Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 169 del 13/6/2007
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta immediata:
LA RUSSA, MENIA, BUONTEMPO, PROIETTI COSIMI, LAMORTE, FILIPPONIO TATARELLA, GERMONTANI, LEO, MIGLIORI, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE e SALERNO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sabato 9 giugno 2007, in occasione della visita di Stato a Roma del Presidente Bush, si sono svolti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sia al termine del corteo di contestazione, sia, in nottata, presso la stazione ferroviaria Tiburtina;
il bilancio degli scontri è grave sia sotto il profilo dei danni materiali causati durante le suddette contestazioni, che ammontano ad alcune decine di migliaia di euro, sia sotto quello che attiene alle forze dell'ordine, che contano almeno una trentina di feriti tra carabinieri ed agenti della polizia di Stato;
proprio dai sindacati della polizia si sono levate voci di protesta contro l'ordine impartito agli agenti di non reagire agli attacchi da parte dei manifestanti, con la conseguenza che questi sono stati esposti a sessanta minuti di fitta sassaiola;
gli otto giovani arrestati sabato 9 giugno 2007 durante il corteo di protesta sono già tornati tutti in libertà, in seguito alla decisione dei giudici della IV sezione del tribunale penale di Roma di convalidare gli arresti, contravvenendo, però, alla richiesta del pubblico ministero di applicare la misura della custodia cautelare in carcere;
al processo, che si svolgerà l'11 luglio 2007, i giovani dovranno rispondere di lesioni come conseguenza di altro delitto, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, fattispecie, quest'ultima, aggravata dal lancio di corpi contundenti;
nonostante il timore di scontri, rafforzato anche dai recenti avvenimenti a Rostock, gli organismi addetti alla sicurezza non hanno previsto alcuna zona di sicurezza, quale, ad esempio, la creazione di una cosiddetta «zona rossa», e hanno preferito, invece, dare credito agli organizzatori del corteo di protesta, i quali avevano garantito, in diverse occasioni, che non si sarebbero verificati scontri e che, al suo interno, non avrebbero trovato posto esponenti dei movimenti del «blocco nero»;
nella notte che ha preceduto l'arrivo nella capitale del Presidente degli Stati Uniti d'America è stata profanata la lapide che, in Via Fani, ricorda il sequestro di Aldo Moro ed il sacrificio degli uomini della sua scorta, sulla quale è stata scritta la seguente dicitura: «Bush come Moro»;
tutti questi avvenimenti si inseriscono in un filone di contestazione che affonda le sue radici nell'eversione, nel terrorismo e nella violenza e che, appena una settimana prima degli scontri di Roma, è sfociato anche nella marcia «anti 41-bis» svoltasi a L'Aquila il 3 giugno 2007, durante la quale i partecipanti non solo hanno manifestato aperto sostegno a Nadia Lioce e agli altri detenuti per reati di terrorismo e eversione, ma hanno anche scandito slogan pesantemente offensivi contro lo Stato, la Chiesa, le vittime del terrorismo Massimo D'Antona e Marco Biagi, i caduti di Nassiriya e contro l'ispettore di polizia Filippo Raciti, morto durante gli scontri di Catania -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per contrastare il dilagare di fenomeni di violenza e di eversione quali quelli descritti in premessa, garantendo il diritto di tutti i cittadini al rispetto delle più elementari libertà democratiche, quali la sicurezza e la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni.
(3-00974)
BARANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il pubblico ministero di Potenza ha chiesto, ad avviso dell'interrogante con molta disinvoltura, arresti a carico di persone, che nel corso delle indagini sono state poi riconosciute immeritevoli delle misure punitive adottate;
questo modo di procedere, che appare all'interrogante più persecutorio che rettamente giuridico, ha un costo altissimo: è stato scritto, infatti, che le sterminate indagini messe in atto sono costate all'erario fior di miliardi di vecchie lire;
l'ultima inchiesta del pubblico ministero di Potenza consiste in una progettata radiografia capillare di tutte le logge occulte e dei connessi «affari», non di Potenza, ma di tutta l'Italia, coinvolgendo tutte le prefetture d'Italia che dovrebbero fornirgli tutti i nominativi;
un caso simile si era verificato a Palmi per iniziativa del dottor Cordova (poi promosso alla sede di Napoli), che aveva speso decine di miliardi di vecchie lire e sottoposto ad anni di lavoro i suoi sottoposti per effettuare indagini ad amplissimo raggio ed arrivare alla conclusione che nessuno andava indagato e nessuno andava condannato;
le iniziative del magistrato di Palmi avevano avuto il solo effetto di causare un grave dispendio di risorse dello Stato, che avrebbero potuto essere destinate ad un più utile impiego;
questi «ritorni» sono sconfortanti: Giovan Battista Vico li avrebbe definiti i «corsi e ricorsi» della storia;
razionalmente è inconcepibile questa volontà di effettuare un censimento delle logge massoniche italiane, da sempre esistenti e da tutti conosciute;
l'interrogante intende attivarsi per presentare una proposta di legge affinché, come avviene in altri Stati europei, anche in Italia vengano periodicamente effettuate visite psico-attitudinali anche ai magistrati, in modo da garantire le legittime aspettative del popolo italiano -:
quali iniziative, anche normative, il Ministro interrogato intenda avviare al fine di trovare il modo per arginare, in via generale, comportamenti che all'interrogante appaiono a dir poco discutibili ed inquietanti e se in ogni caso non intenda attivare i propri poteri ispettivi, al fine di adottare ogni iniziativa di sua competenza.
(3-00975)
VOLONTÈ, D'ALIA, GALLETTI, RONCONI e GIOVANARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli stessi giorni in cui si svolgeva a L'Aquila una manifestazione organizzata dal gruppo Olga (Ora di liberarsi dalle galere) per esprimere solidarietà a Nadia Lioce e agli altri detenuti per reati di terrorismo e di eversione e che ha visto la partecipazione di tutta l'area antagonista, venivano pubblicate notizie circa la continua «fuga» di lettere dei brigatisti carcerati a Monza sui siti di «soccorso rosso»;
nel corso della citata marcia, alla cui testa era presente uno dei capi storici delle vecchie Brigate rosse, Paolo Maurizio Ferrari, il cui obiettivo era, appunto, «Lotta alla tortura del 41-bis e al carcere nel complesso», sono stati scanditi vergognosi slogan contro Marco Biagi, contro i caduti di Nassiriya, contro l'ispettore di polizia Raciti, contro il professor D'Antona e contro il magistrato milanese Ilda Boccassini, titolare dell'inchiesta sui fenomeni di aggregazione alle nuove Brigate rosse;
particolarmente ignominioso quello nei confronti di Marco Biagi, «E Biagi non pedala più», scandito dalla coda del corteo, mentre su un muro, davanti all'abitazione del giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate rosse e in altre zone della centro storico di Bologna, sono apparse scritte deliranti, tra cui quella «terrorista è lo Stato»;
il 12 giugno 2007 si è appresa la notizia di un'indagine in corso della procura dell'Aquila per verificare lo stretto legame tra l'area anarco-insurrezionalista, i brigatisti e le minacce di morte indirizzate a monsignor Bagnasco;
in particolare, sarebbero state trovate prove di tali minacce su alcuni messaggi nella cella della Lioce -:
quali provvedimenti intenda adottare per reprimere definitivamente il fenomeno delle comunicazioni e minacce dei brigatisti detenuti nelle carceri di massima sicurezza e se siano in corso indagini per accertare ogni responsabilità connessa alla manifestazione e, in particolare, con riguardo ai partecipanti che hanno evidenziato un collateralismo inaccettabile nei confronti delle nuove Brigate rosse.
(3-00976)
SMERIGLIO - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 7 maggio 2007 ha preso avvio, presso il tribunale di Civitavecchia, l'udienza preliminare del processo scaturito dall'omicidio di Renato Biagetti, il giovane accoltellato nelle prime ore della mattina di domenica 27 agosto 2006, all'uscita da una festa reggae tenutasi sulla spiaggia di Focene, nei pressi di Roma;
a questo gravissimo episodio si stanno aggiungendo delle «ombre» sull'andamento delle indagini, che destano grave preoccupazione e necessitano di essere immediatamente fugate;
risulta all'interrogante che nel corso dell'udienza i difensori dei familiari di Renato Biagetti abbiano depositato delle dichiarazioni autografe di ben quattro persone, che hanno visto il ragazzo accoltellato rilasciare ai carabinieri la propria versione dei fatti;
il racconto di Biagetti, secondo le dichiarazioni dei quattro testimoni oculari, sarebbe stato debitamente verbalizzato dai carabinieri, all'interno dell'ospedale Grassi di Ostia, poco prima che la vittima fosse trasportata in sala operatoria;
all'udienza preliminare i difensori facevano, però, presente di non aver rinvenuto all'interno del fascicolo d'indagine i verbali delle dichiarazioni rilasciate da Biagetti poco prima di morire;
il giudice per l'udienza preliminare, preso atto di quanto prospettato dai difensori, ha emesso un provvedimento, con il quale ha ordinato alla procura di Civitavecchia di effettuare tutte le opportune ricerche, al fine di rinvenire i predetti verbali delle dichiarazioni rese dalla giovane vittima del reato;
alla successiva udienza del 24 maggio 2007 la procura, in esito all'ordine formulato dal giudice, depositava in atti un'annotazione di servizio, dalla quale risultava che i carabinieri di Ponte Galeria avevano in effetti assunto il Biagetti a sommarie informazioni testimoniali, ma avevano omesso di redigerne apposito verbale;
sicché l'effettivo contenuto di quanto dichiarato dal Biagetti è ormai consegnato al solo ricordo del carabiniere operante, il quale solo dietro formale richiesta si è deciso a consegnare agli atti la verbalizzazione delle operazioni compiute;
la grave omissione da ultimo emersa rende necessario, a giudizio dell'interrogante, un intervento volto ad accertare il reale andamento dei fatti sopra esposti, atteso che il possibile inquinamento della testimonianza resa dalla vittima in punto dì morte configurerebbe un'anomalia gravissima nella conduzione dell'indagine;
va segnalato, inoltre, come l'interrogante, a seguito di attento esame degli atti processuali, si sia convinto che sulla scena del delitto siano stati usati dagli aggressori due distinti coltelli, mentre invece risulta che una sola arma sia stata rinvenuta e sottoposta a perizia;
secondo l'interrogante gli inquirenti non hanno prestato il dovuto impegno nella ricerca dell'ulteriore coltello usato senza ombra dubbio per l'uccisione del Biagetti;
si è, inoltre, appreso che l'imputato nel processo appena iniziato è figlio di uno dei carabinieri in forza presso la stazione che ha condotto l'indagine e tale circostanza, invero censurabile sotto il profilo dell'opportunità, richiede una particolare vigilanza, al fine di ovviare ad eventuali situazioni di conflitto di interesse, che sarebbero ovviamente assai pregiudizievoli agli interessi della giustizia e del pieno accertamento della verità -:
se non ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi al fine di accertare se si siano concretizzate gravi omissioni e rischi di conflitto d'interessi.
(3-00977)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
II Commissione:
SAMPERI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per le politiche per la famiglia. - Per sapere - premesso che:
è passato ormai più di un anno dalla approvazione della legge n. 54 «Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 50 del 1o marzo 2006;
la legge in questione ha introdotto alcune considerevoli modifiche al codice civile e al codice di procedura civile, in materia di affidamento dei figli in seguito alla separazione tra i coniugi;
in virtù dei cambiamenti introdotti l'affidamento dei figli non è più concesso, salvo casi particolari, ad un solo genitore ma ad entrambi, che devono provvedere in proporzione al loro reddito, al mantenimento dei figli; è stato quindi esteso, in modo pressoché totale, l'istituto, prima eventuale, dell'affidamento condiviso;
si è trattato di un intervento che, oltre a grandi consensi, ha però suscitato delle perplessità, basate tra l'altro, sull'analisi dei dati di cui si aveva disponibilità al momento dell'emanazione della legge;
dal 1987 fino al 2005, risultava, ad esempio, che il numero dei padri che richiedevano l'affido esclusivo, o congiunto o alternato riguardava solo un numero molto limitato di casi;
al Tribunale di Roma, che è il Tribunale più grande d'Europa, i padri che chiedevano l'affidamento dei figli risultavano essere solo il 17 per cento l'anno, su un totale di circa 15 mila coppie -:
se i Ministri competenti non ritengano che il periodo trascorso dall'entrata in vigore della legge, possa rappresentare un lasso di tempo sufficiente per poter quantomeno tentare una valutazione dell'impatto di una normativa di questa portata, le cui «novità» vanno ad incidere, oltre che sul diritto dei genitori alla bigenitorialità anche, necessariamente, sui diritti dei minori coinvolti dalla separazione, e dunque, se il Governo possa, in tempi brevi, fornire dati il più possibile completi ed aggiornati relativi all'applicazione della legge n. 54 del 1o marzo 2006.
(5-01141)
BUEMI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 9 agosto 2006 era collocato in pensione il dirigente UNEP di Napoli per il raggiungimento del limite massimo di età;
il Presidente della Corte di appello promuoveva tempestivo interpello tra gli ufficiali giudiziari posizione economica C1 per la designazione del nuovo dirigente UNEP di Napoli;
a tal seguito, in data 14 novembre 2006, il Presidente della Corte di appello di Napoli, ai sensi dell'articolo 47 decreto del Presidente della Repubblica n. 1229 del 1959, inviava al Ministero della giustizia, il nominativo designato con il relativo parere;
con nota del 9 gennaio 2007 le organizzazioni sindacali CGIL FP, CISL FPS e UIL PA denunciavano al Ministero della giustizia i gravi ritardi per la nomina del dirigente UNEP ed i conseguenti disservizi determinati nell'Ufficio notifiche esecuzioni e protesti della Corte di appello di Napoli;
il Ministero della giustizia, in questi mesi, ha provveduto, invece, sollecitamente alla nomina dei dirigenti dell'UNEP di Varese e dell'UNEP di Siracusa -:
quali siano gli ostacoli che impediscono la nomina del dirigente dell'Ufficio notifiche esecuzioni e protesti della Corte di appello di Napoli e quali provvedimenti il Ministero della giustizia intende adottare.
(5-01142)
DANIELE FARINA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la vicenda della costruzione del Nuovo Palazzo di Giustizia di Mantova ha visto avvicendarsi plurimi interventi da parte dell'Autorità per la Vigilanza dei LL.PP. e della Procura Regionale della Corte dei Conti;
ha avuto inizio addirittura nel 1993 e nel corso di questi 17 anni ha comportato ingenti spese di progettazione nonché gravato sugli uffici ministeriali;
in data 11 maggio 2001, con voto n. 95 dell'assemblea generale del Consiglio Superiore dei LL.PP si stabiliva che il progetto dichiarato «definitivo» della nuova sede del Palazzo di Giustizia di Mantova doveva essere restituito unitamente
agli elaborati progettuali denominati «esecutivo 1o stralcio» per essere integrato e rielaborato in particolare veniva segnalata:
a) la mancanza del «quadro esigenziale»;
b) la mancata suddivisione in lotti;
c) l'impossibilità di considerare come «funzionale» il primo stralcio;
in data 9 novembre 2001 la nota n. 60167 dell'Autorità per la Vigilanza sui LL.PP. comunicava la segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Milano e alla Procura della Repubblica di Mantova di violazioni connesse alla approvazione del progetto definitivo generale ed al finanziamento del primo stralcio dei lavori di costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Mantova;
in data 14 dicembre 2001 con un secondo voto (n. 320) l'assemblea generale del Consiglio Superiore dei LL.PP. confermava un parere sostanzialmente negativo (assenza di funzionalità e fruibilità del I lotto esecutivo - irrisolta la questione dei parcheggi); nel medesimo voto si ribadiva il carattere sovradimensionato dell'opera proposta la quale risulta collocata anche nell'ambito di un Piano Urbanistico che «non corrisponde a compiti di salvaguardia di un ambiente caratterizzato da emergenze storiche di rilevante interesse»;
in data 30 luglio 2003 con voto n. 163 l'assemblea generale del Consiglio Superiore dei LL.PP. nel ribadire che il piano particolareggiato «Fiera Catena» non appare concepito secondo un ottica di salvaguardia di un ambiente caratterizzato da emergenze storiche di rilevante interesse; ciò in particolare per quanto concerne le cubature previste, le altezze degli edifici, i distacchi dalle preesistenze di valore storico-artistico... «confermava inoltre: a) l'impatto ambientale della logica compositiva del progetto del nuovo Palazzo di Giustizia; b) l'irrisolta problematica dei parcheggi. Solo con l'adeguamento del progetto ad una corposa serie di prescrizioni, il Consiglio Superiore dei LL.PP. può esprimere parere favorevole al passaggio alla successiva fase di progettazione esecutiva;
in data 16 marzo 2005 con voto n. 28 le sezioni I e V (e non l'assemblea generale) del Consiglio Superiore dei LL.PP. (voto espresso a maggioranza) pur ammettendo che la semplice acquisizione del sedime non costituisce lotto o stralcio funzionale, esprimevano il parere che «in assenza di progetto esecutivo generale ed in armonia con la Circolare di indirizzo politico amministrativo del Ministero della Giustizia n. 4/1597/2002/20/A del 16 ottobre 2002 si possa ammettere a finanziamento, previa verifica della destinazione urbanistica e di dichiarazione di pubblica utilità, l'acquisizione dell'area;
tale interpretazione, secondo l'interrogante, curiosa ed incomprensibile veniva tuttavia ampiamente smentita in data 19 gennaio 2006 quando con nota n. 2008 il Ministero della Giustizia - dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi - precisava che:
a) la sola acquisizione del terreno non risolverebbe i problemi degli uffici giudiziari di Mantova con l'aggravio per questo Ministero di immobilizzare per un tempo indefinito una somma in conto capitale...;
b) il Comune di Mantova ha formalizzato il solo acquisto dell'area e non si ha alcuna notizia sul progetto del primo lotto di lavori che superi le criticità segnalate dal Consiglio Superiore dei LL.PP;
c) le finanziarie del 2005 e 2006 non hanno assegnato nuove risorse per l'edilizia giudiziaria;
nel frattempo, l'importo lavori del Progetto generale definitivo del nuovo Palazzo di Giustizia di Mantova è lievitato da euro 53.641.815,86 del 2001 ad euro 58.975.643,34 nel 2006;
la realizzazione del Nuovo Palazzo di Giustizia nella città di Mantova non costituisce certo una priorità alla luce delle scarse risorse economiche destinate alla
edilizia giudiziaria che in particolare in tema di carceri presenta ben altri tipi di emergenze;
sussiste la gravità dei rilievi esposti più volte dal Consiglio Superiore dei LL.PP. e ribadite nella nota del Ministero della Giustizia del 19 gennaio 2006;
dell'opera di realizzazione del Nuovo palazzo di Giustizia di Mantova non è stata mai dimostrata l'effettiva esigenza vista la sostanziale mancanza del quadro esigenziale prescritto dalla normativa né esiste la certezza di una sua completa e celere realizzazione visto che il primo lotto si esaurirebbe nel mero acquisto dell'area di sedime senza alcuna certezza circa la realizzazione (ed i relativi tempi) dell'opera vera e propria. Inoltre, come evidenziato dal Consiglio Superiore dei LL.PP., l'opera produrrebbe un impatto ambiantale ed urbanistico notevole in un comparto caratterizzato da emergenze storiche di rilevante interesse». A ciò si aggiunga che i costi di realizzazione sono sensibilmente lievitati da euro 53.641.815,86 del 2001 ad euro 58.975.643,34 nel 2006 -:
se non ritenga di soprassedere al finanziamento del nuovo palazzo di giustizia di Mantova.
(5-01143)
CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la signora Crispino Filomena, Ispettore capo della Polizia Penitenziaria, già in servizio presso la Casa Circondariale di Bologna, in data 8 aprile 2005, al termine di 306 giorni continuativi di riposo medico, veniva sottoposta dall'Amministrazione Penitenziaria a visita medica al fine di accertarne l'idoneità lavorativa;
la Commissione medica giudicava la signora Crispino «non idonea permanentemente al servizio d'istituto, ma idonea al transito nei ruoli civili dell'amministrazione di appartenenza o di altre amministrazioni dello Stato. Controindicati gli incarichi psicostressanti»;
il successivo 21 aprile 2005, la ricorrente presentava alla Casa Circondariale di Bologna, una istanza di transito diretta al Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria (D.O.G.) del Ministero della Giustizia;
con nota n. SEGR/SOL/ab/983 datata 19 settembre 2005, l'Ufficio III Concorsi della Direzione Generale del Personale e della Formazione del D.O.G. convocava per il giorno 18 ottobre 2005 la Crispino per sostenere la prova per il transito nei ruoli civili di quella Amministrazione come previsto dall'articolo 76 n. 8 e 9 del decreto legislativo n. 443/92;
con nota n. 100/C/GS/ndp datata 25 ottobre 2005 il D.O.G. comunicava al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che il procedimento per il transito dell'interessata nei ruoli civili di quella amministrazione doveva ritenersi concluso a seguito di rinuncia presentata dall'interessata nel corso della prova, tenutasi in data 18 ottobre 2005;
con nota n. 0012567 - 2006 datata 12 gennaio 2006 il competente ufficio del D.A.P. comunicava agli Uffici interessati che la signora Crispino, essendosi ritirata dalla prova d'esame aveva rinunciato di fatto al transito nei ruoli civili di quella Amministrazione, e quindi doveva cessare dal servizio dal giorno 11 aprile 2005, data in cui era stata dichiarata non idonea al servizio di istituto;
avverso tali provvedimenti, la Crispino proponeva ricorso al TAR Emilia Romagna, previa sospensiva, avverso il provvedimento di revoca dell'Aspettativa e del conseguente provvedimento di Dispensa dal Servizio disposto nei suoi confronti e per la dichiarazione del diritto della ricorrente al transito nei ruoli presso la medesima Amministrazione di appartenenza come da sua istanza inizialmente presentata;
il Tribunale Amministrativo Regionale adito, a seguito dell'udienza cautelare fissata per il giorno 27 aprile 2006, ha pronunciato l'ordinanza n. 337/2006 con
la quale testualmente ha così deciso: «Rilevato che, ad un primo esame in sede cautelare, il ricorso appare assistito dal prescritto fumus boni iuris, in quanto dalla condotta della ricorrente non è allo stato desumibile una esplicita rinuncia al transito nei ruoli civili che costituisce la ragione posta dall'Amministrazione alla base dei provvedimenti impugnati; atteso che sussiste il presupposto del pregiudizio grave ed irreparabile; P.Q.M. Accoglie la suindicata domanda incidentale di sospensione. La presente ordinanza sarà eseguita dall'Amministrazione...»;
l'ordinanza numero 109/2007 datata 15 febbraio 2007, resa dal TAR Emilia Romagna - sede di Bologna - Sezione II, in accoglimento dell'istanza della signora Crispino Filomena per l'esecuzione dell'ordinanza cautelare n. 337/06, Reg. Gen. 402/2006 emessa in data 27 aprile 2006, nel giudizio contro il Ministero della Giustizia e Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria Emilia Romagna, ha assegnato alle Amministrazioni impugnate un termine di 30 giorni per ottemperare all'ordinanza n. 337/2006;
a seguito della persistente inerzia della pubblica amministrazione nel dare esecuzione all'ordinanza del TAR con la quale si sospendeva la revoca e la dispensa dal servizio, veniva nominata Commissario ad acta nella controversia de quo la dottoressa Maria Teresa Pirrone, la quale emetteva provvedimento di esecuzione dell'ordinanza cautelare n. 337/06;
per effetto delle statuizioni di cui sopra, la signora Crispino è da considerarsi di fatto nuovamente in servizio nel ruolo di appartenenza «Corpo di Polizia Penitenziaria» nella medesima qualifica e posizione economica posseduta al momento del suo collocamento in aspettativa a domanda ex articolo 77 u.c. decreto legislativo 443/92;
dalle informazioni assunte presso le amministrazioni interessate, ed in particolare presso il Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria Emilia Romagna, è risultata confermata la circostanza che le stesse non hanno assunto alcun provvedimento in merito e pertanto, essendo scaduto il termine assegnato per ottemperare è necessario provvedere, in via sostitutiva, a dare esecuzione all'ordinanza n. 109/2007 -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di dare esecuzione immediata all'ordinanza del TAR n. 337/06, con la quale si sospendeva la revoca e la dispensa dal servizio nei confronti della signora Crispino, la quale, a causa di una inaccettabile inadempienza dell'Amministrazione Penitenziaria, che si rifiuta di dare ottemperanza a due ordinanze della Magistratura e ad un provvedimento esecutivo del Commissario ad acta, continua a vivere nel più totale sconforto priva di qualunque sostegno economico da oltre 16 mesi.
(5-01144)
MAZZONI e RONCONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si stanno svolgendo in questi giorni gli interrogatori della «Giombini-bis», l'inchiesta riguardante episodi di corruzione che vede coinvolti, oltre a noti imprenditori, anche magistrati;
nel corso dell'interrogatorio davanti al giudice Claudia Matteini, che ha firmato gli arresti, ed ai magistrati Sottani e Cicchella, l'imprenditore Leonardo Giombini avrebbe ammesso l'esistenza di un incontro svoltosi tra lo stesso Giombini, il suo amico imprenditore Carlo ora in carcere a Terni, ed il dottor Nicola Miriano, attualmente Procuratore Capo della Repubblica di Perugia;
nel corso dell'incontro, secondo quanto affermato dal Giombini, il dottor Miriano si mostrò molto disponibile con il Gradassi e si parlò anche del dottor Cicchella, il pubblico ministero, titolare, con il pm Sergio Sottani, dell'inchiesta Giombini-bis;
già nel 2002 la Procura di Perugia fu oggetto di ispezione ministeriale legata alla
«vicenda Donti», nota anche come lo «scandalo dei fallimenti», ed l'allora Ministro della giustizia ritenne di richiedere il trasferimento del procuratore capo, dottor Miriano, per incompatibilità ambientale;
se non ritenga, alla luce dei fatti suesposti, predisporre rapidamente un'ispezione ministeriale volta a verificare quanto dichiarato dal Giombini e soprattutto ad accertare il ruolo del dottor Miriano nell'inchiesta «Giombini-bis».
(5-01145)
BALDUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una recente ordinanza del Tribunale di Roma ha ordinato agli Internet Service Providers italiani di dare le informazioni personali relative ai propri abbonati, ai quali viene addebitato di aver condiviso illecitamente via internet, nei siti peer to peer, alcuni files musicali di artisti di una casa discografica tedesca, la Peppermint;
l'etichetta discografica è risalita agli indirizzi IP delle persone che scambiavano i files musicali, avvalendosi dei servizi software di una società svizzera, la Logistep (specializzata in controlli anti-pirateria), che risulterebbe avere analogamente così operato anche in altri paesi d'Europa;
la Peppermint si è poi dovuta rivolgere al giudice civile, a causa dell'iniziale rifiuto degli Internet Service Providers di fornire i dati degli utenti, chiedendo con ricorso cautelare al Tribunale di Roma di ordinare agli internet providers di fornire la documentazione necessaria alla individuazione delle utenze;
dopo aver acquisito i nomi di queste persone, la Peppermint ha inviato, attraverso uno studio legale di Bolzano, circa 3600 richieste di risarcimento per la condivisione non autorizzata dei files musicali dei propri artisti, chiedendo in via bonaria, a titolo transattivo, il pagamento di una somma di 330 euro per il presunto illecito da essi realizzato;
il pagamento della somma e la sottoscrizione della proposta transattivi permette all'utente di evitare l'instaurazione di un processo civile e comporta l'impegno da parte della casa discografica a non denunciare l'eventuale fatto di reato;
sembra, peraltro, che dopo il caso Peppermint, anche altre società si stiano attivando nei confronti degli internauti italiani al fine di avanzare nuove richieste di risarcimento, come è testimoniato dall'ulteriore ricorso cautelare che è stato depositato dalla Techland, azienda produttrice di videogiochi;
su queste vicende è intervenuto il Garante per la privacy, che si è costituito in giudizio presso il Tribunale di Roma nelle cause intentate dalla Peppermint e dalla Techland, al fine di verificare «se nella vicenda siano stati rispettati tutti i diritti di protezione dei dati personali» (comunicato stampa del 18 maggio 2007);
inoltre, risulta che il Garante per la protezione dei dati personali abbia instaurato contestualmente un procedimento amministrativo al fine di controllare la correttezza del trattamento dei dati effettuati da dette società e dalla Logistep;
deve ricordarsi che, in tema di comunicazioni elettroniche, ai sensi del combinato disposto degli articoli 123, secondo comma, e 132 del Codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, la registrazione e la conservazione dei dati relativi al traffico delle comunicazioni elettroniche sono ammesse solo per brevi periodi, ma essenzialmente per ragioni dipendenti da ragioni di fatturazione e/o di accertamento e di repressione dei reati;
per questa ragione, sembra quanto meno dubbio il provvedimento emesso dal Tribunale civile di Roma, trattandosi di decisione che può porsi in contrasto con i principi contenuti nel Codice della privacy;
oltretutto è necessario rilevare che le società che si sono rivolte al giudice civile avevano già raccolto informazioni riservate sui possibili utenti: perplessità sollevano,
quindi, le procedure per la raccolta dei dati utilizzate dalla società Logistep. Dovrà, in particolare, essere chiarito se il controllo sui servizi di comunicazione elettronica sia avvenuto con la previa notificazione al Garante, ai sensi dell'articolo 37 del Codice per la protezione dei dati, e nel pieno rispetto delle ulteriori regole imposte dalla legislazione nazionale;
si aggiunga, sotto l'aspetto del riconoscimento degli utenti responsabili, che non sempre l'indirizzo IP (ricollegabile a quella data utenza o a quel dato computer) corrisponde necessariamente alla persona fisica che ha posto in essere il comportamento ritenuto illecito, il che può determinare anche degli errori nella individuazione concreta del destinatario della richiesta risarcitoria;
occorre segnalare, infine, che la somma richiesta a titolo di risarcimento dalla Peppermint si profila sproporzionata: il valore commerciale di ogni singolo file musicale è, infatti, inferiore a 1 euro, mentre qui siamo di fronte a richieste risarcitorie che ammontano a 330 euro per ogni utente coinvolto;
ad ogni modo, l'aspetto che più preoccupa è che attraverso le citate iniziative si finisca per consentire forme di investigazione di massa sul web, attraverso la raccolta di informazioni sugli intestatari degli indirizzi IP, cagionando così una lesione alla riservatezza degli individui e una evidente limitazione della libertà e della segretezza delle comunicazioni (qui: elettroniche), che la Legge fondamentale dichiara «inviolabili» (articolo 15 Cost.);
in conclusione, ad avviso della interrogante, nella vicenda esaminata potrebbero essere ravvisabili violazioni alle norme del Codice in materia di protezione dei dati personali -:
se il Governo sia a conoscenza della vicenda esposta o sia in possesso di ulteriori notizie, e, in particolare, se intenda promuovere specifiche iniziative legislative al fine di proteggere la riservatezza dei cittadini italiani su internet, al fine di evitare il ripetersi di situazioni analoghe a quelle illustrate.
(5-01146)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146, è stato istituito il ruolo direttivo ordinario del Corpo della Polizia Penitenziaria, articolato in qualifiche con ordini gerarchici e livelli analoghi a quelli del corrispondente ruolo dei commissari della Polizia di Stato;
con il decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, si è provveduto al riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato;
con il decreto legislativo 3 aprile 2001, n. 155 si è provveduto al riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente del Corpo forestale dello Stato, articolati in qualifiche analoghe a quelle dei corrispondenti ruoli della Polizia di Stato;
nessun riordino è intervenuto per il ruolo direttivo ordinario del Corpo della Polizia penitenziaria, con ciò determinando una sperequazione tra forze di Polizia ad ordinamento civile;
attualmente i funzionari di polizia del ruolo direttivo ordinario dell'Amministrazione penitenziaria sono penalizzati rispetto ai colleghi della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato sia per quanto attiene alla qualifica iniziale nei ruoli successiva ai corsi di formazione, che risulta di «vice commissario» per la Polizia Penitenziaria (parametro stipendiale 133,25) e di «commissario capo» per le altre forze di Polizia (parametro stipendiale pari a 144,5), sia per quanto concerne gli sviluppi di carriera che consente al ruolo direttivo ordinario della Polizia di Stato e del Corpo Forestale dello Stato il raggiungimento del livello apicale (rispettivamente di «vice questore aggiunto» - e di «vice questore forestale») attraverso la previsione di un «ruolo aperto, mediante
scrutinio per merito comparativo» dopo cinque anni e sei mesi di effettivo servizio nella qualifica di «commissario capo», laddove per la Polizia penitenziaria la promozione al livello direttivo più alto di «commissario coordinatore» avviene mediante uno scrutinio per merito comparativo nell'ambito di un «ruolo chiuso», con un ritardo minimo, per i più meritevoli, di ben quattro anni;
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto testé esposto, sia intenzionato ad intervenire nelle appropriate sedi, al fine di riallineare la carriera del ruolo direttivo ordinario del Corpo di Polizia penitenziaria a quella dell'omologo ruolo delle altre forze di Polizia ad ordinamento civile, al fine di annullare la menzionata sperequazione.
(4-03974)
GASPARRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a distanza di oltre un anno dal termine del corso, si è finalmente giunti, presso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, ad un accordo per la definizione delle procedure di assegnazione dei vice ispettori risultati vincitori dell'ultimo concorso interno. La contrattazione decentrata ha in parte stravolto sia l'accordo raggiunto in sede centrale tra le organizzazioni sindacali e l'Amministrazione, sia le previsioni del bando di concorso. In particolare, molti «grandi istituti» riceveranno un'assegnazione pressoché inconsistente di ispettori rispetto alle reali necessità;
il personale di polizia penitenziaria non percepisce, da oltre due anni, il rimborso delle rette per gli asili nido. Ciò costituisce, evidentemente, motivo di ulteriore impoverimento, soprattutto di quelle famiglie che vivono nelle grandi città del Nord;.
la Direzione Generale del personale e della Formazione ha, di recente, assunto alcune iniziative che - ad avviso dell'interrogante - contrastano anche con disposizioni regolamentari: è stata disposta la revoca dei distacchi per motivi personali (ex articolo 7 del contratto collettivo di lavoro), nonché il blocco degli stessi, per far fronte alle presunte carenze di organico. Di converso, però, la stessa Direzione Generale ha assegnato al Dipartimento personale proveniente dalle sedi del Nord;
ad aggravare la situazione contribuisce il mancato rientro, nelle sedi del Nord, del personale distaccato al Gruppo operativo mobile e a ciò si aggiunge il fatto che, presso lo stesso gruppo, continua ad essere distaccato altro personale, sempre dalle sedi del Nord;
nel corso del 2006 era stato annunciato un condono delle sanzioni disciplinari del personale di polizia penitenziaria; di tale condono, a distanza di un anno, non si è avuta più notizia;
il personale di polizia penitenziaria in quiescenza non riceve il trattamento di pensione definitiva, l'equo indennizzo e la pensione privilegiata, da oltre cinque anni, poiché negli uffici competenti non c'è personale a sufficienza per il disbrigo delle pratiche -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei problemi evidenziati;
in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere per arrivare ad una soluzione definitiva di tali gravi problemi che penalizzano il personale di polizia penitenziaria;
se non ritenga, infine, che sia necessario intervenire affinché la Direzione generale del personale e della formazione adotti decisioni più ponderate e condivise anche dalle organizzazioni sindacali di categoria.
(4-03979)
PEDULLI, BRANDOLINI, GOZI, VICHI e DE BRASI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel carcere di Forlì dopo l'applicazione dell'indulto la popolazione carceraria era scesa a circa 130 unità (detenute e
detenuti), ma alla data dell'11 giugno si attesta sui 160-165, avendo avuto punte fino a 180;
la carenza di personale, già significativa in passato si è ulteriormente appesantita in quanto, negli ultimi tempi 1 agente donna è andata in pensione, 1 agente uomo si è licenziato, 2 agenti uomini sono stati distaccati ad altri incarichi presso il Gruppo operativo mobile (GOM) e attualmente mancano 21 unità di personale rispetto alla pianta organica;
in data 10 maggio 2007, l'assemblea del personale, convocata con le organizzazioni sindacali, ha dichiarato lo stato di agitazione per la grave carenza di personale che sta mettendo a rischio il servizio e la stessa fruizione delle ferie estive;
nessuna nuova unità aggiuntiva è mai giunta all'Istituto penitenziario di Forlì, malgrado le ripetute sollecitazioni in tal senso;
nella Sezione a custodia attenuata non è neppure installato il sistema di allarme e anche il sistema elettrico non risulterebbe a norma -:
in quali tempi ritenga di dare copertura ai posti vacanti previsti in pianta organica;
se consideri comunque urgente, intanto, dotare l'Istituto penitenziario di Forlì di almeno 7 agenti uomini e 2 agenti donne;
se in attesa dell'assegnazione di detta dotazione minima, nell'immediatezza intenda disporre la chiusura della Sezione a custodia attenuata, almeno per i mesi da giugno a settembre, al fine di poter utilizzare il personale che lì presta servizio all'interno del resto dell'Istituto;
in quali tempi intenda disporre che vengano realizzati i lavori relativi alla installazione del sistema di allarme e la messa a norma del sistema elettrico nella Sezione a custodia attenuata.
(4-03986)
ALLASIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si registrano gravi disagi per il Personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Asti, a causa del comportamento del Direttore dell'Istituto, che sembrerebbe assumere decisioni nei confronti del Personale, senza tenere conto delle organizzazioni sindacali, dell'Accordo Quadro Nazionale e del relativo Contratto, arrivando a ridurre il punteggio del giudizio annuale di alcuni appartenenti al Corpo, con grave nocumento sia in termini remunerativi sia di progressione in carriera, nonostante l'assenza di sanzioni disciplinari;
presso la Casa circondariale di Biella, l'ordine di servizio giornaliero di programmazione dei servizi per la Polizia Penitenziaria, non verrebbe modificato e corretto con le previste e riscontrabili variazioni del servizio concernenti luoghi ed orari, bensì sarebbe ristampato ex novo, a danno di coloro che dovrebbero essere preventivamente avvisati della variazione dell'orario e del servizio da espletare;
riguardo la Casa Circondariale di Cuneo, giungono segnalazioni per le gravi condizioni di lavoro imposte al personale del Corpo di Polizia Penitenziaria operante all'interno dell'istituto medesimo con la totale non applicazione del protocollo di intesa locale siglato con tutte le organizzazioni sindacali che genera forte disparità di trattamento e conseguente malessere tra il personale ivi in servizio; inoltre, le condizioni di lavoro all'interno dell'istituto, con particolare riferimento al Reparto Isolamento sono drammatiche per non parlare poi della riduzione del punteggio operata dalla Direzione e dal Comandante di Reparto in sede di giudizi annuali emessi nei confronti di un cospicuo numero di Poliziotti, pur in assenza di sanzioni disciplinari o negligenze di servizio, con ripercussioni negative sulla carriera e sul trattamento economico;
segnalazioni provenienti dalla Polizia Penitenziaria presso la Casa di Reclusione di Alessandria San Michele denunciano
decisioni assunte unilateralmente dalla direzione senza alcun incontro formale con le Organizzazioni Sindacali, come ad esempio, a quanto consta all'interrogante, la chiusura della sala Convegno, condizioni disagevoli per il personale in relazione alla organizzazione del lavoro e al trattamento economico, in particolare dal personale in forza al Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti;
gravi disagi di servizio sono segnalati anche dal Personale in servizio presso la Casa circondariale di Ivrea, dove, oltre ad una struttura fatiscente, sussiste una completa paralisi amministrativa dovuta a totale assenza di personale, mentre le decisioni della attuale direzione sull'impiego del personale riguardano lo svolgimento di attività non attinenti il Corpo che finiscono con l'affossare l'operatività del piccolo Reparto in servizio presso la struttura, per non parlare poi che ad oggi ancora non è stato esposto il piano ferie estivo del personale della Polizia penitenziaria con conseguenti forti malumori addebitabili alla direzione eporediese;
gravi disagi vengono segnalati alla casa circondariale di Aosta dove i Sovrintendenti svolgono servizio in ufficio e gli Assistenti capo vengono comandati a svolgere le funzioni di Sorveglianza generale e Sorveglianza interna in luogo dei Sovrintendenti e in netta violazione dell'articolo 21 del regolamento del Corpo di Polizia penitenziaria;
gravi disagi vengono segnalati da più istituti come ad esempio Alessandria Don Soria ed altri ancora dove il piano ferie estivo per il personale di Polizia penitenziaria non è stato esposto ed in altri addirittura ridotto a pochi giorni;
a livello più generale, viene registrata una grave inerzia degli Uffici del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria di Torino, dove si evidenzia una paralisi di tutte le attività, nonostante siano in servizio svariate unità di personale distinte per ruoli e qualifiche, anche in regime di distacco da innumerevoli sedi del Piemonte (Casa circondariale Cuneo, Casa di reclusione Fossano, Casa circondariale Novara, Casa circondariale Torino, U.E.P.E. Torino, eccetera);
risulta all'interrogante che:
a) presso l'Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Torino sono stati distaccati due Ragionieri su tre, con grave difficoltà di funzionamento dell'ufficio contabile, dove, un solo contabile C2, a fronte di un organico di circa settanta assistenti sociali ed una folta contabilità da gestire, svolge contemporaneamente le funzioni di Direttore contabile, di Cassiere, di Titolare del materiale mobile e di impiegato esecutivo di ragioneria ed archivista degli atti medesimi;
b) presso la ragioneria del Provveditorato torinese viene segnalata una attività amministrativo-contabile prossima alla paralisi, nonostante siano in servizio presso l'ufficio un numero di impiegati superiore a dieci unità, probabilmente dovuta a carenze organizzative per lo svolgimento delle pratiche;
c) presso la Segreteria Agenti del citato Provveditorato è stato inserito un Vice Commissario della Polizia Penitenziaria, sottraendolo all'attività di coordinamento presso uno degli Istituti Penitenziari del Distretto, scelta che avrebbe potuto contribuire ad alleviare le difficoltà di funzionamento registrate -:
se il Ministro della giustizia voglia disporre accurata ispezione presso la Casa circondariale di Asti a fine di valutare la situazione di diffuso disagio all'interno del relativo Corpo di Polizia penitenziaria e verificare gli eventuali collegamenti con la gestione del Direttore in carica ivi compresa la chiusura del campo sportivo dove sono inesistenti w.c. per il personale e sicuri ripari;
se sia intenzione del Ministro della giustizia disporre ispezione presso l'Istituto penitenziario di Biella e verificare la regolarità dell'attività amministrativa svolta, con particolare riguardo alle procedure di mobilità interna e dello sviluppo dei turni di servizio della Polizia Penitenziaria,
onde verificare le relative applicazioni secondo i principi di equità e trasparenza;
se il Ministro della giustizia non intenda acquisire informazioni sulle gravissime, drammatiche e caotiche condizioni di lavoro esistenti presso la Casa circondariale di Cuneo le cui responsabilità ad avviso dell'interrogante sono in capo al Direttore;
se il Ministro voglia acquisire gli atti dell'ispezione condotta presso la Casa di reclusione di Alessandria dal Provveditore regionale, al precipuo fine di valutare i conseguenti provvedimenti adottati e le ragioni del mancato avvicendamento del Direttore dell'Istituto;
se presa conoscenza della drammatica situazione in cui si trovano le Case circondariali di Ivrea, Aosta e Alessandria Don Soria e delle disagiate condizioni in cui lavora la Polizia penitenziaria, intenda intervenire in merito;
se sia intenzione del Ministro della giustizia valutare in un più ampio contesto la carente attività del Provveditore regionale, atteso che la contestualità delle segnalazioni circa il discutibile operato dei Dirigenti dei citati Istituti di Pena, sembrerebbe far propendere, ad avviso dell'interrogante, per una mancanza di coordinamento e controllo da parte del Provveditore medesimo;
se il Ministro, in relazione alle condizioni operative del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria di Torino, ritenga che un così elevato numero di distacchi non possa che nuocere agli Istituti e Servizi del distretto, i quali a loro volta, sono privati di personale necessario e in seria difficoltà di funzionamento;
se il Ministro non ritenga urgente ed improcrastinabile svolgere una urgente ispezione presso l'ufficio del Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria di Torino onde verificarne inerzia e totale immobilismo.
(4-04008)