hanno posto sotto sequestro un'apparecchiatura utilizzata nell'Unità Intensiva Coronarica, il suddetto paziente sarebbe stato sottoposto a ventilazione forzata, ma per un errore nella manutenzione dell'apparecchiatura, invece che all'ossigeno, l'impianto era collegato ad un gas anestetico;
l'unità era stata inaugurata solo dodici giorni fa, benché la struttura fosse pronta da diverso tempo, ma tardava a entrare in funzione per mancanza di cardiologi;
dopo l'ultimo suddetto decesso, presso il nosocomio di Castellaneta, è intervenuto il personale dell'ufficio tecnico della Asl, che ha accertato le ragioni di quanto stava accadendo;
quanto accaduto all'Ospedale Civile di Castellaneta è di una gravità inaudita ed è davvero inconcepibile, oltre che drammatico, che un Paese civile lo possa accettare -:
se non ritenga opportuno intervenire urgentemente presso gli organi preposti al fine di procedere ad ispezioni immediate in tutti gli ospedali della Regione e del Paese, per verificare il rispetto delle norme e degli standard di sicurezza e, nell'attesa che la magistratura compia il suo corso e accerti cosa sia realmente successo presso l'Ospedale civile di Castellaneta e le cause dei decessi;
quali atti e provvedimenti intenda adottare qualora dovessero emergere responsabilità precise.
(4-03548)
VICO, BELLANOVA, SERVODIO, TOMASELLI, CARBONELLA e GRASSI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il clamore e la commozione suscitate dalla morte di Cosima Antonia, la donna di 73 anni deceduta lo scorso venerdì 5 maggio nel reparto di Unità Intensiva Coronaria dell'Ospedale Civile di Castellaneta, impongono una operazione di verità e chiarezza sulle cause del tragico evento;
secondo una prima ricostruzione, la morte della donna potrebbe essere stata provocata dalla somministrazione attraverso alcune tubazioni «sospette» di protossido d'azoto, un gas utilizzato come anestetico e inalato dalla donna, per cause in corso di accertamento, al posto dell'ossigeno;
l'intollerabile evento, relativo allo scambio di tubi, potrebbe essere inoltre tra le ragioni, ancora non verificate, dei decessi di altre sette persone, giunte nel reparto di Unità Intensiva Coronarica dell'Ospedale di Castellaneta dal 20 aprile scorso (data di apertura del reparto) ad oggi;
nell'ambito del piano di riordino della rete ospedaliera regionale del 2002 (delibera di Giunta Regionale n. 1428 del 30 settembre 2002) venne prevista, tra l'altro, l'istituzione delle unità operative di cardiologia, terapia intensiva, cardiologia (UTIC) e riabilitazione cardiologica, per l'ospedale di Castellaneta;
per il completamento della nuova struttura ospedaliera di Castellaneta, comprendente la struttura di Cardiologia, la Regione assegnò un finanziamento di euro 4.200.000 (DGR n. 689 del 16 maggio 2003) e, successivamente, con determinazione dirigenziale n. 433 del 10 novembre 2003 dell'Assessorato alla Sanità, sulla base del progetto presentato dalla ASL, prescrisse, che al primo piano doveva essere allocata l'UTIC, mentre, al secondo piano, la Cardiologia e la Riabilitazione cardiologia;
con delibera n. 178 del 3 febbraio 2005 il Direttore Generale pro-tempore dottor Michele Petroli, in attuazione del piano di riordino della rete ospedaliera attivò «la nuova sede dello stabilimento ospedaliero di Castellaneta con decorrenza 16 febbraio 2005», pertanto si diede compiuta attuazione e trasferimento di tutti i reparti delle unità operative operanti nella vecchia sede, ivi compresa la struttura complessa di «cardiologia con n. 12 posti letto e n. 8 posti letto per l'UTIC da attivarsi progressivamente in ragione della disponibilità delle risorse umane»;
il precitato Direttore Generale con nota prot. 972/P del 3 febbraio 2005 dispose il completamento delle operazioni di trasferimento dell'ospedale stabilendo che le medesime dovevano concludersi improrogabilmente entro il 16 febbraio 2005;
con deliberazione n. 255 del 14 febbraio 2005 venne attivata la struttura complessa di cardiologia dell'ospedale in oggetto, per n. 12 posti letto di cardiologia, n. 8 posti letti per l'UTIC e n. 4 unita operative semplici per: terapia intensiva; day-hospital; diagnostica strumentale; terapia subintensiva;
il citato Direttore Generale, dottor Michele Petroli, con nota prot. 2880/P del 18 marzo 2005 facendo seguito alla citata deliberazione, con decorrenza 21 marzo 2005, disponeva inoltre l'apertura dell'UTIC, in assenza di personale, subordinando la stessa al completamento dell'organico medico. Di conseguenza, nei fatti, disponeva la sola attivazione della cardiologia per i ricoveri ordinari e in day-hospital, rinviando sine die l'attivazione dell'UTIC;
con deliberazione n. 1271 del 16 maggio 2005 il Direttore Generale procedeva all'affidamento dell'incarico di responsabile dell'unita operativa di terapia sub-intensiva al dottor Gianbattista Semeraro;
l'assessore regionale alle politiche della salute con nota n. 15672/2 del 3 giugno 2005, sospendeva le procedure per l'affidamento degli incarichi quinquennali dei direttori di struttura complessa a seguito delle disposizioni dell'accordo Stato-Regioni in materia di rideterminazione della dotazione media regionale dei posti letto da effettuarsi entro il 30 settembre 2005;
con successiva nota n. 5224/P del 16 giugno 2005 la ASL chiese la rimozione della sospensione, avendo già attivato le procedure concorsuali per l'affidamento di diversi incarichi quinquennali di direttore di struttura complessa fra cui quello di cardiologia dell'ospedale di Castellaneta;
l'assessore regionale alle politiche della salute con nota prot. 24/2246/1 in data 14 marzo 2006 autorizzava la ex ASL Taranto 1 alla selezione di incarichi quinquennali di diverse discipline fra cui quella di cardiologia per l'ospedale di Castellaneta;
la procedura di conferimento per l'incarico venne conclusa con atto deliberativo n. 2815 del 28 dicembre 2006, con il quale si provvedeva al conferimento dell'incarico quinquennale di direttore di struttura complessa di cardiologia al dottor Antonio Scarcia;
per le attrezzature, il Direttore Generale pro-tempore dottor Michele Petroli, con delibera 2065 del 26 luglio 2004 procedeva all'aggiudicazione, per un importo di 2 milioni 562 mila euro, della fornitura «chiavi in mano» per diversi ospedali, compreso quello l'UTIC dell'Ospedale di Castellaneta (società ATI BETAFIN), di attrezzature sanitarie per terapie intensive, per rianimazione, UTIC e UTIN e relativo servizio di assistenza tecnica e di manutenzione per tre anni;
il precitato Direttore Generale, successivamente con deliberazione n. 296 del 16 febbraio 2006 procedeva all'acquisto di ulteriori attrezzature per un valore di circa euro 21.000,00 oltre IVA;
al termine delle operazioni di completamento si procedeva alla acquisizione delle certificazioni e delle autorizzazioni di rito per l'Atto Unico di Collaudo tecnico-amministrativo. Tra queste in data 31 marzo 2005, vi era quella rilasciata dalla ditta Ossitalia, da cui si rilevava che i gas compressi medicali erogati dai relativi impianti collocati all'interno dell'UTIC di Castellaneta, erano solo ossigeno ed aria;
in data 28 febbraio 2007, la Commissione di collaudo nominata dalla Regione Puglia con nota n. 5393 del 2 maggio 2005 e composta dall'ingegner Primo Stasi, presidente, e dai componenti ingegner Giuseppe Franza e dottor Matteo Antonicelli prendeva atto, come risulta dallo stralcio del Certificato unico di collaudo, di tali certificazioni;
la Magistratura ha già avviato la fase delle indagini per accertare le responsabilità penali sul tragico evento e la Regione Puglia, così come il suo Ministero, hanno già attivato indagini in ordine alle responsabilità amministrative;
di fronte a tali ultimi tragici eventi, vi è, inoltre, una giustificata attesa, da parte di tutta la comunità locale in ordine ai temi che attengono la sicurezza e della tutela della salute -:
quali iniziative e provvedimenti intenda assumere affinché eventi del genere non abbiamo più a verificarsi, e soprattutto, qualora fosse accertato che gli stessi siano dipesi da fattori tecnici, impiantistici e di collaudo, se non intenda procedere celermente all'istituzione, di un centro di monitoraggio della qualità, della sicurezza clinica e tecnologica degli ospedali e delle strutture sanitarie pubbliche, con capacità di intervento.
(4-03549)