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Allegato B
Seduta n. 176 del 25/6/2007
TESTO AGGIORNATO AL 27 GIUGNO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
da oltre tredici anni, a partire dal 12 febbraio 1994, è stato dichiarato lo stato di emergenza relativo al territorio della regione Campania per quanto riguarda la gestione del ciclo integrato dei rifiuti;
nonostante il trascorrere del notevole lasso di tempo, la situazione si è addirittura aggravata tanto da aver determinato, soprattutto negli ultimi tempi, seri rischi per la salute dei cittadini a causa dei possibili fenomeni epidemiologici conseguenti alla presenza di migliaia di tonnellate di rifiuti per le strade, nonché inevitabili ripercussioni negative sia per l'economia complessiva sia per l'immagine turistica della regione;
a tale drammatica situazione si è pervenuti anche grazie alle inadempienze di cui sono responsabili il Governo regionale nonché, in particolare, il presidente della Giunta regionale, il quale ha ricoperto, per molti anni, anche la carica di commissario straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania ed il cui operato, nonostante le notevolissime disponibilità economiche delle quali ha potuto usufruire, ha certamente aggravato la situazione di crisi;
durante tali anni, l'azione del commissario di Governo si è caratterizzata anche per l'utilizzo sfrenato di consulenze lautamente retribuite, per la predisposizione di progetti fantasma mai attivati e relativi ad un monitoraggio informatico del trasporto dei rifiuti, per l'erogazione di ingenti indennità economiche erogate ai vertici della struttura commissariale, per il totale inutilizzo di migliaia di lavoratori ex «lavoratori socialmente utili» teoricamente assunti per effettuare la raccolta differenziata, per il mancato controllo sulla reale composizione chimica di oltre cinque milioni di ecoballe realizzate negli impianti di Cdr (combustibile ricavato dai rifiuti urbani mediante trattamento finalizzato all'eliminazione delle sostanze pericolose per la combustione ed a garantire un adeguato potere calorico, e che possieda caratteristiche specificate con apposite norme tecniche), ed attualmente disseminate sull'intero territorio regionale, per l'inquietante situazione grazie alla quale sono in corso indagini da parte della direzione distrettuale antimafia, relative alle modalità attraverso le quali sono state individuate e prese in affitto le aree nelle quali sono stati sistemati i milioni di ecoballe;
durante tale periodo, il commissario di Governo ha reso praticamente nulla l'azione di incentivazione della raccolta differenziata, mentre si sono di fatto realizzate, a causa della campagna denigratoria svolta dai Governi locali relativa alla realizzazione dei termovalorizzatori, le condizioni per un clamoroso ritardo nella costruzione degli impianti industriali previsti dal piano per l'emergenza rifiuti elaborato ed approvato nel 1997 dall'ex presidente della Giunta regionale, Antonio Rastrelli;
il «Governo Prodi» è stato costretto ad approvare, già nell'ottobre 2006, un decreto-legge che avrebbe dovuto assicurare la soluzione dello stato di crisi anche attraverso il conferimento nei confronti del responsabile nazionale del dipartimento per la protezione civile, Guido Bertolaso, di nuovi e più ampi poteri per affrontare e porre fine allo stato di emergenza;
il suddetto decreto-legge, poi convertito in legge, non ha risolto le evidenti condizioni conflittuali con i governi locali (comunali, provinciali e regionali), i quali, oltre a non aver adempiuto agli obblighi di legge relativi alla individuazione delle misure e delle azioni necessarie per lo stato di crisi, hanno addirittura posto ostacoli di natura politica ed amministrativa contro
le decisioni adottate dal commissario di Governo;
l'attuale commissario di Governo, Guido Bertolaso, ha più volte minacciato le dimissioni dall'incarico per gli insanabili contrasti scaturiti a causa non solo dell'azione della Giunta regionale della Campania, ma anche delle divergenti opinioni espresse dal Ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, il cui operato, sia nel passato, che nel presente, si è caratterizzato attraverso un sostanziale contrasto ideologico nei confronti di tutte le scelte necessarie al superamento dello stato di crisi attraverso il completamento del previsto piano industriale,
impegna il Governo
ad affidare all'attuale commissario, Guido Bertolaso, tutti i poteri necessari al superamento dello stato di crisi, rimuovendo la prevista concertazione con il Ministro dell'ambiente ed il presidente della Giunta regionale della Campania;
ad escludere l'utilizzo delle aree riconosciute parte integrante di parchi nazionali ed aree naturalistiche protette quali siti da utilizzare per l'ubicazione di impianti dove accogliere rifiuti che non corrispondano ai requisiti chimici previsti dalla legislazione vigente;
a prevedere, finché perduri il commissariamento, che il pagamento della Tarsu corrisponda ad un regolare ed effettivo servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
a prevedere, anche attraverso una tariffazione diversificata, una effettiva incentivazione della raccolta differenziata;
a valutare, ove ne sussistano i presupposti, la possibilità di sciogliere le amministrazioni comunali e provinciali il cui operato dovesse porsi in contrasto con le scelte e gli obiettivi posti dal commissario straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti;
a conferire all'attuale commissario per l'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, anche la carica di commissariato emergenza bonifica e tutela delle acque.
(1-00193)
«La Russa, Bocchino, Castiello, Cirielli, Cosenza, Landolfi, Lamorte, Nespoli, Pezzella, Proietti Cosimi, Taglialatela».
La Camera,
premesso che:
sulla stampa nazionale degli ultimi giorni si è molto parlato dell'annunciata manifestazione internazionale dell'orgoglio pedofilo, prevista per il 23 giugno 2007;
gli sforzi che vengono compiuti quotidianamente per combattere questo tipo di reati contro i minori, sia dalle istituzioni preposte sia dalle associazioni del volontariato, sembrano divenire irrilevanti innanzi a provocazioni, come quella della proclamazione della giornata dell'orgoglio pedofilo, che non possiamo accettare e che ci pongono di fronte alla nostra coscienza di uomini e donne e di rappresentanti delle istituzioni;
la manifestazione del 23 giugno 2007, che è una mera provocazione, non deve essere sottovalutata per la sua gravità e non deve lasciarci indifferenti, in quanto è un segnale preoccupante della deriva morale verso cui si sta dirigendo una certa società che sembra aver perso ogni riferimento ai valori e ai diritti umani;
si ravvisa la necessità di rafforzare gli interventi di prevenzione e sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole e verso le famiglie, al fine di contrastare i fenomeni di pedofilia e abusi sui minori, attraverso la realizzazione di programmi informativi per i minori e corsi di formazione per il corpo docente delle scuole,
impegna il Governo:
ad adoperarsi in maniera continuativa e adottare ogni iniziativa atta per promuovere e sviluppare, con adeguati
strumenti amministrativi e finanziari, azioni e programmi di prevenzione nelle scuole e di assistenza alle famiglie, attraverso le istituzioni e gli organi dello Stato, le associazioni del terzo settore e del volontariato, che operano per la lotta contro ogni tipo di violenza e abuso sui minori e, in particolare, contro i reati di pedo-pornografia perpetrati attraverso internet;
a sviluppare appositi programmi di formazione in materia di prevenzione degli abusi sui minori, riservati al corpo docente degli istituti scolastici;
ad esercitare ogni azione, nei limiti del proprio mandato, affinché l'Onu riconosca i reati di pedofilia come crimine contro l'umanità.
(1-00194)
«Pedrini, Astore, Raiti, Longhi, Sanza, Lussana, Ricardo Antonio Merlo, Mazzocchi, Narducci, Zanella».
La Camera,
premesso che:
è ormai improrogabile l'esigenza di dare concreta attuazione alle previsioni costituzionali dell'articolo 119 della Costituzione in tema di federalismo fiscale, dal momento che la riforma del titolo V della Costituzione ha posto le premesse per avviare un ampio processo di trasferimento dei poteri dal centro dello Stato alla periferia, ampliando, così, le responsabilità legislative ed amministrative degli enti territoriali e imponendo, parallelamente, il trasferimento di consistenti volumi di risorse finanziarie, a parità di spesa pubblica e pressione fiscale complessiva;
i ritardi accumulati fino ad oggi hanno condotto ad un modello di finanziamento «derivato», dipendente cioè dal bilancio statale, anziché autonomo; il superamento di tale modello porterà senza dubbio all'assunzione, a tutti i livelli di governo, di decisioni politiche responsabili, rendendo trasparenti le scelte pubbliche e creando un collegamento diretto tra decisioni di spesa e decisioni di entrata; dall'attuazione del federalismo fiscale discenderà un nuovo stimolo a comportamenti innovativi e virtuosi da parte degli enti territoriali e, più in generale, uno stimolo all'efficienza del settore pubblico complessivo;
il progetto di federalismo fiscale deve necessariamente tenere conto di un lunghissimo periodo di inadempimenti da parte dello Stato nei confronti della Padania, sia in termini di opere pubbliche, sia in termini di qualità ed efficienza dei servizi;
è infine necessario, fra l'altro, che assuma un ruolo centrale, nel nuovo Stato federale, il Senato delle regioni, organo garante dello scambio tra regioni e della correttezza contabile del processo,
impegna il Governo
a presentare un disegno di legge attuativo della riforma in senso federalista del sistema fiscale, basato sui seguenti principi:
a) previsione di un «periodo speciale», transitorio e propedeutico al vero e proprio sistema di federalismo fiscale. In questa fase, il 90 per cento del gettito fiscale attribuibile al proprio territorio deve rimanere a disposizioni delle regioni padane, per colmare i vuoti strutturali ed infrastrutturali, che, in questi decenni, hanno penalizzato le nostre imprese, le nostre famiglie e la nostra economia;
b) indipendentemente dalle competenze costituzionali, previsione di un diritto di «affrancamento» delle regioni dallo Stato centrale per ottenere l'autonomia fiscale; le singole regioni possono decidere di farsi carico di una quota di debito pubblico, i cui interessi passivi siano pari al gettito delle imposte e/o delle compartecipazioni di esse, che vengono attribuite alle regioni stesse; in questo modo, sono assolutamente libere di stabilire il grado di autonomia fiscale ritenuto più opportuno e acquisiscono autonomia
legislativa, impositiva, di aliquota e di accertamento sulle imposte; le regioni, inoltre, decidono in piena autonomia quali poteri e quali imposte attribuire agli enti locali;
c) lo Stato centrale stabilisce i principi generali per armonizzare le imposte ai vari livelli istituzionali in termini di assoggettamento, oggetto, periodo di calcolo delle imposte, procedure e disposizioni penali; sono escluse dall'armonizzazione le aliquote, le tariffe, le deduzioni e le esenzioni di imposta;
d) soppressione della tesoreria unica: sono le regioni che fanno affluire nelle casse dello Stato centrale le imposte di competenza, invertendo l'attuale sistema, secondo il quale Roma incassa tutte le imposte e poi le ridistribuisce alle regioni;
e) garanzia di una quota pari al 10 per cento delle imposte erariali attribuibili al territorio allo Stato centrale, a titolo di solidarietà; la perequazione verticale viene effettuata dallo Stato e deve riferirsi ad una sola legge generale non derogabile; la perequazione orizzontale ha destinazione vincolata e riguarda le imposte che non sono oggetto di affrancamento; l'assegnazione dei fondi non deve essere basata sui costi storici, ma sui costi standard, in modo che gli sprechi non vengano pagati dalle regioni che intervengono a titolo di solidarietà; il processo perequativo deve necessariamente tenere conto dell'economia sommersa, del costo della vita regionale e delle diverse aliquote e agevolazioni regionali; l'intervento non deve modificare la classifica della ricchezza delle regioni, ma ridurne le differenze.
(1-00195)
«Cota, Garavaglia, Alessandri, Dozzo, Pini, Gibelli, Fava, Filippi, Montani, Grimoldi, Brigandì».
La Camera,
premesso che:
la pedofilia è uno dei reati più gravi ed aberranti perché consumato nei confronti di bambini, anche in tenerissima età, e adolescenti, senza alcun strumento di difesa, con gravi ripercussioni sulla loro crescita e formazione;
a fronte del generale miglioramento delle condizioni di vita, nel mondo occidentale si assiste ad un pericoloso incremento del fenomeno della pedofilia;
i dati e le statistiche rilevano che purtroppo i casi di abuso sessuale su minori avvengono, soprattutto, in contesti che dovrebbero rappresentare luoghi di protezione e sicurezza, come la famiglia, nucleare e più spesso allargata, la scuola, le associazioni culturali, ricreative, sportive, laiche e religiose, che da comunità che concorrono ad una crescita armoniosa dei minori possono trasformarsi in luoghi infernali, con costi umani e sociali notevolissimi;
la ricerca e gli studi femministi evidenziano come i fenomeni di abuso e stupro nei confronti delle donne e dei minori, pur avendo caratteristiche diverse, hanno una matrice in comune rintracciabile nel modo in cui stereotipi e pregiudizi strutturano l'identità sessuale maschile e femminile: non è un caso se gli autori di questo terribile reato appartengono in netta prevalenza al genere maschile;
in alcune città italiane, Venezia, Palermo ed altre, si stanno svolgendo esperienze positive di reti antiviolenza, che prevedono un raccordo tra l'azione repressiva e l'attività di cura e prevenzione, un'integrazione tra le procedure, una definizione di protocolli che evitino la duplicazione di attività e il rischio di vittimizzazione secondaria dei minori da parte del sistema socio-sanitario-giudiziario;
il rapporto Unicef del 2007 su «La condizione dell'infanzia nel mondo» dimostra come l'eliminazione delle discriminazioni di genere e il potenziamento del ruolo delle donne possono avere un profondo e positivo impatto per il benessere e la tutela dei bambini;
«l'uguaglianza di genere e il benessere dei bambini sono inestricabilmente
legati» ha affermato la direttrice generale dell'Unicef, Ann Veneman;
un maggiore coinvolgimento delle donne in politica può anche avere un impatto positivo sulla condizione dei bambini: prove crescenti suggeriscono che sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo le donne parlamentari siano particolarmente efficaci nella tutela dell'infanzia, ma a luglio 2006 le donne parlamentari erano nel mondo meno del 17 per cento, in Italia il 16,1 per cento;
il tentativo portato avanti, nelle settimane scorse, da alcune fantomatiche associazioni che dialogano attraverso internet di costruire la giornata dell'orgoglio pedofilo (già avvenuto numerose volte in passato) ha suscitato l'unanime indignazione e ha riproposto all'attenzione pubblica un tema sul quale sarebbe gravissimo abbassare la guardia;
nel nostro Paese il sofisticato ed efficace lavoro della polizia postale, in collaborazione con i provider italiani, è riuscito nei giorni scorsi a bloccare, di fatto, su tutto il territorio nazionale, l'accesso al sito tedesco incriminato di promuovere detta vergognosa iniziativa;
con l'avvento di internet si è purtroppo consolidata in tutto il mondo una rete criminale, che, sfruttando l'anonimato del mezzo telematico, ha costruito un florido mercato (con un profitto che sembrerebbe, secondo alcuni fonti, aggirarsi su circa un miliardo di euro l'anno), che si basa sullo scambio di materiali pedopornografici e sull'abuso e la violenza contro i minori;
nel nostro Paese l'impegno comune contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori ha portato ad una legislazione in materia tra le più avanzate in Europa e ci si è dotati di un moderno ordinamento normativo a tutela dei minori, ma nonostante ciò, essendo il fenomeno globale - gli ultimi dati forniti dall'Internet watch foundation (l'aumento del 1500 per cento dal 1997 al 2005 dei siti pedofili nel mondo, con 400 siti oscurati e sequestrati in Italia solo negli ultimi quattro anni) e le stime fornite dall'ultimo rapporto Onu, che stima in 73 milioni ogni anno i minori che sono costretti a subire violenze sessuali - si fa sempre più stringente la necessità di arrivare su tale materia a livello internazionale a norme comuni di prevenzione e repressione del fenomeno;
la radicalità e la diffusione globale del fenomeno rischia, in mancanza dell'attivazione di una rete di contatti comuni tra gli organi di polizia di tutto il mondo, di rendere insufficiente e parziale anche il lodevole lavoro della polizia postale e delle comunicazioni, che è impedita ad intervenire contro la maggioranza dei siti, proprio perché esistenti all'estero,
impegna il Governo:
a procedere tempestivamente all'istituzione della figura nazionale del garante dell'infanzia, che si raccordi con i garanti regionali dove già esistenti e che vigili sulla piena attuazione delle leggi e della Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia e della adolescenza in tutto il territorio nazionale;
a definire un sistema nazionale di livelli essenziali di assistenza nel sociale, individuando anche criteri minimi di qualità per i servizi specialistici, pubblici e del privato sociale, che si occupano di maltrattamento, abuso e sfruttamento sessuale, allo scopo di assicurare un livello accettabile di prestazioni su tutto il territorio nazionale;
a rafforzare il sistema di coordinamento tra Governo e regioni sulle politiche e i programmi in materia, attraverso la conferenza Stato-regioni, al fine, anche, di affermare l'istituzione del garante per l'infanzia in ogni regione d'Italia;
ad attivare adeguate campagne informative, attraverso gli organi di comunicazione di massa, al fine di rendere attiva ogni possibile iniziativa di prevenzione contro tutte le forme di violenza sui minori;
a rafforzare a livello europeo, promuovendo l'avvio di una sessione straordinaria del Parlamento europeo su questi temi, ogni forma di collaborazione e di coordinamento possibile, sia legislativo che investigativo, al fine di combattere e contrastare il reato di pedofilia;
ad intervenire in sede Onu affinché sia celermente riconosciuto il reato di pedofilia come crimine contro l'umanità;
a promuovere lo sviluppo di reti interistituzionali, locali e nazionali, che coinvolgano organismi specializzati sui temi della violenza di genere e dell'abuso sui minori e associazioni di donne che operano sugli stessi temi;
a potenziare la formazione delle/gli operatrici/tori del settore;
ad assicurare procedure giudiziarie rispettose dei percorsi di cura e protezione dei bambini e l'assistenza legale-sanitaria-psicologica delle vittime minorenni durante e dopo il procedimento giudiziario;
a promuovere e sostenere nelle scuole, di ogni ordine e grado, progetti educativo-formativi che favoriscano una cultura della sessualità fondata sul riconoscimento della differenza, sulla necessità del consenso e sul rispetto delle diversità;
ad unire le forze di tutti gli attori della sicurezza in maniera coordinata e individuare nuovi strumenti istituzionali di raccordo che possano convogliare presso le strutture specializzate del servizio di polizia postale e comunicazioni tutte le informazioni relative alla pedopornografia, non da ultimo quelle riguardanti i circuiti finanziari;
ad incentivare la collaborazione internazionale delle forze di polizia per la condivisione di archivi informatici sulle immagini pedopornografiche e per l'applicazione di sistemi di analisi del materiale stesso, finalizzati all'identificazione delle vittime in esso raffigurate e delle responsabili compagini criminose pedofile o a uso pedofilo;
a destinare finanziamenti per apposite iniziative di sensibilizzazione, formazione e intervento per il maltrattamento «violenza assistita dei minori», anche al fine di contrastare la tendenza alla minimizzazione del problema della violenza domestica e dei gravi effetti che questa ha sulla capacità genitoriale del genitore maltrattato - che è nella maggioranza dei casi e nelle forme generalmente più gravi la madre - e sui minori che vi sono esposti;
ad istituire un'agenzia nazionale per la prevenzione e il contrasto agli abusi sui minori, al fine di consentire un costante monitoraggio quantitativo e qualitativo del fenomeno, attraverso studi specialistici e ricerche in collegamento con organismi investigativi italiani ed esteri, e la creazione e la gestione di una banca dati di soggetti e informazioni investigative, provenienti anche da attività di contrasto all'estero e contenente elementi correlati alla pedofilia e agli abusi sui minori in genere, come momento fondamentale per un'indispensabile attività di intelligence e di supporto investigativo agli organismi di polizia giudiziaria.
(1-00196)
«Dioguardi, Migliore, Smeriglio, Caruso».
La Camera,
premesso che:
da oltre un decennio, facendo riferimento al Trattato di Schengen del 1992, il problema dell'immigrazione ha assunto in Europa e, per quanto ci riguarda in Italia, le dimensioni di un fenomeno di vasta portata sociale;
nel contesto italiano si sono avvicendate normative (la cosiddetta «legge Turco-Napolitano» del 1998 e la cosiddetta «legge Bossi-Fini» del 2002), secondo le quali l'inquadramento legislativo dell'immigrato fa riferimento ad un adulto considerato quasi esclusivamente nella funzione di forza lavoro;
occorre rilevare che l'immigrato adulto, oltre ad essere un lavoratore, può anche essere un genitore che, come tale, rappresenta la prima radice socio-culturale dei propri figli, i quali, a loro volta, si trovano ad essere inglobati in un sistema di integrazione che deve avvenire su diversi piani: individuale, interpersonale, di gruppo e, soprattutto organizzativo-istituzionale;
i cittadini stranieri presenti in Italia sono più di tre milioni e l'aumento è dovuto non solo ai nuovi arrivi, ma anche alle nascite dei loro figli, che solo nel 2006 sono stati il 9,4 per cento dei nati in Italia su una popolazione complessiva di minori stranieri di 585.483, che, a loro volta, rappresentano il 19,3 per cento della popolazione straniera del nostro Paese;
la scuola intesa come agenzia formativa promotrice di una relazionalità positiva deve aiutare il bambino a star bene con sé e con gli altri ed il suo contesto deve rispondere alle sue aspettative rispetto all'ambiente, in quanto essa rappresenta per tutti gli alunni, italiani e stranieri, il contesto ideale per la realizzazione della vera integrazione socio-culturale, che dà all'individuo la possibilità di vivere nel rispetto reciproco;
la situazione italiana degli alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale, sia rispetto al numero che alle nazionalità, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo; inoltre, la rapidità del cambiamento e della mobilità delle varie cittadinanze sul territorio porta anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, rendendo manifesta la necessità di realizzare un'equilibrata distribuzione delle presenze, promuovendo un'intesa fra scuole ed enti locali e riducendo, così, le disuguaglianze attraverso il coordinamento dell'offerta formativa;
il costante aumento degli alunni stranieri, spesso considerati di «transito», costringe alla frequente ridefinizione, da parte delle istituzioni, della domanda e alla modifica delle dinamiche del sistema, con la conseguenza che il panorama della scuola italiana, ormai multietnico, necessita di nuove strategie didattiche, tese a creare un metodo formativo attraverso il quale lo studente straniero abbia la possibilità di identificarsi con la nostra cultura e di integrarsi nel nostro sistema sociale;
tale metodo dovrebbe identificarsi in primis in quell'area della pedagogia che si interessa dell'accoglienza degli alunni stranieri, che favorisce le condizioni per la riduzione dei rischi di insuccesso scolastico e di abbandono, perseguendo, in tal modo, anche l'obiettivo di prevenzione della dispersione scolastica, garantendo a tutti e ad ognuno il successo formativo;
impegna il Governo:
a prendere le necessarie iniziative per sviluppare una sempre maggiore integrazione all'interno della scuola italiana per i ragazzi stranieri, con l'obiettivo di promuovere una sempre maggiore omogeneità socio-culturale;
a prendere opportune iniziative, anche legislative, affinché l'integrazione dei cittadini stranieri nel nostro Paese avvenga nel pieno rispetto delle regole condivise dalla nostra società;
a prevedere, inoltre, i necessari interventi, anche finanziari, affinché la scuola italiana diventi il luogo principale di apprendimento delle regole di convivenza sociale e di quella necessaria cultura della legalità, che implica il senso di rispetto reciproco e che è alla base di ogni convivenza civile e progredita, condizioni che, purtroppo, molto spesso i giovani immigrati non conoscono a causa delle situazioni di profonda crisi, non solo politica, dalle quali provengono.
(1-00197) «Donadi».
Risoluzione in Commissione:
La V Commissione,
premesso che:
contribuenti ed enti del terzo settore attendono ancora una risposta dall'Agenzia delle Entrate relativamente alla quote fiscali del cinque per mille assegnate in sede di dichiarazione dei redditi del 2006 ad enti benefici e fondazioni;
non è una questione di secondaria importanza, alla luce degli ingenti investimenti sostenuti dalla ONLUS durante lo scorso anno in campagne informative e pubblicitarie;
per loro natura, tali soggetti sono economicamente e finanziariamente deboli e molti vivono sull'aspettativa del contributo di cui si tratta per le proprie attività e per programmare nuovi interventi;
ritenendolo un provvedimento valido, è stato riproposto e reintrodotto in maniera bipartisan proprio nel corso dell'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, in quanto tale misura rappresenta davvero un aiuto a tutte le associazioni di volontariato che svolgono un ruolo essenziale sul territorio;
potrebbero essere 9 mila gli enti esclusi dai contributi 5 per mille, a seguito dei controlli messi in campo dagli uffici e dalla Guardia di finanza sugli oltre 30 mila enti iscritti agli elenchi dell'anno scorso (37.368 in tutto, di cui 28.779 organizzazioni non profit);
insieme all'IRPEF, lo Stato ha incassato anche il 5 per mille di competenza delle associazioni non profit, già nel 2006, per cui è ormai più di un anno che sta trattenendo impropriamente somme che la legge stabilisce debbano spettare ad altri soggetti;
tale ritardo potrebbe addirittura configurarsi come una appropriazione indebita, ma sicuramente si tratta di una aperta violazione del principio di sussidiarietà;
tra le numerose novità apportate nel corso della Finanziaria 2007 è stato stabilito anche un tetto massimo di 250 milioni che eroderà la già esigua quota del 5 per mille;
la ripartizione delle risorse dovrebbe avvenire solo ad avvenuto rendiconto generale dello Stato, in previsione per fine settembre, rendendo ancor più drammatica la situazione finanziaria dei predetti soggetti;
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di una riforma delle procedure amministrative nella redistribuzione delle risorse che hanno creato squilibri nei bilanci degli enti interessati, rendendole più snelle e prevedendo eventualmente anche meccanismi di acconto;
a provvedere in tempi rapidi alla erogazione degli importi del 2006 per dare certezza alle citate associazioni che hanno già iniziato a spendere l'aspettativa del contributo e che rischiano di vedere compromessa la loro lodevole attività;
ad eliminare il tetto dei 250 milioni reperendo le risorse necessarie al perseguimento dell'attività progettuale delle associazioni stesse, di cui viene minata la continuità e credibilità istituzionale.
(7-00223)«Peretti, Galletti, Ciocchetti».