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Allegato B
Seduta n. 169 del 13/6/2007
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta immediata:
LEONE, ROSSO e ZANETTA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in una fascia territoriale di neppure 25 chilometri tra i comuni di Saluggia e Trino, in provincia di Vercelli, si trovano tre siti oggetto di deposito di materiale radioattivo: gli impianti Eurex ed Avogadro di Saluggia e la centrale elettronucleare Enrico Fermi di Trino;
i depositi suddetti sono stati oggetto di due successive alluvioni nel 1994 e nel 2000 da parte della Dora Baltea e del Po; in occasione dell'ultima alluvione furono riscontati, da parte dell'Arpa regionale, rilasci di radioattività a valle degli impianti di Saluggia;
analoghi rilasci di radioattività sono stati registrati dall'Arpa e comunicati con relazione del 28 marzo 2007, a seguito delle infiltrazioni nel terreno causate dalle perdite dell'impianto Eurex di Saluggia; è stato, perciò, previsto il trasferimento del combustibile irraggiato presente nell'impianto Eurex presso il limitrofo deposito Avogadro, sempre di Saluggia;
il deposito Avogadro, peraltro, denuncia già oggi perdite d'acqua dalla piscina, che successivamente vengono reintrodotte all'interno della stessa;
l'Arpa Piemonte ha registrato una contaminazione da isotopo radioattivo «stronzio 90» nella zona umida «Bula», molto vicina sia all'impianto Eurex, sia al deposito Avogadro, fatto che accresce le preoccupazioni;
la stessa Arpa Piemonte denuncia, inoltre, l'impossibilità, per mancanza di fondi pubblici, di scavare nuovi pozzi e monitorare là dove serve, al fine di tenere sotto controllo non solo i recenti casi di contaminazione da «stronzio 90», ma anche tutto il processo di smantellamento dei siti previsto nei prossimi anni;
inoltre, pare che anche il deposito di Trino, presso la vecchia centrale elettronucleare Enrico Fermi, non sia ispezionabile sul suo fondo;
ai tempi del Governo Berlusconi era stato avviato un programma di espatrio delle scorie radioattive di Saluggia e di Trino, che, ad oggi, non ha ancora trovato concreta attuazione e si prospetta il loro invio per il riprocessamento in Francia;
in ripetute audizioni presa la Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, il generale Carlo Jean, all'epoca presidente della Sogin, arrivò esplicitamente a denunciare la mancanza di apposite misure di sicurezza volte a tutelare i siti italiani di deposito delle scorie radioattive contro il rischio di incidenti aerei o attentati terroristici, sull'esempio di quanto viene invece realizzato in Francia;
in data 24 dicembre 2003, il Parlamento italiano convertì in legge (legge n. 368 del 2003) il cosiddetto «decreto Scanzano» (decreto-legge n. 314 del 2003), recante un emendamento approvato all'unanimità dalla Camera dei deputati, che, in attesa dell'individuazione del sito nazionale per lo stoccaggio dei depositi radioattivi, ripartiva tra i vari siti provvisori, ad oggi esistenti sul territorio nazionale, delle compensazioni ambientali previste, a regime, per l'unico sito nazionale;
benché l'Agenzia nazionale per l'ambiente abbia già provveduto da anni ad ipotizzare il riparto tra i singoli siti, il Governo, attraverso il Cipe, ha finora sempre colpevolmente omesso di assegnare i relativi importi, assommando così alla permanenza del rischio radioattivo il rifiuto omissivo della compensazione ambientale -:
quali siano le iniziative intraprese per la sicurezza nei depositi di Trino e di Saluggia e per l'espatrio delle scorie radioattive ed in quali tempi si intenda
effettuarlo, nonché quando il Governo intenda provvedere al definitivo riconoscimento, previsto per legge, delle compensazioni ambientali, già da anni stanziate ed incamerate, a favore dei siti ospitanti scorie radioattive.
(3-00983)
Interrogazione a risposta scritta:
CIRO ALFANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la convenzione sull'accesso all'informazione, sulla partecipazione del pubblico al processo decisionale e sull'accesso alla giustizia in materia ambientale (Aarhus) verso il cittadino consapevole, sancisce il diritto dei cittadini a conoscere i dati ambientali;
in merito all'Ilva di Taranto, sul sito dell'Arpa Puglia sono presenti solo i dati rilevati dalle centraline dell'area urbana, mentre non sono rintracciabili i dati dei sistemi di rilevazione interni all'area industriale (sembra che il camino dell'impianto di agglomerazione venga monitorato ma i dati non sono resi pubblici);
in data 1o aprile, è fuoriuscita, da un camino dell'Ilva di Taranto (presumibilmente dall'impianto di agglomerazione), una nube di dimensioni notevoli (filmata e visibile on line sul sito www.taranto sociale.org), che ha ulteriormente allarmato, e non poco, i cittadini;
l'Ilva di Taranto immetteva nell'atmosfera (dati emersi durante una tavola rotonda svoltasi il 22 aprile 2005 presso la Facoltà di Ingegneria di Taranto), un quantitativo di diossina pari all'8,8 per cento del totale europeo; rispetto al totale delle emissioni nocive europee l'Ilva di Taranto incide per il 6,2 per cento per gli idrocarburi policiclici aromatici, (Ipa), notoriamente cancerogeni;
sulla base dei dati del Dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto (relativi al quadriennio 1998-2001) nella provincia jonica, si registrano circa 1.200 decessi annui, dati che «collocano Taranto, per le neoplasie tutte, fra le Aree del Sud-Italia a maggiore incidenza e per le neoplasie polmonari ben oltre la media nazionale» -:
che cosa sia stato, ad oggi, posto in essere per far sì che i cittadini vivano in ambiente salubre e quali iniziative concrete siano state prese per prevenire loro eventuali malattie;
se siano state fatte delle indagini mirate sull'adeguatezza delle analisi effettuate sui lavoratori dell'area industriale e se siano stati riscontrati valori allarmanti nelle stesse connessi all'esposizione di fonti inquinanti cancerogene;
se si ritenga opportuno sottoporre comunque ad analisi specifiche di tipo avanzato, in particolare, i lavoratori e gli abitanti del quartiere Tamburi (sul quale insiste la zona industriale), al fine di accertare la loro eventuale predisposizione all'insorgenza di patologie cancerogene; con «studio delle basi genetiche della suscettibilità individuale al cancro», indicazione fornita dal professor Roberto Barale dell'Università degli Studi di Pisa, nell'ambito del workshop tenutosi a Genova il 7-8-9 novembre 2004 per la prevenzione dei tumori di origini industriale e ambientale);
come mai nell'area industriale non ci sia un sistema di monitoraggio costante che informi la cittadinanza, via telematica e in tempo reale;
cosa si intenda immediatamente porre in essere affinché i cittadini, nel rispetto della convenzione di Aarhus possano acquisire, in tempo reale, le informazioni sui dati rilevati dalle centraline;
in particolare, di che tipo siano i dati rilevati in data 1o aprile che hanno provocato la suddetta nube, e se tali dati siano stati rilevati solo dall'Ilva o se essi vengono, di volta in volta sottoposti a controllo e verifica di qualche struttura pubblica.
(4-04002)