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Allegato B
Seduta n. 167 dell'11/6/2007
TESTO AGGIORNATO AL 13 GIUGNO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
lo sviluppo del processo di integrazione europea rappresenta per l'Italia l'orizzonte strategico in cui collocare i propri obiettivi di crescita politica, economica e sociale, in quanto corrisponde sia ai valori contenuti nella Carta costituzionale, che alle priorità di politica interna e internazionale;
la dichiarazione solenne adottata a Berlino, in occasione del 50o anniversario della firma dei Trattati di Roma, ha ribadito che l'Europa si fonda sulla pace e la libertà, sulla democrazia e lo stato di diritto, sul rispetto reciproco e sull'assunzione di responsabilità per il benessere, la sicurezza, la tolleranza, la partecipazione, la giustizia e la solidarietà;
l'allargamento a 27 Stati membri e la prospettiva rappresentata dagli ulteriori negoziati di adesione in corso rendono improcrastinabile per l'Unione europea il rinnovamento ed il consolidamento del proprio assetto istituzionale, da conseguire in un contesto di valorizzazione del ruolo del Parlamento europeo e di partecipazione dei Parlamenti nazionali e di trasparenza e di dialogo con i cittadini europei, al fine di accrescerne la legittimità democratica e la capacità operativa;
la ratifica da parte dei due terzi degli Stati membri, in rappresentanza di 275 milioni di cittadini europei, del Trattato costituzionale unanimemente sottoscritto a Roma il 29 ottobre 2004 - insieme all'orientamento favorevole confermato da altri due Stati - mette in luce la validità dell'impianto negoziale originario. Occorre, tuttavia, dare risposta ai problemi ed alle aspettative emerse dalla mancata ratifica del Trattato nei referendum in Francia e in Olanda;
Germania, Portogallo e Slovenia - che si avvicenderanno nella presidenza dell'Unione europea fino al 30 giugno 2008 - si sono impegnate congiuntamente a dare priorità al processo di riforma dell'Unione europea, affinché si concluda in tempo per le prossime elezioni del Parlamento europeo nel 2009;
il Parlamento europeo, nell'invitare il Consiglio europeo a convocare una conferenza intergovernativa per giungere a un accordo entro la fine del 2007, ha richiamato le linee direttrici elaborate insieme ai Parlamenti nazionali nel corso del periodo di riflessione, volte a garantire la capacità decisionale dell'Unione europea, l'efficacia delle sue politiche, la sua piena democraticità, nel pieno rispetto dei principi della partecipazione parlamentare, dell'associazione della società civile e della trasparenza;
impegna il Governo:
a dare il massimo appoggio alla presidenza di turno dell'Unione europea affinché il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno 2007 e la prevista conferenza intergovernativa, sulla base di un mandato preciso e selettivo, operino per creare le condizioni, prima del rinnovo del Parlamento europeo del 2009, che consentano, con la partecipazione attiva del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali e con una politica di ascolto e di pronunciamento della società civile, di dotare l'Europa di una Costituzione democratica di alto profilo, capace di preservare gli equilibri istituzionali delineati dal Trattato costituzionale, garantendo valori e diritti, quali quelli della pace come valore per la politica estera e di difesa, quello del lavoro stabile e contrattualizzato come base della coesione sociale, della qualità dell'ambiente, come bene comune che ispiri le politiche per il clima, fondandole sulla cooperazione, dei diritti di cittadinanza anche per i migranti residenti;
a considerare essenziale l'istituzione di una presidenza stabile del Consiglio europeo, l'estensione del voto a maggioranza qualificata, il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune attraverso un Ministro degli esteri, il superamento della struttura su tre pilastri, l'attribuzione della personalità giuridica all'Unione europea, il primato del diritto comunitario, il mantenimento della Carta dei diritti fondamentali, rafforzando i riferimenti ai diritti sociali e al lavoro, e il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali nel processo legislativo;
a sostenere i processi negoziali di adesione degli Stati candidati, sulla base dell'integrale rispetto dei criteri di Copenhagen e in modo tale da garantire la coesione politica ed istituzionale dell'Unione europea;
a coinvolgere il Parlamento italiano nelle scelte che verranno operate in tutte le fasi del negoziato.
(1-00179)
«Ranieri, Bimbi, Bellillo, Cassola, Fumagalli, De Zulueta, Cioffi, Boato, Brugger, D'Elia, Leoluca Orlando, Razzi, Mancini, Mattarella, Frigato, Picano, Del Mese, Giuditta».
La Camera,
premesso che:
il 29 ottobre 2004 l'Italia ha ospitato la cerimonia di ratifica del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, tradotto nella legge 7 aprile 2005, n. 57, approvata e votata dal Parlamento italiano a grandissima maggioranza;
il trattato è stato successivamente approvato da numerosi Paesi facenti parte dell'Unione europea;
il progetto costituzionale è attualmente in una fase di stallo a seguito degli esiti negativi dei referendum popolari di ratifica in Francia ed Olanda e per le riserve sollevate in altri Paesi: il che ha portato alcuni Governi a sospenderne la ratifica;
da più parti si sottolinea la necessità di riaprire questo processo costituente almeno per quei punti del trattato - che, peraltro, ne sono la maggior parte - che godono di sostanziale unanimità, al fine di
dotare comunque l'Unione europea di una propria carta fondamentale;
meritano sottolineatura e tutela quelle parti del Trattato dedicate al diritto ed alla difesa della vita, nonché all'integrità della persona, mentre sarebbe anche auspicabile un richiamo all'ininterrotta tradizione storica che ha fatto crescere l'Europa, con le sue radici ebree e cristiane;
altrettanto importanti e degne di essere sottolineate, tutelate e difese sono quelle parti del trattato laddove si sottolinea l'importanza della famiglia, nel senso inteso e riconosciuto dall'articolo 29 della Costituzione italiana, in termini che anche più chiaramente dovrebbero essere recepiti in sede di trattato europeo;
un altro aspetto importante del predetto trattato è relativo alla possibilità di ulteriore allargamento dell'Unione europea ad altri Stati oggi non facenti parte dell'Unione europea;
su questo tema vanno ricordate le perplessità che attraversano parte dell'opinione pubblica, che però non appare spesso sufficientemente informata di tutti gli aspetti - positivi e negativi - legati all'allargamento dell'Unione europea, sia dal punto di vista economico che culturale e sociale, nonché dal punto di vista della sicurezza e della difesa;
si è posta e si pone la questione di un allargamento alla Turchia dell'Unione europea, questione controversa, ma sulla quale sono state ufficialmente riaperte le trattative di adesione, tenuto conto degli obbiettivi raggiunti e dei notevoli passi avanti compiuti da questo Paese negli ultimi anni;
è fondamentale per l'Europa avere stretti collegamenti con la Turchia, importante Paese a cavallo tra Mediterraneo e Paesi arabi, dotato di forte unitarietà nazionale, di una Costituzione laica e che da decenni contribuisce alla difesa dell'Europa con la sua adesione alla Nato, al Consiglio d'Europa e a numerose altre associazioni, assemblee ed enti europei;
in questo momento di difficoltà istituzionale la Turchia merita attenzione ed amicizia da parte dell'Europa, aiuto per mantenere la sua laicità costituzionale e perché possa proseguire concretamente sulla strada della integrazione verso l'Europa, accettandone e progressivamente attuandone i diversi protocolli richiesti per una sua formale adesione all'Unione europea;
impegna il Governo:
a rilanciare il processo di unificazione europea basato su valori comuni ed a proseguire, in coerenza con quanto già sottolineato in sede di Convenzione, nell'impegno ad introdurre un richiamo costituzionale alle radici ebree e cristiane nel Trattato europeo, nel quadro peraltro del rispetto per ogni religione che accetti i principi, i diritti della persona ed i valori fondamentali dell'Unione europea;
a sottolineare l'importanza che si giunga comunque ad una sollecita e generale adesione di tutti gli Stati membri ad una Carta costituzionale, che - sia pur ridotta rispetto al testo attuale - comunque sottolinei i valori fondamentali e condivisi che stanno alla base del comune spirito europeo;
a seguire con attenzione quanto avviene in Turchia, monitorando il processo di adesione della Turchia all'Unione europea, affinché vengano rispettati i tempi ed i parametri concordati in sede di avvio delle trattative di adesione.
(1-00180)
«Zacchera, Angeli, Ascierto, Bellotti, Benedetti Valentini, Ciccioli, Catanoso, Giorgio Conte, Contento, Migliori, Murgia».
La Camera,
premesso che:
l'imminente riunione, il 21 giugno 2007, del Consiglio europeo a Bruxelles assume un'importanza cruciale al fine del rilancio del processo costituente verso l'unione politica;
va considerato l'ordine del giorno presentato al Senato della Repubblica ed accolto dal Governo il 14 marzo 2007 in vista della dichiarazione di Berlino;
il movimento federalista europeo ha promosso la petizione per il referendum consultivo sulla costituzione europea e la petizione ha già raccolto molte migliaia di firme;
impegna il Governo:
a sostenere nel Consiglio europeo del 21 giugno 2007 il rilancio del processo costituente, seppure in un testo semplificato, che tuttavia contenga i seguenti obiettivi istituzionali:
a) la supremazia del diritto comunitario sulle legislazioni nazionali;
b) la personalità giuridica dell'Unione;
c) il recepimento con efficacia giuridica della Carta dei diritti fondamentali;
d) i nuovi strumenti di democrazia partecipativa, in particolare il dialogo e l'iniziativa legislativa dei cittadini con la società civile;
e) il presidente stabile del Consiglio europeo;
f) il ministro degli esteri dell'Unione;
g) il sistema di decisione a doppia maggioranza e la più ampia estensione del
voto a maggioranza qualificata, soprattutto in materia di politiche dell'immigrazione, energetiche ed ambientali;
h) la cooperazione strutturata nella politica di sicurezza e difesa;
i) le relazioni speciali con i Paesi vicini;
qualora i suddetti obiettivi non fossero conseguiti, a non accettare compromessi al ribasso e a promuovere un gruppo di avanguardia fra i Paesi che risultino concordi nella volontà di costruire l'unione politica, ferma restando l'apertura a successive partecipazioni dei Paesi che lo richiedano.
(1-00181)
«De Zulueta, Gozi, Venier, Giovanelli, Betta, Vannucci, Bianco, Tranfaglia, Dato, Frigato, Boato, Bellillo, Orlando Leoluca, Crema, Ottone».
La Camera,
premesso che:
il comma 46 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 23 dicembre 2005 stabilisce, a decorrere dal 2006, per ciascuna amministrazione un limite all'ammontare complessivo delle riassegnazioni alla spesa di somme versate all'entrata;
in particolare, la norma prevede che l'ammontare complessivo delle riassegnazioni di entrate non potrà superare, per ciascuna amministrazione, a decorrere dal 2006, l'importo complessivo delle riassegnazioni effettuate nell'anno 2005;
sono state escluse dalla limitazione, le riassegnazioni per le quali l'iscrizione della spesa non ha impatto sul conto economico consolidato delle pubbliche amministrazioni e quelle riguardanti l'attuazione di interventi cofinanziati dall'Unione europea;
rispetto all'anno precedente, inoltre, non fu prevista «in casi di particolare necessità e urgenza», la possibilità di superare il limite così stabilito;
nell'allegato n. 6 della circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 7/2006 le somme riassegnate nell'anno 2005, che costituiscono il limite massimo alle riassegnazioni di entrate per il Ministero dell'interno, ammontano ad euro 46.636.080, limite che non può assicurare il perseguimento della missione istituzionale assegnata al Ministero dell'interno;
l'audizione tenuta dal Ministro Amato lo scorso 30 maggio presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza in Italia, ha confermato la drammatica situazione in cui versa il comparto, dove, peraltro, ad un accrescimento del carico funzionale non è seguita una congrua dotazione di risorse;
alcuni settori soffrono maggiormente della rigidità del vincolo succitato pur assolvendo funzioni delicate e di rilevanza sociale;
le risorse derivanti dai corrispettivi per i servizi a pagamento svolti dal personale della Polizia di Stato e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, dall'addizionale di imbarco per la sicurezza aeroportuale, ora prevista anche per il servizio antincendio, dai proventi che alimentano i fondi per le vittime dell'usura e della mafia, nonché dagli stanziamenti afferenti la Riserva fondo lire UNRRA destinati all'erogazione di contributi all'Unicef dovuti per legge, se non riassegnate non possono trovare soluzioni alternative nell'ambito del bilancio del Ministero dell'interno, già abbondantemente penalizzato da successive manovre di contenimento della spesa nell'ultimo quinquennio;
gli effetti della norma in parola vanificano, pertanto, anche gli sforzi posti in essere dall'amministrazione, talora anche con apposite convenzioni con enti pubblici e privati per garantire ad esempio la sicurezza nelle autostrade, nelle stazioni ferroviarie ovvero assicurando specifici servizi nel settore antincendio e di difesa civile;
da rilevare che spesso, dall'assolvimento dei compiti e funzioni derivanti dall'applicazione di dette convenzioni si registrano contenziosi, dovuti alla mancata corresponsione delle relative indennità, che hanno visto soccombere sempre l'Amministrazione con un conseguente aggravio di costi per l'erario;
impegna il Governo
ad adottare rapidi provvedimenti o iniziative legislativi atti a rimuovere l'attuale vincolo normativo soprattutto per quelle attività che vengono poste in essere per fornire servizi alla collettività e che autoalimentandosi finanziariamente tramite il versamento di un corrispettivo, vedono, nel perfezionamento puntuale del procedimento di riassegnazione, la condizione essenziale per garantire la copertura degli oneri scaturenti dalla prestazione dei servizi stessi, giacché senza tale modifica normativa l'alternativa alla continua produzione di esposizione debitoria sarà la sospensione dei servizi a totale svantaggio della cittadinanza.
(1-00182)
«Casini, Volontè, D'Alia, Ronconi, Giovanardi».
Risoluzioni in Commissione:
La Commissione VI,
premesso che:
l'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, stabilisce che «fino alla elaborazione e revisione degli studi di settore previsti dall'articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, che tengono conto degli indicatori di coerenza di cui al comma 2 dell'articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146, introdotto dal comma 13, con effetto dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006, ai sensi dell'articolo 1 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1999, n. 195, si tiene altresì conto di specifici indicatori di normalità economica, di significativa rilevanza, idonei alla individuazione di cavi, compensi e corrispettivi fondatamente attribuibili al contribuente in relazione alle caratteristiche e alle condizioni di esercizio della specifica attività svolta. Ai fini della relativa approvazione non si applica la disposizione di cui all'articolo 10, comma 7, secondo periodo, della legge 8 maggio 1998, n. 146. Si applicano le disposizioni di cui al comma 4-bis dell'articolo 10 della medesima legge»;
i nuovi indicatori di normalità economica sono transitori e non sono assolutamente rappresentativi delle circa duemila tipologie di imprese cui gli studi fanno riferimento;
l'applicazione dei nuovi criteri spingerà numerose piccole e medie imprese, finora in regola con gli studi di settore, fuori dai parametri di congruità. Come esposto anche da autorevoli rappresentanti di categoria, gli incrementi dei ricavi medi che scaturiscono dalle elaborazioni risultano spropositati rispetto alla reale attività aziendale. Una quota compresa tra il 40 e il 70 per cento delle piccole imprese risulterebbe incoerente agli studi di settore;
l'aumento della soglia di congruità potrebbe addirittura provocare una diminuzione del gettito, per la riduzione dell'adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, visto l'importante esborso chiesto ai contribuenti che sforano i parametri;
questo «regime transitorio» penalizza, in misura variabile, tutti i settori, con punte di crescita dell'indice di congruità nel settore artigianale, immobiliare ed edilizio;
la circolare 31 del 22 maggio 2007 chiarisce alcuni problemi tecnici, ma lascia aperta la questione fondamentale della gestione del contraddittorio da parte degli uffici locali dell'Agenzia delle entrate;
i rischi sono quelli di avere difformità di comportamenti all'interno del territorio nazionale e di lasciare una discrezionalità eccessiva in capo ai singoli uffici; il contribuente di Milano rischia così di essere trattato in maniera diversa rispetto a quello di Verona o a quello di Roma;
le maggiori imposte, assolutamente non previste all'inizio del 2007, che dovranno versare i contribuenti che risultano non coerenti ai nuovi parametri, rischiano di mettere in crisi l'attività stessa di questi piccoli imprenditori e artigiani e, a testimonianza del livello di esasperazione raggiunto, alcune associazioni di categoria stanno valutando iniziative provocatorie come l'indicazione ai propri associati di non adeguarsi agli studi e l'assistenza gratuita durante il contenzioso con l'amministrazione finanziaria;
impegna il Governo
a valutare con urgenza l'opportunità di applicare, per le dichiarazioni 2007, i predetti indici di normalità economica in maniera graduale, in attesa della revisione prevista dal comma 13 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
(7-00200)«Fugatti, Leo, Garavaglia, Goisis, Salerno».
La VII Commissione,
premesso che:
la Regione Sardegna ha sospeso i finanziamenti per i corsi di formazione professionale;
tale decisione è scaturita dall'idea che l'istituzione e la formazione professionale debbano essere gestite solo dai centri pubblici regionali o dagli istituti professionali di stato e che la formazione professionale non debba entrare in competizione con la scuola pubblica;
alla luce di tale decisione, il taglio dei finanziamenti ha messo in gravi difficoltà economiche strutture che vantano anche 40 anni di esperienza nel campo della formazione, tra le quali il Centro Selargius, della Federazione Cnosfap Salesiani Sardegna, centro professionale di acclarata fama con strutture caratterizzate da grande serietà e stabilità, ma che sono state accomunate, impropriamente ed ingiustamente, a quelle meno serie che si sono rese protagoniste di episodi negativi;
i fondi che finanziano le attività di formazione sono strumenti indispensabili per sviluppare la qualità della formazione nel nostro Paese, anche nell'ottica di un allineamento a livello europeo, rispetto al quale siamo molto indietro;
l'istruzione e la formazione professionale sono uno strumento fondamentale per favorire il passaggio tra scuola e lavoro e per accrescere le opportunità di occupazione dei giovani; esse, inoltre, vengono incontro da una parte ai fabbisogni formativi espressi dalle aziende e, dall'altra, alle esigenze dei giovani di acquisire competenze e dei lavoratori di mantenersi aggiornati ai continui cambiamenti del mercato,
impegna il Governo
ad adottare idonee iniziative di sua competenza volte a verificare che i sistemi di istruzione e formazione professionale previsti in sede regionale siano compatibili con la recente disciplina in materia definita a livello nazionale, in particolare nell'ambito della legge finanziaria per il 2007, seppure a titolo sperimentale e transitorio.
(7-00202)
«Aprea, Garavaglia, Bono, Goisis, Barbieri, Garavaglia, Goisis, Salerno».
La IX Commissione,
premesso che:
il piano generale di investimenti delle Ferrovie dello Stato S.p.A. per lo sviluppo della rete ferroviaria italiana prevede giustamente ingenti investimenti per diversi miliardi di euro, al fine di consentire
il rinnovo urgente e indispensabile del materiale rotabile e le tecnologie per accrescere la sicurezza;
in questo contesto dovranno essere attivate nei prossimi mesi procedure di gara per la costruzione e l'acquisto di un rilevante numero di treni per l'Alta Velocità che sarà la punta di assoluta eccellenza del nostro intero sistema ferroviario, anche per poter competere nello scenario europeo e mondiale;
altri ingenti investimenti sono destinati opportunamente al trasporto regionale ferroviario, così rilevante per tantissimi «pendolari», studenti e lavoratori di diverse categorie;
nel nostro Paese vi sono industrie e consorzi di grande tradizione e qualità che operano nel comparto della costruzione dei treni e carrozze, quali ad esempio Ansaldo, Breda, Firema Trasporti, Consorzio Trevi, Savigliano, che hanno raggiunto livelli assai elevati e che hanno conquistato unanime apprezzamento nel mercato internazionale;
attorno a queste industrie si è sviluppato un importante indotto, che ricomprende tante imprese significative e specializzate, le quali occupano un considerevole numero di addetti;
partecipare alla elaborazione progettuale e alla realizzazione di convogli per l'Alta Velocità e per la rete ordinaria ferroviaria, con i requisiti della interoperabilità per la rete europea, è decisivo e strategico per lo sviluppo della nostra industria del settore;
rimanere estranei a questo programma così rilevante significa non competere sui mercati esteri, con conseguenti, inevitabili e pesanti rischi per la sopravvivenza dell'intera industria ferroviaria italiana;
una vera politica industriale nel settore trasporti deve essere la priorità per il Governo italiano;
nella scorsa legislatura venne all'unanimità approvata da codesta Commissione la risoluzione n. 7-00679 (Raffaldini ed altri), con il parere favorevole del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,
impegna il Governo
nell'ambito dell'esercizio dei suoi poteri nei confronti di FS S.p.a., ad adottare ogni misura e ad assumere ogni possibile iniziativa - nel rispetto dei principi e della normativa comunitaria in materia - per valorizzare la presenza, il ruolo, le prospettive di sviluppo delle industrie italiane e del relativo indotto operanti nel settore della costruzione di convogli ferroviari e di materiale rotabile, anche in vista delle imminenti e non più procrastinabili scelte legate alla progettazione, alla costruzione e all'acquisto di un numero assai elevato di treni per l'Alta Velocità e la rete ordinaria ferroviaria, al fine di non penalizzare e di non pregiudicare un comparto di tanto rilievo per l'intero sistema industriale italiano che invece deve essere rilanciato sia nel mercato interno che nel mercato europeo e mondiale, anche con adeguate sinergie a livello internazionale.
(7-00201)
«Barbi, Iannuzzi, Lovelli, Velo, Boffa, Zunino».
La XI Commissione,
premesso che:
il 28 luglio 2006 l'ISTAT ha pubblicato, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, l'elenco annuale delle Amministrazioni pubbliche;
come avvenne già nel 2005, nell'elenco, al fianco degli enti di previdenza pubblici, figurano anche diciannove enti di previdenza privati («Casse»);
la parificazione delle Casse agli enti di previdenza pubblici è errata sul piano giuridico - come affermato da due sentenze della Corte costituzionale - e su quello pratico poiché esse, pur non ricevendo alcun contributo da parte dello
Stato, devono sottostare agli stessi vincoli di legge riguardanti la previdenza pubblica che invece è finanziata dall'erario;
l'autonomia delle Casse è stata ulteriormente compromessa dall'articolo 1, comma 505, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che impone alle amministrazioni inserite nell'elenco ISTAT una serie di vincoli molto stringenti che, per quanto riguarda le Casse, ferma restando la funzione di erogatori verso i rispettivi iscritti del diritto alla pensione che è sancito dall'articolo 38 della Costituzione, è in pieno contrasto con la loro indiscutibile natura di soggetti di diritto privato;
impegna il Governo:
a chiarire definitivamente la natura privata delle Casse di previdenza attraverso gli opportuni atti ed iniziative normative e regolamentari;
assumere iniziative volte a modificare, nel senso di affermare l'autonomia normativa e gestionale delle Casse l'articolo 1, comma 505, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
(7-00199)«Amoruso».