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Allegato A
Seduta n. 170 del 14/6/2007
...
(Sezione 3 - Vicenda dei migranti eritrei recentemente naufragati presso l'isola di Malta)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 21 maggio 2007 alcune agenzie di stampa battevano la notizia secondo cui un aereo da ricognizione maltese fotografava un'imbarcazione di 10 metri con a bordo 53 migranti a circa 80 miglia nautiche a sud di Malta. Dalle foto appariva evidente che il motore era in avaria e che
le persone a bordo erano impegnate a levare l'acqua dalla barca con una tanica;
sempre secondo le agenzie l'allarme veniva lanciato dagli stessi migranti, che, grazie ad un telefono satellitare presente a bordo, chiamavano parenti a Malta, in Italia ed in Gran Bretagna;
i migranti presenti sull'imbarcazione erano di nazionalità eritrea, quindi, secondo le linee guida dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), bisognosi di protezione. Chi fugge dall'Eritrea e viene rimpatriato rischia infatti di subire detenzione arbitraria, torture ed altri trattamenti inumani o degradanti;
solo dopo 9 ore arrivava sul luogo dell'avvistamento una motonave delle autorità marittime maltesi ma i migranti erano già scomparsi. Le autorità maltesi sospendevano così le ricerche dopo 48 ore dall'avvistamento, ovvero nella mattinata del 23 maggio 2007;
il 24 maggio 2007, rispondendo ad un appello dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, la marina militare e la guardia costiera italiane lanciavano un'operazione di ricerca e soccorso, inizialmente limitata alle acque di ricerca e soccorso di competenza italiane, ma poi estese a quelle libiche. Grazie all'aereo Atlantic e alla nave Orione della marina italiana venivano avvistati e portati in salvo 27 migranti rimasti aggrappati per 3 giorni alla gabbia per tonni di un rimorchiatore maltese;
il 31 maggio 2007 un comunicato stampa dell'agenzia ansa riportava la notizia in base alla quale i migranti dell'imbarcazione di cui si erano perse le tracce «sarebbero tutti salvi, anche se detenuti in condizioni disumane in una prigione libica». L'agenzia di stampa dichiarava inoltre che «a sostenerlo è un sito gestito da rifugiati eritrei sulla base di segnalazioni ricevute da alcuni loro connazionali». Continuava aggiungendo che, sempre secondo la stessa fonte gli immigrati sarebbero complessivamente 57 e rischierebbero di essere rimpatriati in segreto nel loro Paese, pur essendo nelle condizioni di chiedere asilo. Le autorità libiche non avrebbero infatti informato né l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, né altre associazioni umanitarie come Amnesty International«. II sito a cui il comunicato faceva riferimento è: http://www.asmarino.com -:
se non ritenga opportuno attivarsi ufficialmente presso le autorità libiche per verificare se questo gruppo di uomini, donne e bambini eritrei sia effettivamente detenuto in Libia;
se non ritenga opportuno adoperarsi per far sì che all'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati venga garantito l'accesso al centro di detenzione libico, poiché i migranti ivi trattenuti sono tutti potenziali rifugiati;
se non ritenga infine necessario raccomandare che queste persone non vengano rimpatriate in Eritrea, dove potrebbero subire detenzione arbitraria, torture ed altri trattamenti inumani o degradanti, anche tenuto conto degli obblighi internazionali assunti dalla Libia in particolare con l'adesione alla »convenzione che disciplina determinati aspetti del problema dei rifugiati in Africa« adottata nel 1969 dall'Organizzazione dell'unità africana.
(2-00577) «De Zulueta, Bonelli».
(5 giugno 2007)