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Allegato B
Seduta n. 154 del 9/5/2007
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INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
tra i principi fondamentali della Costituzione, all'articolo 4 secondo comma, è sancito «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Successivamente l'articolo 13 sancisce «La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge». L'articolo 14 comma secondo afferma «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;
la circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2 febbraio 2001 n. 1, per la produzione normativa dispone che «Quanto alla precisione, le disposizioni individuano, in modo chiaro, i fatti giuridici oggetto di regolazione, gli effetti che ad essi si connettono, definiscono in modo univoco le situazioni soggettive, attive e passive, che ne derivano, evitano formulazioni dal significato incerto o non pienamente capaci di garantire la corrispondenza dell'elemento disciplinato al nomen juris utilizzato»;
nel tenore del recente decreto contro la violenza negli stadi infatti non è oggettivamente riscontrabile, così come nelle determinazioni assunte dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive dell'Interno in materia, cosa debba esattamente intendersi per qualsiasi altro materiale
assimilabile a striscioni e bandiere, compreso quello per le coreografie, quali le dimensioni massime degli stessi e in quale luogo o distanza i fatti di cui all'articolo 3 ed all'articolo 7 debbano intendersi commessi. Ciò lascia ampi margini d'incertezza nell'esatta individuazione da parte del fruitore della manifestazione calcistica di ciò che è vietato o consentito, affidando alla mera discrezione delle forze dell'ordine l'applicazione della legge;
alle società sportive inoltre viene lasciata ampia discrezionalità nel vaglio preliminare delle richiesta da inoltrare successivamente al Dirigente del G.O.S. o all'ufficio del Gabinetto del Questore per il rilascio del nulla osta;
ne consegue che, in astratto, dette società sportive possono inoltrare all'Autorità le richieste di nulla osta a seconda dei propri interessi politici, religiosi ed economici, comunque personali, e che la pubblica amministrazione gode di un potere discrezionale meramente soggettivo nel rilascio del provvedimento autorizzatorio, con grave lesione dei doverosi principi di correttezza, trasparenza ed imparzialità che ne regolamentano la funzione;
ciò risulta essersi verificato in occasione della partita di calcio Taranto-Ancona del 29 aprile 2007 quando in luogo pubblico, distante dallo stadio ove si doveva svolgere la competizione, un gruppo di pacifici tifosi, tra cui bambini, è stato avvicinato da una pattuglia della Polizia di Stato la quale ha effettuato l'identificazione personale di soggetti per poi, come da intenzioni manifestate, procedere all'irrogazione delle sanzioni, in quanto essi avrebbero indossato magliette con stampato, nella parte frontale, l'articolo 21 della Costituzione italiana ritenute, anche dagli agenti della Digos chiamati a riforzo, integrare fattispecie proibite;
risulta agli interpellanti che nell'occasione le Forze dell'Ordine hanno cercato di impedire le riprese fotografiche di quanto stava accadendo invocando un imprecisato divieto. Un agente in borghese seduto nell'autovettura di pattuglia, intervenuto nel colloquio, ha rifiutato di fornire le proprie generalità richieste espressamente dall'avvocato intervenuto. Solo a seguito di chiarimenti avuti tra il legale, chiamato dai tifosi e l'ispettrice Capo pattuglia, si sono evitati, così come confermato dall'Ispettrice, i provvedimenti sanzionatori di cui al citato decreto;
la disomogeneità nell'applicazione del decreto-legge n. 8 del 2007 ha comportato, nei confronti dei tifosi del Potenza Calcio, «rei» di aver indossato delle magliette bianche con scritto il medesimo articolo della Costituzione durante la partita del 28 aprile 2007, secondo quanto riportato anche dalla stampa, il procedimento di identificazione degli stessi da parte della Questura di Potenza in attesa di valutare i provvedimenti da adottare -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di tale situazione e di tali episodi che contrastano palesemente con l'articolo 2-bis del decreto-legge citato, convertito con modificazioni dalla legge 4 luglio 2007, n. 41;
quali azioni intenda intraprendere per evitare la discrezionalità nell'applicazione del decreto-legge in questione, che va a discapito dei diritti costituzionalmente tutelati di cittadini e cittadine.
(2-00520)
«Duranti, Mascia, Franco Russo, Smeriglio, Daniele Farina, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Lombardi, Deiana, Perugia, Mantovani, Khalil detto Alì Rashid, Caruso, De Cristofaro, Acerbo, Rocchi, Cacciari, Burgio, Cannavò, Migliore, Pegolo, De Simone, Folena, Frias, Andrea Ricci, Mungo, Dioguardi, Olivieri, Cardano, Falomi».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
ANGELO PIAZZA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la zona universitaria, nel centro della città di Bologna, è di straordinario pregio architettonico e artistico, con forte densità di popolazione residente e un tempo caratterizzata dalla presenza di numerose e qualificate attività economiche;
tale zona, ed in particolare la piazza Verdi e l'area circostante, da anni versa in un sempre più allarmante degrado, nel quale fioriscono attività criminali che minano gravemente la sicurezza dei cittadini, dei residenti e di chi svolge in loco la propria attività economica, di lavoro o di studio;
sempre più spesso i mezzi di informazione riportano notizie dei gravissimi fatti che quotidianamente avvengono nella zona, dal disordine nelle ore notturne che impedisce agli abitanti ogni forma di riposo, alle molestie, violenze rapine, scippi e spaccio di droga; ciò da ultimo in particolare con numerosi e documentati articoli del principale quotidiano della città e trasmissioni televisive, anche della Rai, che hanno dato ampio spazio alle proteste sempre più esasperate degli abitanti -:
quali interventi il Ministro intenda adottare per risolvere con tempestività ed efficacia la gravissima situazione dell'area universitaria di Bologna, che pone a forte rischio la sicurezza dei cittadini e l'ordine pubblico in una delle zone più importanti della città;
quali strumenti, tra quelli previsti in via straordinaria a garanzia della sicurezza nelle principali realtà urbane dai recenti accordi stipulati tra Ministero e sindaci delle grandi città, il Ministro intenda destinare per gli interventi a tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza nella città di Bologna, con riguardo in particolare agli evidenziati problemi dell'area centrale universitaria della stessa città.
(5-01010)
FRIAS e MASCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie apparse sulla stampa locale di Terni in data 24 febbraio 2007, fu fatta, da parte degli agenti dell'ufficio immigrazione della questura di Terni, una «retata» che si concluse con il fermo di 34 persone prive del permesso di soggiorno;
tra questi vi erano tre cittadini albanesi e due marocchini che furono accompagnati direttamente alla frontiera; due donne moldave, che lavoravano come «lavoratrici della cura» e che erano in attesa del permesso di soggiorno, le quali vennero condotte al CPT di Roma, un cittadino turco inviato al CPT di Lamezia Terme;
agli altri 25 venne consegnato l'ordine di espulsione dal nostro Paese, da effettuarsi entro tre giorni;
tra questi vi erano dei bulgari, il cui Paese è entrato dal 1o gennaio 2007 nella Comunità europea, 12 cittadini iracheni, cinesi, tunisini, pakistani;
tale episodio si inserisce in un'azione costante di controllo da parte dell'ufficio immigrazione della Questura di Terni che è sicuramente un fattore positivo ma che, secondo quanto denunciano alcune associazioni del volontariato cattolico e laico che si occupano dei problemi dei migranti della città di Terni, sembrerebbe essere troppo «frettolosa e sommaria» in merito all'emissione di decreti di espulsione non legati a condanne penali né a fenomeni di criminalità -:
in base a quali criteri, siano stati presi i provvedimenti in oggetto e in particolare, per quale motivo non siano state approfondite le indagini nei confronti delle cittadine moldave che erano in attesa di permesso di soggiorno e per quale motivo sia stato ratificato il foglio di espulsione
nei confronti dei cittadini bulgari, facenti parte a tutti gli effetti della Comunità europea;
se siano stati effettuati gli accertamenti necessari per verificare, in particolar modo per quanto riguarda i cittadini iracheni, eventuali richieste di asilo politico.
(5-01011)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal 1986 presso il Residence Prealpino sito nel comune di Bovezzo (Brescia) in via canossi 5/A è andata sviluppandosi e consolidandosi una situazione di sovraffollamento di immigrati extracomunitari, originariamente in larga misura di nazionalità senegalese;
nel corso di questi il Residence Prealpino è diventato luogo di «prima accoglienza» per circa 20.000 immigrati senegalesi sia regolari che, in gran parte, clandestini;
il residence ha conosciuto in questi anni un gravissimo degrado, dovuto anche ad un sovraffollamento che ha raggiunto punte anche di 800-850 unità dislocate in 164 tra monolocali e bilocali in grado di ospitare non più di 200 unità;
la questione è stata più volte oggetto di approfondimento da parte del comune di Bovezzo e dei Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza presso la Prefettura di Brescia che non hanno sortito alcun risultato;
il 23 gennaio 1990 il comune di Bovezzo ha emanato un'ordinanza di sgombero nella quale si dichiara la inabitabilità del fabbricato che non è mai stata eseguita. Stessa sorte hanno seguito le altre ordinanze volte a salvaguardare l'incolumità degli ospiti, degli abitanti della zona oltre che ripristinare la legalità;
il comune di Bovezzo dal 1998, in accordo con la regione Lombardia, ha partecipato al bando relativo ai «contratti di quartiere» indetto con decreto ministeriale dei lavori pubblici dei 22 ottobre 1997 al fine di recuperare risorse finalizzate alla ristrutturazione e risanamento dei locali del Residence Prealpino;
il comune di Bovezzo, pur risultando quinto nella graduatoria relativa al bando suddetto, non ha mai ottenuto i finanziamenti relativi al bando poiché i finanziamenti hanno riguardato a data aprile 2001 solo i primi tre comuni in graduatoria (Firenze, Milano e Venezia);
la situazione igienico-sanitaria riscontrata nei sopralluoghi effettuati dal 1987 ad oggi dalla competente autorità sanitaria di Gardone Valtrompia nel Residence Prealpino di Bovezzo è documentata da numerose relazioni dettagliate che sono così riassunte: «Fin dai primi sopralluoghi si è evidenziato il sovraffollamento della struttura che in monolocali di 18 mq in condizioni igieniche assai scadenti ospitava anche 6 persone. Nelle stanze è presente un angolo cottura con aspiratore a filtro del tutto insufficiente a garantire un adeguato ricambio d'aria. I servizi igienici sono tutti sprovvisti di aperture e gli aspiratori del tutto inadeguati. La pulizia delle stanze e delle parti comuni scarsa. Le stanze vengono affittate a due o tre persone ma non esiste alcun controllo o registrazione su chi entra e vi pernotta. Lungo i corridoi sono visibili letti e materassi utilizzati presumibilmente per il riposo notturno. Frequenti allagamenti del cortile esterno o del piano seminterrato dovuto ad acque nere. Atrio, scale parti comuni ispezionate si trovano in uno stato di estremo degrado e sporcizia. Pavimenti sconnessi. Pareti scrostate e tappezzeria strappata. Sacchi d'immondizia nei corridoi. Sporcizia e rifiuti ovunque stracci, immondizie, indumenti e mozziconi di sigarette disseminati ovunque. Sovraffollamento in quasi tutti i locali. Presenza di insetti in grande quantità. Muffa sulle pareti soprattutto nei bagni. Sporcizia indescrivibile. Lenzuola sporchissime. Le relazioni dell'ASL hanno evidenziato tra i problemi di sanità pubblica di rilievo
prioritario nel territorio la situazione ambientale e sanitaria degli abitanti il Residence Prealpino, la frequente segnalazione di casi di tubercolosi polmonare e altre malattie infettive anche se in numero minore in tale popolazione;
nel corso di tutti questi anni è risultato essere un centro di accoglienza e smistamento per immigrati extracomunitari, soprattutto di nazionalità senegalese, caratterizzato da un elevato turn over di persone residenti come confermato dalla relazione datata agosto 1991 l'ASL che, oltre a ribadire la gravità della situazione, denuncia l'incapacità di registrare e monitorare la popolazione del Residence e, di conseguenza, l'impossibilità di calcolare la prevalenza o la incidenza della tubercolosi in tale comunità;
nella stessa relazione dell'ASL la situazione del Residence viene definita «una grave emergenza di sanità pubblica» e «i casi conclamati delle malattie segnalate fanno ritenere una possibile presenza di portatori sani, fonti perenni ed incontrollate di contagio»;
tutte le relazioni terminavano con la richiesta all'Amministrazione comunale da parte dell'ASL di interventi urgenti, mai effettuati, per ripristinare le minime condizioni igienico-sanitaria;
i controlli effettuati dai Vigili del Fuoco di Brescia, l'ultimo in data 6 settembre 2006, hanno rilevato la pericolosità della struttura con fili elettrici volanti e scoperti, sovraffollamento, presenza di materiale combustibile, impianti elettrici non a norma, nessun estintore, la vecchia autorimessa trasformata in locali commerciali per la vendita al dettaglio di vari oggetti. I sopralluoghi hanno rilevato negli anni un sempre maggiore degrado e pericolosità della struttura;
la gravità della situazione è stata confermata nella notte tra il 10 e l'11 aprile 2004 quando si è propagato un incendio (dovuto a cause accidentali ovvero uso incauto di fiamma libera) che ha interessato alcuni degli appartamenti della scala B del Residence che ha reso impraticabili gli appartamenti n. 312-316;
alla grave situazione igienico-sanitaria si aggiunge la condizione di perenne legalità come dimostrano i fatti di cronaca degli ultimi anni che hanno visto protagonisti soprattutto i senegalesi occupanti il Residence Prealpino. I numerosi blitz hanno portato al sequestro di ingenti quantità di merce contraffatta, materiale rubato, alla scoperta di una stamperia di documenti falsi, all'arresto di clandestini presenti nella struttura;
per esempio nel corso del 2003 e del 2004 è stato intensificato il controllo delle forze di polizia e dei carabinieri al fine di identificare immigrati clandestini ed arginare fenomeni di illegalità ma nonostante gli interventi di controllo e repressivi, il Residence versa in una condizione inaccettabile per i rischi altissimi per l'incolumità e l'ordinato vivere civile per i residenti nei comuni interessati di Bovezzo e della confinante Brescia;
all'interno e all'esterno del Residence è stato più volte denunciato e documentato lo spaccio di droga;
la situazione ad oggi del Residence Prealpino appare gravemente degradata sia a causa delle diffuse forme di illegalità presenti sia a causa dello stato precario e quindi ad alta pericolosità dei locali, non conformi ed idonei ad ospitare una quantità così elevata di persone;
numerosi residenti dell'area limitrofa al Residence Prealpino hanno più volte denunciato tali episodi di illegalità (in particolare spaccio di sostanze stupefacenti) fornendo alle forze dell'ordine materiale audiovisivo contenente tali atti;
in data 26 febbraio 2007 è stato siglato un protocollo d'intesa tra Regione, Aler, Provincia, Comunità Montana, Comune di Brescia e comune di Bovezzo per lo sgombero, dell'edificio e la sua trasformazione in edilizia residenziale pubblica (finanziata interamente dalla regione Lombardia). Ai tavoli che hanno portato
alla sottoscrizione del protocollo erano, inoltre, presenti il Prefetto dottor Paolo Tronca e rappresentanti della comunità Senegalese. Il primo passo verso il recupero dovrebbe assicurare la chiusura delle attività commerciali abusive entro il 31 maggio 2007. Secondariamente ai 179 abitanti della struttura censiti dal comune di Bovezzo verranno assegnati appartamenti messi a disposizione dagli enti firmatari il protocollo;
in data 18 marzo 2007 i residenti del Residence Prealpino dichiaravano alla stampa di sconfessare il Protocollo d'Intesa;
in data 5 maggio 2007 un giornale locale (Il Brescia) riportava di un incontro tenutosi tra il Prefetto dottor Paolo Tronca ed alcuni rappresentanti della comunità Senegalese del Residence Prealpino. Il Prefetto avrebbe rimesso in discussione il Protocollo d'Intesa siglato invitando i residenti del Residence Prealpino ad effettuare un «nuovo censimento interno» secondo l'interrogante sconfessando di fatto l'operato svolto dal comune di Bovezzo -:
quali iniziative il ministero dell'interno ed il Governo intendano adottare, per affrontare e risolvere la non più eludibile situazione creatasi presso il Residence Prealpino sito nel comune di Bovezzo;
quali concreti intendimenti il Governo abbia maturato in relazione ai rischi di ordine pubblico connessi al sovraffollamento dello stabile e al degrado in cui versa, anche considerata la mancata esecuzione della ordinanza di sgombero e della impocrastinabile necessità di procedere ad un progressivo svuotamento dello stabile finalizzato ad un rapida riqualificazione dello stabile;
se non ritenga inaccettabile che il Governo, anche nelle sue articolazioni periferiche, non abbia ancora individuato una soluzione definitiva di una vicenda che si trascina da quasi venti anni;
in quali tempi e con quali atti intenda procedere per dare certezza e serenità ai cittadini coinvolti.
(5-01016)
BARATELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni il Comando Provinciale Carabinieri di Rovigo ha avviato la procedura per il trasferimento del Comando Compagnia Carabinieri di Castelmassa nella sede individuata nel Comune di Occhiobello, località questa ritenuta in posizione strategica migliore ai fini dell'efficacia e funzionalità dei servizi da assicurare nel territorio di competenza del Comando;
il nuovo Comando di Compagnia troverebbe ubicazione in uno stabile che l'Amministrazione Comunale di Occhiobello, già proprietaria dell'immobile sede dell'attuale Stazione Carabinieri di Occhiobello, si impegna a costruire allo scopo, fra l'altro, di farvi confluire il suddetto comando di Stazione;
il Comando Generale dell'Arma ha approvato, già nel 2003, il progetto redatto dall'Amministrazione Comunale di Occhiobello per la costruzione dello stabile in questione;
con nota 31 ottobre 2003 l'Amministrazione Comunale di Occhiobello ha accettato di concedere in comodato d'uso gratuito per cinque anni il nuovo immobile da adibire a sede dell'attuale Comando Compagnia di Castelmassa nonché del Comando Stazione di Occhiobello, alla luce delle istruzioni contenute nella ministeriale telegrafica n. 600/C/CC/Segr. del 14 febbraio 2003 relativa alla provvisoria disciplina delle locazioni di nuovi immobili da destinare alla Polizia di Stato e all'Arma dei Carabinieri;
con note dell'UTG di Rovigo del 24 marzo 2003 (prot. N. 396/3o Settore) e 19 novembre 2003 (pari protocollo) il Prefetto di Rovigo ha chiesto al Ministero dell'Interno, Dipartimento della P.S. - Dir. Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici e della Gestione Patrimoniale Serv. A.F.P. - Div. 2oCC-Sez.2o, di fornire la prescritta Autorizzazione al fine di consentire l'avvio della procedura di appalto per la costruzione dell'immobile da parte della Amministrazione
Comunale di Occhiobello per il quale in data 29 novembre 2004 è stato chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti, che ha già espresso una adesione di massima, un mutuo per complessivi euro 3.070.000,00;
con nota 8 febbraio 2005 il Direttore Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici e della Gestione Patrimoniale, interpellato dal sottoscritto interrogante in relazione alle richieste dell'UTG di Rovigo per le quali non era intervenuta risposta, ha fatto conoscere che in ottemperanza alle nuove disposizioni impartite dal Capo della Polizia con circolare 12 maggio 2004, la costruzione del nuovo stabile potrà essere consentita a condizione che «il nuovo immobile venga concesso in comodato gratuito per 5 anni senza alcun impegno sulla futura locazione, ovvero ad invarianza di spesa rispetto agli oneri in atto sostenuti»;
l'Amministrazione Comunale di Occhiobello, sensibile ai temi della sicurezza dei cittadini, ha già impegnato importanti risorse per la redazione del progetto e ritiene di essersi già impegnata considerevolmente con la concessione del nuovo immobile in comodato gratuito per cinque anni; le nuove condizioni poste, quali la non assunzione di alcun impegno per la futura locazione ovvero una invarianza di spesa rispetto agli oneri in atto sostenuti pari a euro 59.392,56, impediscono di fatto la realizzazione di una iniziativa ritenuta dallo stesso Comando Provinciale dei Carabinieri importante ai fini della efficacia e funzionalità dei servizi da garantire al territorio -:
se non ritenga opportuno, in considerazione del fatto che l'iniziativa di cui trattasi è stata programmata ben prima delle disposizioni di cui alla circolare 12 maggio 2004 del Capo della Polizia, in considerazione dell'ingente impegno economico di cui si farebbe carico l'Amministrazione Comunale consistente non solo nella concessione della nuova caserma in comodato gratuito per cinque anni ma anche nel dover far fronte agli oneri di manutenzione dell'immobile stesso, in considerazione della importanza della iniziativa ai fini della sicurezza dei cittadini e del territorio in questione, cassare nella fattispecie considerata, la condizione di invarianza di spesa prevedendo un canone di locazione, a decorrere dal sesto anno, correttamente rapportato alle caratteristiche dell'immobile progettato.
(5-01017)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella serata di domenica 29 aprile 2007 Montecatini Terme è stata nuovamente al centro di un grave evento di criminalità in quanto, al termine di una sanguinosa rissa tra cittadini albanesi, è stato ucciso un giovane lavoratore extracomunitario residente a Prato;
tale nuovo accadimento testimonia la gravità della situazione della sicurezza a Montecatini Terme, come più volte sottolineato dall'interrogante, con enormi risvolti negativi per il turismo e l'economia termale del Comune nonostante gli sforzi e le politiche mirate attuate in questi anni dal Sindaco e dalla Giunta Comunale -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere in termini di potenziamento della presenza delle forze dell'ordine e della complessiva capacità di contrasto dello Stato nei confronti della criminalità a Montecatini Terme.
(4-03560)
CAMPA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il problema delle «stragi del sabato sera» è divenuto ormai una grave piaga nel nostro Paese, e rappresenta la prima causa di morte tra i giovani;
negli ultimi dieci anni hanno perso la vita, nelle notti del week end, circa 8000 persone di età compresa tra i 18 ed i 30 anni e decine di migliaia hanno subito
lesioni permanenti. Tali incidenti costituiscono il 43,3 per cento del totale dei sinistri notturni e producono quasi la metà dei morti e dei feriti che restano sulla strada di notte;
visto che secondo stime condotte in altri Paesi europei almeno il 30/35 per cento degli incidenti stradali è correlato all'assunzione di alcolici, ci si è resi conto che in Italia si compiono solo 200 mila verifiche antialcol l'anno, che - rispetto ai 35 milioni di patentati italiani - equivale a dire che esiste una possibilità di controllo ogni 175 anni. Tutto ciò a fronte di una media europea che tocca il 16 per cento (38 per cento nei paesi più severi): in Francia, ad esempio, si effettuano 7/8 milioni controlli l'anno, in Spagna 3/4 milioni;
il Governo, spaventato dalla situazione, non è però riuscito ad andare oltre all'approvazione definitiva del «Piano nazionale alcol e salute», voluto dal ministro della salute, onorevole Livia Turco; all'atto di indirizzo sulla sicurezza stradale, approvato recentemente dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dei trasporti, onorevole Alessandro Bianchi; all'impegno assunto dal ministro dell'interno, onorevole Giuliano Amato, di quintuplicare il numero dei controlli su strada, portandoli da 200 mila a 1 milione entro quest'anno;
un programma velleitario dal momento che, in particolare, la Polizia Stradale del Veneto, primo fondamentale tassello nel processo di attuazione delle misure adottate, oltre a ritrovarsi gravemente carente di volanti e di risorse finanziarie, non può effettuare i dovuti controlli, in quanto gli etilometri ad oggi in uso non possono essere né revisionati né eventualmente riparati poiché i capitoli su cui gravano le relative spese sono desolatamente vuoti -:
quali iniziative intendano adottare per risolvere la grave carenza di «volanti» e di fondi destinati alla manutenzione e revisione degli etilometri a disposizione della Polizia Stradale del Veneto, cosicché sia garantita una maggiore sicurezza ai cittadini e al paese, e allo stesso tempo si impedisca che altri ragazzi perdano la vita o se la rovinino sull'asfalto.
(4-03562)
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
attualmente in Italia, esiste una palese discriminazione tra allievi vice ispettori della polizia di Stato e allievi marescialli/ispettori dell'Arma dei carabinieri e della guardia di Finanza, che non trova alcuna giustificazione se non in una discrepanza normativa;
gli allievi vice ispettori della polizia di Stato, infatti, seguono un corso di formazione della durata di 18 mesi durante i quali sono inquadrati con lo status giuridico (e, conseguentemente, retributivo/contributivo) dell'allievo, così percependo una somma pari ad 907,90 euro mensili, in cui non sono compresi i contributi di legge, in quanto il rapporto di impiego si perfeziona solo al termine del corso attraverso la nomina a vice ispettore, previo superamento degli esami finali;
laddove, poi, per vari motivi (malattie, infortuni, eccetera) gli allievi superino il limite di 90 giorni di assenza durante la frequenza del corso, non potranno più proseguire il corso ed anzi verranno automaticamente dimessi dallo stesso, così perdendo un'opportunità di lavoro faticosamente guadagnata con lunghe e difficili selezioni concorsuali;
al contrario, gli allievi dell'Arma dei carabinieri e della guardia di Finanza dopo i primi sei mesi di corso raggiungono il ruolo e la qualifica minima di carabiniere/finanziere, con retribuzione netta di circa 1.250 euro, più i contributi assistenziali e previdenziali; qualora, poi, durante il corso superino i 90 giorni di assenza previsti per legge, nulla sarebbe loro precluso in quanto è prevista la possibilità di ripetere l'anno del biennio al quale si riferiscono le assenze;
attualmente è in corso di svolgimento presso l'Istituto per sovrintendenti e di perfezionamento per ispettori di Nettuno l'8o corso per vice ispettori della polizia di Stato e forte è il malcontento degli allievi partecipanti per le discriminazioni -:
quali motivi ostativi impediscano l'equiparazione sostanziale, oltre che formale, degli allievi vice ispettori della polizia di Stato agli allievi dell'Arma dei carabinieri e della guardia di Finanza, che pur svolgono le stesse funzioni, e quali azioni intenda nell'immediatezza adottare per far sì che i partecipanti al corso in svolgimento non siano ingiustamente, penalizzati rispetto ai colleghi, carabinieri e finanzieri.
(4-03563)
GIUDITTA e FABRIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi il comune di Carinaro, in provincia di Caserta, è stato scosso da una serie di avvenimenti preoccupanti che devono indurre ad una seria riflessione;
in particolare, episodi come la scritta intimidatoria apparsa sui muri della scuola elementare («la camorra non perdona...»), l'accoltellamento di due minorenni all'uscita da una festa, il colpo di pistola sparato da ignoti contro il vetro della guardiola della scuola media, le sempre più frequenti rapine ai ragazzi di ciclomotori, gli scippi agli anziani e diversi furti in abitazioni private, dimostrano che la violenza si sta espandendo a ritmi vertiginosi anche in questa zona della Campania, che fino ad ora ne era stata interessata solo marginalmente;
la tendenza della camorra a regolare ogni ambito d'illegalità fa sì che il suo raggio d'azione si estenda in misura direttamente proporzionale al progressivo venir meno di punti di riferimento sociali, istituzionali e culturali, e per questo va combattuta con tutti i mezzi, per porre un freno al grande degrado sociale e al disprezzo per la legalità che essa porta con sé in una delle regioni culturalmente e paesisticamente più ricche del nostro Paese;
il questore di Caserta Carmelo Casabona, recandosi in visita agli alunni della scuola media colpita dal grave episodio di cui sopra, ha affermato che «Come istituzioni e forze dell'ordine abbiamo lottato ma, purtroppo, non siamo riusciti a dare un taglio netto a tali fenomeni», un'affermazione che sembra quasi una rassegnata «resa» a quella che è una delle piaghe che da tempo immemorabile affliggono la Campania;
le istituzioni, tanto a livello locale che nazionale, non possono permettersi una tale resa, e devono invece attivarsi con tutte le loro forze per arginare il dilagare della criminalità organizzata non solo in Campania, ma in tutto il Paese, impedendo che estese porzioni del territorio nazionale cadano nelle mani di individui senza scrupoli;
solo con una presenza attiva e costante delle istituzioni sarà infatti possibile infondere ai cittadini un maggior senso di sicurezza e di protezione che li incoraggi ad abbandonare logiche omertose e li spinga ad opporsi ad ogni forma di violenza e di oppressione -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, al fine di contrastare il proliferare di episodi di violenza e di illegalità nel comune di Carinaro e in tutta la Campania, soprattutto di quelli legati alla camorra e alla criminalità organizzata.
(4-03568)