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Allegato B
Seduta n. 166 del 7/6/2007
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
GIOVANARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che negli ultimi tre anni il collegio provinciale degli agrotecnici di Rovigo è stato investito da burrascose vicende;
in data 20 marzo 2005 gli agrotecnici Ferrighi, Modenese, Stocco, Calesella, Tadiello, Ferri, Baroncini, Braiato, Aglio, Tescaro hanno depositato un esposto riguardante l'attività disciplinare contro tutti loro, intrapresa dal Commissario straordinario Davide Neri per esaudire la richiesta dell'agrotecnico Paola Finardi;
il Ministero della giustizia, in più occasioni, ha richiamato il Commissario straordinario Neri inibendogli lo svolgimento di attività disciplinare;
nonostante i divieti del Ministero lo stesso Neri avviava, e trasferiva poi a mandato scaduto, tutti i procedimenti disciplinari al collegio di Milano-Lodi;
in data 24 giugno 2005, con nota prot. n. 12, i medesimi agrotecnici segnalavano nuovamente l'irregolarità dell'azione disciplinare con tutti i vizi procedurali ed amministrativi ad essa connessi;
in data 21 ottobre 2005, prot. 13, veniva nuovamente segnalata l'azione disciplinare intrapresa e continuata a danno
degli agrotecnici di Rovigo, dai componenti dei Collegio provinciale degli agrotecnici ed agrotecnici laureati di Milano-Lodi;
in data 4 novembre 2005 gli agrotecnici di Rovigo hanno provveduto ad inoltrare ricorso con procedura d'urgenza, ex articolo 700 del codice di procedura civile onde inibire l'attività illegittima posta in essere arbitrariamente dal collegio di Milano-Lodi;
nelle more del ricorso, il collegio di Milano-Lodi provvedeva comunque, e senza istruttoria ed interpello degli incolpati, ad irrogare pesanti sanzioni disciplinari di radiazione e sospensione arrecando loro grave danno;
essendo gli stessi agrotecnici componenti del consiglio provinciale ed il collegio dei revisori dei conti dell'ordine territoriale, quei provvedimenti disciplinari hanno conseguentemente investito l'intero collegio dei revisori dei conti e la maggioranza dei consiglieri, causandone il decadimento immediato;
le motivazioni di illegittimità, ampiamente segnalate dagli interessati al Ministero di giustizia risultano all'interrogante essere legate soprattutto all'impossibilità per l'ordine degli agrotecnici di attivare procedure di giudizio in concorrenza alle competenze attribuite alla giustizia ordinaria ed in assenza dell'apposito riconoscimento attribuito dalla Costituzione italiana agli ordini preesistenti la sua approvazione; l'ordine degli agrotecnici viene infatti istituito con legge 251/86 (ben oltre il 1947) senza attribuzioni speciali abilitanti l'esercizio dell'attività disciplinare. Tuttavia tali procedimenti disciplinari risultano attivati anche in palese violazione del regolamento comunque adottato dal consiglio nazionale, sia per infondatezza delle attribuzioni, che per il mancato coinvolgimento degli incolpati nel procedimento e la loro inibizione alla legittima difesa, oltreché eseguiti da ente incompetente sia per ambito territoriale che per sua composizione;
tutti gli agrotecnici afflitti dalle abnormi sanzioni disciplinari hanno provveduto ad inoltrare immediatamente ricorso gerarchico al Collegio nazionale degli agrotecnici in data 29 dicembre 2005 (con notifiche certificate entro il 4 gennaio 2006), con contestuale istanza di ricusazione dell'intero consiglio per la pendenza di un ricorso al Tar Lazio e per l'esistenza di liti pendenti quindi delle condizioni previste dall'articolo 51 del codice di procedura civile;
nonostante ciò il Collegio nazionale trattiene tutti i ricorsi e ad oggi (dopo oltre un anno) non dispone alcunché nemmeno la valutazione dell'istanza di ricusazione e la nomina del relatore;
in data 2 agosto 2006 tutti i citati agrotecnici notificano, per il tramite del loro avvocato, al Ministero di giustizia una memoria dettagliata sulla posizione dei ricorsi gerarchici e ne deduce il loro completo decadimento con istantanea reintegra di tutti gli agrotecnici nella posizione giuridica rivestita sino alla data della loro emanazione;
ad oggi neanche li Ministero ha provveduto ad elaborare alcuna considerazione al riguardo (dopo oltre 5 mesi): tutto questo è stato segnalato con una interrogazione del sottoscritto interrogante già nel mese di marzo a cui non è seguita risposta;
oggi dopo ben 18 mesi dalla presentazione dei ricorsi gerarchici e dopo 10 mesi dalla presentazione delle memorie a firma dell'avvocato Alberghini, nonché dopo 3 mesi dalla mia interrogazione (a risposta orale) sull'argomento in questione, il Collegio nazionale agrotecnici ha straordinariamente disposto la nomina di un consiglio ad acta in sostituzione di se stesso, poiché completamente incompatibile con la questione in esame, e si appresta a discutere i ricorsi presentati agli inizi di gennaio 2006;
tale commissione è stata costituita mediante apposita ed, ad avviso dell'interrogante, irrituale riforma del regolamento professionale senza che essa abbia ottenuto alcuna legittimazione del Ministero di
giustizia, organo vigilante in materia di ordini professionali, (il regolamento professionale viene così ad essere modificato in funzione di necessità particolari e/o impellenti senza un iter procedurale legittimante);
all'interrogante sembra che il Ministero, nonostante le numerose segnalazioni ricevute, abbia tralasciato di verificare e vigilare sull'operato del Collegio nazionale, così come prevede il compito istituzionale di vigilanza attribuitogli, e soprattutto che non abbia considerato le richieste e le memorie depositate dagli agrotecnici vittime dell'operato dei Collegio nazionale, delineando così un'assenza di controllo sull'operato dei Collegio nazionale agrotecnici;
al riguardo occorre considerare, inoltre i seguenti elementi: tutti gli agrotecnici vittime dei provvedimenti disciplinari svolgevano attività concorrenti a quelle delle cooperative Agrifuturo, il commissario straordinario che ha attivato i procedimenti disciplinari è socio amministratore e dipendente delle cooperative Agrifuturo, l'agronomo Finardi che ha dato inizio a tutta la vicenda (commissariamento e procedimenti disciplinari) è socio della cooperativa Agrifuturo, gli stessi componenti la nuova «commissione ad acta» sono soci di Agrifuturo (alcuni degli agrotecnici colpiti dai provvedimenti disciplinari sono stati in passato soci lavoratori della cooperativa Agrifuturo e successivamente estromessi senza alcuna motivazione), cooperative di riferimento del presidente;
una simile composizione della commissione disciplinare costituita ad hoc dal collegio nazionale, proprio per il suo stretto legame d'affari con il presidente nazionale, non può certamente garantire uno svolgimento imparziale e legittimo dell'incarico attribuitogli -:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno che vengano annullati tutti i provvedimenti disciplinari adottati dal collegio di Milano-Lodi per le motivazioni di illegittimità sopra descritte, anche valutando le memorie prodotte dall'avvocato in nome e per conto degli agrotecnici colpiti dai citati provvedimenti;
se il Ministro non ritenga opportuno intraprendere le necessarie procedure di verifica sull'operato del Collegio nazionale degli agrotecnici ed agrotecnici laureati, anche al fine di predisporre adeguate procedure disciplinari;
se non ritenga che debba essere disposta la completa sostituzione della commissione disciplinare ad acta, con una commissione ministeriale super partes, per le gravi ragioni di incompatibilità su descritte;
se non ritenga che debbano venire attivate adeguate misure di controllo sull'operato del collegio nazionale degli agrotecnici finalizzate a ricondurre la gestione della categoria a quei principi deontologici di imparzialità, dignità e decoro che le si addicono.
(3-00959)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il personale dirigente dell'amministrazione della giustizia, anche attraverso le relative organizzazioni sindacali, ha più volte lamentato la mancata attribuzione delle funzioni ad esso attribuite dal decreto legislativo 165 del 2001 e dal più recente decreto legislativo 240 del 2006;
in particolare la questione riguarda le disposizioni che assegnano alla dirigenza compiti e funzioni concernenti l'organizzazione degli uffici giudiziari con tanto di autonomia e correlata responsabilità nonché le norme riferite all'amministrazione centrale;
sulla vicenda si sono registrati anche autorevoli interventi volti ad auspicare un confronto diretto alla definizione dei problemi -:
quali iniziative abbia assunto in ordine alle questioni richiamate;
quali siano le valutazioni che il ministro della giustizia abbia espresso o intenda esprimere circa le istanze avanzate dal personale dirigente dell'amministrazione.
(5-01120)
Interrogazioni a risposta scritta:
FITTO, BELLANOVA, LAZZARI, LISI, LICASTRO SCARDINO e TESSITORE. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 26 marzo 2007 rispondendo ad una precedente interrogazione dei sottoscritti in merito alla misteriosa morte del giovane leccese Simone Renda avvenuta il 3 marzo precedente a Playa del Carmen in Messico, il viceministro agli Affari Esteri, Franco Danieli, aveva informato l'Aula di essere in attesa di ulteriori chiarimenti sulla vicenda, richiesti alle autorità messicane dal Governo italiano tramite l'Ambasciata a Città del Messico. Il viceministro concludeva la sua informativa dicendo di essere in attesa a breve di conoscere l'esito di una ulteriore istruttoria aperta dalle autorità messicane su richiesta dell'Ambasciata italiana;
in data 14 maggio 2007 la stampa dava notizia della relazione che l'avvocato messicano della famiglia Renda aveva inviato ai colleghi italiani, relazione dalla quale emergevano ulteriori dubbi sulle circostanze legate alla morte del giovane;
in particolare l'avvocato messicano riferendo dei colloqui avuti con le autorità locali, rilevava un atteggiamento teso a sminuire l'accaduto, tanto che la morte di Simone Renda viene definita dai messicani «un caso fortuito»;
lo stesso avvocato riferisce che i fascicoli sulla morte di Simone depositati presso le autorità messicane, sono carenti di documentazione, orari e nomi dei periti che ne hanno accertato la morte; l'orario dell'arresto non corrisponderebbe a quello dell'entrata in cella; la pagine in cui il medico messicano certificava l'aumento della pressione del giovane e consigliava di portarlo in ospedale per un elettrocardiogramma, apparirebbe manipolata né risulterebbero indagini da parte della Procura messicana sui motivi per cui il giovane è stato tenuto in cella nonostante il medico avesse consigliato di portarlo in ospedale;
sempre dallo stesso rapporto dell'avvocato messicano, si evince che nel corso del processo per la morte del giovane celebrato in Messico, non sarebbero stati chiamati a testimoniare i funzionari incaricati della sua tutela in carcere e quelli che ne hanno constatato la morte in cella, così come secondo l'avvocato della famiglia, gli interrogatori condotti in Messico non avrebbero neanche tentato di far luce sulle tante contraddizioni della vicenda;
l'inquietante conclusione cui arriva l'avvocato messicano della famiglia Renda è che tutti i responsabili sono liberi e avrebbero lasciato la città e forse anche il Paese;
in data 29 maggio 2007 lo zio di Simone Renda ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgendogli un appello affinché si adoperi anche personalmente nei confronti del Capo di Stato messicano, per fare chiarezza sulla vicenda, paventando il rischio, peraltro condiviso anche dalla procura di Lecce, che le autorità messicane non abbiano intenzione di approfondire le indagini sulla morte di Simone -:
se il ministro interrogato abbia ricevuto l'esito della ulteriore istruttoria aperta dalle autorità messicane su richiesta dell'Ambasciata italiana, come preannunciato nella risposta del 14 maggio 2007 alla nostra precedente interrogazione e, se sì, cosa emerga da quella istruttoria;
se il ministro interrogato alla luce delle inquietanti denunce contenute nel rapporto dell'avvocato messicano della famiglia Renda, non ritenga di dover assumere ulteriori iniziative tramite l'Ambasciata, per fare in modo che le autorità messicane rispondano alle tante contraddizioni e alle presunte omissioni nelle indagini e nel processo.
(4-03927)
SPOSETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 4 maggio 2007, nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo, sono stati posti agli arresti domiciliari alcuni componenti della Giunta e dell'amministrazione del Comune di Montefiascone:
i provvedimenti hanno riguardato in particolare il Sindaco di Montefiascone, l'Assessore con delega all'Ambiente e il segretario comunale, ai quali i Sostituti Procuratori della Repubblica titolari dell'inchiesta, dottor D'Arma e dottor Pacifici, contestano di aver appaltato ad un imprenditore della zona i servizi di raccolta dei rifiuti urbani e riscossione della T.A.R.S.U. del Comune di Montefiascone per un periodo sperimentale di 4 mesi in cambio dell'assunzione, per un eguale periodo di 4 mesi e in qualità di dipendenti di un'impresa privata, di alcune persone politicamente riconducibili ai principali partiti di maggioranza;
il giorno 4 giugno 2007 il Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Viterbo, dottor Mautone, ha disposto la liberazione dell'assessore all'ambiente Valdo Napoli e del segretario comunale Luciano Carelli - applicando contestualmente nei loro confronti la misura della interdizione dai pubblici uffici - mentre ha confermato gli arresti domiciliaci per il Sindaco Ferdinando Fumagalli, sussistendo ancora a suo avviso il pericolo che l'indagato reiteri il reato;
in un unico procedimento sono stati accomunati i predetti esponenti del Comune di Montefiascone e soggetti che avrebbero compiuto attività illecita organizzata di smaltimento di rifiuti tossici, attività che evidentemente ha creato grave allarme sociale nella comunità per le inevitabili ricadute sulla salute pubblica che condotte siffatte possono avere;
l'amministrazione comunale di Montefiascone ha già subito un danno politico e di immagine gravissimo, poiché l'opinione pubblica è stata indotta a credere che i propri rappresentanti abbiano contribuito al presunto smaltimento, in conseguenza di tale vicenda irregolare di rifiuti pericolosi, non esitando a porre in serio pericolo la salute pubblica per un tornaconto personale;
i provvedimenti assunti nei confronti del Fumagalli, del Napoli e del Carelli, pur nel dovuto rispetto delle prerogative di autonomia e indipendenza della magistratura, di fatto assumono un rilievo politico e amministrativo del tutto inusitato e non previsto dalla legge, poiché si sostanziano in un blocco dell'attività amministrativa e politica del Comune di Montefiascone che la legge non prevede e non consente, a tutto danno della cittadinanza di Montefiascone;
ad oltre un mese di distanza dall'applicazione della misura personale degli arresti domiciliare non appaiono più sussistere le ragioni che giustificarono l'applicazione di misure tanto afflittive nei confronti degli amministratori pubblici, vista anche l'impossibilita che essi avrebbero di incontrare gli altri coindagati che si trovano ancora agli arresti domiciliari;
peraltro, il permanere di una misura restrittiva nei confronti del Sindaco di Montefiascone e l'applicazione di una misura interdittiva nei confronti dell'assessore all'ambiente e del segretario comunale pongono a rischio la sopravvivenza stessa dell'amministrazione comunale di Montefiascone che è stata democraticamente e liberamente eletta, contribuendo a rendere ancora più evidenti i riflessi politici, volontari o involontari, che l'indagine condotta dai sostituti D'Arma e Pacifici viene via via ad assumere;
ad avviso dell'interrogante la vicenda rischia di travalicare i confini imposti dalla legge sino ad assumere contorni e riflessi politici del tutto inusitati e illegittimi -:
se il ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione rappresentata in
premessa e se non intenda attivare i propri poteri ispettivi ai fini delle iniziative di sua competenza.
(4-03936)