Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato A
Seduta n. 179 del 28/6/2007
...
(Sezione 3 - Iniziative in favore della deputata afgana Malalai Joya)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 7 maggio 2007 la deputata afgana Malalai Joya è stata minacciata ed aggredita verbalmente e fisicamente dai suoi colleghi deputati nel corso di un dibattito parlamentare, indetto per commemorare la fine dell'occupazione sovietica. Nel suo coraggioso intervento Malalai ha ribadito che molti mujaeddin, abusando del termine jihad, hanno fatto dell'Afghanistan liberato dai russi il fulcro di guerre civili ed internazionali, decimando la popolazione, distruggendo le infrastrutture e riducendo in macerie l'intero territorio;
la stessa è già nota ed amata in Afghanistan per essersi battuta per decenni con la stessa determinazione contro i talebani e contro i criminali di guerra, contro l'oppressione delle donne afgane e la violazione sistematica dei diritti civili e politici, ben prima che la comunità internazionale accendesse i riflettori sulla situazione del suo Paese;
già nel dicembre del 2003 aveva pronunciato un duro atto di accusa contro gli stessi «signori della guerra», che oggi siedono in Parlamento e nel Governo, che sarebbero stati coinvolti in traffici illeciti di armi e di droga, a capo di milizie armate e resisi responsabili delle più feroci violazioni dei diritti umani, accuse che le costarono minacce di morte e di stupro, intimidazioni, oltre a vere e proprie aggressioni;
a fronte di tanto coraggio, la comunità internazionale fino ad oggi non ha assunto alcuna iniziativa concreta atta a garantire la sicurezza e l'incolumità personale della deputata, costretta a vivere braccata in una condizione di perenne pericolo di vita e difesa giorno e notte solo dai suoi sostenitori;
il 21 maggio 2007 è stata oggetto di un provvedimento dell'Assemblea di Kabul, che ha deciso di sospenderla dall'attività parlamentare, secondo gli interpellanti ledendone in modo grave il diritto alla libertà di espressione. Lo stesso Parlamento ha anche ordinato alla Corte suprema di aprire un'inchiesta nei suoi confronti e chiesto al Ministro degli interni di limitare gli spostamenti di Malalai Joya, impedendole, di fatto, di viaggiare fuori dall'Afghanistan;
l'aggressione a Malalai Joya in sede parlamentare mina alla base il ruolo precipuo di ogni rappresentante del popolo, oltre che il prestigio stesso delle istituzioni. Inoltre, come ribadiscono i legali della donna, la sua espulsione dal Parlamento ed i limiti posti alla sua libertà di spostamento sono illegali. Diventa, pertanto, doveroso da parte delle assemblee di ogni Paese democratico denunciare ufficialmente la gravità dell'atto intimidatorio;
l'impunità di tali atti compromette irrimediabilmente la stabilità del Paese e, di fatto, rappresenta l'ostacolo principale al lungo e difficile percorso di ricostruzione e sviluppo democratico tanto auspicato dalla nostra politica d'intervento;
nel rispondere all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01105 presentato in Com
missione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati da uno dei firmatari della presente interpellanza, con il quale si sollecitava il Governo italiano a stigmatizzare il provvedimento punitivo del Parlamento afgano nei confronti di Malalai Joya, veniva puntualizzato dal Sottosegretario di Stato agli affari esteri, senatore Giovanni Vernetti, che: «la Costituzione della Repubblica islamica dell'Afghanistan prefigura un modello che si fonda sul principio della separazione dei poteri tra i rami esecutivo, legislativo e giudiziario»: e ancora che: «un intervento a livello governativo sul Governo afgano, come proposto dall'interrogante, parrebbe, alla luce di quanto sopra, inopportuno, in quanto inosservante dei principi generali della stessa Costituzione afgana, da parte di un Governo straniero»;
la risposta data dal Governo italiano in quell'occasione dimostra, ad avviso degli interpellanti, l'imperdonabile sottovalutazione di un provvedimento di inaudita gravità fortemente lesivo del ruolo di ogni rappresentante del popolo e del prestigio stesso delle istituzioni;
la conferenza sulla legalità in Afghanistan, che si terrà in Italia il 2 ed il 3 luglio 2007, dovrà costituire un serio momento di verifica dell'effettiva legittimità delle istituzioni afgane recentemente costituitesi e nei confronti del Governo Karzai, oltre che in tema di tutela dei diritti umani;
il Governo italiano ha più volte giustificato la presenza delle truppe italiane in Afghanistan come condizione indispensabile e funzionale al raggiungimento dell'obiettivo della nascita di istituzioni realmente democratiche. In particolare, l'Italia si è data lo scopo di contribuire allo stabilirsi in Afghanistan di un regime politico basato sullo stato di diritto -:
se non ritenga di dover intervenire presso le competenti autorità afgane affinché il provvedimento punitivo adottato nei confronti della deputata venga sospeso al più presto e la stessa possa ritornare alla sua attività di parlamentare e di attivista per la lotta per la democrazia in Afghanistan, anche al fine di attribuire un significativo riconoscimento simbolico e politico alle sue azioni di promozione dei diritti civili e democratici;
se non ritenga indispensabile che il Governo del nostro Paese dia continuità ed efficacia alle azioni di solidarietà civile verso la deputata Malalai Joya, la cui forza morale rappresenta l'espressione più alta della resistenza al regime dei talebani, affinché rimanga per le forze democratiche italiane un'interlocutrice del processo di democratizzazione dell'Afghanistan;
se non ritenga che il nostro Paese abbia il dovere di contribuire al disarmo e di sollecitare l'incriminazione dei criminali di guerra.
(2-00622) «Venier, Sgobio».
(25 giugno 2007).