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Allegato A
Seduta n. 16 del 29/6/2006
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(Sezione 7 - Iniziative per l'approvazione di modifiche allo statuto della Croce rossa italiana per la valorizzazione del personale dipendente di ruolo e per l'inserimento del personale precario)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della salute e dell'economia e finanze, per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana è tornata a essere un ente di diritto pubblico, e specificatamente «ente pubblico non economico», a seguito della modifica dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 613 del 1980, introdotta nell'anno 1995, anche se tale ritrovata natura pubblica non è stata sufficiente né a chiarire né a individuare quale ruolo giuridico e quale autonomia competerebbero
alla Croce rossa italiana, in funzione di tutte le attività che ha svolto e continua a svolgere in relazione al servizio sanitario nazionale;
la storia amministrativa degli ultimi vent'anni della Croce rossa italiana ha visto quasi sempre la presenza di un regime commissariale, mirato soprattutto a mettere in atto modifiche statutarie capaci di contemperare la struttura pubblica dell'ente con la sua dimensione associativa e volontaristica. Neanche i quattro anni di gestione ordinaria, dopo i circa tre anni di commissariamento dell'onorevole Garavaglia dal 1995 al 1998, hanno portato chiarezza nelle relazioni tra il volontariato e le funzioni svolte dalla Croce rossa italiana quale ente pubblico non economico con prerogative tanto peculiari;
la recente azione di commissariamento svolta dall'avvocato Maurizio Scelli è stata prevalentemente imperniata sulla partecipazione della Croce rossa italiana alla missione militare in Iraq, con iniziative connesse alla condizione bellica esistente in quel territorio - ospedali a Baghdad e Nassiriya, interventi in favore degli ostaggi -, iniziative che hanno conferito visibilità all'opera della Croce rossa italiana presso l'opinione pubblica e rilevanza mediatica all'operato di Scelli;
l'ennesima modifica statutaria adottata durante la gestione commissariale di Scelli, secondo gli interpellanti, si è rivelata ancora più inadeguata della precedente, in quanto non ha influito sulle condizioni strutturali dell'operatività del servizio svolto dalla Croce rossa italiana nella sua qualità di ente pubblico, ma ha piuttosto aggravato le difficoltà del personale dipendente e ha reso ancora più problematica la condizione di quei lavoratori che presso la Croce rossa italiana svolgono un lavoro precario;
l'attuale statuto, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 97 del 6 maggio 2005, non contiene deleghe di funzione per l'ente, ribadendo in questo modo 1a natura convenzionale dei compiti da svolgere in ausilio all'attività del servizio sanitario nazionale, mettendo la Croce rossa italiana - nella sua azione di intervento sul territorio - alla stregua di una qualsiasi associazione di volontariato e ponendola in concorrenza con altre organizzazioni, tanto che, malgrado un glorioso passato ultracentenario, l'ente ha perduto molte delle competenze che prima svolgeva in via esclusiva, fino al punto di vedersi costretto a «questuare» funzioni ausiliarie al servizio sanitario nazionale al fine di giustificare la natura pubblica che gli compete;
sul fronte della convivenza tra la struttura pubblica con i suoi dipendenti e la forma associativa cui fa capo il personale volontario, l'attuale statuto non solo non ha apportato i benefici e i chiarimenti auspicabili anche in merito al rapporto con il servizio sanitario nazionale, ma al contrario ha contribuito ad acuire il conflitto con la struttura associativa costituita dai volontari, che durante il commissariamento di Scelli si è dilatata in forma parossistica;
in merito giova ricordare che la Croce rossa italiana è governata, sia a livello periferico che al centro, dai soli rappresentanti del mondo del volontariato e che la totalità dei consiglieri locali, provinciali, regionali e nazionali, compresi i presidenti, è espressione del mondo del volontariato, il quale, per sua essenziale prerogativa, si muove al di fuori delle regole e dei vincoli a cui deve attenersi un ente di diritto, sia privato che pubblico;
in tale ottica il personale dipendente dalla Croce rossa italiana, intesa nel suo ruolo di ente pubblico non economico, viene interpretato, al centro come in periferia, come un corpo contrapposto e spesso contrastante all'azione associativa e volontaria svolta dalla stessa Croce rossa italiana;
la particolare natura storica dell'ente ha, inoltre, fatto sì che il personale della Croce rossa italiana presenti un'estrema differenziazione giuridica tra le varie forme contrattuali adottate nei confronti
dei lavoratori che vi operano: basti pensare al fatto che, a fronte di circa 1700 dipendenti civili di ruolo, sono presenti circa 900 militari, quale corpo ausiliario delle forze armate, in parte impiegati in servizi civili di istituto, e che sono inoltre presenti circa 400 militari «precari» con richiamo annuale e oltre 2000 precari civili impiegati sul tutto il territorio nazionale per la gestione dei servizi in convenzione, che costituiscono le attività primarie della Croce rossa italiana;
considerato il quadro sopra esposto, l'attuale consiglio direttivo nazionale - con a capo il presidente, dottor Massimo Barra, e composto unicamente da rappresentanti del mondo del volontariato - a cinque mesi dall'insediamento, secondo gli interpellanti, non è stato in grado di fornire risposta alle innumerevoli problematiche incombenti, mantenendo l'ente in una perdurante crisi organizzativa e progettuale e - cosa ancora più grave - disattendendo gli impegni assunti con le organizzazioni sindacali e mettendo in evidenza l'inadeguatezza dello stesso consiglio a fronte della complessità risultante dall'intreccio tra funzioni proprie di un ente pubblico, con prerogative e obblighi propri di qualsiasi ente giuridico, e funzioni svolte dalla Croce rossa italiana quale associazione di volontariato -:
se tale condizione, che secondo gli interpellanti rende necessaria una riorganizzazione dell'ente, non richieda, da parte del Governo, l'approvazione di modifiche statutarie che promuovano la valorizzazione del personale dipendente di ruolo, riservandogli adeguate funzioni direttive, e sanciscano il conferimento all'ente di attività per delega (pronto soccorso e trasporto infermi nei porti, aeroporti, autostrade, ambulatori, centri di permanenza temporanea e assistenza), in grado, da una parte, di garantire alla Croce rossa italiana il regolare funzionamento delle strutture presenti in venti regioni, 104 province e centinaia di comitati locali e, dall'altra, di favorire l'inserimento in organico del personale precario, come previsto dall'impegno assunto dal consiglio direttivo nazionale per una definitiva soluzione al problema, sanando per questa via l'attuale carenza organica di 1300 posti e dando soluzione attuativa a tutti gli accordi sindacali siglati dalla precedente gestione, la cui mancata applicazione determina rilevanti danni economici, incertezza e precarietà per migliaia di lavoratori da mesi in stato di agitazione;
se il Governo sia a conoscenza della convenzione di recente stipulata con l'Ares 118 di Latina e se in tale accordo non sia da ravvisarsi l'avvio di un processo strisciante di privatizzazione dell'ente Croce rossa italiana, oltre alla presenza di disposizioni contrarie alla normativa vigente in materia di assunzioni da parte delle pubbliche amministrazioni, tali da determinare, tra l'altro, una perdita rilevante per lo stesso bilancio dell'ente pubblico Croce rossa italiana.
(2-00013) «Burgio, Dioguardi, Migliore».