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Allegato B
Seduta n. 166 del 7/6/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
MORRONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 15 novembre 1993, con decreto del Presidente della Repubblica, veniva istituito il Parco Nazionale del Pollino, area protetta più grande d'Italia, individuata ed ubicata a cavallo tra due regioni Calabria e Basilicata, gestito, sotto la Vigilanza del Ministero dell'Ambiente, dall'Ente Parco Nazionale del Pollino;
il territorio del parco, nonostante le lievi modifiche subite nel corso degli anni circa il proprio perimetro, è delimitato in via definitiva dalla perimetrazione riportata nella cartografia ufficiale depositata in originale presso il Ministero dell'Ambiente ed in copia conforme presso la Regione Basilicata, la regione Calabria e l'Ente Nazione Parco del Pollino;
tale territorio è suddiviso in due zone: la zona 1 di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale caratterizzata da limitato grado di antropizzazione e la zona 2 di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggiore grado di antropizzazione;
i divieti generali si diversificano tra la zona 1 e la zona 2; il regime autorizzativo ricomprende utilizzazioni boschive, tracciati stradali o le modifiche di quelli esistenti, ferrovie, filovie, opere fluviali, opere tecnologiche opere di trasformazione e bonifica agraria, l'apertura di nuove piste forestali, coltivazioni di cave e miniere esistenti, realizzazione di bacini idrici e centraline idroelettriche, eccetera;
pur non sussistendo un sentimento di contrarietà alla presenza del Parco, l'istituzione dell'area protetta con la variegata vincolistica è divenuta, nel corso degli anni, sempre più pressante ed ostativa da parte della collettività costretta a conviverci. Forti malumori provengono dagli amministratori locali, dagli agricoltori, dagli allevatori di bestiame e comunque dall'utenza che crea reddito nei territori ricadenti all'interno del Parco. Tale vincolistica finisce infatti per ostacolare lo sviluppo socio-economico e culturale del Parco del Pollino, contrariamente a quanto avviene invece in altri parchi d'Italia;
le aree basse ricadenti nell'area del parco sono per la maggior parte costituite da zone a vocazione agricola, fonte di reddito per un'alta percentuale della popolazione. Da due anni, a causa del forte aumento dei cinghiali, gli agricoltori sono costretti ad assistere inermi alla distruzione dei propri raccolti, venendo vanificato così il reddito economico proveniente
dalla produzione e dalla vendita del prodotto. L'enorme numero delle istanze prodotte dagli agricoltori per ottenere il risarcimento dei danni provocati dai cinghiali, dovrebbero far riflettere i gestori dell'area protetta sulle disastrose condizioni nelle quali sono costretti a vivere gli operatori del settore. Rimasto inattuato il progetto che prevedeva la sistemazione di gabbie per la cattura dei cinghiali nei punti nevralgici del parco, il problema cinghiali sta assumendo negli ultimi tempi dimensioni drammatiche;
in particolare, nel Comune di San Sosti, oltre ai danni alle coltivazioni agricole che stanno costringendo gli agricoltori ad abbandonare le proprie attività e le aree riconnesse divenute incolte con gravi ripercussioni sull'ambiente, i cinghiali, per la loro consolidata presenza diurna e notturna nel centro peri-urbano del paese località Badia (dove hanno sede il campo di calcetto, la scuola elementare, il parco giochi nonché gli uffici del Giudice di Pace) rappresentano un reale e costante pericolo per la sicurezza e l'igiene pubblica considerato che l'area in questione è densamente frequentata;
ad aggravare la situazione sopra illustrata, in particolare riferimento alle aree di scarsa rilevanza naturalistica e paesaggistica, sono intervenute le Direttive emanate dall'Unione Europea del 1992 con la quali sono state istituite le S.I.C. (Siti di importanza comunitaria) e Z.P.S. (Zone a Protezione Speciale);
Con codice del sito Z.P.S. n. IT9310303 denominato «Pollino ed Orsomarso» è stata istituita una nuova e vasta zona di protezione speciale che comprende tutto il versante calabro del parco nazionale del Pollino. Ciò ha ulteriormente inciso sulla vincolistica legata alla costruzione di qualsiasi opera edile e non, nonché riguardo all'utilizzazione boschive di modestissima entità ricadenti in aree depresse e a scarso rilevo paesaggistico naturalistico ed ambientale. Prima dell'esecuzione delle citate opere nelle zone S.I.C. o Z.P.S. è necessario che l'utente produca una relazione per la valutazione di incidenza ambientale, necessaria già a partire dalle prime fasi della procedura autorizzativa. I costi per relazioni per la valutazione di incidenza ambientale sono decisamente onerosi tanto da superare addirittura il valore economico detraibile dalle opere edili o non comprese le utilizzazioni boschive di modesta entità -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro competente, affinché possa realizzarsi una perfetta integrazione tra popolazione dei centri ricadenti nel territorio del parco del Pollino ed il parco stesso, e perché la vincolistica posta a tutela del Parco non costituisca ostacolo allo sviluppo socio-economico del territorio ivi ricompreso pur nel rispetto delle aree protette e delle esigenze di tutela delle stesse.
(4-03912)
COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in occasione della Giornata Mondiale per l'Ambiente, martedì 5 giugno 2007, presso la sala stampa di Montecitorio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha presentato la sua «Relazione sullo stato delle conoscenze in tema di ambiente e salute nelle aree ad alto rischio in Italia»;
da tale relazione è emerso che in Italia esistono migliaia di siti inquinanti, dei quali cinquantaquattro di interesse nazionale per le bonifiche, i quali interessano l'area di trecentoundici comuni, investendo una popolazione che, includendo Milano e Torino, conta circa 8,6 milioni di persone;
da studi epidemiologici effettuati in molte aree appare chiara la relazione tra inquinamento e aumento della mortalità e di alcune malattie tumorali, croniche o acute;
nella relazione di cui sopra è stato citato un dato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui l'inquinamento atmosferico nelle aree urbane interessa
circa 9 milioni di italiani, residenti nelle tredici città di maggiori dimensioni;
nelle succitate città, tra il 2002 e il 2004, una media di 8220 morti l'anno è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM 10, rappresentando il 9 per cento della mortalità nelle persone dai 30 anni in su;
in alcune zone d'Italia, in particolare in Campania, la situazione ambientale è aggravata dall'emergenza rifiuti, il cui mancato smaltimento e l'abbandono in strada determinano il sorgere di ulteriori rischi -:
se il Ministro interrogato sia conoscenza di questi dati e quali provvedimenti intenda adottare per tutelare la salute dei cittadini, di fronte ad un'emergenza che diventa ogni giorno più drammatica.
(4-03913)
PISICCHIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - per sapere - premesso che:
com'è noto nel corso della passata legislatura venne dato il via alla costruzione di una grande centrale termoelettrica nei pressi di Modugno, a pochi chilometri da Bari;
l'imponente impianto - non vanamente definito «ecomostro» - destinato a sviluppare a regime una potenza di 760 megawatt, ha trovato la compatta contrarietà delle comunità locali, impegnate da mesi in un'azione di civile contrasto alla pervasiva e altamente tossica presenza della centrale;
sull'alta tossicità dell'impianto non esistono dubbi: l'agente killer liberato dalla centrale sarà il PMO.1, una forma di articolato che transita anche negli alimenti e che non è smaltibile dal corpo umano, una particola che penetra nella cellula fino ad intaccare il filamento del DNA;
si tenga inoltre conto del fatto che la centrale si situerebbe in uno spazio di forte urbanizzazione, ad un solo chilometro dal centro abitato di Modugno, ad ottocento metri dal grande Ospedale San Paolo, a cavallo tra Modugno e Bari, a settecentocinquanta metri dal cono di volo dell'aeroporto di Bari-Palese, ad un solo chilometro e mezzo da Bitonto, Palo, e Bitetto -:
se non esistono dubbi sull'alta tossicità del articolato e di altre devastanti scorie che insisterebbe su una popolazione dell'area già particolarmente provata dalle patologie neoplasiche, va anche aggiunto che, a causa dell'impegno per il raffreddamento sette miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, si determinerebbe anche un gravissimo danno alla produzione agricola, assai sviluppata nella zona;
tutto ciò premesso l'interrogante chiede di sapere quali urgenti e calibrati interventi il Ministro interpellato intenda assumere per accogliere le giuste istanze della comunità locale preoccupata per i gravissimi pregiudizi sul piano della salute, dell'economia e della vita sociale tutta del territorio interessato, che la realizzazione dell'impianto termoelettrico comporterebbe.
(4-03929)