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Allegato B
Seduta n. 153 dell'8/5/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il Sudan ed alcuni suoi paesi limitrofi stanno vivendo la più grave e complessa emergenza umanitaria attualmente in corso nel mondo;
secondo l'ultimo aggiornamento Unicef (aprile 2007) sono almeno 4 milioni le persone colpite dalla guerra in corso, di cui 1,8 milioni sotto i 18 anni; 2 milioni gli sfollati, di cui la metà sono bambini e 235.000 i rifugiati in Ciad;
anche se quella del Darfur è la crisi più nota, anche altre regioni del Sudan, sono caratterizzate da forte instabilità e urgenze umanitarie (Nilo Blu, Kordofan);
a causa della guerra, gran parte degli sfollati, di cui circa un milione sono bambini, riescono a sopravvivere soltanto grazie agli oltre 700 campi di accoglienza, mentre altri due milioni risiedono in comunità locali che prestano loro accoglienza;
le condizioni di insicurezza costituiscono, insieme alla carenza di fondi, il principale ostacolo agli interventi di assistenza umanitaria per queste popolazioni, isolate in aree rurali controllate dal Governo o dai ribelli e inaccessibili alle agenzie umanitarie;
negli ultimi mesi del 2006, sono stati assassinati più cooperanti che negli ultimi 2 anni, e dicembre 2006 è stato il mese in cui è stato più arduo per i civili accedere agli aiuti umanitari dall'inizio del conflitto, nella primavera del 2004;
la rete globale Watchlist on Children and Armed Conflict, ha accusato il Governo di Khartoum di interventi apparentemente deliberati per soffocare ogni informazione ed evitare che le agenzie raccolgano e diffondano dettagli degli attacchi compiuti contro i bambini ed il loro bisogno di protezione;
sempre secondo la citata rete di organizzazioni umanitarie, la maggior parte dei gruppi armati sudanesi arruola e utilizza i bambini mentre le ragazze sono vittime di traffici dentro e fuori il paese come schiave del sesso e addette ai lavori domestici;
nonostante la firma dell'Accordo di pace per il Darfur siglato nel maggio 2006, nei primi mesi del 2007, il governo di Khartoum non ha cessato di inviare truppe in Darfur, dove proseguono sia i bombardamenti delle postazioni ribelli sia gli attacchi delle milizie arabe Janjaweed che si accaniscono sugli sfollati, con massacri di civili inermi e distruzioni di interi villaggi;
secondo un rapporto delle Nazioni Unite il governo del Sudan violerebbe sistematicamente le risoluzioni Onu che proibiscono di far entrare armi nella regione del Darfur;
la minaccia di sanzioni o altre misure punitive, da inserire in una nuova risoluzione che condanni il Sudan per la situazione emergenziale nel Darfur, da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna non sembra aver trovato consenso nella Cina, Russia e Sudafrica;
le recenti aperture di Khartoum ad una maggiore presenza e peso militare internazionale appaiono limitate e più che altro tattiche e dilatorie;
il Governo italiano si è già dichiarato disponibile ad un impegno nella regione nei limiti delle proprie possibilità;
l'imminente periodo di siccità ed i continui incendi appiccati dai miliziani Janjaweed nei campi potrebbero rendere disastrosa la situazione senza una massiccia distribuzione del cibo;
impegna il Governo:
ad adoperarsi presso le sedi istituzionali internazionali e diplomatiche per sollecitare il dispiegamento di una forza di pace internazionale più consistente nel Darfur, soprattutto per consentire alle organizzazioni umanitarie internazionali di poter lavorare senza correre il rischio di essere depredate o peggio di vedere i suoi operatori uccisi come purtroppo già accaduto, dalle bande di ribelli;
ad evitare i rischi di una «somalizzazione» dell'area, richiamando le nazioni già impegnate ad un maggior senso di responsabilità ed obbligo morale nei confronti delle popolazioni inermi, e di fornire alle organizzazioni islamiche fondamentaliste un'occasione di proselitismo senza ostacoli nell'area;
ad adottare iniziative utili al potenziamento delle aree di assistenza per gli sfollati del Ciad, costretti ad abbandonare i loro villaggi lungo il confine dalle incursioni dei ribelli;
a sollecitare un maggior coinvolgimento dell'Unione africana per il rafforzamento della forza di pace internazionale Onu-Ua nella regione del Darfur e la definizione di una road map al fine di mettere fine nel breve periodo ad una tragedia umanitaria di dimensioni non più tollerabili;
ad accelerare la creazione di ulteriori fonti di acqua potabile (pozzi, impianti di depurazione, acquedotti) oltre a quelle già costruite o riparate grazie all'UNICEF, in vista della imminente siccità.
(1-00157)
«Volontè, Casini, Cesa, Adolfo, Ciro Alfano, Barbieri, Bosi, Capitanio Santolini, Ciocchetti, Compagnon, D'Agrò, D'Alia, De Laurentiis, Delfino, Dionisi, Drago, Forlani, Formisano, Galati, Galletti, Giovanardi, Greco, Lucchese, Marcazzan, Martinello, Mazzoni, Mele, Mereu, Oppi, Peretti, Romano, Ronconi, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Tucci, Vietti, Zinzi».
La Camera,
premesso che:
molteplici scritte minatorie contro la persona di Monsignor Bagnasco, recanti simboli riferibili ed associabili esclusivamente al terrorismo di sinistra, sono comparse nelle città italiane di Genova, Bologna, Napoli e Torino;
il presidente della CEI, Monsignor Angelo Bagnasco è stato vittima, negli ultimi tempi, di violente accuse da parte di molti esponenti della maggioranza di centro-sinistra, a causa delle opinioni espresse dall'Arcivescovo di Genova in tema di famiglia e sul correlato disegno di legge denominato Di.Co., approvato dal Consiglio dei Ministri e riguardante una nuova regolamentazione delle unioni di fatto;
a causa delle minacce ricevute, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana è stato costretto a sottoporsi ad un programma di protezione personale, posto in essere attraverso un servizio di scorta a lui dedicato;
in data 28 aprile 2007 l'Arcivescovo di Genova riceveva, presso la sede dell'arcivescovado, un plico postale contenente un bossolo, parte metallica espulsa da un'arma da fuoco dopo lo sparo, ed una foto di Monsignor Bagnasco ritagliata da un quotidiano sulla quale veniva apposto il simbolo della svastica, chiari e preoccupanti segnali dell'intenzione di elevare il livello della minaccia contro il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana;
in considerazione della gravità di tale inquietante messaggio minatorio, il servizio di protezione personale a tutela dell'alto prelato veniva intensificato;
in tale ultima occasione, il Presidente della Repubblica italiana, On. Giorgio Napolitano, sentiva l'obbligo di esprimere ufficialmente, a nome di tutto il
popolo italiano, i più sinceri sentimenti di solidarietà al Presidente della CEI;
le opinioni espresse dall'alto prelato non possono che considerarsi indirizzate esclusivamente ai credenti cattolici intenzionati a rispettare i principi ed i valori fondanti la religione cattolica, nel pieno e libero esercizio di un preciso mandato funzionale, legittimamente riconosciuto dai fedeli;
impegna il Governo:
ad esprimere ufficialmente piena solidarietà al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana per le intimidazioni e gli attacchi ricevuti, ritenendo tali atti non solo gravi minacce all'incolumità personale di Monsignor Bagnasco ma altresì un pericoloso vulnus al principio di libera espressione del pensiero, tutelato e garantito dalla Carta Costituzionale italiana;
ad attivarsi affinché nessun membro dell'Esecutivo si renda protagonista di episodi che in qualche modo contribuiscano ad alimentare il pericoloso clima di intolleranza, ormai dilagante nel Paese, in un momento in cui si ripresentano, minacciosi, inquietanti rigurgiti di un mai sopito terrorismo di sinistra.
(1-00158)
«Elio Vito, Bondi, Bertolini, Azzolini, Paoletti Tangheroni, Bernardo, Di Centa, Galli, Leone, Dell'Elce, Ravetto, Lainati, Giudice, Martusciello, Fasolino, Di Virgilio, Nardi, Rosso, Zanetta, Verro, Prestigiacomo, Milanato, Zorzato, Gioacchino Alfano, Cicu, Brusco, Giuseppe Fini, Adornato, Della Vedova, Campa».
Risoluzione in Commissione:
La VI Commissione e la XIII Commissione,
premesso che:
l'agricoltura italiana sta attraversando una fase di forti difficoltà riconducibili a cause di carattere strutturale, quali la siccità, l'adeguamento a norme comunitarie sempre più stringenti, l'inevitabile ricambio generazionale; a tali problemi si aggiungono l'elevato livello degli oneri connessi alla produzione e la complessità degli adempimenti burocratici previsti per chi pratichi, a qualunque titolo, attività agricole;
in relazione ad ambedue i profili sopra evidenziati, particolarmente pesanti appaiono gli effetti delle disposizioni di cui ai commi 33 e 34 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006 e modificato, da ultimo, dalla legge n. 296/2006 (Legge Finanziaria 2007), con le quali è stato consentito all'Agenzia del Territorio di attribuire nuovi redditi ai terreni oggetto di variazioni colturali;
le disposizioni richiamate comporteranno infatti un notevole e improvviso aggravio per quanto concerne l'imposizione fiscale sul settore (si stimano infatti incrementi medi del 30 per cento per Irpef ed ICI); suscitando una forte preoccupazione tra tutti gli agricoltori;
in sede di applicazione l'Agenzia del Territorio ha aggiornato la banca dati del Catasto Terreni sulla base del contenuto delle dichiarazioni, presentate dai soggetti interessati nell'anno 2006 ai fini dell'erogazioni dei contributi agricoli, messe a disposizione dall'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura); a tal fine le variazioni catastali sono state effettuate in modo automatico, riconducendo le circa 700 specie colturali presenti nelle dichiarazioni AGEA alle sole 100 qualità di coltura previste dal catasto dei terreni; ciò ha provocato in moltissimi casi un forte aumento dei redditi agrari e dominicali (vengono segnalati casi in Sicilia di aumenti anche di mille volte), ma soprattutto un'errata attribuzione della qualità di coltura, con evidenti sperequazioni: emblematico è il caso del pomodoro da industria, coltura notoriamente avvicendata con i seminativi, che è stato classificato
orto irriguo con la triplicazione (e in alcuni casi addirittura oltre) delle tariffe d'estimo o anche della barbabietola da zucchero alla quale è stata assegnata la qualità di seminativo irriguo (quando è noto che si fa normalmente senza l'ausilio dell'irrigazione);
l'Agenzia del Territorio ha riconosciuto la possibile presenza di errori nell'attribuzione della nuova qualità di coltura, caso che si verifica quando quest'ultima - attribuita automaticamente - non corrisponde con quella praticata e attesa dai soggetti interessati, e pertanto ha messo a disposizione degli utenti un servizio che consente di verificare la qualità di coltura attribuita alla singola particella che è stata sottoposta all'aggiornamento automatico e, se necessario, di ricalcolare i redditi in base alla qualità colturale che l'interessato ritiene corretta;
nonostante tale possibilità è comunque necessario che i soggetti interessati presentino richiesta di rettifica in autotutela, mediante un apposito modello, agli Uffici Provinciali competenti, o comunque procedere con il ricorso alla Commissione Tributaria, con ulteriore aggravio di costi per il contribuente;
la ristrettezza dei tempi a disposizione degli agricoltori per il rispetto degli adempimenti fiscali a loro carico, avvicinandosi il termine per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, rende vano il ricorso a strumenti di autotutela od alle Commissioni tributarie competenti;
risulta inoltre dalle organizzazioni professionali agricole che non sarebbe state prese in considerazione l'eventuale variazione in diminuzione delle tariffe d'estimo, nel caso in cui all'AGEA sia stata dichiarata una coltura a minore redditività rispetto a quella risultante al Catasto e che gli errori rappresenterebbero almeno il 20 per cento delle particelle sottoposte a variazione;
i nuovi redditi attribuiti producono effetti fiscali dal 1o gennaio 2006, con effetto retroattivo, non tenendo in alcun conto lo statuto dei contribuente secondo cui l'irretroattività delle norme tributarie costituisce principio generale del nostro sistema tributario, come affermato più volte dalla Corte di Cassazione (Sentenza del 2 aprile 2003 n. 5015, Sentenza del 13 giugno 2002 n. 8415, Sentenza del 14 aprile 2004 n. 7080);
la modifica degli estimi catastali produce effetti non solo ai fini delle imposte sui redditi, ma anche tra le altre - ed in modo significativo - sull'Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) e sulla previdenza (Contributi agricoli di Coltivatori diretti, IAP ecc,) e quindi aggraverà la posizione economica di molte famiglie agricole, soprattutto nelle fasce più basse della popolazione;
non si ha in alcun modo l'intenzione di contestare l'obiettivo della misura di cui alla legge n. 286 del 2006, che anzi si condivide essendo fondamentalmente quello di una maggiore equità fiscale, bensì il modo e i termini temporali di applicazione della stessa, soprattutto all'avvicinarsi delle scadenze fiscali;
impegnano il Governo:
adottare un'azione di semplificazione e alleggerimento degli oneri che gravano sui produttori agricoli e, in particolare, a differire al 1o gennaio 2007 il termine previsto dall'articolo 2, comma 34, del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006;
ad introdurre nell'aggiornamento dei Catasto terreni anche le eventuali variazioni in diminuzione riscontrate sulla base delle dichiarazioni presentate all'AGEA;
a coinvolgere, nella fase di definizione di misure che hanno un impatto rilevante sull'agricoltura italiana, le organizzazioni e associazioni rappresentative della produzione agricola e, in particolare, a prevedere, per il futuro, forme di aggiornamento
delle scritture catastali concordate con tali organizzazioni e associazioni;
ad individuare e porre in essere interventi idonei a rafforzare in modo permanente la competitività delle aziende agricole del Paese, anche al fine di compensare gli effetti negativi dell'aggravio fiscale determinato dalle disposizioni recentemente introdotte.
(7-00172)
«Misuraca, Gioacchino Alfano, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo, Carlucci».