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Allegato B
Seduta n. 17 del 3/7/2006
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, per sapere - premesso che:
le direttive 2002/95/CE (RoHS) e 2002/96/CE (RAEE), relative ai rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e al divieto di utilizzo delle sostanze pericolose, sono state recepite dal Governo italiano con il decreto legislativo 151/05;
con Circolare del 23 giugno 2006, diramata dal Ministero interrogato, si precisa che si intendono immesse sul mercato le apparecchiature che alla data dei 25 giugno 2006 sono già nella forma di prodotto finito pronto per la commercializzazione il cui inventario deve essere inviato entro il 1o luglio 2006 alla Direzione per la qualità della vita, presso codesto ministero;
nelle direttive citate, per «mercato» si intende il mercato europeo e non quello del territorio nazionale;
le apparecchiature individuate nell'inventario vanno commercializzate entro il 31 ottobre 2006;
al secondo capoverso della citata circolare sembra evidente che il termine «produttori» si intenda riferito ai soli «costruttori» e che l'obiettivo della Circolare sia quello di consentire, giustamente, un periodo di tempo utile ai costruttori italiani di elettrodomestici (in particolare della cd. filiera del «bianco») per poter commercializzare le scorte certificate entro la data summenzionata -:
se non ritenga utile l'emanazione di un'ulteriore circolare che chiarisca sia la questione relativa al termine «produttori», così come indicato nella premessa, sia quella relativa al «mercato» così come indicato nelle direttive citate;
se non ritenga, altresì, utile prevedere una proroga del termine del 31 ottobre 2006 indicato nella Circolare del 23 giugno 2006.
(2-00036)«Camillo Piazza, Francescato».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
l'area dell'ex Gasometro di Bari, e attualmente caratterizzata dalla presenza di diverse sostanze inquinanti e pericolose, quali metalli pesanti, composti aromatici, idrocarburi leggeri e pesanti, presenti sia nel sottosuolo che nella falda sottostante, la cui concentrazione è superiore ai limiti previsti per un uso residenziale del suolo, come indicato dal decreto ministeriale del 25 ottobre 1999, n. 471 che stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati;
il crescente livello di pericolosità è causato inoltre sia dal ritrovamento di sostanze inquinanti, anche nei vapori del suolo, che dall'inquinamento della falda che interessa anche una zona esterna al sito;
tali sostanze inquinanti stanno provocando rischi inaccettabili per i residenti oltreché per coloro che accedono alle zone
limitrofe dell'area in oggetto per ogni motivo, anche professionale, con seri pericoli per la salute tra cui la cancerogenesi, legata alla presenza di composti aromatici, senza contare di come la qualità della risorsa idrica sotterranea sia ormai totalmente compromessa;
nell'ottobre 2004 è stato presentato insieme al «Progetto preliminare per la bonifica dell'area da edificare ex Gasometro», un documento di valore tecnico per una analisi di rischio, in base al quale furono esplicitamente confermati i gravi pericoli suesposti a cui i cittadini della zona erano e sono sottoposti, nonché il carattere di urgenza per un intervento di bonifica e messa in sicurezza del sito;
all'interno del suddetto documento, è riportata una tabella di sintesi delle sostanze cancerogene che possono provocare seri rischi di malattie neoplastiche, cui sono esposti i residenti, che a seconda della sostanza cancerogena considerata, è da 560 a 17 volte maggiore del livello di rischio ritenuto accettabile (10-6) dalla collettività internazionale e considerato come limite normativo in Italia fino alla fine di aprile 2006;
inoltre il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 recante «Norme in materia ambientale» ha previsto un livello di rischio accettabile (10-5) maggiore di quello precedente (10-6) per cui le condizioni di esposizione a gravi rischi per la salute dei residenti dell'area dell'ex gasometro, sono tuttora da 56 a 1,7 volte superiore al massimo ritenuto ammissibile;
fino ad oggi l'amministrazione comunale di Bari, ha omesso qualsiasi intervento efficace, al fine di tutelare la salute dei cittadini che vivono nelle zone limitrofe dell'ex Gasometro di Bari -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare per risolvere una situazione non più tollerabile che pone in una palese condizione di grave rischio la salute della popolazione residente nell'area limitrofa dell'ex Gasometro, considerando anche che le recenti norme in materia ambientale contenute nel decreto legislativo 3 aprile 2006, 152, prevedono dei livelli massimi di sostanze pericolose per la salute, che sono stati certamente superati nell'area in questione.
(2-00038) «Di Cagno Abbrescia».
Interrogazione a risposta scritta:
CAMILLO PIAZZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti, al Ministro del commercio internazionale. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 29 giugno a Bruxelles, la Commissione europea ha deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia Ue contro Italia, Grecia, Francia, Finlandia e Portogallo per il mancato rispetto della normativa comunitaria sul miglioramento della disponibilità e dell'utilizzo degli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico;
per lo stesso motivo, la Commissione Ue ha inviato pareri motivati (seconda fase della procedura d'infrazione) a Germania, Estonia e Spagna;
la direttiva di riferimento punta a ridurre gli scarichi in mare di rifiuti generati dalle navi e di residui di carico da parte delle navi che utilizzano i porti dell'Unione europea, migliorando la disponibilità e l'utilizzo degli impianti per la raccolta e il trattamento di detti rifiuti e residui e rafforzando così la protezione dell'ambiente marino;
nel caso dell'Italia, come per gli altri Paesi, la Commissione è intervenuta perché non sono stati previsti programmi adeguati che si conformassero all'obbligo di elaborare, approvare e applicare piani di raccolta e di gestione dei rifiuti in tutti i porti nazionali, compresi i porti di pesca ed i porti turistici;
questi piani sono un elemento chiave di una strategia intesa ad assicurare che siano messi a disposizione e utilizzati a norma di legge, impianti portuali di raccolta
adeguati a rispondere alle esigenze delle navi che utilizzano normalmente il porto, senza causare ingiustificati ritardi alle navi, e affinché le tariffe applicate siano eque, trasparenti e non discriminatorie;
gli Stati membri avrebbero dovuto elaborare e applicare questi piani di raccolta e di gestione dei rifiuti in tutti i loro porti entro il 27 dicembre 2002 -:
come ed entro quale termine il Governo intenda provvedere al grave ritardo denunciato alla Corte di Giustizia dell'Unione europea;
come intendano, nell'ambito delle rispettive competenze, assicurare, in seguito all'elaborazione di adeguati piani di raccolta e di gestione dei rifiuti degli impianti portuali, un loro regolare e corretto impiego, da parte di tutte le navi che utilizzano i porti italiani.
(4-00417)