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Allegato B
Seduta n. 177 del 26/6/2007
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta immediata:
ZUCCHI, BRANDOLINI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BELLANOVA, VINCENZO DE LUCA, FIORIO, FOGLIARDI, CINZIA MARIA FONTANA, FRANCI, OLIVERIO, PERTOLDI e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è stato approvata in Lussemburgo l'organizzazione comune di mercato per il settore ortofrutticolo;
la riforma ha un impatto rilevante sugli interessi dell'agricoltura italiana, dal momento che l'Italia rappresenta il primo Paese produttore europeo di ortofrutta, fornendo il 24,3 per cento alla produzione complessiva di ortaggi dell'Unione europea a 25 Stati membri e il 29 per cento della produzione complessiva di frutta;
sulla proposta di riforma del settore ortofrutticolo presentata dalla Commissione europea si è aperto nel Paese un ampio confronto e dibattito, che ha coinvolto le organizzazioni del settore agricolo, le associazioni sindacali e tutti i soggetti operanti nella filiera;
da tale dibattito e confronto, come è emerso anche dall'attività conoscitiva svolta dalle Commissioni XIII e XIV della Camera dei deputati, sono emerse valutazioni largamente condivise rispetto ai seguenti profili più rilevanti:
a) l'esigenza che, all'interno del livello massimo complessivo delle risorse destinate alla politica agricola comune, come determinato dalle prospettive finanziarie, si individuino misure volte a riequilibrare la dotazione destinata al settore ortofrutticolo, che riceve soltanto il 3,4 per cento della quota del bilancio comunitario relativa agli interventi di mercato in agricoltura, mentre rappresenta il 17 per cento della produzione agricola complessiva dell'Unione europea;
b) l'esigenza di incrementare l'aiuto finanziario comunitario relativo al fondo di esercizio delle organizzazioni di produttori, che nella proposta della Commissione europea viene limitato al 4,1 per cento della produzione commercializzata da ciascuna organizzazione, e, in particolare, di assicurare alle organizzazioni di produttori risorse aggiuntive per la gestione delle crisi di mercato;
c) l'esigenza di definire un periodo transitorio che permetta di pervenire in modo graduale al disaccoppiamento totale degli aiuti ai prodotti trasformati, in particolare per quanto riguarda il settore del pomodoro da industria, al fine di evitare che il disaccoppiamento totale determini una forte riduzione della produzione, con pesanti ricadute economiche e sociali;
d) l'obiettivo di introdurre in ambito comunitario l'indicazione d'origine dei prodotti freschi e trasformati;
la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, nel documento approvato il 17 maggio 2007 all'unanimità, impegnava il Governo in sede di negoziati europei a conformarsi ai seguenti indirizzi:
a) sostenere iniziative volte a riequilibrare la dotazione finanziaria destinata al settore ortofrutticolo rispetto all'incidenza del settore stesso sulla produzione agricola complessiva dell'Unione europea;
b) aumentare dal 4,1 al 6 per cento il livello massimo dell'aiuto finanziario comunitario per i fondi di esercizio delle organizzazioni di produttori, eventualmente riservando l'incremento del contributo comunitario alle azioni di cui all'articolo 9, paragrafo 2, per le quali il livello del finanziamento comunitario è fissato al 60 per cento della spesa effettivamente sostenuta, anziché al 50 per cento;
c) istituire un apposito fondo di finanziamento per le misure di gestione delle crisi di mercato, nel quale confluiscano, tra l'altro, le risorse destinate ai ritiri di mercato, nonché i risparmi derivanti dalla non piena utilizzazione dei fondi destinati all'attuazione dei programmi operativi, e che comunque sia alimentato da un aiuto comunitario per almeno i due terzi della spesa sostenuta; individuare, altresì, apposite regole, che, mediante l'utilizzo di tale fondo, garantiscano l'applicazione delle misure di gestione della crisi anche a vantaggio dei produttori non associati, in particolare in tutte le situazioni in cui l'offerta di questi ultimi sia prevalente;
d) definire un periodo transitorio che preceda l'applicazione del disaccoppiamento totale degli aiuti ai prodotti trasformati; a tal fine, prevedere che la quota degli aiuti disaccoppiata fin dal 2008 non superi in ogni caso il 50 per cento dell'importo complessivo e stabilire che la quota restante, dal 2008 al 2013, sia destinata ad un aiuto al reddito parametrato alla superficie coltivata e subordinato, oltre che al rispetto della condizionalità, alla consegna di un quantitativo minimo di prodotto per ettaro alle organizzazioni di produttori che cedano tale produzione alle industrie di trasformazione, sulla base di appositi contratti sottoscritti con queste ultime;
e) con riferimento all'articolo 51 del regolamento CE n. 1782 del 2003 del Consiglio dell'Unione europea del 29 settembre 2003, demandare agli Stati membri la disciplina della possibilità di utilizzare i terreni compresi nel regime di pagamento unico per le produzioni ortofrutticole e di patate, mediante l'individuazione delle singole colture alle quali si applica tale possibilità e la definizione delle modalità e dei tempi con cui viene introdotta; per quanto concerne in modo specifico le patate, mantenere per il periodo 2008-2013 la possibilità per gli Stati membri di concedere aiuti ai produttori in deroga alla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato;
f) per quanto concerne le norme di commercializzazione, prevedere l'obbligo di inserire in etichetta l'indicazione dell'origine dei prodotti, nel caso dei prodotti ortofrutticoli freschi, e dei prodotti agricoli di base, nel caso dei prodotti trasformati;
g) più in generale, sempre per quanto concerne le norme di commercializzazione, mantenere a livello comunitario un quadro normativo specifico, evitando una completa deregolamentazione della materia, anche al fine di assicurare un livello omogeneo ed elevato di rispetto delle regole poste a tutela della sicurezza alimentare e della qualità dei prodotti in tutti gli Stati membri; contestualmente, prevedere a livello comunitario e nazionale specifiche azioni volte a potenziare i controlli alle frontiere sui prodotti importati da Paesi extracomunitari, per garantire il rispetto dei medesimi standard igienico-sanitari e le medesime tutele nell'uso dei prodotti fitosanitari imposte ai prodotti comunitari e per impedire gravi forme di concorrenza sleale, quali la distribuzione di prodotti provenienti da Paesi terzi come prodotti di Stati membri;
h) intraprendere a livello comunitario opportune iniziative per introdurre in sede internazionale standard e parametri comuni relativi alle condizioni dei lavoratori nel settore agricolo che garantiscano il rispetto delle convenzioni adottate dall'Organizzazione internazionale del lavoro -:
quali degli orientamenti espressi dal Parlamento, in particolare nel documento richiamato in premessa, abbiano ottenuto un riscontro positivo.
(3-01021)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARINELLO, ROMELE, BERTOLINI, DELLA VEDOVA e GARAGNANI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la soia OGM (organismi geneticamente modificati) approvata dall'Unione
europea nel 1996, in quanto valutata sicura dai competenti organi tecnici sia della stessa Ue, che da parte dei singoli Stati membri, sebbene con la dovuta precauzione, ha rappresentato un deciso passo in avanti verso le più moderne biotecnologie applicate al settore agricolo;
in particolare in Italia, in cui circa il 90 per cento dei mangimi viene etichettato come OGM, vi è una forte carenza di proteine vegetali e si importano ogni anno oltre 3 milioni di tonnellate di soia da altri Paesi quali: Argentina, Brasile e Stati Uniti, dove la soia OGM è invece una coltura in netta prevalenza;
recentemente l'associazione ambientalista Greenpeace ha avviato un'azione di sensibilizzazione verso l'opinione pubblica, rivolta principalmente nei riguardi del Consorzio del Parmigiano reggiano, con l'intento di convincerli ad escludere dal proprio disciplinare di produzione la soia OGM;
allo stato attuale in considerazione dei volumi di soia OGM, importati per i prodotti zootecnici italiani, l'intenzione di Greenpeace appare non perseguibile nella realtà;
la predetta associazione ambientalista inoltre ha anche messo in dubbio la sicurezza alimentare per i consumatori del Parmigiano reggiano, affermando che sussistono seri rischi per la salute sia dei consumatori che per gli animali, a causa dell'utilizzo della soia transgenica;
agli interroganti appare poco convincente quanto dichiarato da Greenpeace, poiché al momento si tratta di una semplice ipotesi, tutta da verificare, che potrebbe generare un facile ed immotivato allarmismo verso i consumatori di uno dei prodotti alimentari più rappresentativi del made in Italy;
la soia OGM, consumata nel mondo da oltre 3 miliardi di persone, ovvero più della metà della popolazione mondiale, non ha mai in oltre dieci anni di consumo, provocato alcun effetto negativo sulla salute umana o animale -:
se quanto dichiarato da Greenpeace corrisponda al vero e in caso affermativo se sussistano rischi sulla sicurezza alimentare, nonché sulla salute sia dei consumatori che degli animali;
se disponga di particolari informazioni sull'esatto utilizzo numerico dei mangimi OGM nell'intera filiera zootecnica italiana, nonché quale sia l'incidenza quantitativa nel suo complesso;
quale sia la possibilità di reperire sul mercato i mangimi OGM free, nel caso la filiera zootecnica italiana avesse un utilizzo nazionale inferiore rispetto alla percentuale di soglia stabilita dalla normativa europea;
quali siano gli incrementi dei costi di produzione ed eventualmente i danni economici per il nostro Paese, nel caso siano utilizzati mangimi i cui valori energetici abbiano un equivalente apporto nutrizionale;
quali iniziative infine intenda intraprendere, nel caso la campagna informativa avviata si dimostri immotivata e senza fondamento, a fine di tutelare sia il Consorzio del Parmigiano reggiano, il cui marchio rappresenta un orgoglio per in nostro Paese essendo famoso in tutto il mondo, sia l'intero settore agroalimentare italiano e tutti i consumatori del prestigioso prodotto alimentare.
(5-01183)