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Allegato A
Seduta n. 179 del 28/6/2007
MOZIONI BONDI ED ALTRI N. 1-00170, MARONI ED ALTRI N. 1-00185, MISITI ED ALTRI N. 1-00192 E LA RUSSA ED ALTRI N. 1-00193 SULLA GESTIONE DELL'EMERGENZA RIFIUTI IN CAMPANIA
(Sezione 1 - Mozioni)
La Camera,
premesso che:
in data 12 febbraio 1994 il Consiglio dei ministri dichiarava lo stato di emergenza in Campania al fine della gestione dei rifiuti;
a distanza di oltre 13 anni la situazione si è addirittura aggravata ed oggi sul territorio regionale si registra una condizione drammatica, che mette in pericolo la salute pubblica e le attività imprenditoriali, turistiche e commerciali;
l'emergenza rifiuti ha risucchiato in un vortice di inadempienza, sprechi ed incapacità politiche e gestionali, circa 1,5 miliardi di euro;
già nel mese di ottobre del 2006 il Governo approvò un decreto, poi convertito in legge a dicembre del 2006, attraverso il quale si conferivano al capo della protezione civile nuovi compiti e poteri;
in sede di dibattito parlamentare i firmatari del presente atto di indirizzo evidenziarono le difficoltà che sarebbero insorte nella gestione dell'emergenza a causa del vincolo della concertazione con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Campania, imposto al Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso;
la triarchia ha provocato per ben 2 volte, nel breve volgere di 4 mesi, l'annuncio delle dimissioni, poi ritirate, da parte di Bertolaso;
il motivo del proposito dimissionario è sempre stato caratterizzato dallo scontro con il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Campania sulle scelte da assumere in merito alle soluzioni impiantistiche;
una prima mediazione, per far ritornare il capo della protezione civile sui propri passi, comportò la riduzione, da 2 milioni a 700 mila tonnellate, delle quantità di rifiuti da conferire a Serre, nel sito di Valle della Masseria, e la nomina, secondo la migliore tradizione spartitoria, di due sub-commissari da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
Claudio de Biasio, uno dei 2 sub-commissari freschi di nomina, è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta avviata sul consorzio dei rifiuti CE 3;
il capo della protezione civile ha sempre sostenuto, in ogni sede e soprattutto più volte, che l'unica soluzione praticabile ed ambientalmente compatibile per scongiurare una crisi sanitaria fosse l'apertura della discarica individuata in località Valle della Masseria, nel comune di Serre;
dopo l'ennesimo braccio di ferro, i tecnici del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, viceversa, hanno suggerito al Commissario straordinario
per l'emergenza rifiuti la possibilità di utilizzare al posto del sito di Valle della Masseria quello di Macchia Soprana, sempre nel comune di Serre;
le incertezze, i ripensamenti e le dispute politiche rendono impraticabile e, soprattutto, screditano ogni ulteriore scelta, che appare così, agli occhi dell'opinione pubblica, sempre più discrezionale ed opinabile;
è stato consegnato alla protezione civile ed alla regione Campania uno studio, redatto da esperti e docenti universitari, che fornisce la mappa delle aree che, in ogni provincia, possiedono le caratteristiche per essere destinate a discarica;
la riapertura degli sversatoi rappresenta la sconfitta ideologica ed il fallimento gestionale di chi, come il Presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, all'epoca dei fatti Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, sull'onda di un furore falsamente ambientalista, cocciutamente volle chiuderli;
il sistema impiantistico dell'intera regione, eccezion fatta per il termovalorizzatore in costruzione ad Acerra, resta praticamente un'idea riposta nel cassetto;
il trasporto dei rifiuti fuori regione, pur avendo fatto sopportare costi altissimi (per il servizio prestato la società Ecolog vanta ancora un credito di 80 milioni di euro dalla struttura commissariale), rappresenta purtroppo ancora una scappatoia facile, comoda, dispendiosa e, soprattutto, scorretta sotto il profilo dell'etica;
la raccolta differenziata è sostanzialmente inesistente se si escludono alcune aree della provincia di Salerno e della provincia di Napoli, come il nolano. Nei comuni con una popolazione superiore ai 50 mila abitanti la percentuale non supera il 6 per cento;
per la raccolta differenziata sono stati spesi oltre 300 milioni di euro. Una cifra che è servita anche a pagare i lavoratori lasciati colpevolmente a non fare nulla;
la straordinaria crisi ha reso necessario l'acquisto ed il fitto di numerose aree, sulle modalità di individuazione e di scelta delle quali pendono, ormai da troppo tempo, importanti indagini della direzione distrettuale antimafia;
ammonta ormai a 5 milioni il numero delle ecoballe disseminate sull'intero territorio regionale che necessitano, per essere eventualmente trattate, di oltre 300.000 camion;
i rifiuti che marciscono per strada oppure nei siti provvisori e nelle aree di stoccaggio improprio sono pari ad 1 milione di tonnellate;
le indennità erogate ai vertici della struttura commissariale, come rilevato anche dalla Corte dei conti e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse nella relazione finale sulla Campania prodotta nella XIV legislatura, superano i 3.500.000 euro;
il ricorso alle consulenze, in alcuni casi pagate senza essere neanche utilizzate, ha rappresentato la modalità pressoché ordinaria con cui il Commissariato ha esercitato la propria attività tecnico-gestionale, nonostante abbia disposto per lungo tempo di un organico davvero nutrito di pubblici dipendenti e funzionari, provenienti da altre pubbliche amministrazioni;
per progetti fantasma, come quello denominato Sirenetta e relativo ad un sistema di monitoraggio informatico del trasporto dei rifiuti, sono state sperperate altre cospicue risorse sottratte all'effettiva gestione dell'emergenza;
impegna il Governo:
a riaprire subito le discariche necessarie;
a escludere dall'individuazione dei siti i parchi e le aree protette;
a predisporre un piano idoneo ad attivare il ciclo integrato dei rifiuti in ogni ambito territoriale, a cominciare dalla localizzazione di un impianto di trattamento finale dei rifiuti nella città di Napoli;
ad alimentare una raccolta differenziata tarata sulle effettive esigenze del mercato del riuso;
ad evitare che in Campania, attraverso l'aumento della Tarsu, si assista al paradosso del servizio peggiore del mondo fornito al prezzo più alto in assoluto;
ad affidare ad un unico commissario la gestione delle emergenze rifiuti, acque e bonifiche.
(1-00170)
«Bondi, Elio Vito, Nicola Cosentino, Paolo Russo, Gioacchino Alfano, Azzolini, Brusco, Carfagna, Cesaro, Fasolino, Laurini, Martusciello, Mario Pepe, Alfredo Vito».
(29 maggio 2007).
La Camera,
premesso che:
nonostante i tredici anni di commissariamento della gestione del ciclo dei rifiuti della regione Campania e gli ingenti finanziamenti dello Stato per fronteggiare l'emergenza, la grave situazione di crisi raggiunta nel settore dei rifiuti nel territorio regionale determina seri rischi per la salute della popolazione, gravi turbative dell'ordine pubblico e ripercussioni negative sull'immagine complessiva del Paese;
le inadempienze e irregolarità registrate in passato dalle amministrazioni regionali e locali e dalla struttura del Commissario straordinario, gli sprechi e le inefficienze gestionali e politiche, hanno generato una situazione gravissima, che ultimamente si è trasformata in una vera e propria emergenza ambientale che ha richiesto l'intervento della protezione civile; i mass media fanno riferimento ad un numero di 5 milioni di ecoballe sparse sul territorio regionale e a 1 milione di tonnellate di rifiuti da smaltire;
l'ingorgo delle competenze istituzionali e l'accavallarsi di decreti e ordinanze della protezione civile ha determinato ormai una tale paralisi sul piano delle strategie gestionali che rende difficoltoso l'intervento del Commissario delegato dottor Bertolaso, anche per la forte mobilitazione delle popolazioni interessate e delle stesse autorità territoriali locali in azioni di contrasto alle iniziative della struttura commissariale;
i tredici anni di commissariamento non hanno mai inciso sul circolo vizioso della gestione, incentrato sulla mancata effettuazione della raccolta differenziata e sulla mancata realizzazione dei termovalorizzatori, e ciò ha oggettivamente favorito le attività delle organizzazioni criminali e ha comportato un considerevole aumento del costo di smaltimento dei rifiuti; sembra che l'ammontare delle indennità erogate ai vertici della struttura commissariale superino i 3.500.000 euro, mentre l'emergenza in linea generale è costata circa 1,5 miliardi di euro, spesi per la maggior parte in stipendi e consulenze, spesso mai utilizzate, e in progetti fantasma e schemi organizzativi mai realizzati;
in tale contesto, lo smaltimento in discariche mal gestite e spesso non conformi alla normativa nazionale e comunitaria e il connesso sistema di trasporto dei rifiuti, all'interno ed all'esterno dei confini regionali, è diventato l'unico sistema di trattamento finale dei rifiuti, poiché in Campania è completamente assente un ciclo industriale integrato dei rifiuti, basato sul riutilizzo e riciclaggio dei materiali di produzione e sul recupero di energia da rifiuti, come previsto dalle normative nazionali e comunitarie;
secondo quanto denunciato dai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Napoli durante l'audizione davanti alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse del 24 aprile 2007 (come risulta
dalla proposta di relazione territoriale stralcio sulla Campania pubblicata sul Bollettino delle giunte e delle commissioni del 29 maggio 2007), la camorra è ormai un soggetto significativamente presente nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania;
desta stupore come i tredici anni di commissariamento hanno impedito, invece di agevolare, l'organizzazione di un ciclo industriale integrato dei rifiuti e ciò emerge chiaramente dal rapporto annuale dei rifiuti per il 2006, elaborato dall'agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici e dall'osservatorio nazionale sui rifiuti su dati 2005;
in tale rapporto risulta una netta divisione del Paese tra Nord e Sud, con un Nord che continua a migliorare nei temi di gestione dei rifiuti, di raccolta differenziata e di recupero energetico e un Sud che in alcuni casi addirittura regredisce;
il Paese viaggia con due velocità specialmente in tema di raccolta differenziata. Regioni come il Veneto hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata particolarmente elevate pari al 47,7 per cento del totale (con punte del 70 per cento nei due terzi dei comuni della provincia di Treviso, che vanno ben oltre gli obiettivi nazionali), mentre altre regioni del Nord migliorano sensibilmente i risultati raggiunti, come ad esempio il Trentino Alto Adige, la cui percentuale di raccolta differenziata passa dal 37,8 per cento del 2004 al 44,2 per cento del 2005. La Lombardia, dal canto suo, nonostante sia la regione con la maggiore produzione di rifiuti urbani, 4.762.000 tonnellate contro le 2.806.000 tonnellate della Campania, raggiunge un incremento della quota percentuale di 1,6 punti, con un tasso di raccolta differenziata pari al 42,5 per cento circa, mentre il Piemonte, la cui crescita è pari a 4,4 punti, si colloca al 37,2 per cento circa;
la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato a Nord è in media pari al 38 per cento, al Centro pari al 19,4 per cento, mentre al Sud scende all'8,7 per cento, su una media nazionale pari al 24,3 per cento, valore sensibilmente inferiore rispetto all'obiettivo nazionale del 35 per cento previsto per il 2003 dal decreto legislativo n. 22 del 1997, e successivamente posticipato al 31 dicembre 2006 dal decreto legislativo n. 152 del 2006, e ancora più distante dagli obiettivi fissati dall'articolo 1, comma 1108, della legge finanziaria per il 2007, che sono pari ad almeno il 40 per cento entro il 31 dicembre 2007, ad almeno il 50 per cento entro il 31 dicembre 2009 e ad almeno il 60 per cento entro il 31 dicembre 2011;
per contro, la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato in Campania è pari al 10,6 per cento, mentre altre regioni del Sud, come la Sicilia, la Basilicata e il Molise, stanno addirittura a livelli al di sotto del 6 per cento;
i dati dimostrano che gli obiettivi di raccolta differenziata fissati dalla normativa vigente vengono agevolmente superati dalle regioni e dalle province, che hanno realizzato un sistema integrato di gestione dei rifiuti e hanno raggiunto un livello elevato di efficienza, anche in contesti territoriali ad alta densità abitativa, come, ad esempio, la provincia di Milano, che conta una popolazione residente superiore ai 3,9 milioni di abitanti e raggiunge il 47 per cento di raccolta differenziata;
l'analisi dei dati a livello provinciale, evidenzia, che le province con i maggiori livelli di raccolta differenziata sono quasi tutte localizzate nel Nord del Paese. Tra queste spicca Treviso con i livelli più elevati di raccolta differenziata, in percentuale al 68 per cento circa, e città come Novara (56 per cento circa), Lecco, Padova, Cremona, Vicenza e Varese, con percentuali superiori al 50 per cento, e altre come Bergamo, Lodi, Verbania e Rovigo di poco inferiori a tale percentuale;
completamente diversa è la realtà del Mezzogiorno in tema di rifiuti. Ad eccezione di Salerno, (19,7 per cento), tutte le province della Campania, seppur, in alcuni casi, con leggeri progressi, hanno registrato tassi di raccolta differenziata
inferiori al 15 per cento (Avellino 13,8 per cento, Caserta 10,8 per cento, Benevento 10,3 per cento, Napoli 7,7 per cento). Per la provincia di Napoli, a conferma della grave situazione di emergenza, si assiste addirittura ad una contrazione dei già bassi livelli di raccolta differenziata rilevati nel 2004, che erano pari all'8,4 per cento. Analoga situazione si rileva per la città metropolitana di Napoli, la cui percentuale di raccolta è passata dal 9,3 per cento del 2002 al 7,4 per cento del 2004 e del 2005. Eppure per la raccolta differenziata della Campania la struttura commissariale ha speso più di 300 milioni di euro, risorse che, tuttavia, sono servite per pagare gli stipendi di personale che spesso non è stato nemmeno utilizzato;
anche la distribuzione della raccolta differenziata pro capite registra i valori più alti per la regione Veneto, con poco meno di 229 chili per abitante all'anno, mentre la Lombardia raggiunge i 213 per abitante all'anno. Invece, tutte le aree in emergenza rifiuti del Centro Sud evidenziano valori di raccolta differenziata pro capite estremamente bassi: il Lazio 65 chili per abitante all'anno, ossia meno di 200 grammi di rifiuti per abitante al giorno; la Campania, 51,6 chili per abitante all'anno (140 grammi al giorno); la Calabria e la Puglia un valore, rispettivamente, pari a 40,1 e 39,8 chili per abitante all'anno (110 grammi al giorno) e la Sicilia un quantitativo di circa 28,5 chili per abitante all'anno (meno di 80 grammi per abitante per giorno);
per quanto riguarda le modalità di smaltimento finale dei rifiuti, il compostaggio nel 2005 risulta un settore in crescita, con un aumento del 12,9 per cento, ed un numero complessivo di 284 impianti sul territorio nazionale, concentrato per il 72,2 per cento nelle regioni del Nord. Il quantitativo di compost prodotto, a livello nazionale, è pari a circa 1,2 milioni di tonnellate e rappresenta il 40 per cento del quantitativo dei rifiuti in ingresso agli impianti di compostaggio;
per quanto riguarda il ricorso all'incenerimento, che segna un + 9 per cento rispetto al 2004, toccando quota 3,8 milioni di tonnellate, analizzando la situazione a livello regionale, si osserva che, in generale, sono le regioni del Nord ad avviare ad incenerimento la maggior quantità di rifiuti urbani e combustibile derivato dai rifiuti, con capofila la Lombardia, che raggiunge la percentuale del 44,8 per cento. In relazione alla produzione a livello regionale, sono ancora le regioni del Nord Italia a presentare le percentuali più elevate, con sempre in testa la Lombardia con il 36 per cento, seguita dal Friuli-Venezia Giulia con il 23,5 per cento e l'Emilia-Romagna con il 23 per cento;
al fine di colmare la differenza tra il Nord e il Sud del Paese ed evitare un completo collasso del sistema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in tutto il Sud e, in particolare, in Campania, occorre risolvere i nodi strategico-gestionali, utilizzare le migliori tecnologie disponibili per lo smaltimento dei rifiuti e perseguire la fine della gestione straordinaria e il coinvolgimento e responsabilizzazione delle amministrazioni locali;
tredici anni di commissariamento della gestione dei rifiuti in Campania, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, hanno nuociuto, invece di favorire il territorio, e hanno provocato un ponderoso aumento dei costi di gestione, che ha pesato sul bilancio dello Stato, creando plusvalenze e vantaggi alimentati dallo stesso stato emergenziale. La struttura commissariale ha agito per lo più a favore del proprio mantenimento, piuttosto che per il superamento della situazione di crisi, perpetuando patologie gestionali, come contabilità approssimativa, affidamenti diretti e consulenze onerose;
impegna il Governo:
a procedere immediatamente, attraverso il Commissario delegato, all'apertura delle discariche individuate con il decreto-legge n. 61 del 2007, al fine di rendere la
regione Campania autonoma nello smaltimento dei rifiuti provenienti dal proprio territorio;
a procedere all'avvio di un ciclo industriale dei rifiuti per ogni ambito territoriale, basato sulla raccolta differenziata, il riuso e il riciclo, diminuendo in questo modo le quantità di rifiuti da smaltire in discarica;
a garantire le opportune iniziative per la chiusura della gestione commissariale e il passaggio al regime ordinario entro il 31 dicembre 2007, come previsto dal decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 dicembre 2006, n. 290;
a procedere, attraverso il Commissario delegato, alla pianificazione di un sistema impiantistico regionale, incentrato sui due termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa, che rende, tuttavia, tutte le province campane o ambiti provinciali attigui in grado di smaltire i propri rifiuti, anche modulando le soluzioni impiantistiche e tecnologiche ai volumi di rifiuti da trattare per ciascuna area;
a garantire la copertura integrale dei costi per la gestione del servizio di smaltimento rifiuti e per la realizzazione degli impianti, attraverso l'applicazione di opportune misure tariffarie o l'utilizzo delle risorse già a disposizione della struttura commissariale o delle risorse regionali, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato;
ai fini del pareggio dei costi di gestione, ad agevolare, attraverso il Commissario delegato, la promozione da parte dei comuni di strumenti come l'applicazione della «tariffa a peso» e la raccolta «porta a porta», ossia di metodi già sperimentati dai comuni virtuosi del Nord Italia, che permettono di non penalizzare i cittadini con oneri aggiuntivi impropri, ma di fare pagare i privati secondo la produzione e la tipologia dei rifiuti;
a promuovere a livello regionale, attraverso il Commissario delegato, un'ulteriore campagna informativa volta a sensibilizzare i cittadini sui problemi e sui costi legati allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e sui costi di smaltimento dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, nonché sui comportamenti individuali che contribuiscono a diffondere una corretta gestione del sistema dei rifiuti;
ad agevolare lo smaltimento all'interno del territorio regionale delle balle di rifiuti trattati dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti della regione Campania, permettendo il funzionamento per un periodo transitorio dell'impianto per la termovalorizzazione del combustibile derivato da rifiuti del comune di Acerra anche con l'utilizzo di combustibile derivato da rifiuti che non corrisponde alle caratteristiche del decreto ministeriale del 5 febbraio 1998, recante individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero, ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e anche in deroga del provvedimento di valutazione d'impatto ambientale relativo all'impianto;
a promuovere un ampio raccordo fra pubbliche amministrazioni, struttura commissariale e prefetture, in ordine alla circolarità delle informazioni sui soggetti e sui siti da utilizzare, al fine di limitare i pericoli di infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo del combustibile derivato da rifiuti;
a non procedere più ad assunzioni di ulteriore personale per l'espletamento delle attività assegnate alla competenza della struttura commissariale.
(1-00185)
«Maroni, Dussin, Fava, Alessandri, Allasia, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Filippi, Fugatti, Garavaglia, Gibelli, Alberto Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Stucchi».
(18 giugno 2007).
La Camera,
premesso che:
il 12 febbraio 1994 è stato dichiarato lo stato di emergenza rifiuti nella regione Campania;
nonostante l'impegno profuso dai funzionari e dai dirigenti della Campania, i dibattiti politici e istituzionali non hanno portato la regione, le province, i grandi comuni e in primis la città di Napoli a decidere su un piano regionale dei rifiuti, che affrontasse il problema e lo risolvesse con i sistemi integrati, previsti dalle normative comunitarie e recepiti dalle leggi italiane;
il prolungamento dell'emergenza per tredici anni ha comportato anche una certa deresponsabilizzazione della classe dirigente politica della Campania;
va considerata la chiusura anticipata delle discariche rispetto ai tempi previsti dal cosiddetto «decreto Ronchi», forse dettata dal prevalere di una velleitaria cultura politica in regione, insieme a scelte poco realistiche di raccolta differenziata e di stoccaggio delle cosiddette ecoballe, senza prevedere uno sbocco di mercato e rifiutando a priori un piano che prevedesse impegnate tutte le tecnologie disponibili, compresa quella dei termovalorizzatori;
va considerata la sottovalutazione del degrado a cui si andava incontro nella regione a causa della mancata attuazione del principio che ogni territorio (ambito territoriale ottimale o provincia) è obbligato a smaltire i propri rifiuti;
va considerata la sottovalutazione della possibilità di infiltrazione della camorra nella gestione caotica dello smaltimento dei rifiuti, che richiede invece, una razionale organizzazione societaria, fondata su professionalità del settore, che in Campania non mancano;
va considerato il fallimento delle classi dirigenti regionali di ogni colore politico, che non sono state in grado di affrontare e risolvere queste problematiche con la cultura tecnico-scientifica disponibile in Campania, avendo preferito la speculazione partitica al posto della necessaria convinzione di affrontare tutti insieme, maggioranza e opposizione, l'attuazione del ciclo integrato dei rifiuti (raccolta differenziata, separazione in stabilimento, termovalorizzazione del combustibile derivato da rifiuti, valorizzazione agraria della parte umida, collocamento in discarica controllata dei residui di lavorazione) con aziende pubbliche o pubblico-private altamente specializzate in ogni provincia;
va considerato che, stante la situazione di crisi, è necessario attuare un piano emergenziale condiviso in modo da rientrare nella normalità il 1o gennaio 2008;
impegna il Governo:
a sostenere il difficile lavoro del Commissario straordinario, fornendogli tutti gli strumenti indispensabili per completare senza intralci la sua opera;
a sostenere il piano del Commissario (da predisporre con il concorso della regione) che dovrà prevedere il ciclo integrato in ogni ambito territoriale ottimale; a collegare strettamente la gestione dell'emergenza rifiuti con le emergenze della bonifica e dell'acqua;
ad attuare quanto previsto nelle conclusioni del documento approvato il 13 giugno 2007 dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e delle attività illecite ad esso connesse.
(1-00192)
(Nuova formulazione) «Misiti, Evangelisti, Raiti, Pedrini, Belisario, Pedica, Iacomino, De Angelis».
(22 giugno 2007).
La Camera,
premesso che:
da oltre tredici anni, a partire dal 12 febbraio 1994, è stato dichiarato lo
stato di emergenza relativo al territorio della regione Campania per quanto riguarda la gestione del ciclo integrato dei rifiuti;
nonostante il trascorrere del notevole lasso di tempo, la situazione si è addirittura aggravata tanto da aver determinato, soprattutto negli ultimi tempi, seri rischi per la salute dei cittadini a causa dei possibili fenomeni epidemiologici conseguenti alla presenza di migliaia di tonnellate di rifiuti per le strade, nonché inevitabili ripercussioni negative sia per l'economia complessiva sia per l'immagine turistica della regione;
a tale drammatica situazione si è pervenuti anche grazie alle inadempienze di cui sono responsabili il governo regionale, nonché, in particolare, il presidente della giunta regionale, il quale ha ricoperto, per molti anni, anche la carica di commissario straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti in Campania ed il cui operato, nonostante le notevolissime disponibilità economiche delle quali ha potuto usufruire, ha certamente aggravato la situazione di crisi;
durante tali anni, l'azione del commissario di Governo si è caratterizzata anche per l'utilizzo sfrenato di consulenze lautamente retribuite, per la predisposizione di progetti fantasma mai attivati e relativi ad un monitoraggio informatico del trasporto dei rifiuti, per l'erogazione di ingenti indennità economiche erogate ai vertici della struttura commissariale, per il totale inutilizzo di migliaia di lavoratori ex «lavoratori socialmente utili» teoricamente assunti per effettuare la raccolta differenziata, per il mancato controllo sulla reale composizione chimica di oltre cinque milioni di ecoballe realizzate negli impianti di Cdr (combustibile ricavato dai rifiuti urbani mediante trattamento finalizzato all'eliminazione delle sostanze pericolose per la combustione ed a garantire un adeguato potere calorico, e che possieda caratteristiche specificate con apposite norme tecniche), ed attualmente disseminate sull'intero territorio regionale, per l'inquietante situazione grazie alla quale sono in corso indagini da parte della direzione distrettuale antimafia, relative alle modalità attraverso le quali sono state individuate e prese in affitto le aree nelle quali sono stati sistemati i milioni di ecoballe;
durante tale periodo, il commissario di Governo ha reso praticamente nulla l'azione di incentivazione della raccolta differenziata, mentre si sono di fatto realizzate, a causa della campagna denigratoria svolta dai governi locali relativa alla realizzazione dei termovalorizzatori, le condizioni per un clamoroso ritardo nella costruzione degli impianti industriali previsti dal piano per l'emergenza rifiuti elaborato ed approvato nel 1997 dall'ex presidente della giunta regionale, Antonio Rastrelli;
il Governo Prodi è stato costretto ad approvare, già nell'ottobre 2006, un decreto- legge che avrebbe dovuto assicurare la soluzione dello stato di crisi anche attraverso il conferimento nei confronti del responsabile nazionale del dipartimento per la protezione civile, Guido Bertolaso, di nuovi e più ampi poteri per affrontare e porre fine allo stato di emergenza;
il suddetto decreto-legge, poi convertito in legge, non ha risolto le evidenti condizioni conflittuali con i governi locali (comunali, provinciali e regionali), i quali, oltre a non aver adempiuto agli obblighi di legge relativi alla individuazione delle misure e delle azioni necessarie per lo stato di crisi, hanno addirittura posto ostacoli di natura politica ed amministrativa contro le decisioni adottate dal commissario di Governo;
l'attuale commissario di Governo, Guido Bertolaso, ha più volte minacciato le dimissioni dall'incarico per gli insanabili contrasti scaturiti a causa non solo dell'azione della Giunta regionale della Campania, ma anche delle divergenti opinioni espresse dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Alfonso Pecoraro Scanio, il cui operato, sia nel
passato, che nel presente, si è caratterizzato attraverso un sostanziale contrasto ideologico nei confronti di tutte le scelte necessarie al superamento dello stato di crisi attraverso il completamento del previsto piano industriale;
impegna il Governo:
ad affidare all'attuale commissario, Guido Bertolaso, tutti i poteri necessari al superamento dello stato di crisi, rimuovendo la prevista concertazione con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il presidente della giunta regionale della Campania;
ad escludere l'utilizzo delle aree riconosciute parte integrante di parchi nazionali ed aree naturalistiche protette quali siti da utilizzare per l'ubicazione di impianti dove accogliere rifiuti che non corrrispondano ai requisiti chimici previsti dalla legislazione vigente;
a prevedere, finché perduri il commissariamento, che il pagamento della Tarsu corrisponda ad un regolare ed effettivo servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
a prevedere, anche attraverso una tariffazione diversificata, una effettiva incentivazione della raccolta differenziata;
a valutare, ove ne sussistano i presupposti, la possibilità di sciogliere le amministrazioni comunali e provinciali il cui operato dovesse porsi in contrasto con le scelte e gli obiettivi posti dal commissario straordinario di Governo per l'emergenza rifiuti;
a conferire all'attuale commissario per l'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, anche la carica di commissariato per l'emergenza bonifica e tutela delle acque.
(1-00193)
«La Russa, Bocchino, Castiello, Cirielli, Cosenza, Landolfi, Lamorte, Nespoli, Pezzella, Proietti Cosimi, Taglialatela».
(25 giugno 2007).