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Allegato B
Seduta n. 165 del 6/6/2007
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
V Commissione:
GIUDICE, CICU e MARRAS. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a imitazione della manovra economica annuale per il 2007 la finanziaria della regione Sardegna, licenziata con enorme ritardo il 23 maggio 2007, ha apparecchiato una messe di maggiorazioni fiscali, estensioni di applicazione delle stesse e nuove tasse; enormi perplessità sono sollevabili inoltre sullo schema di copertura delle spese regionali;
si rivela veritiero l'allarme lanciato dalla Casa delle Libertà nel corso del dibattito sulla finanziaria per il 2007, sulla natura reale delle spese della regione, in particolare quella sanitaria, che viene, da gennaio 2007, interamente accollata alla regione, e sulla natura differita delle entrate previste dai commi 834-840 dell'articolo 1 della Finanziaria 2007;
con le disposizioni sull'esercizio provvisorio relativo ai primi mesi del 2007 la regione ha secondo l'interrogante illegittimamente iscritto a bilancio 500 milioni di euro destinati a coprire il disavanzo 2006, ma che saranno erogati solo a decorrere dal 2010-2013; il Governo non ha impugnato la norma grazie alla valutazione, assai politica, ma poco contabile, che si è trattato di una operazione straordinaria; tuttavia nell'articolo 1 della finanziaria regionale per il 2007 l'operazione è ripetuta, perdendo così il connotato della straordinarietà;
ciò costituisce un pericoloso precedente, alterando in sostanza l'attuale regime di imputazione contabile; per la Regione l'eventuale respingimento del bilancio 2006 avrebbe comportato l'accensione di un mutuo per coprire il disavanzo 2006, oltre a grandi difficoltà nel redigere il bilancio 2007; ad avviso dell'interrogante si sarebbero aperti scenari surreali in base ai quali la pronunzia della Corte costituzionale potrebbe costituire di fatto una sorta di scioglimento della Giunta regionale, con gravissime difficoltà a gestire amministrazione e servizi nella Regione, oltre che all'impossibilità di pagare gli stipendi ai dipendenti regionali;
per i sardi tutto ciò si è immediatamente tradotto in nuove imposte, la più iniqua e odiosa delle quali è costituita da un nuovo tributo speciale, basato sulle presunte plusvalenze derivanti dalla variazione del valore di mercato, per le abitazioni distanti meno di tre chilometri dal mare che è stato esteso anche ai sardi non più residenti nell'isola;
è appena il caso di osservare che, assieme alla tassa sullo scalo aeroportuale ed alla tassa d'attracco degli yacht, l'imposta
sulle plusvalenze delle abitazioni vicino al mare colpisce, e anche assai indistintamente, beni già tassati;
la natura di queste nuove imposizioni ha poco a che fare con il turismo, essendo dovuta in ogni situazione (qualunque aereo non di linea atterri o diportista attracchi, anche per emergenza, qualunque casa, esclusa la prima, anche appartenente ad un sardo); quindi le nuove imposte, ad avviso dell'interrogante, non «godono» della copertura dello Statuto della Sardegna e sono illegittime;
con la scusa di «tassare il turismo di lusso» la regione Sardegna ha reintrodotto i pedaggi medievali, legati a logiche feudali, la cui eliminazione, sarà bene ricordarlo, fu decisiva per la nascita del mercantilismo ed in definitiva del mondo moderno -:
quali provvedimenti intenda adottare ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione per garantire nell'immediato il rispetto delle disposizioni di finanza pubblica da parte della Giunta regionale sarda, al fine di evitare qualunque rischio di futuro blocco delle attività, nonché per ricondurre la normativa fiscale della regione nell'alveo dei doveri imposti dallo Statuto e dalla Costituzione.
(5-01115)
ALBERTO GIORGETTI e LEO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli scorsi anni sono state adottate numerose iniziative allo scopo di avviare una razionalizzazione degli assetti organizzativi ed operativi delle pubbliche amministrazioni anche ai fini di un contenimento della spesa e di un recupero di efficienza;
nell'ambito di tali iniziative si inserisce la costituzione di un'apposita società, CONSIP spa, interamente posseduta dal Ministero dell'economia e delle finanze, chiamata a gestire e sviluppare i sistemi informativi del Ministero oltre che il programma di razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi della Pubblica Amministrazione;
tale programma è diretto a migliorare la qualità degli acquisti riducendo i costi unitari attraverso una approfondita conoscenza dei mercati e una concentrazione della domanda;
lo svolgimento dei delicati compiti istituzionali affidati a CONSIP richiede che la stessa svolga le proprie funzioni in termini tali da garantire la massima correttezza e trasparenza;
da alcune notizie risulterebbe che avrebbe concorso ad un'importante gara europea indetta per l'anno 2007 dalla CONSIP per la fornitura di carta allo Stato italiano, aggiudicandosi ben 5 lotti su 9, per un valore complessivo di 24,5 milioni di euro, una società sanmarinese, la Karnak S.A., nei cui confronti sarebbero stati accertati ben 114 milioni di euro di evasione fiscale e che non disporrebbe dei requisiti necessari per partecipare alla gara -:
quanto rispondano al vero le notizie riportate e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere per rimediare ad una situazione che apparirebbe in palese contrasto con le finalità e le funzioni affidate alla CONSIP spa.
(5-01116)
Interrogazioni a risposta scritta:
LONGHI, BARATELLA, BEZZI, FERDINANDO BENITO PIGNATARO, MADERLONI, GRILLINI e ROTONDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
su Il Secolo XIX del 31 maggio 2007 è apparso l'articolo a firma Marco Menduni e Ferruccio Sansa dal titolo «Videopoker: l'ombra di cosa nostra dietro il buco da 90 miliardi»;
dall'articolo risulta che per anni le società concessionarie di videopoker e giochi vari non hanno pagato imposte e multe
dovute e che gran parte di questo denaro è finito nelle tasche della criminalità organizzata;
su questo scandalo indagano la finanza, la Procura della Corte dei conti di Roma e diverse altre Procure;
una delle società concessionarie, la Atlantis World Group of Companies, avrebbe stipato quasi ventisette mila apparecchi video dotati di nulla osta ma non collegati alla rete telematica di controllo, in un magazzino come prevede la legge, ma il magazzino non era altro che un piccolo bar dove evidentemente non potevano essere stipati i ventisette mila apparecchi video e pertanto questi apparecchi funzionavano in altri siti;
il rappresentante in Italia di Atlantis è tale Amedeo Laboccetta, esponente storico di Alleanza Nazionale a Napoli;
in una intercettazione telefonica della primavera 2005, Laboccetta parlava con un importante esponente di quel partito;
il pubblico ministero di Potenza, nella richiesta di arresto nei confronti di Vittorio Emanuele di Savoia ipotizzò una sorta di baratto con Giorgio Tino, direttore dell'agenzia dei Monopoli di Stato, proprio il soggetto che avrebbe l'obbligo di vigilare sui giochi d'azzardo;
secondo la ricostruzione del magistrato, i termini del baratto consistevano da un lato nell'evitare la revoca della concessione per Atlantis World e, dall'altro, in cambio, il sostegno alla scelta di Tino al vertice dei Monopoli di Stato;
il dirigente fu nominato dall'ex Ministro Giulio Tremonti;
il dirigente è stato confermato dal centrosinistra nonostante l'indagine di Potenza;
Atlantis è la concessionaria leader del mercato e ha come base le Antille;
tra i soci di maggior peso ci sarebbe Francesco Corallo, figlio del pregiudicato Gaetano, condannato per associazione a delinquere e che nel passato aveva avuto rapporti con il boss della mafia catanese Nitto Santapaola -:
di quali elementi disponga sui fatti riportati in premessa;
se il Ministro non ritenga doveroso rimuovere i vertici dell'Agenzia dei Monopoli di Stato.
(4-03899)
LONGHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
su L'Espresso del 7 giugno 2007 è apparso un articolo a firma Primo Di Nicola dal titolo «Goldman, Lehman e Jp Morgan hanno raggirato il Fisco italiano. Ecco come e quanto pagheranno» a cui rimando;
davanti ai pm pescaresi le tre banche d'affari hanno accettato un accordo che prevede la loro rinuncia ai 600 milioni di rimborsi non spettanti e la restituzione di 52 milioni già incassati;
nonostante la transazione, le accuse a loro carico restano e sono pesantissime: si va dalla truffa ai danni dello Stato (tentata e consumata) alla responsabilità penale e amministrativa, per non aver adottato misure adeguate per evitare che dirigenti e dipendenti commettessero i reati. Un aspetto molto delicato della vicenda, visto che il comportamento da «furbetti» di Goldman Sachs International di Londra è andato avanti anche negli anni in cui vicepresidente e managing director (amministratore delegato) della società era Mario Draghi, dal dicembre 2005 governatore della Banca d'Italia -:
è lecito chiedersi se il governatore Mario Draghi fosse a conoscenza degli atti truffaldini perpetrati dalla banca di cui era amministratore delegato;
quali iniziative intenda prendere il governo.
(4-03902)